
Nella Santità della Pasqua, preghiamo per tutti i popoli del mondo. Il Signore ci ha donato la vita di suo figlio che l’ha sacrificata con la morte per l’immenso amore che prova per noi. Gesù è poi risorto regalandoci la speranza.
Papa Francesco
Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino
La tradizione secolare cristiana ricorda nel primo giorno dopo la domenica di Pasqua, il lunedì dell’Angelo.
È una ricorrenza liturgica, ma anche una festività civile riconosciuta in molti paesi tra cui il nostro.
Il ricordo di questa giornata si collega direttamente all’Angelo che annunzia la resurrezione di Gesù. Non tutti i vangeli sono però concordi: Luca narra l’apparizione di due uomini in vesti bianchissime che invitano a non cercare tra i morti colui che è vivo. Marco racconta di un giovane vestito di bianco che indica alle donne il sepolcro vuoto. Matteo invece narra espressamente di un angelo del Signore che si accosta al sepolcro e rotola la pietra, mettendosi a sedere su di essa. Giovanni, secondo il suo stile, si differenzia dagli altri vangeli e non fa alcun riferimento agli angeli, ma semplicemente al sepolcro vuoto.
Comunque sia, la scena della Resurrezione è dominata dalla presenza di questo Angelo che dà l’annuncio della vittoria di Cristo sulla morte. Nei vangeli (ma anche nell’Antico Testamento) i grandi annunci sono portati sempre dagli angeli che parlano a nome del Signore: come l’Annunciazione a Maria, l’annuncio a Zaccaria, anche nella Resurrezione l’annuncio di questo importante avvenimento è portato da un angelo.
Il ruolo degli angeli nella tradizione biblica cristiana è di manifestare una volontà divina agli uomini, Il loro nome deriva dal greco ángelos, che vuol dire “messaggero”. Per l’ebraismo, il cattolicesimo e l’islamismo gli angeli sono comunque creature di Dio, ma con natura diversa da quella umana: svolgono la funzione di messaggeri e vengono in aiuto agli esseri umani.
Gli angeli partecipano insieme agli uomini al trionfo pasquale di Cristo, assistendo e aiutando a vivere e a celebrare questi misteri di amore e redenzione che Dio ci concede in Suo Figlio Gesù. La ragione è semplice: sono stati presenti a quegli avvenimenti, sono stati testimoni di quei momenti di passione di Nostro Signore.
La missione dell’Angelo della Pasqua non è fine a se stessa: lo stesso annuncio dato dall’Angelo si riversa anche alle donne a cui viene affidato il medesimo compito: andate ad annunciare ai discepoli che è risorto! E anche noi oggi, all’annuncio della Resurrezione dobbiamo farci portatori di questa gioia verso i nostri fratelli e sorelle, specialmente coloro che non hanno avuto la grazia di contemplare questo mistero di grazia.
don Marco A.
Riportiamo un piccolo resoconto delle azioni che Caritas Ambrosiana sta attuando per accogliere e assistere i rifugiati dall’Ucraina
L’ azione in Ucraina e nei paesi di confine.
In Ucraina, le due Caritas nazionali hanno assistito in varie forme 236 mila persone, accolto nei loro rifugi quasi 80 mila individui e distribuito quasi 1.500 tonnellate di aiuti umanitari. Caritas Ucraina assiste gli sfollati interni, ospitandone migliaia nei rifugi, offrendo forniture umanitarie in aree colpite dai combattimenti e curando il supporto psicologico alle vittime della guerra. Anche Caritas Spes ha intensificato la logistica dell’assistenza umanitaria rivolta agli sfollati interni e ha puntato molto sull’allestimento di rifugi, rendendone disponibili 25; ora si concentra sull’assistenza a comunità in zone di combattimento. In Polonia, la Caritas nazionale e le diramazioni diocesane gestiscono ai valichi di frontiera molte “tende della speranza” per ristorare e far riposare i profughi in transito, offrono e coordinano accoglienze temporanee nelle proprie strutture o presso famiglie, distribuiscono cibo, sacchi a pelo e materassi e hanno reso disponibili più di 2 mila posti per minori evacuati dagli orfanotrofi ucraini.
In Moldova l’associazione Missione Sociale Diaconia, ha distribuito cibo a 3.300 persone in 31 centri per rifugiati. Inoltre ha aperto un centro di emergenza al punto di confine .
Le accoglienze nella città e nella diocesi di Milano.
