Autore: basilica

  • Rinnovamento nello Spirito

    “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”

    1 Gv 3, 1

    Il gruppo del Rinnovamento nello Spirito “Gesù Misericordioso” invita tutti a celebrare con noi la grazia di essere veramente figli dello stesso Padre, Figli nel Figlio Gesù, l’unico Nome nel quale è stabilito che siamo salvati, come ci testimonia lo Spirito Santo. Vogliamo rispondere all’invito del Maestro interiore e celebrare la Sua Misericordia con la Santa Messa del Primo Venerdì del Mese il 7 ottobreore 21 nella Chiesetta Sussidiaria del Sacro Cuore in via Segantini.

    “Non siate tristi perché la gioia del Signore è la vostra forza!”

    (Neemia 8, 10)

    Venite e vedete!

  • Lectio divina

    Perché la nostra gioia sia piena: proposta di LECTIO DIVINA per gli adulti

    Le lectio divina è un’iniziativa fortemente sostenuta dall’arcivescovo Mario Delpini, nella sua proposta pastorale per l’anno 2022-23 dal titolo «Kyrie, Alleluia, Amen», dedicata alla preghiera. La proposta s’intitola “Perché la nostra gioia sia piena. Discernimento per un tempo di ripresa” ed è incentrata sulla meditazione della Prima Lettera di San Giovanni.

    PRIMO INCONTRO A SAN GIOVANNI BATTISTA DI DESIO ALLE 21 IL 7 OTTOBRE.

    Gli incontri saranno tenuti da Ottavio Pirovano.

  • Chi ci pensa?

    Chi ci pensa?

    Oggi nella diocesi di Milano e nella nostra città viviamo la festa di apertura degli Oratori.
    Per moltissimi di noi l’Oratorio è stata una seconda casa dove incontrarsi, giocare, fare sport o musica o teatro, soprattutto sperimentare le basi della fede cristiana, cioè vita comunitaria e preghiera.

    In un passato, magari anche recente, l’Oratorio assomigliava a un cortile, sempre aperto, con la presenza rassicurate di un sacerdote o di una suora, percepiti come fratello o sorella più grandi di età, ma vicini per condivisione del tempo, delle confidenze, delle attività.

    Oggi si arriva a leggere – la scorsa settimana in Italia Centrale – che un Oratorio viene chiuso perché non c’è nessun senso di appartenenza e può diventare luogo di sfogo di giovani, e talvolta anche adulti, maleducati, arroganti, minacciosi. Ci siamo arrivati tempo fa pure a Desio. Questo anche perché è difficile trovare figure educative qualificate e sufficienti per presidiare gli Oratori.

    Il pensiero però non deve andare all’oratorio, ma ai giovani e ai piccoli: chi pensa a loro? Soprattutto chi pensa al loro percorso interiore? Bastano le ore di scuola, di sport, di danza, di inglese ecc. a farne persone mature? E quando la considerazione di Dio presente nella vita e l’incontro con Gesù vengono proposti alla loro vita? Basta una striminzita – e non sempre frequentata – ora di catechesi settimanale?

    E, infine: bastano il prete, la suora, i catechisti, gli educatori, o è questione di un’intera comunità?

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica IV dopo martirio di S. Giovanni

    Tema della Liturgia di questa domenica è l’Eucarestia: è preannunciata nell’Antico Testamento ed è realizzato da Gesù, come sempre in modo imprevedibile, donando come cibo del banchetto il suo Corpo, e come vino il suo Sangue. Gesù fa questo discorso dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci ai suoi uditori che lo ricercano per farlo re; ricorda che è venuto a portare un pane ben più importante che è la sua Persona. Gesù realizzerà tutto questo, in modo misterioso, ma reale, nell’Ultima Cena. I legami tra questo racconto e l’istituzione dell’Eucarestia sono evidenti.

    Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci viene descritto dagli evangelisti con le stesse parole della Cena.

    Con questo discorso, Giovanni trova l’occasione di risvegliare i suoi fedeli al senso vero di quel gesto che non è un simbolo, ma è un vero mangiare il Corpo del Signore che è la piena comunione con il Signore e, nel Signore, la piena comunione con i fratelli.

