“Desio, rinasci con audacia e creatività!”

Piazza Conciliazione: la Basilica SS Siro e Materno sullo sfondo ed il monumento a papa Pio XI

Nella Basilica dei SS. Siro e Materno a Desio, il 31 dicembre 2024, durante la messa di ringraziamento alla fine dell’anno

Mons. Mauro Barlassina, appello alla città:
“Desio, rinasci con audacia e creatività!”

Nell’omelia di fine anno, il responsabile della comunità pastorale Santa Teresa del Bambino Gesù parla di città “stanca e sfilacciata”, ma evidenzia anche i “tanti segni di speranza” che costituiscono la base per un rilancio. L’invito ad avere “una visione d’insieme”.
Pubblichiamo e riportiamo il testo integrale di alcune reazioni dalla comunità cristiana e civile.

“In questo ultimo giorno dell’anno, con tutta probabilità, i pensieri
potrebbero essere contrastanti. Alcuni di noi concludono un anno con la necessità di ringraziare.

Altri di noi, invece, concludono un anno dove prevalgono la tristezza, forse anche la delusione, la rassegnazione e la stanchezza di fronte alle sfide e alle complessità della contemporaneità, che si esplicita in uno sfilacciamento ecclesiale, istituzionale e quindi anche relazionale.

L’Arcivescovo Mario Delpini, nel discorso alla città in occasione della festa di S. Ambrogio, ha affermato:

“Dagli incontri che mi è dato di vivere, dalle confidenze che raccolgo mi sono convinto che si può riconoscere come uno dei sentimenti diffusi una sorta di spossatezza, come di chi non ce la fa più e deve continuare ad andare avanti. Ecco: la stanchezza mi sembra un punto di vista per interpretare la situazione”.

Nel confronto avuto anche con chi ha condiviso con me l’incontro con le famiglie in occasione del Natale sono emersi segni di speranza e, al tempo stesso, di fatica e stanchezza.

Vorrei condividere con voi, per l’amore che porto alla nostra città di Desio, i segni di speranza ma anche le frustrazioni e le complessità che hanno impoverito e potrebbero impoverire ulteriormente la convivenza sociale nel territorio della città.

Segni di speranza e ombre che li oscurano I segni di speranza in città non mancano.

  • Hanno il volto di uomini e donne di ogni età che in modo gratuito, costruttivo e sinergico mettono a disposizione il loro tempo nelle associazioni di volontariato sociale e in tutte le altre realtà che si occupano della cura della persona in tutte le fasi della vita, anche attraverso
    l’impegno educativo delle scuole e dei nostri oratori. Sappiamo tutti che di fronte a questo segno di speranza emerge sempre di più la fatica del ricambio generazionale.
  • Sono segni di speranza la tenacia dei commercianti nel sostenere le attività nonostante la spietata concorrenza soprattutto dei centri commerciali, nonostante la burocrazia sempre più gravosa e, in molti casi, nonostante i costi degli affitti, spesso esorbitanti, non consoni ai ricavi.
  • Sono segno di speranza in città gli operatori sanitari che, in ospedale e in altre strutture e in varie forme, si dedicano alle persone malate, anziane e sofferenti, nonostante i tagli economici sempre più pesanti. Dico questo pensando in particolare alla non sufficiente valorizzazione data al nostro ospedale intitolato a Pio XI, non ancora riconosciuto come riferimento territoriale per la cura della persona nel panorama degli investimenti economici nel territorio di Monza e Brianza.
  • Segni di speranza sono, ancora, i desiani di nascita e di adozione che si impegnano a favore dell’amministrazione della città nonostante un clima sempre più individualistico, personalistico e conflittuale: si ha infatti la sensazione che prevalgano visioni di parte, a volte (Dio non voglia!) oscuri interessi, mentre dovrebbe essere ben altro ad animare chi è chiamato a lavorare per la città, ovvero il bene comune e la costruzione di un contesto sociale accogliente e attrattivo. Il mercato della casa, con le proprie
    logiche, se non è il più trasparente possibile, viene
    condizionato da interessi che favoriscono alcuni ma
    rendono sempre più poveri altri. La nostra città non
    merita di essere ancor di più impoverita, rischiando
    di diventare un quartiere dormitorio della vicina me-
    tropoli.
  • Segni di speranza sono i dipendenti pubblici che compiono il proprio lavoro come servizio al bene comune e non come esercizio di un potere burocratico sempre più farraginoso, cavilloso e incapace di offrire risposte alla unanimemente riconosciuta concretezza brianzola, che cerca la realizzazione di obiettivi e non il rinvio all’infinito del compimento dei progetti. Diceva un grande Cardinale, anche capace di ironia: “Il nostro mondo è caratterizzato da ‘problematologi’, ma di ‘soluzionologi’ non se ne vedono”.
  • Insomma, segni di speranza sono i tanti che cercano di rendere la città luogo di relazioni oneste, accoglienti, capaci di integrare e includere le diverse presenze culturali, razziali e religiose;
  • sono i tanti che non si limitano al “si dovrebbe”, al “dovrebbero fare”, ma che piuttosto si chiedono “come possiamo contribuire al bene della nostra città?”;
  • sono i tanti che – all’interno della Chiesa locale – si chiedono come poter camminare più uniti, passando da quel periodo del riferimento campanilistico a un percorso attento ad ogni frazione del territorio di Desio, ma in una comunione di intenti e di fraternità.