Il centro di accoglienza “Casa Monluè”, a est di Milano, ospita da metà marzo 65 profughi ucraini. Si stanno aggiungendo nuovi centri d’accoglienza, grazie alla convenzione con la Prefettura di Milano. Provenienti dall’hub di Croce Rossa di Bresso, i rifugiati ucraini vengono inviati in strutture di medio-piccole dimensioni, che Caritas e la cooperativa Farsi Prossimo stanno aprendo in collaborazione con parrocchie e istituti religiosi. In concreto, sono in fase di attivazione 11 nuovi centri di accoglienza (7 in parrocchia, 3 in istituti religiosi, 1 in appartamento).
Caritas Ambrosiana intende riprodurre questo schema anche nelle altre province della diocesi ambrosiana (Monza Brianza, Lecco e Varese), tramite accordi tra le cooperative del suo sistema e le rispettive Prefetture. Nell’intera diocesi, peraltro, Caritas è in contatto anche con numerose parrocchie che hanno già avviato esperienze di accoglienza non convenzionate, nelle quali sono inserite oltre un centinaio di persone, e con tanti individui e famiglie che ospitano profughi giunti in Italia autonomamente, per offrire consulenza, orientamento e supporto materiale.
Non ancora attivato è invece il grande bacino di generosità costituito dalle quasi 2.500 famiglie della diocesi segnalatesi come pronte a ospitare rifugiati e dai 215 appartamenti dichiarati disponibili da privati.
Sabato e domenica inoltre ci saranno:
➜ gonfiabili, truccabimbi, bancarelle parrocchiali con vendita di torte, piante e lavoretti artigianali.
➜ cucina sempre aperta con patatine, salamelle, würstel, piadine, zucchero filato e popcorn
➜ stands delle associazioni del territorio
Il Coro Città di Desio compie 35 anni. È stato fondato nel 1987 da Enrico Balestreri, che ne è il direttore. Nel corso della sua storia ha eseguito circa 500 concerti in Lombardia, in altre regioni italiane e anche all’estero (in Svizzera, Germania e Russia); ha preso parte a rassegne corali e concerti in Duomo, a Sant’Ambrogio e a San Marco a Milano; inoltre ha partecipato a numerosi concorsi riportando sempre brillanti risultati.
Nel 2007 è stato insignito dell’onorificenza della Città di Desio “Corona Turrita” per meriti artistici e culturali. Ha inaugurato questa rassegna con un concerto in Basilica venerdì 8 aprile, “Stabat Mater: concerto spirituale” e il pubblico ha partecipato con attenzione.
Attende però con trepidazione il concerto che si terrà il 29 aprile, quando il Coro Giovanile Italiano terrà un concerto proprio nella Basilica dei Santi Siro e Materno. Accanto all’attività concertistica il Coro organizza corsi e conferenze volte alla diffusione della cultura musicale soprattutto tra i più giovani: a dimostrazione di ciò sta il fatto che dei quaranta elementi che compongono il coro, circa un terzo non era ancora nato nell’anno della sua fondazione; ben cinque coristi, inoltre, sono stati scelti tramite selezioni nazionali per far parte del prestigioso Coro Giovanile Italiano.
Eleonora Murero
DOMENICA 17 APRILE PASQUA At 1,1-8a; 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18 Questoèil giornoche ha fatto il Signore, rallegriamoci e in esso esultiamo Liturgia delle ore: I settimana | ✙ 8.30 Basilica ✙ 9.30 S. Francesco ✙ 10.00 Basilica ✙ 10.30 S. Cuore ✙ 11.00 Crocifisso ✙ 11.30 Basilica ✙ 18.30 Basilica |
LUNEDÌ 18 APRILE LUNEDÌ DELL’ANGELO At 3,17-24; 1Cor 5,7-8; Lc 24,1-12 Esaltate il Signore, nostro Dio | ✙ 8.30 Basilica ✙ 10.00 Basilica ✙ 11.00 Crocifisso ✙ 18.30 Basilica Defunti le cui esequie sono state celebrate in marzo |
MARTEDÌ 19 APRILE Ottava di Pasqua At 3,25-4,10; 1Cor 1,4-9; Mt 28,8-15 Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre | ✙ 7.30 Franco Cesana ✙ 9.00 Annie Ferrero e fam. ✙ 18.30 Tommaso Carlisi |
MERCOLEDÌ 20 APRILE Ottava di Pasqua At 5,12-21a; Rm 6,3-11; Lc 24,13-35 Liberaci, Signore, da ogni paura | ✙ 7.30 def. fam. Cerignotta e Molinari ✙ 9.00 Giuseppe Brioschi e fam. ✙ 18.30 Anna Di Mauro |
