Autore: basilica

  • Per mezzo della fede

    Per mezzo della fede

    TERZA SETTIMANA DI QUARESIMA

    Cos’è la fede? Come può l’uomo credere alle parole di un altro
    uomo, vissuto più di duemila anni fa, che si riteneva Dio? Ha ancora senso, oggi, parlare di fede, quando una gran parte di ciò che nel passato rappresentava un’incognita è stata spiegata esaustivamente dalla scienza? Non è puerile pensare che l’uomo moderno necessiti di fede? E la fede cristiana, così com’è, non dovrebbe essere sfrondata da credenze che
    sembrano credulonerie? Gli uomini religiosi, anche i cristiani, non hanno forse commesso, nella storia e ancora oggi, dei crimini orrendi appellandosi alla fede? Il mondo non sarebbe decisamente meglio senza le fedi? Non basterebbe affidarsi al buon senso della logica umana? Chiediamoci: queste persone di ieri e di oggi, che hanno commesso e commettono degli errori, lo hanno fatto per la troppa fede o perché la fede autentica non aveva e non ha convertito i loro cuori? La fede è un atteggiamento che richiede continua conversione, che cambia tutta la vita: non si resta gli stessi dopo avere aderito al Signore Gesù, dopo essere divenuti suoi discepoli.

    Preghiamo

    Signore,
    spesso siamo troppo convinti delle
    nostre idee e crediamo solo nelle
    nostre capacità.
    Aiutaci ad affidarci a te, alla tua
    parola che salva e dona libertà.

    Impegno settimanale

    Obbedienza alla fede. Vuol dire, non solo obbedire alle cose credute, ma anche obbedire credendo. «Credere è fare la sua volontà». Sant’Ireneo.

  • GIORNATA DEI MISSIONARI MARTIRI

    GIORNATA DEI MISSIONARI MARTIRI

    24 Marzo 2022, giorno del martirio del Santo Oscar Romeo, si celebrerà la giornata dei Missionari Martiri, un momento per ricordare tutti coloro che hanno donato totalmente la loro vita e
    per essere “voce del Verbo di Dio”.

    Ogni anno nel tempo della Quaresima, si svolge
    una giornata di preghiera e di digiuno in
    memoria dei Missionari Martiri. Il prossimo
    24 marzo 2022 sarà la 30ª edizione. Era il 1991 quando fu proposta per la prima volta questa Giornata alle Chiese in Italia, dal Movimento Giovanile Missionario (ora Missio Giovani). Da allora, con ricorrenza annuale, si svolge con Veglie di preghiera ed altre iniziative.

    La scelta della data non è affatto casuale: il 24 marzo del 1980,
    infatti, mons. Oscar Romero veniva assassinato a San Salvador. Quel giorno, mentre stava celebrando la messa, al momento dell’elevazione dell’ostia, fu raggiunto da un colpo di fucile ad
    opera di un sicario, mandato dai leader politici al potere.

    Mons. Romero, (proclamato santo da papa Francesco nel 2018) difendeva e denunciava con voce profetica i soprusi e le ingiustizie perpetrate sul popolo contadino ed operaio. Egli si è fatto voce di chi non aveva voce. La sua voce di testimone fino al dono totale di se stesso per la causa del Vangelo, continua a risuonare raggiungendo, anche oggi, il cuore di molti, come “il chicco di grano che, caduto in terra, muore e produce molto frutto” (Gv 12, 25).

    Lo slogan di quest’anno, scelto da Missio per la Giornata è: “Voce del Verbo”. I Missionari Martiri con la loro vita donata totalmente sono “voce” del Verbo di Dio, che si è fatto carne, vicinanza all’umanità, presenza viva. Dio continua a parlare
    anche attraverso coloro che si fanno eco della Sua Voce (incarnando e testimoniando il Vangelo con la vita) per “amare, accogliere, abbracciare, donare, consolare, proteggere, curare”, vita condivisa fino agli estremi confini della terra, annuncio di resurrezione per le donne e gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.

    Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, nell’anno 2021 sono stati uccisi nel mondo 22 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose, 6 laici.

    Quest’anno il nostro Arcivescovo sarà presente alla veglia zonale organizzata dalla zona VII (Sesto San Giovanni) a Cologno Monzese. La Comunità pastorale cittadina celebrerà la
    veglia dei martiri in Basilica il 24 marzo alle ore 21. Siamo tutti invitati.