Una proposta: avere una visione di insieme

In questo contrastante panorama, caratterizzato da segni di speranza e dalle ombre che li oscurano, mi sono chiesto: quali suggerimenti posso dare?

Un prete giornalista, don Vinicio Albanesi, coglie con

chiarezza cosa ci manca e come cambiare rotta:

“Agli italiani manca una prospettiva. Negli ultimi anni nessuno ha suggerito loro un futuro, indicato una strada, lanciato uno sguardo al di là del presente. Chi è che ci ha fatto sognare? Nessuno… siamo sopravvissuti.”

In questa affermazione, dura e sferzante, mi sembra di poter indicare una strada per ciascuno di noi, per la nostra città, per la presenza della Chiesa nella città, per chi è chiamato ad amministrarla.

È necessario, ora più che mai, avere una visione d’insieme. Occorre muoversi con audacia e creatività. Non è più tempo di interessi parziali, non è più tempo di fare spazio a chi ha magari ancora interessi illegali: queste persone devono essere amate, ma non seguite.

È tempo di idee e progetti che possano essere condivisi da tutte le parti politiche: occorre avviare un percorso virtuoso, tra persone che sappiano sporcarsi le mani, che sappiano lasciarsi coinvolgere e che offrano prospettiva.

Non possiamo permetterci di lasciare a un destino di abbandono la bella città di Desio, la città del lavoro e dell’intraprendenza, la città della cura e della prossimità, la città dell’accoglienza e dell’integrazione culturale e religiosa, la città dell’educazione pensata e realizzata, una città pronta ad accogliere e dare spazio di espressione a tutte le generazioni, attraente per i giovani e vivibile per gli anziani.

Non è più tempo che la città paghi per la conflittualità tra le forze politiche, vuote di visione e di progettualità, incapaci di dare futuro e prospettiva, perché troppo impegnate a ‘guardarsi addosso’ e a difendere i propri fortini.

Siamo ancora in tempo!

E per questo prego, con un augurio: “Desio, il Signore già volge lo sguardo su di te. Il Signore ti doni la pace sempre invocata – in un tempo altrettanto complesso – dal nostro Papa Pio XI. Il Signore benedica tutti gli uomini e le donne cheseminano speranza nella città perché siano costruttori di futuro.”

Camminiamo insieme, perché amiamo questa città.

Mons. Mauro Barlassina

Desio, 31.12.2024


I commenti della città

Non lasciamoci vincere dalle incertezze – Agostino Gavazzi

“Ho apprezzato molto le parole di Don Mauro, che ha dimostrato di sentire davvero amore per la città”. È questa la prima considerazione di Agostino Gavazzi, presidente della Fondazione casa natale Pio XI: “Tornato a casa – aggiunge – ho ritrovato nel discorso del Presidente
Sergio Mattarella alcuni punti che Don Mauro ha toccato: ad esempio, la necessità di avere motivazioni, qualcosa in cui credere; o ancora la preoccupazione per la poca partecipazione”.