    L’Eucarestia è espressione e sorgente del nostro essere Chiesa ed è premessa ed invito a una seria vita di carità.

    Proviamo, allora, a lasciarci interrogare dall’ Eucarestia. Credo davvero che il mio è un mangiare il Corpo del Signore e bere il suo Sangue? C’è la preparazione a riceverlo?

    L’Eucarestia è un gesto comunitario che mi ricorda e mi fa vivere l’essere Chiesa?

    Come per moltiplicare i pani e i pesci, anche oggi Gesù accoglie quel poco che gli viene offerto, perché Il Signore spezza il pane a chi ha fame, anche attraverso il mio gesto di condivisione.

    don Alberto

  • Siamo chiamati a votare come cittadini e come cristiani

    Siamo chiamati a votare come cittadini e come cristiani

    A sentire gli ultimi sondaggi tira aria di astensione che si respira anche fra i fedeli cristiani.
    Ma un cristiano può permettersi di astenersi dalle scelte politiche?

    Non perde valore il monito che ci viene dal Concilio Vaticano II, la cui Costituzione Gaudium et Spes ci ammonisce che “Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna” (n. 43).

    Un monito forte, che dovrebbe farci prendere da timore e responsabilità, piuttosto che da sentimenti di protesta o peggio di indifferenza.

    La Chiesa, “madre e maestra”, ci dona un magistero di Dottrina Sociale che chiede di essere conosciuto come parte dell’insegnamento morale che scaturisce dal Vangelo e la cui ricchezza non è paragonabile al patrimonio di conoscenza di nessuna formazione sociale laica. Quindi è responsabilità nostra, come fedeli laici, donarlo alla società e nessuno lo può fare al posto nostro. È il “sale che non può perdere sapore” ricordatoci dal Vangelo.

    Sì, il cristiano è chiamato a evitare la duplice tentazione di essere insipido o di diventare una saliera. Deve essere piuttosto quel granello, piccolo, di sale che insieme ad altri ingredienti esalta i vari sapori dei cibi.

    Tanti sono i temi su cui i cristiani possono vantare delle competenze umane e spirituali prima ancora che tecniche – comunque anch’esse necessarie.

    Pensiamo, per esempio, ai quattro “pilastri” su cui si fonda tutto l’edificio della Dottrina Sociale: il principio di sussidiarietà, quello di solidarietà, quello della destinazione universale dei beni e quello del bene comune.

    Questi principi non possono essere presi “a pezzi”.

    Come ricorda Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno” (n. 58).

    E anche la difesa della proprietà privata, così sostenuta da Papi come Leone XIII, Pio X e Pio XI nei confronti di un marxismo che ne chiedeva l’abolizione, va interpretata alla luce del principio di destinazione universale dei beni. Anzi, come ricorda Papa Francesco in Fratelli tutti, richiamando già i suoi predecessori Pio XII e Paolo VI: “Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati” (n. 120).

    Il fedele laico cristiano porrà particolare attenzione al tema della vita. Papa Giovanni Paolo II ha scritto un documento meraviglioso, Evangelium vitae, ricordandoci che c’è un “vangelo”, una “bella notizia” della vita, “una bella notizia che è la vita”, in qualsiasi fase e stato, da quella embrionale a quella che cresce, da quella efficiente e produttiva a quella degli anziani e dei detenuti che chiede cura e di non essere “scartata”, come ci ricorda Papa Francesco.

    Tanti altri temi, dalla promozione della famiglia – non soltanto mediante un “no” detto alla parificazione ad essa di altre forme sociali, ma soprattutto con azioni positive che la sostengano – alla pace (tanto cara a Papa Giovanni XXIII, che ne ha fatto il tema della sua ultima enciclica, la Pacem in terris), fino al problema ambientale che è l’altra faccia della medaglia del problema sociale (è il tema della Laudato si’ di Papa Francesco) si nascondono dietro il detto e il non detto dei vari programmi elettorali.