    Germana

  • 25 MARZO, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE

    25 MARZO, FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE

    (e del Sì di Maria)

    In questo giorno la Chiesa ci invita a ricordare e a fare festa, perché da qui è cominciato il cammino della nostra salvezza. Il catechismo della chiesa Cattolica recita così: “Infatti la Vergine Maria […] è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. […] Insieme però […] è veramente “Madre delle membra” (di Cristo).

    Per comprendere come mai la Chiesa ci indichi Maria come nostra vera madre ricorriamo al “Trattato della vera Devozione a Maria” di San Luigi Maria Grignion de Montfort. San Luigi Maria
    propone “la contemplazione amorosa del mistero dell’Incarnazione”. L’amore a Dio mediante l’unione a Gesù Cristo è la finalità di ogni autentica devozione, è il nostro unico maestro che deve istruirci… La devozione alla Santa Vergine è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo
    perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente”
    (Trattato della vera devozione, 62).

    “Ogni volta che tu pensi a Maria, Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a Maria, Maria con te loda e onora Dio. Se tu dici Maria, ella ripete Dio. Quando è lodata, amata, onorata o riceve qualche cosa, Dio è lodato, Dio è amato, Dio è onorato, Dio riceve per le mani di Maria e in Maria” (Trattato della vera devozione, 225). Il suo Sì a Dio non ha mai smesso di ripetersi, silenziosamente, da quando accolse nel suo grembo il figlio di Dio, a quando sotto la croce Gesù le affidò l’umanità, la sua Chiesa, attraverso Giovanni il discepolo amato: “Ecco
    tuo figlio…”. Da allora Lei non ha mai smesso di stare accanto ai suoi figli: Giovanni “la prese in casa sua”, e di pregare con e per loro “Tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui”. Per questo noi facciamo festa con lei, Dio ci ha donato sua Madre e, come ha cresciuto Gesù nella sua vita terrena, fino alla pienezza della Grazia, così, da allora, non ha mai smesso di crescere anche noi, suoi figli adottivi che il Padre le ha affidato.

    Buona festa

    Fabrizio Zo

  • Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 20 marzo 2022

    Notiziario settimanale SS. Siro e Materno – 20 marzo 2022

    L’EUCARISTIA AL CENTRO DELLA COMUNITÀ

    DOMENICA 20 MARZO III DI QUARESIMA Dt 6,4a; 18,9-22; Rm 3,21-26; Gv 8,31-59 Salvaci, Signore, nostro Dio
    Liturgia delle ore: III settimana
    ✙ 8.30 Basilica
    ✙ 9.30 S. Francesco
    ✙ 10.00 Basilica
    ✙ 10.30 S. Cuore
    ✙ 11.00 Oratorio BVI IC 3 (IV elementare)
    ✙ 11.30 Basilica ✙ 18.30 Basilica
    LUNEDÌ 21 MARZO Feria di Quaresima Gen 17,9-16; Pr 8,12-21; Mt 6,7-15 La tua legge, Signore, è la mia gioia✙ 7.30 Maria Arosio e Ferruccio Vergani
    ✙ 9.00 Oratorio BVI Confratelli San Vincenzo di Desio
    ✙ 18.30 defunti le cui esequie sono state celebrate in febbraio
    MARTEDÌ 22 MARZO Feria di Quaresima Gen 19,12-29; Pr 8,32-36; Mt 6,16-18 Conservami, Signore, nei tuoi precetti✙ 7.30 Vincenzo Ascenzio
    ✙ 9.00 Antonietta Figini
    ✙ 18.30 Alessandro Carpanelli
    MERCOLEDÌ 23 MARZO Feria di Quaresima Gen 21,7-21; Pr 10,28-32; Mt 6,19-24 Veri e giusti, Signore, sono i tuoi giudizi✙ 7.30
    ✙ 9.00 Maria e Salvatore Laudani
    ✙ 18.30 Sandra Carati
    GIOVEDÌ 24 MARZO Feria di Quaresima Gen 25,5-6.8-11; Pr 12,17-22; Mt 6,25-34 Mostrami, Signore, la luce del tuo volto✙ 7.30 Amelia Bazzoli e Carlo
    ✙ 9.00 Giuseppe e suor Carla Orsenigo
    ✙ 18.30 Calogera Siracusa
    ✙ 21.00 Veglia missionari martiri
    VENERDÌ 25 MARZO Annunciazione del Signore Is 7,10-14; Eb 10,4-10; Lc 1,26b-38 Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà✙ 7.30 Francesco Buccola
    ✙ 9.00 Isidoro Colombo
    ✙ 18.30 Sergio Spreafico
    ✙ 21.00 Quaresimale: la testimonianza del Servo di Dio mons. Luigi Giussani
    SABATO 26 MARZO Sabato di Quaresima Ez 36,16-17a.22-28; 2Cor 6,14b-7,1; Mc 6,6b-13 Salvaci, Signore, nostro Dio✙ 9.00 Maria
    ✙ 18.00 S. Rosario
    ✙ 18.30 Liturgia vigiliare Luigi e Adele Como e fam.
    Letture della domenica: Es 17,1-11; 1Ts 5,1-11; Gv 9,1-38b