Non lasciamoci vincere dalle incertezze

Agostino Gavazzi

Secondo Gavazzi “il discorso di Don Mauro non può lasciare indifferenti, perché è vero che la città è stanca e serve che vi siano persone di buona volontà capaci di ravvivarla, ciascuno nel proprio ambito di impegno. Credo che il nostro parroco, pur non nascondendo le difficoltà, anzi ammettendole con chiarezza, ci abbia in realtà trasmesso tanta speranza.

Quando ha parlato di audacia e creatività, mi ha fatto tornare alla mente un motto che noi scout usiamo da sempre: bisogna avere il coraggio di gettare il cuore oltre l’ostacolo.

È quello che dobbiamo fare, lavorando insieme, senza lasciarci vincere dalle incertezze, che in tante occasioni
potrebbero tentarci al punto tale da farci abbandonare l’impresa che vogliamo portare a termine”.

Gavazzi pensa anche alla Fondazione che presiede, impegnata nel progetto di riqualificazione dello stabile della casa natale di Papa Ratti: “Noi, ad esempio, andremo fino in fondo: non vedo l’ora, anche per dare un messaggio che a Desio i progetti si possono completare”.

E conclude: “Certamente occorre identificare delle priorità, capire insieme da dove sia più opportuno partire: i temi sono tanti, dalla lotta alla povertà all’housing sociale, dalla sanità alla cultura, ma ce ne sono molti altri. E poi servono progetti che riescano ad aggregare le persone: ricordate cosa si è riusciti a fare pochi anni fa con il restauro della cupola della Basilica?

Quello è un esempio. Comunque, sono ottimista, questa città ce la farà a rinascere”.

Agostino Gavazzi


Il commento del sindaco Simone Gargiulo

Un pugno nello stomaco


Simone Gargiulo
commento raccolto il 2 gennaio 2025

Il sindaco Simone Gargiulo era seduto, come da tradizione, in prima fila, in Basilica, la sera del 31 dicembre: “Ho ascoltato come sempre con testa e cuore il discorso di Mons. Barlassina – dice -. Mi ha scatenato un connubio di sentimenti contrastanti. Potente come un pugno nello stomaco ma allo stesso tempo amorevole ed appassionata è stata la difesa della ‘sua’ città, come solo lui sa fare. Una girandola di emozioni mi ha pervaso: la convinzione di mettere sempre tutto me stesso, e come me tutte le donne e gli uomini dell’amministrazione, in quello che faccio ogni giorno; dall’altro l’evidenza delle difficoltà che si affrontano e che spesso derivano da quella comunicazione distorta che raccoglie la spazzatura e l’effimero della quotidianità esibendola come fosse la vita, come detto dall’Arcivescovo Delpini nel suo ‘Lasciate riposare la Terra’, richiamato anche dal nostro Prevosto. Ho fatta mia ogni sua singola parola. Spero che tanti altri facciano lo stesso, perché il bene della nostra città trovi finalmente, una volta per tutte, la via per essere la priorità di tutti senza se e senza ma”.


Il commento di Roberto Corti

Essere sempre più comunità

Roberto Corti

Anche Roberto Corti, ex sindaco di Desio e ora membro della minoranza in consiglio comunale ha ascoltato con grande interesse l’omelia di Don Mauro: “Da qualche decennio – dice – si è sempre
più diffuso il pensiero e la convinzione che un leader possa cambiare le cose in meglio, per tutti ed in particolare per noi stessi. L’omelia di Don Mauro, ci ha ricordato ancora una volta che i ‘salvatori della patria’ non esistono e che, invece, ci si ‘salva’ ed una città progredisce solo se lo si fa assieme, ovvero se siamo veramente capaci d’essere Comunità”.

