Autore: Alessio Malberti

  • Cos’è l’uomo perché te ne curi?

    Cos’è l’uomo perché te ne curi?

    Il desiderio naturale dell’uomo di vedere Dio

    All’interno del percorso di quaresima per gli adulti “L’altro è un bene?” venerdì15 marzo abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare don Alberto Frigerio, medico e docente di bioetica, in merito alla questione antropologica che può essereriassunta nella domanda “Cos’è l’uomo?”. Per chi non avesse avuto l’opportunitàdi partecipare, riportiamo qui un breve riassunto dell’intervento.

    La domanda che (quasi) tutti si pongono

    Una volta il filosofo greco Diogene di Sinope uscì di giorno con una lanterna accesa gridando: “Cerco l’uomo”.


    Ma cosa cercava il filosofo? Egli andava alla ricerca dell’uomo naturale, della vera essenza umana, riassumendo la risposta alla domanda “Cos’è l’uomo?”. Questa domanda è ineludibile per ciascuno uomo e donna e acquisisce sempre più importanza con il progresso della scienza e della tecnologia, che
    stanno sempre più consentendo all’uomo di modificare in maniera radicale le esperienze umane come la nascita, la morte, il modo di amare… L’uomo con la tecnologia avanza la pretesa, teorica e pratica, di superare e migliorare la condizione umana o di riconfigurarla in base alla volontà dei singoli individui.

    L’uomo, bisogno e desiderio

    L’essere umano è l’unione di due elementi: corporeità, possiede un corpo misurabile, e libertà. La prima caratteristica accomuna l’uomo con tutti gli altri essere viventi, egli è dotato di istinti che guidano le azioni e processi biologici; la seconda è prerogativa esclusiva dell’uomo, egli è in grado di interrogarsi
    e superare la sola matrice istintiva e biologica. Esiste quindi una spinta naturale dell’uomo protesa a ricercare il senso che gli permetta di apprezzare l’esistenza umana stessa.

    Entra quindi in gioco la dimensione del desiderio, una dimensione dell’uomo che trascende la limitatezza e la finitudine. Accanto ai bisogni fisici, come ad esempio mangiare e dormire, che hanno una dimensione finita, l’uomo sperimenta l’inquietudine verso qualcosa di infinito.

    La rivelazione cristiana

    Sorge quindi la domanda, cosa desidera l’uomo di infinito? La risposta cristiana a questa domanda è il desiderio naturale dell’uomo di vedere Dio. L’uomo cristiano ha la possibilità di incontrare l’assoluto nella relazione che ha con Dio.

    La grande opzione che ci pone di fronte la Bibbia non è tra credere o non credere, ma piuttosto a chi voglio rivolgere lo sguardo: cerco Dio, qualcosa di infinito, o altri idoli, che però sono finiti? Denaro,
    piacere e potere sono elementi presenti nella vita dell’uomo, l’incontro con il Signore non li cancella ma aiuta a viverli in maniera positiva e non li rende idoli ai quali protendere il proprio desiderio.

    La difficoltà del nostro tempo

    Nella società odierna il desiderio di infinito fatica ad emergere perché viene mascherato da due elementi: il consumismo e la tecnologia. In una società consumistica si prova a colmare il desiderio
    di infinito con un grande numero di oggetti finiti, ma questa soluzione di certo non appaga definitivamente l’uomo.

    La società scientifica e tecnologica pone in risalto gli aspetti della misurabilità e della fattibilità nascondendo altri come moralità, metafisica… si riducono così le dimensioni dell’intelletto umano. Diventa quindi importante educare l’uomo a “camminare” all’interno di tutte le dimensioni intellegibili e non solo a quelle messe in risalto dalla società moderna.

    Alessio Malberti

  • Oratorio estivo 2024: Il pellegrinaggio

    Oratorio estivo 2024: Il pellegrinaggio

    Il progetto relativo all’oratorio estivo 2024 avrà come tema “il pellegrinaggio”. Nel breve testo proviamo a declinare il progetto educativo e i sette passi che caratterizzano “il pellegrinaggio” secondo don Samuele Marelli.