    VITA DELLA COMUNITÀ

    DOMENICA 20 MARZO – III DI QUARESIMA

    • 11.00 Oratorio BVI: S. Messa e Domenica insieme per genitori e ragazzi IC 3 (IV elementare)
    • 14.30 Basilica: incontro zonale del Rinnovamento nello Spirito
    • 16.00 Il Centro: Il gioco degli sguardi. I quadri del Caravaggio (interviene Luca Frigerio). Incontro formativo a cura dell’Azione Cattolica

    GIOVEDÌ 24 MARZO
    GIORNATA DEI MISSIONARI MARTIRI

    • 21.00 Basilica: veglia di preghiera per i missionari martiri

    VENERDÌ 25 MARZO
    SOLENNITÀ DELL’ANNUNCIAZIONE

    • 21.00 Basilica: Quaresimale: la testimonianza del Servo di Dio mons. Luigi Giussani nel 100° della nascita (interviene d. Pierluigi Banna)

    SABATO 26 MARZO

    Seveso (Bosco delle Querce), nel pomeriggio:

    incontro zonale delle famiglie

    • 16.30 Il Centro: inaugurazione della mostra Scandole d’autore

    DOMENICA 27 MARZO – IV DI QUARESIMA

    • 11.00 Oratorio BVI: S. Messa e Domenica insieme per genitori e ragazzi IC 4 (V elementare)
    • 15.30 Lissone: incontro interreligioso
    • 17.30 Nova M. (S. Bernardo): incontro quaresimale dei giovani con mons. Luca Raimondi

    GRAZIE PER LA GENEROSITÀ

    • Offerte raccolte in parrocchia nei giorni 9-15 marzo: € 1.468,00.
    • Grazie a chi sostiene la vita della comunità tramite altre offerte o bonifici, o in occasione di SS. Messe, battesimi, matrimoni, funerali.

    LA COMUNITÀ PREGA PER

    • I defunti della settimana: Stefano Salsi, Pietro Chelin.
  • Con o senza vergogna

    Con o senza vergogna

    La scorsa settimana ho scritto del segno della croce, gesto introduttivo specialmente alla celebrazione della Messa.

    Proseguendo proprio nei gesti della Messa, viviamo l’atto penitenziale, dove i fedeli sono invitati a rendersi conto di essere peccatori e a chiedere perdono. Un gesto scomodo, che passa rapidamente.

    Nelle messe con gruppi ristretti di ragazzi ho provato talvolta a chiedere se, superando un certo disagio, non volessero confessare pubblicamente qualcosa di cui era opportuno secondo loro chiedere perdono e che, ovviamente, potesse essere condiviso con tutti.

    I più coraggiosi hanno aderito: non avevano osservato certe regole della vacanza comunitaria, avevano preso in giro un compagno più debole, avevano sprecato del cibo, avevano fatto – letterale – diventare matti gli animatori ecc. Questo gesto, vissuto in partenza con un po’ di vergogna, diventava per tutti una liberazione, vedendo che tutti fatichiamo, tutti ci rendiamo conto di sbagliare, tutti possiamo chiedere scusa a Dio e al prossimo e ricominciare con serenità il nostro cammino.
    Se ripetessimo questa proposta agli adulti in un’assemblea domenicale?

    Qualcuno penserebbe: “Queste sono cose mie personali, non metto in pubblico le mie magagne”. Qualcun altro: “Se dico qualcosa, poi verrò giudicato male, perché la gente pensa bene di me”. Oppure: “Sono un disastro, non basterebbero due ore”. E ancora: “Sono gli altri che devono vergognarsi: mogli, mariti, figli, suoceri, governo, parrocchia”. Non mancherebbe l’obiezione: “Ma io non ho niente di cui vergognarmi! Cosa pretende?”.

    E infine: “I soliti preti che vogliono manipolare le coscienze!”.