Secondo Corti, “i desiani sono da sempre, persone generose e disponibili, come ha ricordato il nostro Parroco: le tante realtà di volontariato ed associazionistiche esistenti ne sono la dimostrazione concreta. Ma per portare ancora di più segno e cambiamento diventa importante riprendere, ampliare ed aggiornare il progetto di città complessiva, fatto di persone, opere, associazioni, in cui il piccolo contributo di ciascuno partecipa alla realizzazione di un disegno più ampio e bello.

È a tutti gli effetti una chiamata ‘alle armi’ sia per la città ma anche per le nostre comunità parrocchiali che mai come in questi anni hanno la necessità di ripensarsi, avendo visione d’insieme e valorizzando il contributo di ciascuno, essendo sempre più Comunità e sempre meno sommatoria di singoli”.


Il commento di Maria Grazia Donghi

Un’omelia densa di concetti significativi ed impegnativi

Maria Grazia Donghi

In Basilica, insieme ad altri consiglieri, c’era Maria Grazia Donghi, componente della maggioranza in consiglio comunale e volontaria in diverse associazioni cittadine: “Alla Santa Messa del Te Deum il nostro prevosto ha tenuto un’omelia densa di concetti significativi ed impegnativi – afferma-. Gran parte della società vive a volte sentimenti di sfiducia, quasi di rassegnazione. Don Mauro, parlando di Desio, esplicita le difficoltà in maniera chiara e dà una bella scossa a tutti, amministratori e cittadini, anche se non mancano certo segni di speranza.

Nell’Amministrazione ed anche tra i cittadini c’è voglia e determinazione di porre in atto azioni e progetti per migliorare; vi sono però meccanismi normativi e tempistiche che per legge vanno rispettati, che implicano da parte di tutti noi lavoro, comprensione e pazienza, pur senza perdere di vista gli obiettivi”.

Prosegue: “Il nostro Prevosto propone di reagire all’inerzia, alle difficoltà, con una visione d’insieme: facciamo comunità,

Desio lo merita. Ciascuno deve impegnarsi ma ciò non significa io sono migliore di te, io sì che so cosa occorre fare, non è
mio compito, ci pensi qualcun altro, mi è dovuto…

Serve rispetto delle persone, dell’ambiente, delle leggi e assunzione di doveri da parte di tutti; bisogna aver voglia di agire e permettersi di sognare.

Caro Don Mauro, grazie perchè ci sproni a volere una Desio sempre più bella, generosa, accogliente, fatta di persone
colme di speranza e di voglia di fare, consapevoli che una vita
è vera se vissuta con impegno ed onestà.


Uno scossone alla città

Fabrizio Santantonio

Uno scossone alla città – Fabrizio Santantonio

Fabrizio Santantonio è diacono permante in servizio presso la nostra città ed è parte attiva del consiglio pastorale cittadino: “L’omelia del nostro prevosto dello scorso 31 dicembre in Basilica ha dato uno scossone alla nostra città – esordisce -. Monsignore ha acceso una duplice serie di luci sulla situazione in cui si trova la nostra Desio. Da un lato le luci sulle fatiche di questa città sempre più sfilacciata, frammentata e stanca, vittima dell’immobilismo nettamente in contrasto con il dinamismo della Desio degli
anni 50, quando era una città in pieno boom economico e
occupazionale.

Una città che oggi sembra addormentata sulle sue stesse
fatiche, stanca e poco appassionata.

Ma dall’altro lato don Mauro ha acceso anche i riflettori dei
segni di speranza che arrivano da più ambiti.

Dal volontariato agli operatori sanitari, dagli amministratori locali che lottano contro le divisioni politiche, ai dipendenti pubblici che mettono a disposizione la loro forza lavoro per il bene comune. Insomma, un’immagine di Desio come città che vuole emergere, ma che al tempo stesso sembra frenata nella sua spinta verso il futuro che vede ancora incerto a causa di numerosi problemi non risolti, tra cui i tentativi della criminalità di sopraffare la legalità”.

