Autore: basilica

  • A chi Buon Anno?

    A chi Buon Anno?

    Ecco alcuni stralci del messaggio “Urbi et Orbi” di Papa Francesco nel
    giorno di Natale.

    Pensiamo al popolo siriano, che vive da oltre un decennio una guerra che ha provocato molte vittime e un numero incalcolabile di profughi. Guardiamo all’Iraq, che fatica ancora a rialzarsi dopo un lungo conflitto. Ascoltiamo il grido dei bambini che si leva dallo Yemen, dove un’immane tragedia, dimenticata da tutti, da anni si sta consumando in silenzio.

    Ricordiamo le continue tensioni tra israeliani e palestinesi, che si trascinano senza soluzione. Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti.

    Bambino Gesù, conforta il popolo afgano, che da oltre quarant’anni è messo a dura prova da conflitti che hanno spinto molti a lasciare il Paese. Sostieni il popolo del Myanmar, dove intolleranza e violenza colpiscono non di rado anche la comunità cristiana e i luoghi di culto, e oscurano il volto pacifico della popolazione. Non permettere che dilaghino in Ucraina le metastasi di un conflitto incancrenito.

    Principe della Pace, assisti l’Etiopia nel ritrovare la via della riconciliazione e della pace. Ascolta il grido delle popolazioni della regione del Sahel, che sperimentano la violenza del terrorismo internazionale. Volgi lo sguardo ai popoli dei Paesi del Nord Africa che sono afflitti dalle divisioni, dalla disoccupazione e dalla disparità economica; e allevia le sofferenze dei tanti fratelli e sorelle che soffrono per i conflitti interni in Sudan e Sud Sudan.

  • Papa Francesco: strumenti per edificare una pace duratura

    Papa Francesco: strumenti per edificare una pace duratura

    DIALOGO FRA GENERAZIONI, EDUCAZIONE E LAVORO

    Messaggio del Papa del 1° gennaio per la giornata Mondiale della Pace

    «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace» (Is 52,7).

    Le parole del profeta Isaia esprimono la consolazione, il sospiro di sollievo di un popolo esiliato, sfinito dalle violenze e dai soprusi, esposto all’indegnità e alla morte. Su di esso il profeta Baruc si interrogava: «Perché ti trovi in terra nemica e sei diventato vecchio in terra straniera? Perché ti sei contaminato con i morti e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?» (3,10-11). Per questa gente, l’avvento del messaggero di pace significava la speranza di una rinascita dalle macerie della storia, l’inizio di un futuro luminoso.

    Ancora oggi, il cammino della pace, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, (1) rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra (2) non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace.

    In ogni epoca, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è, infatti, una “architettura” della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona. (3) Tutti possono collaborare a edificare un mondo più pacifico: a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati.

    Vorrei qui proporre tre vie per la costruzione di una pace duratura. Anzitutto, il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi. In secondo luogo, l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo. Infine, il lavoro per una piena realizzazione della
    dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per «dare vita ad un patto sociale», (4) senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente.

    Dialogare fra generazioni per edificare la pace

    In un mondo ancora stretto dalla morsa della pandemia, che troppi problemi ha causato, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati e altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo. Il dialogo tra le generazioni». (5)

    Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci! L’attuale crisi sanitaria ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su sé stessi. Alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un’idea condivisa di futuro. Tale crisi è certamente dolorosa. In essa, però, può esprimersi anche il meglio delle persone. Infatti, proprio durante la pandemia abbiamo riscontrato, in ogni parte del mondo, testimonianze
    generose di compassione, di condivisione, di solidarietà.

    Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa.

    Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani.

    Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro. La crisi globale che stiamo vivendo ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente «con rattoppi o soluzioni veloci», (6) ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, (7) nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili.

    Se, nelle difficoltà, sapremo praticare questo dialogo intergenerazionale «potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro: frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri». (8) Senza le radici, come potrebbero gli alberi
    crescere e produrre frutti?