    Già, le coscienze: l’esame di coscienza, la conoscenza di sé, il discernimento di bene e male, il rientrare in sé per dare nome alle proprie luci e alle proprie ombre, per raccogliere le proprie ferite e affidarsi alla misericordia del Signore.

    Quando diciamo Kyrie eleison – Signore, abbi pietà di noi – e quando confessiamo di avere molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni stiamo preparando il terreno per la nostra conversione e per la trasformazione del mondo.

    Nella richiesta di perdono infatti non portiamo solo noi stessi e i nostri peccati, ma le disgrazie e le malvagità del mondo e invochiamo riconciliazione affinché siano superate fame, guerre, malattie, odio e indifferenza.

    don Gianni

  • Un incontro che cambia la vita!

    Un incontro che cambia la vita!

    Seconda settimana di quaresima

    Il vero scopo della vita cristiana è di intessere un rapporto personale con Cristo. Ci sono molte vie per giungere alla fede. Una può consistere nel mettere sotto esame il proprio vivere quotidiano, chiedendosi se tutto ciò che così intensamente coinvolge, il lavoro le relazioni sociali, soddisfa le attese più profonde. Aiutarsi con la lettura del Vangelo, entrare in familiarità con le parole di Gesù e con gli eventi della storia della salvezza. Lasciarsi poco alla volta attrarre e affascinarsi dal modo con cui Gesù incontra le persone, le tocca e le rinfranca, senza farsi loro giudice. Incominciare la giornata con qualche momento di silenzio, mettersi sotto lo sguardo di Dio. A sera, poi, presentare a Dio tutti gli avvenimenti della giornata. Sostare serenamente di fronte a una icona del Salvatore, lasciandosi raggiungere dal suo sguardo che incontra e penetra nei cuori.

    Preghiamo

    Aprimi alla tua novità Signore,
    donami di accogliere la tua Parola
    come fosse il primo ascolto,
    la tua eucarestia con l’entusiasmo della prima volta,
    donami il cuore di un fanciullo che conosce e riconosce l’amore che ha dato a lui la vita.

    Impegno settimanale

    Non accontentarti di credere in Dio, ma cerca qui e ora l’esperienza di Dio, affinando i tuoi sensi e la tua sensibilità per ciò che ti accade intorno

  • «Vi ho chiamato amici»

    «Vi ho chiamato amici»

    ESERCIZI SPIRITUALI

    Riassumiamo qui le meditazioni che i sacerdoti della nostra Comunità hanno fatto durante la predicazione degli Esercizi Spirituali che hanno aperto il periodo della Quaresima.

    Prima serata “Li amò sino alla fine” (Gv 13,1-20)

    Gli Esercizi Spirituali nei primi giorni della Quaresima sono un aiuto all’avvio del periodo liturgico più forte che ci prepara alla festa più importante; la Pasqua.
    Il tema “vi ho chiamato amici” (Gv 13-17) è quello scelto dal nostro Arcivescovo nella sua Lettera pastorale ricchissima di spunti: Giovanni è il contemplativo che ha posato la sua testa sul cuore di Gesù nell’Ultima Cena.
    Come sempre il primo gesto è la preghiera, perché il protagonista è lo Spirito Santo. Senza di esso non capiremmo la Parola del Signore e tanto meno riusciremmo a viverla.
    Il primo brano ci presenta “la Lavanda dei piedi”
    Lectio
    Prima della Festa di Pasqua: l’Ultima Cena avviene nel contesto della cena pasquale degli Ebrei. Gesù è l’Agnello pasquale che salva.
    • Durante la cena… si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, se lo cinse intorno alla vita. Poi versò l’acqua e cominciò a lavare i piedi degli Apostoli.
    È strano che Giovanni non racconti l’istituzione della Eucarestia, ma la Lavanda dei piedi. Come mai? Certo non per dimenticanza, ma perché Giovanni dà per conosciuto il gesto e non lo ricorda, ma richiama con quale spirito celebrare l’Eucarestia.
    Qui ricorda il gesto umile di Gesù (gesto degli schiavi per gli ospiti) che Lui ordina agli Apostoli di ripetere: “Vi do l’esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto”, le stesse parole “fate in memoria di me”.
    L’Eucarestia va vissuta con questi sentimenti di Gesù che si dona, che si china a lavare i piedi, che perdona: servizio e amore.
    • Due figure risultano più evidenti: Pietro e Giuda. Pietro che pieno d’amore non accetta che Gesù gli lavi i piedi, ma dopo il rimprovero di Gesù… “Signore non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo”.
    Pietro, figura di primo piano nel Vangelo: è entusiasta, ma debole, rinnega Gesù.
    Gesù dopo la Pasqua lo confermerà Papa.
    È esempio di fede, di amore… anche se peccatore.
    Giuda viene ricordato tre volte nel racconto: al versetto 2, durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradirlo; al versetto 11, sapeva infatti chi lo tradiva, per questo disse “non tutti siete puri”; al versetto 18, non parlo di tutti voi: io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura “Colui che mangia il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno”.
    Perchè Giuda ha venduto Gesù? Come mai?
    Giovanni ci suggerisce: perché era il cassiere del collegio apostolico ed era ladro: l’ha venduto per soldi. Altri dicono: per obbligarlo a rivelarsi come Messia potente: messo in difficoltà, si sarebbe liberato dai nemici.
    Certo è drammatica la Passione: il primo Papa lo rinnega, il Cassiere è suicida e gli altri scappano. Ma Gesù li ama ugualmente e li conferma come Apostoli.
    Meditatio
    Facciamoci qualche domanda che ci aiuti ad entrare nel mistero e a farlo diventare nostro.
    • “Io sono il Signore, il Maestro”. Ho la consapevolezza della grandezza di Gesù e del suo amore per noi, fino al dono della vita?
    • In quale personaggio mi ritrovo meglio: Giovanni evangelista, Pietro o Giuda?
    • L’Eucarestia la celebro con i sentimenti di Gesù: amore, dono di sé e servizio?
    don Alberto