Il diacono Fabrizio mette a fuoco i suggerimenti del prevosto: “Don Mauro ha suggerito ancora una volta una possibile soluzione a questa stasi sociale della città richiamando il senso di una comunione d’intenti che deve arrivare da più parti, superando le divisioni storiche e i campanilismi inutili, rafforzando le sinergie allargando lo sguardo verso i segnali di integrazione culturale e religiosa, verso una collaborazione a tutto campo tra le forze che hanno un solo scopo comune: quello di valorizzare la nostra città permettendole di allargare lo sguardo verso un nuovo anno benedetto dal Signore, colmo di nuove speranze che permettano di camminare insieme”.


Daniela Benedini – Serve un tavolo di lavoro frizzante, entusiasta e giovane

Serve un tavolo di lavoro frizzante, entusiasta e giovane

Daniela Benedini

Daniela Benedini è un’artista desiana, decoratrice e pittrice, sempre in giro per il mondo, ma fortemente legata
alla propria città, tanto da essere stata colpita dall’appello
di Don Mauro: “Le motivazioni del fatto che la nostra città sia stanca e assonnata sono note a tutti e studiate approfonditamente – commenta -.

Eppure, le risorse umane ed economiche non mancano. Esiste il desiderio di avereuna visione lungimirante sulla
nostra città che, per collocazione geografica, struttura ed
ampiezza, è potenzialmente una città gioiello”.

Benedini si augura che ne scaturisca qualcosa di concreto: “Personalmente spero e auspico che nasca un tavolo di lavoro frizzante, entusiasta e giovane in cui si possano generare progetti specifici come, per esempio: la riapertura del Teatro del Centro, la nascita di un polo funzionale delle arti abbinata a spazi aggregativi ed espositivi, la qualificazione di aree malinconiche con idee sia pittoriche che organizzative di alta qualità estetica, una coinvolgente programmazione di eventi popolari gastronomici e musicali dove ritrovare l’allegria dello stare insieme e così creare una tradizione nuova di risveglio, il potenziamento di tutte le aree verdi collegate tra loro da piste ciclabili sicure”.


Alessio Malberti – giovane componente del consiglio pastorale cittadino

Ogni piccolo tassello è fondamentale

Alessio Malberti

Alessio Malberti, giovane componente del consiglio pastorale cittadino, offre il tempo libero dal lavoro alla
formazione degli adolescenti dell’intera comunità: “Un nuovo inizio: tra bilanci e sogni di speranza: leggendo l’omelia di fine anno di don Mauro, due domande risuonano. La prima riguarda un bilancio dell’anno appena trascorso: è stato un anno segnato dalla tristezza e dalla delusione, oppure posso trovare motivi di gratitudine per ciò che è successo?

Rispondere non è facile, perché viviamo di tanti piccoli eventi che spesso sembrano frammentati e lontani tra loro: la scuola, il lavoro, le relazioni, la famiglia, la comunità…

Luoghi in cui sembra essere chiamati a dare il meglio di noi, ma dove, troppo spesso, pare che il nostro impegno non sia mai sufficiente. Il mio proposito per il nuovo anno è quello
di affrontare questi eventi con maggiore serenità, cercando di riconoscere la bellezza nel dono della vita, così com’è, nei suoi alti e bassi.

La seconda domanda guarda al futuro: “Cosa posso fare per
essere un segno di speranza nella mia comunità?”

Credo che ciascuno di noi, non lasciandosi fermare dal senso di inadeguatezza, possa davvero fare la differenza, anche con piccoli gesti di amore e cura verso chi gli è intorno.

Ogni piccolo contributo, per quanto sembri insignificante, può diventare un tassello fondamentale per raggiungere un obiettivo più grande che riguarda tutti. Allora mi chiedo: qual è l’obiettivo che la nostra comunità desidera perseguire insieme?


Damiano Pioltelli – Valorizzare l’esistente e rendere attrattiva la città

Valorizzare l’esistente e rendere attrattiva la città

Damiano Pioltelli

Damiano Pioltelli è un imprenditore desiano, titolare di
un’azienda che opera su scala internazionale. Anche lui è rimasto colpito dalle paure di Don Mauro: “Sono d’accordo,
mio malgrado, con monsignor Barlassina – dichiara -. A Desio
manca la visione d’insieme di chi ami la città e la possa riportare ad essere città riferimento per la Brianza”.