    Come si fa a trovare la strada giusta in una società basata sulle performance e la visibilità, sommersa dalle informazioni? Questa è la dinamica nella quale i nostri ragazzi devono scegliere e tracciare il cammino per il loro futuro. Per loro sarebbe necessario una segnaletica chiara a cui rivolgere lo sguardo. Per noi cristiani la via c’è, quella che ci ha indicato e tracciato Gesù, un cammino verso una meta, anche con delle deviazioni, perché non va raggiunta in fretta.

    Per questo l’oratorio estivo 2024 mette a fuoco il tema del pellegrinaggio, non solo un semplice camminare, ma il muoversi verso una meta precisa, con una direzione aperta all’imprevedibile e agli incontri. Gesù ci insegna questo: per tutto il suo ministero è andato incontro alla gente, non ha avuto fretta di finire il cammino e ha superato ostacoli e difficoltà volgendo sempre lo sguardo verso la meta finale.
    “Pellegrinare” non è da intendere solo come avanzare, un passo alla volta, ma anche abitare questo modo, vivere quella realtà sottesa tra corpo e anima, materia e pensiero, realtà e identità, cioè far convivere la dimensione terrena, umana, e la dimensione spirituale. Il pellegrinaggio diventa quindi luogo fertile per la propria interiorità

    I sette passi

    Per meglio comprendere il tema del pellegrinaggio, viene proposta la visione di don Samuele Marelli descritta nel suo libro A passo d’uomo. Il pellegrinaggio è una “esperienza generativa” suddivisa in sette passi: decidere, prepararsi, partire, camminare, arrivare, ritornare e raccontare.

    Prima di tutto decidere, il pellegrinaggio non parte quando si inizia a camminare, ma quando si pensa alla meta, alle motivazioni, appunto quando si decide di intraprenderlo. Prepararsi, perché il pellegrinaggio è un’esperienza che va preparata, sia fisicamente che spiritualmente. Una volta che tutto è pronto, si può partire, bisogna avere il coraggio di interrompere la propria ordinarietà e mettersi in viaggio. Durante il pellegrinaggio si deve camminare, cosa che permette di fare esperienza di incontri, fatiche, scelte e non solo. Al culmine del cammino c’è la meta, arrivare è il coronamento dell’esperienza ed è importante che ci sia una meta altrimenti saremmo solo vagabondi. Dopo l’esperienza c’è il ritorno, cambiati dagli incontri e da quanto vissuto si deve ritornare all’ordinario, ma in un modo tutto nuovo e rinnovato. L’ultimo passo del pellegrinaggio è dare testimonianza di quanto vissuto, raccontare dell’esperienza che si è passata.

    Alessio Malberti

  • TRA PRESENTE E FUTURO

    TRA PRESENTE E FUTURO

    Giovedì 2 febbraio all’oratorio BVI i membri dei consigli degli oratori insieme ad educatori e a coloro che svolgono un ruolo educativo hanno avuto un momento di confronto, con la partecipazione di don Stefano Guidi, direttore della FOM (Fondazione Oratori Milanesi) per dare uno sguardo al futuro degli oratori e dei giovani. Ripercorriamo qui in breve alcuni dei punti salienti trattati da don Stefano durante la serata.

    Da dove parte la nostra Comunità?

    Negli scorsi anni la nostra città ha incominciato un percorso di rinnovamento per quello che riguarda la Pastorale Giovanile. Con l’aiuto di Tonino, un pedagogista, è stato fatto un percorso prima di verifica e poi di elaborazione di una proposta per una nuova pastorale giovani.

    I giovani in letargo

    Don Stefano ha esordito citando l’arcivescovo Mario che ha parlato dei ragazzi come di persone che devono reagire di fronte ad un’ingiustizia data nel nostro tempo: nessuno ormai si fida più dei giovani. I giovani fanno parte di una generazione che “dorme”, devono invece risvegliarsi e riprendere speranza e fiducia.

