Autore: basilica

  • Aiutaci a fare la spesa

    Aiutaci a fare la spesa

    CARITAS COMUNITÀ PASTORALE S.TERESA GESÙ BAMBINO DESIOAIUTACI A FARE LA SPESA: DONACI I TUOI PUNTI FIDATY ESSELUNGAGrazie alla generosità di tanti donatori abbiamo raccolto più di 300.000 punti Fidaty in scadenza l’ 11 aprile 2021, che sono stati utilizzati per ritirare circa 2.800€ di prodotti
alimentari e di igiene da consegnare alle famiglie desiane più in difficoltà.
Per continuare ad aiutarci ti chiediamo di donare i tuoi PUNTI FIDATY ESSELUNGA anche nei prossimi mesi.Trasferiscili sulla tessera del responsabile della Caritas
cittadina: verranno usati per acquistare prodotti da
distribuire alle persone più bisognose.COME FARE1. Usa l’APP o il sito web Esselunga,
-cerca la funzione Fidaty / dona i tuoi punti
-inserisci il beneficiario carta n.0400204108098Oppure2. Recati al punto Fidaty Esselunga e dona i tuoi punti col
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    AIUTACI A FARE LA SPESA: DONACI I TUOI PUNTI FIDATY ESSELUNGA

    Grazie alla generosità di tanti donatori abbiamo raccolto più di 300.000 punti Fidaty in scadenza l’ 11 aprile 2021, che sono stati utilizzati per ritirare circa 2.800€ di prodotti alimentari e di igiene da consegnare alle famiglie desiane più in difficoltà.

    Per continuare ad aiutarci ti chiediamo di donare i tuoi PUNTI FIDATY ESSELUNGA anche nei prossimi mesi.

    Trasferiscili sulla tessera del responsabile della Caritas
    cittadina: verranno usati per acquistare prodotti da
    distribuire alle persone più bisognose.

    COME FARE

    Usa l’APP o il sito web Esselunga, cerca la funzione Fidaty / dona i tuoi punti inserisci il beneficiario carta n.

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    Oppure

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  • Emergenza invadente

    Emergenza invadente

    Invadente è il virus Covid-19: in settimana ha colpito anche tra i preti di Desio; sono deceduti alcuni parrocchiani non proprio anziani; agli amici uccisi dal virus aggiungo il parroco di Agrate, don Mauro Radice, e il vescovo missionario del PIME in Guinea Bissau, mons. Pedro Zilli.

    Invade il fisico, ma anche la mente: per molti è un pensiero fisso, sia che si tratti di essere prudenti per sfuggirgli, sia quando per apparente noncuranza non si rispettano le precauzioni.

    Invade le cronache: i titoli di giornali e telegiornali, il tempo dedicatogli nelle cronache quotidiane, le polemiche politiche, il susseguirsi di pareri, promesse, provvedimenti, stremano anche il più paziente degli ascoltatori o lettori.

    In una recente intervista al Corriere della Sera il nostro Arcivescovo ha però ribadito che la vera emergenza è un’emergenza spirituale: «Se il virus occupa tutti i discorsi non si riesce a parlare d’altro. Quando diremo le parole belle, buone, che svelano il senso delle cose? Se il tempo è tutto dedicato alle cautele, a inseguire le informazioni, quando troveremo il tempo per pensare, per pregare, per coltivare gli affetti e per praticare la carità? Se l’animo è occupato dalla paura e agitato, dove troverà dimora la speranza?».

    Ecco: il virus ha invaso anche queste righe. Ma lo ha fatto per invitarci non a ignorarlo, ma a dargli posto allargando lo sguardo a una storia più ampia, a relazioni più vere, dove si può anche parlare d’altro, senza parlare a vanvera.

    don Gianni

  • «Misericordia è il nome di Dio»

    «Misericordia è il nome di Dio»

    Con questa frase Papa Francesco ha intitolato uno dei suoi ultimi libri intervista, una frase che sentiamo spesso ripetere, ma sulla quale, forse, non riflettiamo abbastanza…

    La prima domenica dopo Pasqua, detta anche “domenica in Albis”, sarà la festa della Divina Misericordia, una festa istituita per tutta la Chiesa Cattolica nell’Aprile 2000 da Giovanni Paolo II, in occasione della canonizzazione di suor Faustina Kowalska.
    È a questa suora polacca che Gesù stesso, nel febbraio 1931, e per quattordici volte negli anni successivi, chiese di far conoscere a tutto il mondo la sua “inconcepibile Misericordia”, e di volere che fosse istituita una festa della Misericordia la prima domenica dopo Pasqua:

    “Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia inconcepibile Misericordia. Desidero che la festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L’anima che si accosta alla Confessione ed all’Eucaristia, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. Che nessuna anima tema ad avvicinarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come porpora. Questa causa è Mia ed è scaturita dal seno della Santissima Trinità, che attraverso il Verbo vi fa conoscere l’abisso della Divina Misericordia. Desidero che questa Festa venga celebrata solennemente la prima Domenica dopo la Pasqua.”
    (Diario di Santa Faustina, Quaderno 2)

