Di per sé la festa del Battesimo di Gesù ricorreva la scorsa domenica, e giustamente il nostro notiziario ha dedicato al tema un’intera pagina.
Il Battesimo viene richiesto da famiglie che desiderano dare fin dai primi mesi di vita ai loro piccoli figli il dono della relazione con Dio. Non mancano persone non battezzate che compiono da adulti un percorso di fede e lo coronano con il Battesimo. Alcuni genitori chiedono un tempo di riflessione e un confronto approfondito per comprendere meglio il senso di questa scelta.
Nel corso della celebrazione ai neobattezzati si consegnano una veste bianca e una luce accesa: il bianco, più che simbolo di purezza, è il colore della luce, cioè del Cristo Risorto e, quindi, della vita rinnovata di Lui di cui si inizia a far parte.
Ecco perché potremmo definire il battesimo un white pass, un lasciapassare bianco. Lasciapassare per cosa? Forse per il Paradiso? Anche! Ma prima occorre provvedere alla crescita della propria fede e a una presenza assidua nella comunità, specialmente con la partecipazione alla Messa, secondo la parola di Gesù: «Fate questo in memoria di me». Un white pass da utilizzare frequentemente, non da lasciare dimenticato in fondo a un cassetto. Infine, stando ai racconti evangelici, Gesù rimase in fila per farsi battezzare da Giovanni Battista, senza chiedere privilegi o eccezioni: esempio per chi nella vita religiosa o in quella civile vorrebbe trovare motivi per “saltare la fila”.
Il Dialogo Interreligioso è iniziato a dicembre nella nostra città. L’incontro di venerdì 14 gennaio è stato rinviato ma vogliamo invitare a riflettere su questi appuntamenti di “Vivere per dono” proposti dai Missionari e Laici Saveriani, Desio Città Aperta e Associazione Minhaj Ul Quran.
Perché questo percorso? Guardandoci attorno abbiamo capito che ancora non possiamo dire di vivere in un mondo perfettamente integrato, o meglio che l’integrazione sia un dato di fatto. Il dialogo tra culture e religioni è una strada da percorrere per arrivare a questa meta.
Perché dialogo ed integrazione passano attraverso la religione? Le convinzioni del mio vivere, del mio fare, del mio dire derivano dal mio credo; solo riportando il tutto nel silenzio della preghiera e nelle radici della mia fede, qualunque sia la mia fede
l’ideale diventa stile di vita
l’altro diventa una persona
Le nostre religioni hanno in comune un personaggio la cui storia è legata a tutti i nostri cammini di fede: Abramo. Dio chiese ad Abramo di alzare gli occhi al cielo e di contare le stelle… Il cielo ci dà un messaggio di unità. Contemplando lo stesso cielo, appaiono le medesime stelle che riescono ad illuminare le notti più scure perché brillano insieme. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. E oggi noi, cristiani e musulmani, insieme con i fratelli e le sorelle di altre religioni, onoriamo il padre Abramo facendo come lui: guardiamo il cielo e camminiamo sulla terra in pace. (Dal discorso di Papa Francesco alla Piana di Ur marzo 21).
Ecco allora riprendere il cammino nel 2022. Nella quotidianità ognuno ha il proprio sentiero ma gli incroci sono importanti (momenti di conoscenza reciproca). Facendoci provocare dal tema del festival della missione 2022 (Vivere per dono), con il supporto delle Scritture e con la voglia di metterci in gioco, rifletteremo su argomenti come:
• il valore della vita • per chi o per cosa vale la pena vivere? • celebrare la vita • la logica della gratuità
Alcuni spunti arriveranno dal portare proposte per Agenda ONU 2030 (Obiettivo 04: Istruzione di qualità, Obiettivo 10: Ridurre le disuguaglianze, Obiettivo 12: Consumo e produzione responsabili,Obiettivo 13 : Lotta contro il cambiamento climatico)
Il cammino è fatto anche da momenti di stop: fermandoci insieme a ricaricarci tramite la preghiera. Alla fine del percorso proporremo di condividere un momento di preghiera, di silenzio, in cui riportare i grazie, le domande, in cui insieme prendere forza e respiro.
Darsi la mano per sostenersi giornalmente lo si può fare solo se si continua ad incrociarsi e fermarsi, guardare al cielo per camminare su questa terra in pace. Abbiamo bisogno di incontrare tante persone su queste strade per rendere il nostro confronto sempre più ricco.