    Seconda serata IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA (Gv 13,33-14,14)

    “Dove vai?”. Questa domanda, che l’apostolo Simon Pietro rivolse al Maestro durante l’ultima cena, ha dato il titolo sia a un libro che a un film (Quo vadis).
    Gesù, lungo tutta la sua vita terrena, desiderò andare incontro al Padre, affrontando anche il percorso della sofferenza e della morte. Nessuna difficoltà riuscì a spegnere il suo amore per Dio.
    Questo comportamento di Cristo affascinò e stupì i suoi discepoli.
    Henryk Sienkiewicz, nel suo romanzo sulla vita della prima comunità cristiana di Roma, immagina che Gesù appaia nuovamente a S. Pietro, mentre si sta allontanando da Roma per salvarsi dalla persecuzione di Nerone. “Quo vadis?” gli chiede ancora l’apostolo. Il Salvatore gli risponde: “A Roma, per essere crocifisso una seconda volta”. A questo punto Simon Pietro, preso dalla vergogna, torna a Roma, pronto ad affrontare il martirio.
    “Io sono la via”. Chi crede nel Messia, guardando a Lui capisce qual è la strada giusta da percorrere ogni giorno. Di solito noi pensiamo che questa scelta sia necessaria solo quando ci troviamo a un bivio: da una parte il bene, dall’altra il male. Allora l’aiuto che ci potrebbe offrire la fede cristiana sarebbe quello di riuscire a seguire sempre la proposta migliore, anche quando fosse molto esigente.
    Il vangelo però ci propone un’altra logica: Gesù è l’unica via lungo la quale procedere; in caso contrario non si va da nessuna parte.Se il cristiano non corrispondesse alla vocazione che Dio gli ha affidato, la sua esistenza sarebbe sprecata. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo”.
    “Vi sono molte dimore nella casa del Padre mio”. Gesù vuole dimorare presso il Padre. Lì si trova a casa sua. Ma Dio vuole abitare anche in noi. Questo desiderio del Signore ci sembra inverosimile. Così si esprimeva davanti a Dio il re Salomone: “Nè i cieli, nè l’universo intero ti possono contenere …”.
    Eppure, quando c’è un figlio bisognoso del suo amore, Dio Padre fa di tutto per raggiungerlo. Diceva S. Agostino: “Il nostro cuore è inquieto, finchè non riposa in Te, Signore”. Abitare presso il Signore sarà un’esperienza rasserenante per ciascuno di noi, se potremo testimoniare nella vita quotidiana quello che descrive il testo del famoso canto “Quando busserò alla tua porta”. Infatti l’amore si moltiplica, dividendo.
    Don Sandro

    Terza serata Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita (Gv 15,1-17)