    Basti pensare al tema della cura della nostra casa comune. L’ambiente stesso, infatti, «è un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva». (9) Vanno perciò apprezzati e incoraggiati i tanti giovani che si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia. Lo fanno con inquietudine e con entusiasmo, soprattutto con senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta, (10) che ci impongono le difficoltà emerse dall’odierna crisi etica e socio-ambientale (11) . D’altronde, l’opportunità di costruire assieme percorsi di pace non può prescindere dall’educazione e dal lavoro, luoghi e contesti privilegiati del dialogo intergenerazionale. È l’educazione a fornire la grammatica del dialogo tra le generazioni ed è nell’esperienza del lavoro che uomini e donne di generazioni diverse si ritrovano a collaborare, scambiando conoscenze, esperienze e competenze in vista del bene comune.

    L’istruzione e l’educazione come motori della pace

    Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale: rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. In altri termini, istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della “guerra fredda”, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante. (12)
    È dunque opportuno e urgente che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. D’altronde, il perseguimento di un reale processo di disarmo
    internazionale non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura
    del territorio e così via.

    Auspico che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura. (13) Essa, di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti. «Un Paese
    cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media». (14) È dunque necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso «un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti,
    l’umanità intera, nel formare persone mature». (15) Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. (16)

    Investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni è la strada maestra che le conduce, attraverso una specifica preparazione, a occupare con profitto un giusto posto nel mondo del lavoro. (17)

    Promuovere e assicurare il lavoro costruisce la pace

    Il lavoro è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé e dei propri doni, ma anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale, il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello.

    La pandemia da Covid-19 ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite; i lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla
    coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche.

    In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune. La risposta a questa situazione non può che passare attraverso un ampliamento delle opportunità di lavoro dignitoso.

    Il lavoro infatti è la base su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Per questo, «non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale». (18) Dobbiamo unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società.

    È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato. Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida.

    In questa prospettiva vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali. Queste ultime, quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace. Su questo aspetto la politica è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa.

    Cari fratelli e sorelle! Mentre cerchiamo di unire gli sforzi per uscire dalla pandemia, vorrei rinnovare il mio ringraziamento a quanti si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro. E assicuro il mio ricordo nella preghiera per tutte le vittime e le loro famiglie.

    Ai governanti e a quanti hanno responsabilità politiche e sociali, ai pastori e agli animatori delle comunità ecclesiali, come pure a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, faccio appello affinché insieme camminiamo su queste tre strade: il dialogo tra le generazioni, l’educazione e il lavoro. Con
    coraggio e creatività. E che siano sempre più numerosi coloro che, senza far rumore, con umiltà e tenacia, si fanno giorno per giorno artigiani di pace. E che sempre li preceda e li accompagni la benedizione del Dio della pace!

    Dal Vaticano, 8 dicembre 2021


    1 Cfr Lett. enc. Populorum progressio (26 marzo 1967), 76ss.
    Cfr Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 49.
    3 Cfr Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 231.
    4 Ibid., 218.
    5 Ibid., 199.
    6 Ibid., 179.
    7 Cfr ibid., 180.
    8 Esort. ap. postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 199.
    9 Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 159.
    10 Cfr ibid., 163; 202.
    11 Cfr ibid., 139.
    12 Cfr Messaggio ai partecipanti al 4° Forum di Parigi sulla pace, 11-13 novembre 2021.
    13 Cfr Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 231; Messaggio per la LIV Giornata Mondiale della Pace. La cultura della cura come percorso di pace (8 dicembre 2020).
    14 Lett. enc. Fratelli tutti (3 ottobre 2020), 199.
    15 Videomessaggio per il Global Compact on Education. Together to Look Beyond (15 ottobre 2020).
    16 Cfr Videomessaggio per l’High Level Virtual Climate Ambition Summit (13 dicembre 2020).
    17 Cfr S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens (14 settembre 1981), 18.
    18 Lett. enc. Laudato si’ (24 maggio 2015), 128.