“…Ma c’è uno strumento musicale che è proprio della Chiesa e che viene dagli antenati, l’organo, il quale per la sua meravigliosa grandiosità e maestà, fu ritenuto degno di associarsi ai riti liturgici, sia accompagnando il canto, sia durante i silenzi del coro, secondo le prescrizioni della Chiesa, diffondendo armonie soavissime…”
Non sapevo che questa citazione, tratta dalla Bolla papale “Divinis cultis” redatta nel 1928 dall’allora papa desiano Pio XI avrebbe segnato la mia vita. Ero un bambino che in braccio alla mamma ascoltava con meraviglia lo storico organo Serassi della cattedrale di Sant’Andrea della città di Asola, esempio mirabile di perfetto stile gotico-lombardo. Avevo solo tre anni, ma ricordo visivamente e uditivamente quei momenti con mamma e papà, nonni, zii e cugini recarsi in chiesa per il solenne pontificale della domenica. Questi ricordi d’infanzia si sono poi trasferiti a Desio, all’oratorio, oggi B.V. come piccolo cantore, e poi via, verso studi musicali accademici. La musica sacra, il canto sacro, l’organo, non mi avrebbero più abbandonato. La musica è un ausilio determinante per avere un aiuto verso il mistero della fede. Quando la parola finisce il proprio compito di esplorare l’infinito e l’irrazionale, ecco che la musica, quella vera, dischiude mondi sconosciuti che si aprono alla contemplazione e alla preghiera.
La Chiesa conosce bene il ruolo sociale dell’arte, e la musica è sempre stata il mezzo privilegiato per avvicinare l’Uomo al mistero divino, ma ad una condizione; che sia vera musica.
“…Si curi la formazione e la pratica musicale nei seminari, … Si abbia in grande onore l’organo a canne, il cui suono è in grado di aggiungere splendore alle cerimonie della Chiesa e di elevare gli animi a Dio… I compositori compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra…”
Questi sono solo pochi spunti del capitolo IV dedicato alla musica sacra dal Concilio Vaticano II nel documento che riguarda la liturgia (1963).
A un personaggio controverso che portava un nome chilometrico – Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky (più breve quello della moglie: Francesca Romana von Strassoldo-Gräfenberg) – e che aveva come amante una certa Giuditta Meregalli, fedelissimo all’Imperatore con un esercizio autoritario del governo militare, ma innamorato di una lavandaia del popolo oppresso, è dedicata una notissima marcia musicale che si suona al termine del più famoso concerto di capodanno a Vienna, trasmesso dalle tv di tutto il mondo.
Pare che il biglietto dell’evento sia in vendita solo online e possa raggiungere il valore di oltre un migliaio di euro. Dalle inquadrature televisive chi partecipa mostra di avere un’età non propriamente giovanile e abiti di gran classe.
Ciò che colpisce dello spettacolo è l’entusiasmo sorridente con cui il direttore d’orchestra, gli orchestrali e tutto il pubblico ritmano il procedere della celebre Marcia di Radetzky battendo le mani con vivo senso di partecipazione e di coinvolgimento personale.
Nulla di paragonabile all’agitazione con cui centinaia o migliaia di persone – anche qui non sempre e non solo giovanissime – si scalmanano ai concerti di Zero, di Baglioni o dei Måneskin.
Nelle chiese per Natale si canta un emozionante testo tradizionale come Tu scendi dalle stelle, e le mascherine fiaccano la voce e forse anche l’entusiasmo. Forse perché ci hanno detto (sbagliando) che il Paradiso è una noiosa assemblea di seriosi canti di Angeli?
Perché è così importante il Battesimo? E quale significato ha il Battesimo di Gesù?
Il tempo liturgico del Natale si conclude con il Battesimo di Gesù, che cade la domenica dopo la solennità dell’Epifania. Battezzato da Giovanni nelle acque del fiume Giordano, Gesù ricorda che “Chi crede e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16,16).
Ultimo dei profeti del Vecchio Testamento, Giovanni Battista il Precursore si trovava nei pressi del Mar Morto, alla confluenza del fiume Giordano, proprio per convertire le genti, somministrando il battesimo in grado di mondare da tutti i peccati. L’immersione nell’acqua del fiume era il rito simbolico a cui sottoporsi, stando a quanto profetizzato da Ezechiele: “vi aspergerò con acqua e sarete purificati”.
Accettare Dio e ricevere il suo Spirito è infatti ancora oggi il rito iniziale di purificazione del cristiano che ha deciso di accogliere il Signore nel proprio cuore.
Mentre svolgeva il suo sacro compito, Giovanni Battista riconobbe il Messia e lo indicò ai presenti indicando come tra loro si trovasse “uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali”. Gesù chiese di essere battezzato a sua volta, come gli altri, sorprendendo il predicatore. Uscito dalle acque, il cielo si aprì e lo Spirito Santo scese su di lui. Così, pieno della grazia divina, Gesù Cristo si avviò nel deserto dove rimase per quaranta giorni in meditazione. Dopo questi, tornò per dedicarsi alla vita pubblica in Galilea.
Ma perché Gesù che era privo di peccato volle sottoporsi al battesimo? Perché “conviene così che si adempia ad ogni giustizia”, citando proprio il Messia, intento a spiegare la sua volontà al Battista. Accettando il battesimo, Gesù volle tanto rendersi solidale con i penitenti che si avvicinavano alla fede cristiana, quanto sancire in questo modo che il rito del Battesimo non sarebbe più stato di sola purificazione, ma un vero e proprio atto di riconciliazione tra il genere umano e il divino. Da quel momento, attraverso il battesimo, gli uomini si sarebbero purificati dal peccato originale.