    È nostro compito conoscerli e discernere senza rimanere indifferenti né prigionieri di una sterile protesta.


  • La cura dei giovani della città.

    La cura dei giovani della città.

    Con le feste degli oratori inizia l’anno pastorale e con esso riprendono tutti i percorsi che i nostri oratori organizzano per prendersi cura dei più giovani della comunità, dai bambini ai giovani (30enni).

    Mentre le singole parrocchie si occupano dei percorsi di Iniziazione Cristiana, l’Equipe di Pastorale Giovanile (PG) si occupa dei cammini proposti ai ragazzi dalle medie in su.
    L’equipe di PG cittadina è composta da consacrati e laici provenienti dai diversi oratori ed è guidata dal responsabile di PG della città.

    Attualmente ne fanno parte: don Pietro, l’ausiliaria diocesana Barbara, il diacono permanente Fabrizio, l’educatore professionale Franco Castoldi, il giovane Alessio Malberti.

    Essa ha il compito di pensare, realizzare, verificare l’azione pastorale della comunità nei confronti dei più giovani.

    Deve quindi:

    • Riflettere sugli obiettivi a breve e lungo termine della PG e su come raggiungerli.
    • Costituire i gruppi educatori, formarli e sostenerli nel loro prezioso servizio.
    • Pensare, organizzare, coordinare e verificare i cammini e le esperienze di PG sintetizzabili in tre dimensioni: il rapporto con Gesù, la vita comunitaria, il servizio.
    • Collaborare con i singoli oratori perché i giovani possano animarli e vivere quel servizio di cui entrambi hanno bisogno.

    Attraverso la PG cittadina tutti gli oratori hanno l’opportunità di lavorare in sinergia per dare vita a cammini più significativi per i propri ragazzi. La PG è quindi espressione degli oratori che camminano insieme. Essa ha a cuore i ragazzi di tutta la comunità e si sente e fa sentire ai ragazzi ogni oratorio come casa propria. Avendo lo scopo di prendersi cura dei ragazzi e non quello di riempire degli spazi, la PG è chiamata a valutare, dopo aver messo insieme le forze e aver valutato gli spazi che ci sono a disposizione, quali siano i luoghi e i tempi più adatti per proporre i diversi cammini educativi.

    L’Equipe desidera avere: un occhio che guarda e indica l’obiettivo che la comunità ha per i propri ragazzi: l’incontro e l’amicizia con il Signore. E uno che guarda la realtà: per comprendere ciò di cui oggi hanno bisogno i giovani. Un piede slanciato verso il futuro: pronto per costruire la comunità e la pastorale del futuro. E uno ben piantato per terra: per conoscere e condividere i problemi e i desideri di ciascun oratorio. Una mano indaffarata nel porre le condizioni perché tante esperienze possano essere proposte e vissute. E un’altra che prende per mano gli educatori e i ragazzi per sostenerli nel loro cammino.

  • Costruire il futuro con i migranti ed i rifugiati

    Costruire il futuro con i migranti ed i rifugiati

    Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” è il tema scelto dal Santo Padre per la 108a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato (GMMR) .
    Papa Francesco evidenzia l’impegno che tutti siamo chiamati a mettere in atto per costruire un futuro che risponda al progetto di Dio senza escludere nessuno.
    Nessuno dev’essere escluso. Il suo progetto è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta. La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole.”
    Costruire il futuro insieme e con i migranti vuol dire allora riconoscere i doni e le ricchezze di cui essi sono portatori. Dice ancora Francesco: “…la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Ma questo contributo potrebbe essere assai più grande se valorizzato e sostenuto …Si tratta di un potenziale enorme”.
    Al termine della lettera il Papa ci esorta ad aprire la nostra mente a prospettive nuove e stimolanti. “La presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida ma anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti. Grazie a loro abbiamo la possibilità di conoscere meglio il mondo e la bellezza della sua diversità. Possiamo maturare in umanità e costruire insieme un “noi” più grande.”
    (Il testo completo del Papa su vatican.va/francesco/lettere). Vito Bellofatto