  • “Sii il sogno di Dio”: lo slogan per la Giornata Missionaria Ragazzi del 6 gennaio 2022

    “Sii il sogno di Dio”: lo slogan per la Giornata Missionaria Ragazzi del 6 gennaio 2022

    Aspiegare il senso di questo slogan è don Valerio Bersano: «La
    Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno ci aiuta a capire soprattutto come essere testimoni del Vangelo e portatori delle profezie di Dio, capaci di partire dal proprio Battesimo e dalla fede ricevuta in dono e di “prendere il mondo in simpatia” guardando lontano. Pensando ai ragazzi, vogliamo rivolgere a ciascuno un invito appassionato: sii quello che Dio attende da te, sii quello che manca perché l’umanità sia migliore».

    D’altronde, anche papa Francesco invita a sognare: «E’ lui – sottolinea don Bersano – che ci esorta così: “Impara dalla meraviglia, coltiva lo stupore e soprattutto sogna! Non avere paura di sognare. Sogna. Sogna
    un mondo che ancora non si vede. Il mondo, infatti, cammina grazie allo sguardo di uomini che hanno sognato. Vivi, Ama, Sogna, Credi!”.

    Ecco, come ci ricorda papa Francesco, Dio ci raggiunge anche oggi con il suo invito sorprendente: “Sii il mio sogno, sii parte del mio Regno, non spaventarti mai, perché io sarò sempre con te!”. Questo ci rassicura e ci incoraggia: ognuno è chiamato ad essere testimone della fedeltà di Dio
    e portatore di Misericordia ai fratelli che la vita ci fa incontrare», conclude don Bersano.

  • EPIFANIA: FESTA CONTEMPLATIVA

    EPIFANIA: FESTA CONTEMPLATIVA

    È una festa di luce, della manifestazione o Epifania della “Luce vera che viene nel mondo e che illumina ogni uomo” – Gv1,9.

    “La celebrazione dell’Epifania in ambito ambrosiano rappresenta il vero approdo del lungo cammino avviatosi con l’Avvento”: così esordisce il Messale Ambrosiano nell’introdurci a questa Solennità. È una festa di luce, della manifestazione/epifania della “Luce vera che viene nel mondo e che illumina ogni uomo”.

    È una festa “contemplativa” che ci richiama nel racconto dei magi dall’Oriente a guardare a come l’opera del Padre si è manifestata nella vita del Figlio. Lo stupore dei magi e l’aver scoperto noi stessi i segni della presenza di Gesù nella nostra vita possono davvero aiutarci
    a tornare ad adorarLo. Nel nostro essere persone pratiche e spesso indaffarate: quale spazio hanno la dimensione adorante, la vita contemplativa, di preghiera, la visita silenziosa al Santissimo Sacramento, il ringraziamento dopo aver ricevuto Gesù nella Comunione? Come guardiamo al creato, al lavoro, alla scienza e alla vita?

    La Luce di Cristo resta viva poi, per grazia di elezione, nella Sua Chiesa: Epifania allora è anche invito a manifestare la luce dell’Amore di Dio a tutto il mondo: ad ogni fratello e sorella dispersi. Quale testimonianza più grande, quale Luce più dolce e avvolgente, di fratelli, sorelle, famiglie, preti, suore, catechiste, educatori, volontari, che si vogliono bene? Il primato della comunione sul fare e sull’apparire è davvero quella conversione primaria che rende vivo Gesù tra noi, quella Stella silenziosa che richiama il mondo a Lui.

    don Marco Albertoni

  • Un’Arena… in Centro

    Un’Arena… in Centro

    SABATO 8 gennaio
    Ore 21 – Chiesa San Giovanni Battista
    CORO SANTUARIO DEL CROCIFISSO,
    direttore Cristian Chiggiato:

    O NIGHT DIVINE!

    Prenotazioni solo via e-mail (teatroilcentrodesio@libero.it) o telefono (0362626266).