GIOVEDÌ 21 APRILE Ottava di Pasqua At 5,26-42; Col 3,1-4; Lc 24,36b-49 Venite figli ascoltatemi; v’insegnerò il timore del Signore | ✙ 7.30 Giuseppe, Raffaella e Dolores ✙ 9.00 Diego e Giuseppe ✙ 18.30 Giuseppe Locatelli |
VENERDÌ 22 APRILE Ottava di Pasqua At 10,34-43; Fil 2,5-11; Mc 16,1-7 Annunziate a tutti i popoli le opere di Dio | ✙ 7.30 Intenzione personale ✙ 9.00 Attilio Guenzati e Adele Pagani ✙ 18.30 Gabriele Nava |
SABATO 23 APRILE Ottava di Pasqua At 3,12b-16; 1Tm 2,1-7; Gv 21,1-14 A te si deve lode, o Dio, in Sion | ✙ 9.00 Fiorina e Enrico Pirotta ✙ 18.00 S. Rosario ✙ 18.30 Liturgia vigiliare Maria Arosio e Ferruccio Vergani Letture della domenica: At 4,8-24a; Col 2,8-15; Gv 20,19-31 |
Orario Sante Messe:
Partenza del pellegrinaggio a ROMA per i preadolescenti di III media
21.00 Casa Parrocchiale: Commissione cittadina Carità
21.00 Casa Parrocchiale: Commissione cittadina Famiglia
21.00 Oratorio Santi Pietro e Paolo: incontro per giovani Sulle ali dello Spirito
### VENERDÌ 22 APRILE
14.30 Basilica: benedizione e partenza della Fiaccola Votiva per il santuario Madonna Regina Pacis di Boves (CN)
15.30 Basilica: incontro per i genitori e padrini in preparazione al battesimo (24/04)
Si conclude la raccolta della Quaresima di Fraternità per missionari Fidei Donum e interventi di Caritas Ambrosiana in Ucraina
11.30 Basilica: S. Messa e celebrazione degli anniversari di Matrimonio
16.00 Basilica: celebrazione del Battesimo
“Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”. “Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la tua morte, Signore, nell’attesa della tua venuta”. “Tu ci hai redenti con la tua croce e la tua risurrezione: salvaci, o Salvatore del mondo”. Nel cuore della preghiera eucaristica, subito dopo la memoria dell’ultima cena e la consacrazione ed elevazione del pane e del vino, l’assemblea liturgica è chiamata a intervenire con una breve acclamazione, in una delle tre formule sopra citate.
Così il popolo di Dio si appropria di ciò che è accaduto e fa sua la preghiera pronunciata dal sacerdote a nome di tutta la Chiesa.
Dire Mistero della fede non significa che ciò che è accaduto – la trasformazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo – sia incomprensibile, non si possa capire. La parola mistero indica piuttosto quel mescolarsi tra realtà umane e materiali, pane e vino, e l’azione di Dio che, oltre a garantire la sua presenza tra noi, specifica come è presente.
Infatti la risposta in tutti e tre i testi parla di morte, o croce, e risurrezione e invoca la venuta e la salvezza di Gesù, ossia la pienezza della sua vita in noi. Affermiamo così che la Pasqua di Gesù è il vero centro della vita cristiana e della fede stessa. Tant’è vero che Gesù ci presenta il suo corpo come sacrificato e il suo sangue come sparso: l’eucaristia è dunque immagine ed espressione dellasua croce e della sua risurrezione. Non solo: dalla Pasqua inizia un processo della storia umana dove la presenza di Gesù è garantita per conseguire con Lui la vittoria finale, la vittoria su ogni morte. Ecco perché il cristiano non teme di annunciare la morte del Signore. E ciò accade non solo perché ne parla o ne legge nei vangeli o ne celebra il ricordo nella Settimana Santa.
Annunciare la morte di Gesù è impegnarsi perché fin d’ora nessuna morte possa vincere, possa togliere la speranza, possa apparire definitiva. Ecco allora il cristiano impegnato nei campi della medi-
cina e dell’educazione per vincere malattia e ignoranza; nelle lotte contro la povertà e il degrado dell’ambiente; e, soprattutto in questi giorni, nell’impegno a favore della pace, per eliminare, oltre alla
orribile distruzione dei corpi, anche ogni odio, causa della morte dell’anima.
don Gianni
In data 2 aprile il Vicario Episcopale mons. Luciano Angaroni ha scritto una lettera a tutti i fedeli della nostra Comunità pastorale di Desio per annunciare che “don Marco Tagliabue
dopo due anni di presenza nella vostra comunità, a conclusione di un periodo caratterizzato
dalla pandemia, è stato chiamato dall’Arcivescovo ad un nuovo incarico”.
