L’Avvento si può paragonare a un corso di esercizi spirituali in preparazione al Natale: i maestri di Spirito che ci predicano, sono Isaia, Giovanni Battista e Maria.
Isaia è il profeta che più a fondo ha rivelato la natura del Messia, come l’Emmanuele (il Dio con noi, nel mistero del Natale) e come il Servo di Jahvè (il Messia che soffre nel mistero della croce).
Giovanni Battista è il protagonista del Vangelo di oggi. È l’ultimo, il più grande dei profeti, colui che realizza quanto Isaia aveva profetizzato. Ci dice con forza che il Natale esige conversione. Dobbiamo preparare la via del Signore e raddrizzare le strade, cioè verificare la nostra condotta, gli orientamenti di fondo, le lacune nella vita spirituale. Un Natale che non ci cambia, che non ci mette in crisi, non è un Natale cristiano. Gesù è venuto per rivoluzionare il mondo, per mettervi come legge il servizio e l’amore, invece del dominio e dell’odio.
Il Natale – ci insegna ancora Giovanni – presuppone il deserto, che è la premessa e la condizione per la riflessione e per la conversione. Se non ci domandiamo seriamente che cosa è il Natale per noi, rischiamo di non capire neppure il grande dono di Dio che viene per noi e in noi, per renderci creature nuove.
Gesù è venuto a dirci che Dio è padre e che, proprio perché è padre di tutti, gli altri sono nostri fratelli. La preghiera deve essere più filiale e la solidarietà più fattiva.
Chiediamo al Signore di fare nostro il richiamo di Giovanni. Lasciamoci illuminare dalla sua Parola, raggiungere dal suo perdono, animare dal suo amore, così che il Natale sia veramente il nascere di Gesù nella nostra vita.
don Alberto