    Ingresso solo con Green Pass rafforzato e mascherine FFP2. Biglietto: 7 euro

    DOMENICA 9 gennaio
    Ore 16.30 – Basilica SS. Siro e Materno

    CORALE BILACUS
    NOTTE DI CIELO

    Prenotazioni solo via e-mail (teatroilcentrodesio@libero.it) o telefono (0362626266).
    Ingresso solo con Green Pass rafforzato e mascherine FFP2. Biglietto: 7 euro

  • Messaggio natalizio dalla comunità islamica

    Caro Don Gianni e comunità cristiana di Desio,

    Desideriamo porvi i nostri più sinceri auguri di buon Natale, nel segno dell’amicizia che ci unisce da molti anni. Stiamo camminando insieme sulla strada del dialogo, del rispetto reciproco, della conoscenza. La pandemia ci ha fatto capire ancora di più che siamo davvero tutti sulla stessa barca: come ha detto Papa Francesco, “nessuno si salva da solo”.

    È quindi sempre più urgente e importante il dialogo, il confronto, la conoscenza dell’altro, andando oltre i pregiudizi e le barriere. Abbiamo vissuto un altro anno difficile e ancora oggi viviamo in una situazione di forte incertezza a causa della pandemia. Abbiamo bisogno di sostenerci e di sentire che non siamo soli. La comunità pakistana di Desio sta cercando di dare il proprio contributo. Non vogliamo fermarci, anzi. Vogliamo proseguire insieme sulla strada della solidarietà e dell’amicizia. Nel 2022, a settembre, si terrà a Milano un evento importante, il festival delle missioni. Sarà una bella occasione di incontro, a cui parteciperemo anche noi per testimoniare che la convivenza tra persone di culture e fedi diverse è possibile. La città di Desio avrà un ruolo di primo piano perché porterà la testimonianza del nostro cammino di dialogo. Vogliamo partire da qui, per
    costruire un futuro migliore per i nostri figli e per il nostro pianeta, con coraggio e determinazione, insieme, cristiani e musulmani.

    Grazie per la vostra amicizia e tanti auguri di buon Natale.

    Ashraf Mohammed Khokhar, presidente associazione Minaji Ul Quran

  • Veniva nel mondo la luce vera – Sante Messe Natale 2021

    Veniva nel mondo la luce vera – Sante Messe Natale 2021

    Venerdì 24 dicembre

    ✙ ore 09.00 in Basilica: S. Messa del mattino
    ✙ ore 17.30 in S.Pio X: S. Messa vigiliare
    ✙ ore 18.30 in Basilica e SS.P.P.: S. Messa vigiliare
    ✙ ore 21.30 in S.Pio X: Veglia,
    ✙ ore 22:00 in S.Pio X e SS. P.P: S. Messa della notte
    ✙ ore 23.00 in S.Pio X: S. Messa della notte
    ✙ ore 24.00 in Basilica e S. Giorgio: S. Messa della notte

    Sabato 25 dicembre – SOLENNITÀ DEL NATALE

    ✙ SS. Messe: Basilica: 8.30, 10.00, 11.30, 18.30 – BVI: 10.30
    S. Giorgio 9.00, 11.00;
    S. Pio X 8.00, 10.30, 17.30;
    Santi Pietro e Paolo: 9.00, 11.00, 17.30
    S. Francesco: 9.30 – S. Cuore: 10.30

    Domenica 26 dicembre – S. STEFANO

    ✙ SS. Messe: Basilica: 8.30, 10.00, 11.30, 18.30;
    S Pio X: 8.00, 10.30, 18.30
    Santi Pietro e Paolo: 9.00, 11.00, 17.30
    S. Francesco: 9.30 – S. Cuore: 10.30

    Venerdì 31 dicembre

    ✙ ore 09.00 in Basilica: S. Messa del mattino
    ✙ ore 17.30 in S. Pio X: S. Messa e canto del TE DEUM
    ✙ ore 18.30 in Basilica e Santi Pietro e Paolo: S. Messa e canto del TE DEUM

    Sabato 1 gennaio 2022

    ✙ SS. Messe: Basilica: 8.30, 10.00, 11.30, 18.30
    S. Francesco: 9.30 – S. Cuore: 10.30
    Santi Pietro e Paolo: 9.00, 11.00, 17.30
    S Pio X: 8.00, 10.30, 18.30

    Si prega di rispettare le indicazioni dei volontari.