    Che modello seguire?

    Gesù è il modello di vita per eccellenza, il suo modo di fare e di essere deve ispirare il comportamento di tutti i giorni, compreso quello dei giovani. Agli educatori è quindi dato il compito di vivere il Vangelo e di portarlo ai ragazzi a loro affidati. Gesù ci insegna tre componenti fondamentali ed imprescindibili: predicazione, comunione e cura; tutti e tre questi elementi devono essere egualmente presenti.

    Perchè fare Pastorale Giovanile?

    I giovani fanno parte della Comunità, ma perché fare un sottogruppo per loro? Non tutti nella comunità hanno gli stessi bisogni e le stesse esigenze. Dalla necessità di parlare ai giovani della fede in una maniera a loro comprensibile nasce la Pastorale Giovanile.

    E i nostri oratori?

    Fare pastorale giovanile non vuol dire togliere i giovani dagli oratori. L’oratorio è un ambiente ampio, che accoglie persone di età ed esigenze differenti con uno scopo educativo, tra questi anche i giovani. Ci deve pertanto essere un dialogo tra la pastorale giovanile e gli oratori, perché entrambi concorrono, in modi differenti all’educazione dei giovani. Ma allo stesso tempo i giovani non vivono solo l’oratorio, al contrario si trovano all’interno delle nostre città e spesso vivono gran parte della giornata al di fuori di esse. Fare pastorale giovanile vuol dire anche guardare alle esigenze dei giovani dentro e fuori l’oratorio.

    Come dobbiamo procedere?

    • Attraverso una regia, che con uno sguardo comune, sappia coordinare le attività dei giovani.
    • Lavoro di equipe cittadino, che sappia ragionare non solo sulle attività dell’oratorio ma anche dello sport, della scuola,… di tutti i luoghi che visitano i ragazzi.
    • Attraverso i Consigli degli Oratori, che esprimono la cura verso i ragazzi all’interno degli spazi oratoriani.
    • Attraverso una prospettiva missionaria, che ci permetta di guardare al bene anche di quei ragazzi che non credono.

    Quali sono i nodi fondamentali da tenere a mente?

    • Fede. Punto estremamente importante per la vita dei nostri ragazzi, siamo in una società dove credere in Dio è ritenuto inutile, in cui è normale non credere e così anche i nostri giovani rimangono indifferenti alla fede.
    • Identità. Nella vita di oggi ognuno ha diversi profili (social e non) ma qual è la vera identità dei nostri giovani? Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a diventare soggetti critici dentro una comunità e non rimanere soggetti isolati.
    • Comunità. Dobbiamo riuscire a creare un ambiente favorevole per far compiere ai ragazzi esperienze affettive vere. Un buono stato di salute della Comunità, dato soprattutto dal rapporto degli adulti, può essere di esempio per i giovani.

    Alessio Malberti

  • Servire per amore

    Servire per amore

    Giornata per gli adolescenti

    Domenica 10 dicembre gli adolescenti della città hanno partecipato ad un’uscita nella città di Como alla scoperta di due realtà, Eskenosen e Casa Nazareth, che sono al servizio di chi ha più bisogno.

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  • San Pio X in festa

    San Pio X in festa

    Il ringraziamento a Barbara

    Da giovedì 7 a domenica 10 la parrocchia di S. Pio X ha festeggiato il suo patrono.
    I festeggiamenti sono iniziati giovedì sera con un momento di preghiera in memoria di don Renato Coccè (1924-1994), primo parroco e fondatore della parrocchia, a cento anni dalla sua nascita.

    Da venerdì fino a domenica tre serate musicali, con la possibilità di cenare in oratorio. Domenica mattina si è svolta la S. Messa in ricordo di S. Pio X, presieduta dal nuovo parrocco, don Mauro Barlassina con il pranzo delle famiglie. Nel pomeriggio è stato organizzato un saluto a Barbara, ausiliaria che per 10 anni ha accompagnato S. Pio X.

    Alessio Malberti

  • GIORNATA MONDIALE DELLA CARITÀ DEL PAPA

    Quando?