    Gesù spiegò così la ragione per cui chiese l’istituzione della festa:
    “Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione [..]. Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre”

    È dunque ancora l’amore incomprensibile di Dio, che lo spinge a donarci ogni possibilità, perchè nessuna anima possa perdersi… Ha mandato suo figlio nel mondo ed ha permesso che morisse appeso ad una croce per pagare i nostri peccati, per poi risuscitare dopo tre giorni riaprendoci la via al Paradiso, affinché potessimo credere nel suo Amore per noi, perché potessimo riconoscerlo come il Padre Nostro e cosi affidargli la nostra vita lasciandoci salvare… Ma nonostante questo, l’uomo continua a non fidarsi, non si abbandona a Lui, non crede, allontanandosi dalla fonte dell’Amore, perdendosi…

    Gesù ha chiesto espressamente che la festa della Divina Misericordia venisse celebrata la prima domenica dopo Pasqua per sottolineare lo stretto legame che esiste tra il mistero pasquale della Salvezza e la Misericordia, essa è immersa e fondamento del mistero della redenzione. Suor Faustina nel suo diario scrive:
    “La sera, stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido.[….] Dopo un istante, Gesù mi disse: Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero”.

    Gesù ci chiede di venerare questa sua immagine perché impariamo a “confidare” in Lui. Da quelle piaghe, aperte nel suo costato dalla lancia sulla croce, scaturiscono i raggi rosso, simbolo del sangue della vita e quello pallido simbolo dell’acqua che giustifica le anime: la sua MISERICORDIA, il volto più vero di Dio.
    Come Tommaso allora lasciamo che Gesù risorto ci venga incontro mostrandoci le sue piaghe e come lui diciamo: Mio Signore e mio Dio, Gesù confido in te!

    Fabrizio Zo

  • In Albis depositis

    Domenica in cui si ripongono le bianche vesti

    Il nome di questa domenica è collegato alle tappe finali del conferimento del Battesimo ai catecumeni. Anticamente, durante la Quaresima, il vescovo preparava i pagani adulti che volevano diventare cristiani. La conclusione dei diversi riti di passaggio avveniva la notte di Pasqua, durante la quale il vescovo amministrava loro il Battesimo e poi faceva indossare ai neofiti una veste bianca. L’importanza del nuovo abito per i battezzati richiama la novità di vita che in occasione del Battesimo esige la loro completa immersione nell’acqua. Questo gesto fa sperimentare al battezzando dapprima la morte di Gesù (sommersione), a cui segue la risurrezione di Gesù (riemersione). Questo passaggio pasquale è confermato da un altro gesto simbolico: il catecumeno, prima di immergersi nell’acqua, si spogliava degli abiti della vita precedente, che abbandonava nella parte occidentale del fonte battesimale.
    Riemergendo dalla parte orientale del battistero all’alba di Pasqua, il cristiano veniva illuminato dalla gloria di Cristo risorto, luce del mondo, creatore della nuova umanità. Questo cambiamento era richiamato anche dal colore bianco della veste con la quale il vescovo lo aveva rivestito.

    Il battistero a forma ottagonale ricordava al cristiano che ormai era avvenuta in lui la nuova creazione; anche lui era partecipe del mondo definitivo, che oltrepassa quello iniziale creato da Dio in sette giorni. È il tempo nuovo, inaugurato da Gesù la domenica di Pasqua con la risurrezione dalla morte: la vita di Dio vince il limite che il peccato ha introdotto nell’umanità.

    Durante la settimana che seguiva la domenica di Pasqua, i nuovi battezzati partecipavano alle catechesi battesimali, per comprendere i significati spirituali dei riti cristiani e poter così gustare in pienezza la vita ecclesiale.
    Utilizzando per sette giorni la stessa veste bianca, riuscivano a testimoniare, a tutti coloro che li incontravano, che da allora in poi sarebbero stati felici di essere membri della comunità spirituale della Chiesa, nella quale erano rinati a vita nuova.

    La settimana successiva il vescovo aspettava alla celebrazione eucaristica i neofiti, che gli riconsegnavano di domenica (in albis depositis) la veste battesimale che avevano ricevuto nella notte di Pasqua.
    Indossare la veste bianca è come indossare l’abito nuziale: esprime il desiderio di essere degni dell’incontro gioioso con Gesù, per far parte della comunità cristiana a pieno titolo.

    Questo simbolo luminoso ricorda anche che c’è una grande analogia tra il cristiano che incontra Dio nel Battesimo con l’episodio della trasfigurazione di Gesù sul Tabor, quando le sue vesti divennero candide come la neve.
    Nella lettera ai Colossesi san Paolo ci spiega cosa significa rivestirsi di Cristo: “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri. Ma, sopra tutte queste cose, rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto”.
    don Sandro