    La capienza è limitata e non si potrà superare il numero stabilito: Basilica 280; S. Francesco 70; S. Cuore 40; BVI 160

  • Discepoli della mangiatoia

    Discepoli della mangiatoia

    I nostri presepi si basano sulla narrazione del vangelo di Luca, che riferisce dati storici, come il censimento; geografici, citando Betlemme; e ovviamente teologici, come il canto degli angeli e i temi della gloria, della
    luce, della pace.

    Nel racconto evangelico torna come un ritornello la parola mangiatoia: Gesù vi viene posto dopo la nascita, l’angelo la indica come il luogo dove si manifesta il segno divino del Bambino, i pastori lo trovano “adagiato nella mangiatoia”. C’è anche il motivo per cui essa viene utilizzata: “per loro non c’era posto nell’alloggio”. A Betlemme i pellegrini si accalcano attorno alla stella dorata che rievoca il luogo della nascita di Gesù, ma a poca distanza viene indicato e venerato il luogo della mangiatoia.

    Nessun bambino può scegliere dove e come nascere. Che Gesù nasca
    così può indicare da che parte si colloca Dio entrando nella storia umana. Ancora oggi non sono pochi quelli che nascono in condizioni più simili a quelle della mangiatoia che dell’alloggio, con tante difficoltà di carattere abitativo, economico, culturale, familiare o in contesti di guerra o migrazione. I cristiani potrebbero definirsi i discepoli della mangiatoia: coloro che anzitutto contemplano stupiti che il loro Signore scelga di scendere così in basso ed eviti ogni privilegio; che sono sensibili alle situazioni di svantaggio; che non si piegano ad azioni pubbliche o private che lasciano dietro di sé “scarti” di umanità; che confidano in Gesù che tutti ci riscatta da ogni male.

    don Gianni

  • Auguri a tutta la Comunità

    Auguri a tutta la Comunità

    Il Signore vi benedica
    e vi custodisca, vi
    mostri il suo volto
    e abbia misericordia
    di voi. Rivolga verso
    di voi il suo sguardo
    e vi doni pace.
    Il Signore benedica
    ciascuno di voi,
    i vostri cari, le persone
    che fra noi soffrono
    di più e hanno più
    bisogno di amore.
    Buon Natale di vero
    cuore a tutti voi!

    Te Deum Laudamus

    Noi ti lodiamo, Dio,
    ti proclamiamo Signore.
    O eterno Padre, tutta la terra ti adora.
    A te cantano gli angeli
    e tutte le potenze dei cieli:
    Santo, Santo, Santo
    il Signore Dio dell’universo.
    I cieli e la terra
    sono pieni della tua gloria.
    Ti acclama il coro degli apostoli
    e la candida schiera dei martiri;
    le voci dei profeti
    si uniscono nella tua lode;
    la santa Chiesa proclama la tua gloria,
    adora il tuo unico Figlio,
    e lo Spirito Santo Paraclito.
    O Cristo, re della gloria,
    eterno Figlio del Padre,
    tu nascesti dalla Vergine Madre
    per la salvezza dell’uomo.
    Vincitore della morte, hai aperto
    ai credenti il regno dei cieli.
    Tu siedi alla destra di Dio,
    nella gloria del Padre.
    Verrai a giudicare il mondo
    alla fine dei tempi.
    Soccorri i tuoi figli, Signore,
    che hai redento col tuo sangue prezioso.
    Accoglici nella tua gloria
    nell’assemblea dei santi.
    Salva il tuo popolo, Signore,
    guida e proteggi i tuoi figli.
    Ogni giorno ti benediciamo,
    lodiamo il tuo nome per sempre.
    Degnati oggi, Signore,
    di custodirci senza peccato.
    Sia sempre con noi la tua misericordia:
    in te abbiamo sperato.
    Pietà di noi, Signore, pietà di noi.
    Tu sei la nostra speranza,
    non saremo confusi in eterno. Amen