    Il 25 giugno, domenica più vicina alla festa dei SS. Pietro e Paolo, è stata la Giornata per la Carità del Papa 2023.

    Qual è lo scopo?

    Questo appuntamento serve a sensibilizzare il sostegno alle missioni del Santo Padre e della Chiesa “fino ai confini della terra”. Traggono beneficio le popolazioni provate da eventi estremi e sciagure, famiglie bisognose, realtà e associazioni che si prendono cura dei malati e degli ultimi.

    Con le offerte raccolte nel 2022 si è aiutata la popolazione ucraina piegata dalla guerra, l’America Latina e l’India ancora alle prese con il Covid-19, Ciad, Filippine e Malawi colpite da disastri naturali e molte altre iniziative sono state compiute.

    A chi è rivolta?

    Il Papa fa appello a tutti i cattolici di estendere la loro generosità alle persone che ne hanno più bisogno.

    Come fare?

    L’Obolo di S. Pietro è un’offerta che può essere fatta in ogni momento dell’anno, tramite Bonifico, Carta di Credito o Conto Corrente Postale ed eccezionalmente, in alcune domeniche dell’anno, tramite l’offerta alle SS. Messe.

  • La Giornata Mondiale della Gioventù si avvicina

    Sabato 13 maggio i giovani dei decanati di Desio e Lissone che partiranno per la GMG di Lisbona si sono incontrati a Biassono per un primo momento di conoscenza e condivisione, muovendo i primi passi verso il viaggio che li attende quest’estate. Ripercorriamo insieme la serata, ricca di spunti di riflessione, e la testimonianza di un giovane di Desio.

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  • In viaggio sulle orme di S. Francesco,
    S. Chiara e del Beato Carlo Acutis

    Dal 23 al 25 maggio 1500 ragazzi di seconda media, accompagnati dall’Arcivescovo Mario e dal Vescovo Luca Raimondi, sono andati in Pellegrinaggio ad Assisi dove hanno acceso la luce di fronte al Beato Carlo Acutis.

    Tra loro era presente anche un gruppo di ragazzi della nostra comunità. Vediamo qui sotto alcuni scatti del pellegrinaggio.

    Alessio Malberti

  • Non è solo violenza

    Non è solo violenza

    La vita dei detenuti del carcere minorile raccontata da don Claudio Burgio

    Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, ha raccontato ai giovani come spesso, dietro situazioni di violenza dei ragazzi detenuti, ci siano situazioni di disagio, ingiustizie o paure. Ha invitato i giovani a prendere in mano la propria vita, a fare delle scelte e a domandarsi come possono comportarsi di fronte alle ingiustizie.

    Chi è don Claudio?

    Don Claudio Burgio, sacerdote della diocesi di Milano, è il fondatore dell’associazione Kayros, che si occupa di comunità di accoglienza per minori, ed è il
    cappellano dell’Istituto Penale per i Minorenni di Milano “Beccaria”. L’istituto
    accoglie detenuti dai 14 ai 20 anni che hanno commesso dei reati prima della
    maggiore età.

    Sabato 21 gennaio don Claudio era presente a Desio presso “IL CENTRO”, invitato dall’Azione Cattolica, per raccontare ai giovani la violenza vissuta dai loro coetanei e il tema della scelta.

    Cosa si nasconde dietro la violenza minorile?

    Tanti sono i giovani che hanno vissuto episodi di violenza o situazioni difficili
    prima di entrare nel carcere. Don Claudio racconta che molto spesso la violenza che questi ragazzi manifestano nasce da un’ingiustizia che hanno vissuto, diventa strumento per nascondere una propria debolezza, come sfogo per la rabbia di non essere capiti, di non essere ascoltati, di non avere dei luoghi adatti in cui poter vivere serenamente. Dietro queste storie ci sono delle persone da incontrare, conoscere e aiutare; don Claudio ha fissato questo scopo: conoscere, capire e andare in profondità nella vita dei ragazzi che gli sono affidati.

