Dalla omelia del Santo Padre all’apertura del Sinodo (commentando il brano del “giovane ricco”) possiamo trarre qualche spunto di riflessione e di lavoro riguardo il tema proprio del “sinodo” e del cammino che la Chiesa è chiamata a compiere in questi mesi.
[…] Egli (Gesù) ci svela che Dio non alberga in luoghi asettici, in luoghi tranquilli, distanti dalla realtà, ma cammina con noi e ci raggiunge là dove siamo, sulle strade a volte dissestate della vita. E oggi, aprendo questo percorso sinodale, iniziamo con il chiederci tutti – Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, sorelle e fratelli laici –: noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del “non serve” o del “si è sempre fatto così”? […]
Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna. Incontrare, ascoltare, discernere: tre verbi del Sinodo su cui vorrei soffermarmi.
Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. E la seconda Lettura proprio oggi ci dice che la Parola di Dio «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Essa orienta il Sinodo perché non sia una “convention” ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico, perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi; a interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci. […]
Quest’ultimo paragrafo è illuminante: si tratta di pregare, ascoltare la Parola, incontrare… in poche parole “fare come Gesù”. Sembra una conclusione semplificatrice ma probabilmente è l’esercizio che non siamo ancora capaci di fare e per questo ripartiamo da qui, ma questa volta insieme e non in ordine sparso.
don Flavio
Il percorso sinodale diocesano
Il Consiglio Pastorale cittadino del 21 gennaio scorso ha centrato l’attenzione su un tema tra i tanti proposti per gli incontri di ascolto sinodale a livello diocesano: “Dialogare nella Chiesa e nella società”.
Secondo Papa Francesco “camminare insieme – laici, pastori, Vescovo di Roma – è un concetto facile da esprimere a parole, ma non così facile da mettere in pratica”. Non è difficile capirne il perché: è lo stile di vita della Chiesa che conta, più che le strutture o i grandi convegni come il Sinodo dei Vescovi: per il Papa se la Chiesa non impara davvero lo stile del “camminare insieme”, della sinodalità, allora tutto rimane lettera morta.
Da qui nasce l’idea che il Sinodo prima di iniziare i suoi lavori consulti il popolo di Dio sulle sofferenze ed i problemi che incontriamo nella vita di tutti i giorni, sulle ansie di emarginazione e le paure che ci angosciano, ma anche sulle gioie e le speranze che sentiamo vive nel cuore quando ci affidiamo al vero Consolatore, lo Spirito di Gesù.
I vescovi vogliono certo parlare a noi spezzando il pane della Parola e annunciando il Regno, ma prima desiderano ascoltare la nostra voce, soprattutto le parole di chi non ha voce, degli esclusi. Così hanno chiesto una consultazione generale a partire dalla chiesa locale, la parrocchia; vogliono capire, essere consigliati.
L’ultima riunione del Consiglio Pastorale della nostra Comunità ha svolto questo compito, consigliare i nostri vescovi; insieme ai sacerdoti, al diacono ed alle religiose, i laici sono stati consultati perché corresponsabili nella Chiesa ed hanno potuto dire la loro.
Più che una sintesi di quanto detto, impossibile da fare in queste poche righe, è questa la vera novità: lo stile di corresponsabilità che ci porta a camminare tutti insieme. Siamo tutti pellegrini in un popolo in cammino, sia pure con diversi carismi e ministeri, e quindi con differenti responsabilità, ma camminando insieme.
Vittorino Sala
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