«Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui! È risorto!»
Il giorno di Pasqua irrompe nel cuore della storia con un annuncio di vita.
Nell’oscurità della morte e del silenzio di un Dio Crocifisso accade, atteso ma non sperato, un fatto dirompente: il Crocifisso è risorto.
Significa che Gesù, “l’uomo dei dolori che ben conosce il soffrire”, non rimane nel buio del sepolcro, ma affronta il dramma dell’oscurità e lo attraversa, come ogni uomo o donna che nasce, vive e muore sulla terra, arrivando alla vittoria della vita sulla morte, della luce sulle tenebre.
Tra le preghiere della Veglia e del giorno di Pasqua, abbiamo ripetuto:
“Morivo con te sulla croce,
oggi con te rivivo.
Con te dividevo la tomba,
oggi con te risorgo.
Donami la gioia del regno,
Cristo mio Salvatore.
Alleluia, Alleluia!”
Augurare buona Pasqua chiede di prendere in considerazione la novità di quanto auguriamo.
Non si tratta di un augurio cordiale o formale, ma di un’esperienza a cui partecipiamo che origina, sostiene e plasma la nostra gioia.
Auguro e ci auguriamo buona Pasqua perché, con voi e per voi, so che il Crocifisso è Risorto, che la notte, il buio e la morte sono vinti dalla luce, dalla vita e dalla speranza.
Auguro e ci auguriamo buona Pasqua perché, con voi e per voi, sono partecipe della certezza che la tribolazione non è la parola ultima nella vita, la guerra non è scelta inevitabile per arrivare alla pace e la frammentazione non è caratteristica necessaria delle relazioni interpersonali.
Auguro e ci auguriamo buona Pasqua perché, non solo abbiamo bisogno di una speranza, ma perché la speranza ha un nome, un volto, una contemporaneità: il Crocifisso Risorto.
Nell’incontro di Pasqua scaturisce una preghiera di rendimento di grazie e invocazione:
«Voglio ringraziarti Signore per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo
compagno di volo.Insegnami allora a librarmi con te perché vivere non è trascinare la vita, non è rimandare decisioni o scansare responsabilità, ma è scegliere l’accoglienza reciproca, l’attenzione ad ogni fratello e sorella che incontro ma, soprattutto, a chi è rimasto con l’unica ala impigliata nella rete della miseria e della solitudine.
Per vivere la tua Pasqua donami, Signore, un’ala di riserva, perché la luce sia condivisa”.
Buona e santa Pasqua in comunione con i preti, i diaconi, le consacrate e i laici della Diaconia.
don Mauro