    Cosa possono fare i giovani?

    Il percorso di riabilitazione dei ragazzi detenuti è una loro scelta. Don Claudio racconta che all’interno del carcere la riabilitazione viene a partire dai ragazzi stessi, che hanno il coraggio di farsi domande, prendere in mano la propria vita, fare delle scelte, cosa che può anche richiedere molto tempo.

    Così come loro anche tutti i giovani devono scegliere cosa fare della propria vita.
    Troppo spesso la paura di non essere all’altezza o di quello che potrebbe capitare porta ad essere, come dice il papa “giovani-divano”, giovani che non prendono decisioni e non scelgono.

    Cosa può fare la Chiesa?

    Don Claudio ha lasciato anche qualche provocazione, per riflettere sulle situazioni difficili che alcuni giovani vivono da cui poi può scaturire la violenza. Noi cristiani siamo solo teoria e morale o sappiamo applicare ciò che professiamo nella vita di tutti i giorni? La comunità cristiana come si comporta di fronte alle situazioni di ingiustizia e alla violenza? Cosa concretamente è possibile fare?

    Alessio Malberti

  • Giovani in cammino

    Giovani in cammino

    Entriamo alla scoperta del “Gruppo Giovani” della nostra comunità e del cammino che stanno percorrendo.

    Chi sono i giovani?

    All’interno della complessa “struttura” e divisione dei cammini è difficile connotare il “Gruppo Giovani”, perché spesso si intendono tutti i ragazzi , da quelli delle medie/superiori a chi si affaccia nel mondo del lavoro, ma allora chi sono i veri e
    propri giovani? Il gruppo dei giovani è composto dai ragazzi che hanno dai 20 a
    30 anni, tra i più diversi, qualcuno lavora stabilmente, altri studiano, qualcuno fa
    entrambi,… A Desio il gruppo giovani è composto da oltre 50 ragazzi..

    Dove sono nella nostra comunità? Cosa fanno?

    Nella nostra comunità alcuni giovani sono impegnati nelle attività degli oratori, come educatori, altri fanno parte di attività di animazione, aiuto nelle attività quotidiane e straordinarie,…

    L’essere al servizio però non è di certo sufficiente per vivere un cammino di fede,
    anzi più di altri hanno bisogno di essere formati e camminare per aiutare chi a
    loro viene affidato.

    Che cammino stanno svolgendo?

    Il cuore del percorso dei giovani di quest’anno è il corso di teologia, adattato per i giovani, pper i giovani, intitolato “L’avventura del credere”, preparato dal Seminario Arcivescovile di Milano. Il corso si svolge mensilmente, sono in tutto 6 incontri, a Cesano Maderno la domenica sera. Durante queste “lezioni”, tenute dai professori del seminario di Venegono, si trattano in pillole argomenti teologici, tra cui il Vangelo, la Rivelazione, il Mistero di Dio, la natura di Gesù, l’uomo e la missione della Chiesa.

    Questi incontri sono intervallati da momenti di ripresa degli argomenti trattati
    per entrare nel vivo delle tematiche e provare a sciogliere dei dubbi o delle
    perplessità.

    Oltre a questa formazione più “tecnica” c’è il cammino insieme alla chiesa, che
    segue l’anno liturgico, come i momenti di preghiera nei tempi forti di Avvento e Quaresima, le confessioni comunitarie in preparazione a Natale, Pasqua,…

    Un’ultima tappa, non poco importante di quest’anno, è la preparazione della GMG
    che si svolgerà a Lisbona 2023.

    Cosa può fare la comunità, in particolare gli adulti, per i giovani?

    Come ricorda anche il papa nella Christus Vivit “I giovani hanno bisogno di essere
    rispettati nella loro libertà, ma hanno bisogno anche di essere accompagnati”, ovvero i ragazzi hanno bisogno di qualcuno che li sappia ascoltare, che gli dia un esempio, che sia una guida e che li aiuti a districarsi nei passaggi della vita, sempre rispettando la loro libertà.

    Alessio Malberti