Il divino si era fatto uomo, e iniziava la sua opera di salvezza del genere umano, che avrebbe poi raggiunto il suo culmine con l’estremo sacrificio, nella crocifissione. Cancellando il peccato originale, l’uomo che si avvicina a Dio, si rende partecipe della sua grazia, che lo monda da tutte le colpe e le pene, fino ad allora commesse, rendendolo un membro della Chiesa cristiana.
“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato” (Marco 16,16)
Battesimo di Cristo, Piero della Francesca, 1445, National Gallery, Londra
Per comprendere il valore del battesimo occorre sapere qual è la salvezza che desidero. Questo si capisce bene nel caso in cui la vita mi metta con le spalle al muro: se non vedo nessuna via di fuga, cerco subito di avere accanto chi mi potrebbe salvare. Questo vale, per esempio, quando sono pieno di debiti, oppure quando ho una malattia grave. Per farmi sopravvivere, l’istinto è pronto a tutto.
Invece il credente è consapevole che la propria vita è nelle mani di Dio, il quale non è l’ultima spiaggia di chi è disperato, ma il Padre che ogni giorno bussa al mio cuore perchè lo accolga. Allora comprendo che la fede in Gesù anticipa fin d’ora la salvezza eterna, che mi farà sperimentare l’incontro diretto con Dio.
Chi crede in Gesù si rende conto che, dopo averlo incontrato, la sua vita non è più quella di prima.
Se ne rese conto anche quell’uomo thailandese, di cui raccontò la conversione un missionario italiano rientrato in Italia. Egli trascorse molti anni in uno sperduto villaggio, predicando il vangelo, istruendo i bambini, curando i malati. Una sera un uomo bussò alla sua porta e gli chiese perchè avesse lasciato l’Italia. Era stato costretto da una carestia? Erano morti tragicamente tutti i familiari?
Il missionario allora volle rivelargli un segreto. “Io e te – gli disse – siamo fratelli!”
“Come è possibile?” replicò sorpreso quell’uomo.
Il prete gli mostrò il crocifisso e concluse: ”Gesù è venuto sulla terra per dirci che Dio è padre di tutti gli uomini.”
Allora il thailandese, pieno di gioia, volle ascoltare il vangelo e prepararsi a ricevere il battesimo, per far conoscere anche ai suoi amici questa verità stupenda.
Il battesimo ci rende cristiani perchè ci associa alla morte e alla risurrezione di Gesù, e ci introduce nella vita divina. Siccome il sacramento del battesimo manifesta l’assoluta generosità del perdono di Dio e ci rende figli nel Figlio, allora ascoltiamo con fiducia la parola del vangelo, perchè orienti al bene le nostre scelte di ogni giorno. Il battesimo è un dono che ci unisce ai credenti che ci hanno preceduto, ci aggrega alla comunità cristiana in cui viviamo e permette anche a noi di aspirare alla santità.
Le religiose e le consacrate impegnate in oratorio si sono ritrovate insieme sabato 8 gennaio a Seveso. Sollecitate dalla situazione di emergenza che stiamo vivendo, su un percorso già avviato nei mesi scorsi, con gli educatori e i presbiteri, hanno fatto un incontro per studiare e ripensare l’oratorio.
Le consacrate, nello specifico, hanno discusso nella prospettiva di uno sguardo verso l’oratorio “al femminile”. La relatrice Paola Bignardi ha proposto una chiave di lettura della situazione della presenza al femminile proponendo un oratorio come “laboratorio di una nuova condizione femminile della Chiesa”.
Che cosa significa? Significa lavorare in oratorio perché fra le alleanze da innescare e generare ci sia innanzitutto quella fra gli uomini e le donne, in cui in particolare le donne offrono una sensibilità e un approccio peculiari che sono un arricchimento per tutti, nell’ottica della reciprocità.
C’è uno specifico femminile dunque che va valorizzato e trova in oratorio terreno fertile. Il confronto ha cercato di tracciare delle “costanti” e di investigare sui possibili modi di sostenere e accompagnare il cammino delle ragazze e delle giovani, maturando ruoli di corresponsabilità all’interno della comunità cristiana.
Tenuto da Padre Meo Elia ex direttore della rivista Missione Oggi e autore di “Cristo fuori le mura” (Gribaudi) e di “Verso una Pastorale Missionaria” (EMI)
Appuntamenti:
13 gennaio: Come Gesù ha vissuto la missione
27 gennaio: La missione nel vangelo di Matteo
10 febbraio: La missione in Luca (Vangelo e Atti degli Apostoli)
24 febbraio: La missione in Paolo
10 marzo: La missione a partire dalla Trinità
24 marzo: per diventare missionari: imparare a conoscere il cuore del Padre
7 aprile: La Chiesa è l’unica società che esiste per quelli che non ne fanno parte
21 aprile: La missione è Dio che si rivolge al mondo
5 maggio: La missione come servizio della salvezza
19 maggio: Cosa vuol dire evangelizzare?
Info: per iscrizioni, anche per i singoli incontri: tel. 0362 625035 (da lunedì a sabato dalle 14,30 alle 19,00). Luogo degli incontri: Missionari Saveriani, via Don Milani 2 (angolo via per Binzago) Desio Ore 20,30
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