Così prosegue: “Con il prossimo 18 aprile 2022 inizierà il suo servizio di Vicario parrocchiale
presso la Parrocchia di San Dionigi, nel quartiere Pratocentenaro a Milano”.
Conclude invitando alla preghiera per don Marco e “per le vocazioni al ministero ordinato
e per la santità dei preti”.
In questi pochi giorni la parrocchia di San Giorgio condividerà con don Marco il cuore dell’annuncio cristiano: la morte e la risurrezione di Gesù, la sua e nostra Pasqua. Questo annuncio aiuti ad accompagnare con la preghiera don Marco nel suo nuovo incarico e la parrocchia a sentirsi comunità viva secondo il Vangelo.
Spesso fatichiamo a trovare le parole giuste per dimostrare la nostra gratitudine verso qualcuno, viviamo d’altronde in un’epoca in cui si scrive sempre, ma uno scritto, un gesto, una attenzione che riceviamo possono essere talmente toccanti ed importanti che lasciano il segno. Dire GRAZIE per ciò che si è ricevuto è doveroso.
Questa comunità ti dice Grazie per l’insistenza e il richiamo alla Parola di Dio.
S. Paolo dice: “Qualunque cosa tu faccia, in parole o opere, falla nelnome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui”. C’è una grande differenza tra fare le cose per obbligo e farle con cuore grato che cerca di onorare e compiacere Dio. Non solo è più piacevole per chi ci circonda, ma noi stessi beneficiamo della salute fisica e spirituale. Fare tutto nel nome di Gesù significa che siamo
suoi rappresentanti per coloro con cui interagiamo quotidianamente. Se vedono Gesù in me, se li tratto come lui vuole e lo faccio di cuore, non di mala voglia, io glorifico e agisco con cuore trasformato e amante.
Ancora S. Paolo ci ricorda: “Ringrazia Dio in ogni situazione, perché questa è la sua volontà per te in Cristo Gesù”. Come Figli di Dio riusciamo sempre a trovare qualcosa per cui ringraziare Dio anche in mezzo a situazioni che ci feriscono o ci sconcertano. Sappiamo che tutto funziona per il bene di quelli di noi che amano Dio. E andiamo avanti con fiducia. Non è
che neghiamo il nostro dolore, ma che in mezzo a quel dolore sperimentiamo la sua pace e sappiamo che ha uno scopo.
A volte, guardiamo indietro, vediamo che è proprio nei momenti più dolorosi o difficili che abbiamo sperimentato più chiaramente la potenza e la vicinanza di Dio. Manteniamo il nostro spirito attento alla presenza e alla bontà di Dio e non smettiamo di ringraziarlo.
Il Catechismo scrive: «Ogni avvenimento e ogni necessità può diventare motivo di ringraziamento». La preghiera di ringraziamento comincia sempre da qui: dal riconoscersi preceduti dalla grazia. Siamo stati pensati prima che imparassimo a pensare; siamo stati amati prima che imparassimo ad amare; siamo stati desiderati prima che nel nostro cuore spuntasse un desiderio. Se guardiamo la vita così, allora il “grazie” diventa il motivo conduttore delle nostre giornate. Tante volte dimentichiamo pure di dire “grazie”.
E ora…
Tre verbi, un unico invito, che Gesù rivolge spesso a coloro che incontra: “Alzati – va’- non temere”.
Alzati. “Non sederti”, prendi consapevolezza di te, dei tuoi doni, dei tuoi desideri. Stai in piedi sulle tue gambe, in un atteggiamento di curiosità e di scoperta.
Va’. Esplora ciò che ti sta attorno, allarga i tuoi orizzonti, apriti a quelle realtà che hanno più bisogno del tuo aiuto, della tua presenza, del tuo amore…
Non temere! È l’incoraggiamento di cui tutti abbiamo sempre bisogno. È la conferma che Colui che ci chiama ad alzarci e ad andare, ci è vicino e ci accompagna. Nel racconto dell’annunciazione entra in scena con tutta se stessa Maria, la giovane donna di Nazaret “cercata” da Dio. Alle parole dell’angelo le saranno passate in testa mille domande. Rimane stupita, ma anche turbata: che senso poteva avere tutto questo? Che cosa avrebbero pensato di lei… Giuseppe? La gente? L’angelo la invita a fidarsi dello Spirito, che sarebbe disceso su di lei. Ancora una volta risuona deciso l’invito a non temere. Rallegrati Maria, sii felice, perché il Signore è con te, sei amata gratuitamente per sempre.
