Nell’Angelus del 12 giugno, Papa Francesco è tornato sulla guerra in Ucraina: «Il tempo che passa non raffreddi il nostro dolore e la nostra preoccupazione per quella gente martoriata. Per favore, non
abituiamoci a questa tragica realtà!».
Torniamo all’enciclica Fratelli tutti del 3 ottobre 2020: «La guerra non è un fantasma del passato, ma è diventata una minaccia costante. Il mondo sta trovando sempre più difficoltà nel lento cammino della pace che cominciava a dare alcuni frutti» (n. 256) e «Poiché si stanno creando nuovamente le condizioni per la proliferazione di guerre, ricordo che la guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente» (n. 257). E ancora: «Nel nostro mondo ormai non ci sono solo “pezzi” di guerra, ma si vive una “guerra mondiale a pezzi”, perché le sorti dei Paesi sono tra loro fortemente connesse nello scenario mondiale» (n. 259).
Infastidiscono quei commentatori che inseriscono il Papa in uno schieramento “pro” o “contro”. Si è giu-
stamente osservato che lui guarda le cose non da Est o da Ovest, ma dal basso: «Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male.
Non fermiamoci su discussioni teoriche, prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come “danni collaterali”. Domandiamo alle vittime» (n. 261). È la realtà vista secondo un sapiente sguardo evangelico.
don Gianni
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