  • Dio viene a stare con noi

    Gesù è venuto in terra nella concretezza di un popolo per salvare ogni uomo e ogni donna, di tutte le culture e le nazionalità. Si è fatto piccolo perché possiamo accoglierlo e ricevere il dono della tenerezza di Dio.

    L’albero di Natale evoca la rinascita, il dono di Dio che si unisce all’uomo per sempre, che ci regala la sua vita. Le luci dell’abete richiamano quella di Gesù, la luce dell’amore che continua a risplendere nelle notti del mondo.

    Natale è questo, non lasciamolo inquinare dal consumismo e dall’indifferenza. I suoi simboli, specialmente il presepe e l’albero
    addobbato, ci riportano alla certezza che ci riempie il cuore di pace, alla gioia per l’Incarnazione, a Dio che diventa familiare: abita con noi, ritma di speranza i nostri giorni.

    L’albero e il presepio ci introducono a quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio delle nostre comunità: un clima ricco di tenerezza, di condivisione e di intimità familiare. Non viviamo
    un Natale finto, per favore, un Natale commerciale! Lasciamoci avvolgere dalla vicinanza di Dio, questa vicinanza che è compassionevole, che è tenera; avvolgere dall’atmosfera natalizia che l’arte, le musiche, i canti e le tradizioni fanno scendere nel cuore.

    La ragione della speranza è che Dio è con noi, si fida di noi e non si stanca mai di noi! E non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme a noi e assumere le realtà dove trascorriamo i nostri giorni. Questo ci insegna il presepe. A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto per dominare, ma come Colui che si abbassa, piccolo e povero, compagno di strada, per servire: questo significa che per assomigliare a Lui la via è quella dell’abbassamento, del servizio. Perché sia davvero Natale, non dimentichiamo questo: Dio viene a stare con noi e chiede di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei più poveri, dei più deboli, dei più fragili, che la pandemia rischia di emarginare ancora
    di più. Così è venuto Gesù, e il presepe ce lo ricorda.

    (dal discorso di papa Francesco ai donatori del presepio e dell’albero di Natale, 10 dicembre 2021)

    Il gesto di Carità che le parrocchie della Comunità hanno organizzato
    per l’Avvento prosegue fino al 6 gennaio 2022. Non lasciamo passare questo
    periodo senza aver provato a donare un sorriso a chi è meno fortunato di noi.

    Le parrocchie SS. Siro e Materno, San Giovanni Battista e San Giorgio sostengono l’Associazione “Talità Kum”, e in particolare l’opera di Stefania Figini e Angelo Sala, nostri concittadini, a favore di progetti in corso nella Repubblica Centroafricana, e in particolare per la ristrutturazione e l’ampliamento della cappella nel villaggio di Bwabuziki/Yolé.

    La parrocchia SS. Pietro e Paolo sostiene il progetto “Aiuto alla Chiesa che soffre” attraverso la ricostruzione dei luoghi di culto e di istruzione, che sono andati distrutti per opera dell’Isis in Iraq.

    La parrocchia S. Pio X sostiene il progetto di suor Maria Pia Marzio, Missionaria di Santa Gemma, per l’assistenza ospedaliera dei numerosi malati di tubercolosi e malaria nella Repubblica Democratica del Congo, e in particolare dei bambini malnutriti e che vivono in condizioni di estrema povertà.

    IN OGNI PARROCCHIA della comunità SI TROVA UN RACCOGLITORE PER le OFFERTE DEDICATE A CONTRIBUIRE AL PROGETTO SCELTO COME GESTO DI CARITÀ 2021