La parabola del Vangelo di oggi suscita negli operai della vigna una reazione istintivamente negativa: il padrone è giusto con tutti, inspiegabilmente più generoso con alcuni. La parabola ci ricorda che Dio è imprevedibile, non lo possiamo circoscrivere nei nostri schemi. La tentazione continua dell’uomo è quella di costruirsi un Dio a propria immagine e somiglianza, un idolo.
Il nostro Dio è un Dio che salva gratuitamente e per amore ci invita ad andare a Lui perché solo in Lui si può trovare la salvezza. Le parole critiche del padrone ai contadini esprimono come questa bontà sia qualcosa che lascia perplessi, “sei invidioso, perché sono buono?“
Purtroppo spesso non riusciamo ad accettare questo modo di comportarsi di Dio: un Dio sempre pronto a perdonare, a cominciare da capo, con tutti. Dobbiamo invece riscoprire che tutta la vita è un dono, saperci meravigliare che Dio si interessi di noi, ci perdoni. Dio ricolma tutti dei suoi doni: l’unico limite al suo amore è il nostro sentirci a posto, bravi, non bisognosi di Lui.
Abbiamo bisogno, tutti, di ascolto della Parola, di meditazione per avere le idee giuste di Dio. Dobbiamo sentirci tutti chiamati a lavorare, a condividere i nostri doni, a preoccuparci della Vigna. Una parrocchia, un oratorio è più o meno bello a seconda se tutti condividono doni ricevuti, nessuno escluso. La vita ci è stata data perché l’abbiamo a far fruttificare.
Chiediamo l’intercessione di Maria, riscoprendo, in questo mese in particolare, il S. Rosario: lo reciteremo in particolare per i missionari.