    Una parabola di Gesù avvia la meditazione della terza serata: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Io sono la vite, voi i tralci». Il tralcio dà frutto se dalla vite riceve energia, linfa, nutrimento. Così per i discepoli: senza Gesù non possono fare niente. Gesù illustra questo esempio citando ripetutamente tre verbi: rimanere, portare frutto, amare.
    Rimanere: come il tralcio senza vite muore, così il discepolo non può separarsi da Gesù. Solo dalla comunione con lui trae forza il vero discepolo. La preghiera, l’ascolto della parola e i sacramenti portano a compimento un percorso di comunione. Poter rimanere in Gesù presuppone perciò una spiccata capacità di silenzio, di ascolto e, anche, capacità di sguardo, per cogliere la presenza di Dio in noi e attorno a noi, nel creato e nelle persone.
    Portare frutto: la vita cristiana non corrisponde a un rassegnato sedersi a fianco della storia umana a osservare, e magari giudicare, l’andamento delle cose, nell’attesa che finalmente Dio riveli la sua potenza. La Croce ha già rivelato la potenza di Dio: da sotto la croce il discepolo parte per portare frutto.
    Non si tratta perciò di pensare che il successo del Vangelo dipenda da opere, programmazioni, strategie cristiane, facendo ciascuno affidamento unicamente sulle proprie forze. Come per la parabola del seminatore, occorre seminare in abbondanza e custodire il proprio buon terreno. Qui mette radici e si diffonde una fede di convinzione, capace di trasmettersi non per ripetizione di gesti, ma per persuasione del cuore.
    Infine l’amore: termine talvolta usurato, che Gesù in questa pagina rende estremamente concreto. Nasce direttamente da Dio: il Padre ha amato me. Vive di confidenza: vi ho chiamato amici. Gesù lo vive così: nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici; e invita a imitarlo.
    Così i discepoli, invitati a rimanere in Gesù, portano frutto nell’amore reciproco e verso il mondo che Gesù vuole salvare.
    Don Gianni

    Quarta serata “Questa è la vita eterna: che conoscano te” (Gv 17,1-26)

    Siamo al capitolo 17. Dentro questo cammino nelle Parole dell’Ultima Cena nel Vangelo secondo Giovanni avviene uno stacco: Gesù non parla più ai discepoli, ma il Suo Cuore si apre al Padre. Gesù prega. Prega per Sè stesso, perché in questa ora della Sua cattura, processo e morte possa glorificare il Padre.
    Prega lungamente in quella notte, non per l’umanità intera, ma solo per i Suoi discepoli: non perché siano strappati dal mondo, ma perché possano resistere nel mondo agli assalti del Maligno.
    Gesù non chiede per loro forza, né sapienza, né particolare arguzia, né successo… Chiede per loro il dono dell’unità. Sa che il Maligno è chiamato anche “diavolo”, cioè colui che divide, spacca. Divide il cuore dell’uomo con il peccato, divide i rapporti più cari, spacca le famiglie, le comunità. Se il progetto del Maligno è la frantumazione e frammentazione degli uomini, il progetto del Padre nel Figlio e nello Spirito Santo è di unità.
    Gesù dalla Sua preghiera sacerdotale e dalla Croce dove è glorificato ci fa entrare nella dimensione d’amore infinito del Padre. Con Lui entriamo nel Padre.
    Come ci guarda il Padre? Ci guarda attraverso gli occhi di Suo Figlio Crocifisso. Il Suo sguardo non è dai grandi palazzi di acciaio e vetro, dalle borse, dalle base militari, dalle posizioni del potere. Il Padre ci guarda attraverso gli ultimi e i piccoli del mondo.
    L’ultimo non solo è il granello di sabbia schiacciato dalle grandi ruote dei potenti, ma ora sta al centro: è tutt’uno con la croce di Gesù. È luogo teologico dove il Padre ascolta il grido dei Suoi figli nel grido del Figlio. L’ultimo è la realtà dove lo Spirito soffia.
    Così, la parrocchia più povera di un decanato, spesso derisa dai “vicini di casa”, il gruppo di ragazzi più difficili dentro i cammini di una parrocchia, diventano luogo di profezia, incontro e aiuto reciproco. Luogo di fecondità rispetto a contesti più benestanti, ma spiritualmente sterili. La fatica del marito o della moglie dopo anni di matrimonio o una nuova fatica può non diventare l’occasione per l’ennesimo “scarto”, ma occasione di una stagione nuova, più profonda, di riscelta in Lui. La disabilità di un figlio in arrivo non diventa anch’essa motivo di scarto, ma nella preghiera di Gesù, uniti a Lui, può diventare fondamento di un’unità più forte, di una risposta d’amore più grande della famiglia e della comunità!
    Don Marco A.