Pioltelli condivide il richiamo ai politici locali e ai dipendenti pubblici: “Sono tutti responsabili: hanno depauperato i punti forti della città, dal verde ai servizi, senza favorire l’imprenditoria locale né attrarre nuovi investimenti. Allo stesso tempo è impossibile cancellare anni di gestione di basso livello tecnico e senza visione”.

Secondo l’imprenditore desiano “occorre valorizzare l’esistente, favorendo le attività che possono attrarre in città capitali, generando un circolo virtuoso foriero di rinascita di attività commerciali e di intrattenimento e servizi”.

“L’audace creatività invocata da Don Mauro è la strada giusta!” – conclude Pioltelli.


Non c’è più tempo da perdere – Marisa Doni

Non c’è più tempo da perdere

Marisa Doni

Marisa Doni è da anni impegnata nel sociale, specialmente nelle attività che coinvolgono i pensionati, gli anziani: “Si spera sempre che le cose vadano bene, invece purtroppo, anche tra noi meno giovani traspare una certa insicurezza, sia perchè si perde fiducia nelle istituzioni (in primis) e anche nel frequentare la parrocchia.

Non pensiamo più alla preghiera come àncora di aiuto, siamo
subissati da tante forme di violenza, sia nelle parole, sia nei
comportamenti, non riconosciamo più l’altro come fratello”.
Anche Marisa era in Basilica, la sera del 31 dicembre: “Sentendo i commenti, direi che don Mauro ha lasciato il segno.

Desio sta vivendo un periodo difficile, abbiamo bisogno di aiuto, un percorso capace di coinvolgere e accogliere. Necessitano spazi, soprattutto per i giovani.

Ho l’impressione che la politica locali guardi i propri interessi. Direi che questo è il risultato del nostro comportamento, pensiamo troppo a noi stessi.

Oramai non c’è più tempo da perdere, tutti insieme dobbiamo trovare una soluzione. I commenti qui al Girasole sono demoralizzanti, siamo diventati individualisti in una maniera
tale che mi spaventa. Se aspettiamo l’aiuto di qualcuno… tanto sono solo parole, si dice. E ognuno pensa per sé”.


Riconosciamo la bellezza della nostra città – Francesco Sangalli

Riconosciamo la bellezza della nostra città

Francesco Sangalli

Francesco Sangalli, desiano da tre anni trasferito
in Piemonte, giovane sposo in attesa di un figlio,
operatore televisivo, documentarista, regista e anche contradaiolo vincente, ha sempre la sua Desio
nel cuore: “Quando vivevo a Desio mi sono lamentato più volte della città e di alcune iniziative che, a mio parere, non venivano svolte nel modo più soddisfacente, ma da quando mi sono trasferito (vivo a Valenza, una cittadina di 19’000 abitanti circondata dal nulla) mi rendo conto di quanto prima fossi fortunato.

A Desio, secondo me, non serve nulla, perché ha già tutto. Ha una popolazione multiculturale e aperta, ha luoghi meravigliosi come la Basilica e la Villa Tittoni, ha musei come quello di Pio Mariani nella Torre dei Palagi e la casa natale di un papa, ha un grande ospedale funzionante, ha una stazione del treno che la collega a Milano con una corsa ogni 15 minuti, c’è il Palio degli Zoccoli, la festa di Desio, ci sono i mercoledì con il centro pedonale, c’è la ProDesio che organizza serate, e potrei proseguire questo elenco per molte righe ancora”.

Tutto bello, dunque? “L’unica cosa che, forse, manca a Desio, è la capacità di guardarsi allo specchio in modo oggettivo, e riconoscere la propria bellezza.

Mi sembra tanto che Desio stia vivendo come una ragazzina adolescente in via di sviluppo, che guardandosi allo specchio non è mai contenta del proprio corpo che cambia, anzi quasi spaventata da ciò. Auguro quindi a questa città di imparare ad amare sé stessa quanto prima possibile, perché solo quando capirà quanto è bella e ricca (non tanto in termini economici, ovviamente, ma piuttosto in termini culturali e umani) riuscirà finalmente a fare quel passo che, forse, le manca ancora da fare”.

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