Il tema centrale della liturgia di oggi è l’annuncio che la salvezza è per tutti gli uomini e non solo per il popolo eletto, il popolo ebraico. Tutte le letture lo richiamano. Gesù è per tutti, anche per le persone che gli altri emarginano, come i lebbrosi, ripugnanti e contagiosi; non guarda se sono giudei o samaritani. “Appena li vide, Gesù disse loro, andate a presentarvi ai Sacerdoti“, i quali dovevano verificare la guarigione e riammetterli nella comunità. Sono dieci i lebbrosi guariti, ma uno solo, un samaritano, torna a ringraziare e, nota il Vangelo, non solo è guarito, ma anche salvato.
Sono pagine che dobbiamo sentire rivolte a noi. Siamo tutti lebbrosi per le nostre falsità, incoerenze, debolezze, peccati; anche noi, come i lebbrosi, spesso siamo emarginati ed emarginiamo gli altri, ma, ci ricorda la Parola di Dio, tutti possiamo essere guariti, salvati, liberati dalle schiavitù di cui parla Paolo. A tre condizioni: che riconosciamo di essere lebbrosi, peccatori; che con umiltà chiediamo al Signore di essere guariti; che, come il samaritano, siamo riconoscenti del dono ricevuto
Mi pare che queste tre condizioni ci sono ricordate tutte le volte che celebriamo l’Eucarestia.
All’inizio delle Messe siamo invitati a riconoscerci lebbrosi, peccatori (confesso a Dio e a voi fratelli e sorelle di aver molto peccato): ci pensiamo in quei momenti?
Nella Liturgia della Parola il Signore ci aiuta a riscoprire le nostre debolezze, ma soprattutto il suo amore che guarisce e perdona. Siamo attenti alla Parola e la meditiamo?
Nella Liturgia Eucaristica rendiamo grazie al Signore perché ci ama, rinnova la sua Pasqua, ci invita alla cena, si dà in cibo per noi per cambiarci?
Chiediamo al Signore di saper vivere bene la Messa come incontro con Lui che ci salva.
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