Dio non elimina la paura, ma ci permette di abitarla. Tutti siamo accompagnati e sostenuti dalla presenza degli altri e dall’Amore di Dio che è più forte di ogni paura. Suggerisce Papa Francesco: «La paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio… e anche nella vita! Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato, confidare che Lui conduce ad un fine buono anche attraverso circostanze e vicissitudini spesso per noi misteriose. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da
tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi! Nelle Sacre Scritture troviamo 365 volte l’espressione“non temere”, con tutte le sue varianti. Come dire che ogni giorno dell’anno il Signore ci vuole liberi dalla paura».
Nella vita ordinaria noi raramente ci rendiamo conto che riceviamo molto di più di ciò che diamo, e che è solo con la gratitudine che la vita si arricchisce. Ogni persona piccola o grande chepassa nella nostra vita è unica: lascia sempre un po’ di sé e prende un po’ di noi. Grazie per aver incrociato il nostro cammino!
Valeriana
I nomi propri femminili che troviamo nei Vangeli sono pochissimi. Sono però tante le donne menzionate, pur non avendo un nome proprio. Queste le percentuali di figure femminili presenti nei Vangeli canonici: 40% in Luca, il 30 % in Marco, il 25% in Matteo e il 25% in Giovanni
Senza limitare la riflessione sulle donne in genere nel vangelo, per cui rimanderei al libro di CHRISTINE PEDOTTI, Gesù, l’uomo che preferiva le donne, Traduzione italiana di Andrea Zucchetti, spenderei due parole sulla settimana della passione, quasi come dei piccoli fotogrammi.
(Mt 14,3-9 e Mc 26,6-13)
Un racconto straordinario che i due evangelisti collocano all’inizio del racconto della passione di Gesù.
Quello compiuto dalla donna – versare sul capo di Gesù un intero vasetto di alabastro, pieno di profumo di nardo di grande valore – «è un gesto di alta levatura spirituale e teologica: pone una donna più vicina che mai al disvelamento del senso della morte di Gesù». Mentre i discepoli sembrano incapaci di comprendere ciò che sta per accadere a Gesù, è una donna
che ne profetizza la morte. Non potendolo fare a parole, lo fa compiendo un gesto molto eloquente riservato normalmente ai morti.
Sotto la croce una presenza, articolata e cospicua, di donne: la Madonna e la sorella, Maria di Magdàla, Maria madre Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo (Mt), Salome (Mc)
Giovanna moglie dell’amministratore di Cusa (Lc), Maria di Cleofa (Gv). Non solo «rappresentano anche tutte le donne gravate, nei secoli, dal peso delle sventure che hanno travolto i loro figli e i loro mariti», ma rivelano anche «pienamente il ruolo sociologico di chi deve rassegnarsi a subire, senza poter agire».
Secondo tutte le testimonianze evangeliche, le donne discepole hanno sempre seguito Gesù con continuità e perseveranza, a differenza dei discepoli che lo hanno abbandonato nel
momento dell’arresto al Getsemani.
Alla sua morte in croce erano presenti e dunque testimoni. Al momento della sepoltura avevano osservato dove Gesù era stato posto da Giuseppe d’Arimatea e da Nicodemo.Di alcune conosciamo anche i nomi: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo, Salome…
Di fronte al dolore esse sanno rimanere fedeli, accompagnare, con discrezione, in silenzio.
Continuano a servire Gesù con la loro presenza e lì rimangono, “inutilmente”. A loro sarà affidato il compito più bello: il loro Gesù, Cristo, è risorto come aveva promesso.
don Flavio
Domenica 3 aprile in oratorio “Beata Vergine Immacolata” i preadolescenti di seconda media della città hanno vissuto la loro tappa del cammino di quest’anno, la santa messa con il gesto
di “Mi sporco le mani”. Un gesto che invita i ragazzi a mettersi in gioco: un invito, cioè, a non stare a guardare, ma offrire il proprio essere cristiani sul campo, nella vita, nel gioco, nella scuola e in oratorio, perché solo chi “si sporca le mani” dimostra di aver lavorato bene.
Dopo la messa, pranzo in oratorio e a seguire un pomeriggio di giochi organizzati dai propri educatori.
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