Adorazione Eucaristica
In comunione con l’Arcivescovo
Desio, Chiesa SS Pietro e Paolo Domenica21 febbraio ore 20,45
Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino
Adorazione Eucaristica
In comunione con l’Arcivescovo
Desio, Chiesa SS Pietro e Paolo Domenica21 febbraio ore 20,45
Come tutti gli anni la comunità ha accompagnato le coppie di fidanzati che hanno chiesto il matrimonio cristiano. Un cammino si conclude domenica 21 febbraio ed uno ripartirà il 3 marzo.
di Adriana Manin
Laici e sacerdoti, con la parola di Dio, hanno guidato 21 coppie di fidanzati che hanno espresso il desiderio (contro corrente) di affermare il proprio SÌ per sempre davanti a Dio e alla Comunità.
Anche per questo appuntamento l’emergenza sanitaria ci ha chiamati a rimodulare gli incontri che si sono tenuti in modalità c.d. “a distanza”.
Una necessità che, nella pratica, ha di fatto ridotto le distanze poiché, tra le 21 coppie che hanno partecipato, ce n’è una che da Caltanisetta ha potuto frequentare il corso di preparazione brianzolo.
Effetti collaterali di una emergenza sanitaria che ci ha permesso di annullare alcune distanze.
Rimodulare schemi utilizzati da anni è stato più semplice del previsto perché in fondo conta poco il contorno se le portate principali sono Gesù e l’amore, un connubio vincente in ogni situazione.
Questi fidanzati ci hanno ricordato che esiste il desiderio di condividere le esperienze, di confrontarsi, e che c’è voglia di conoscere una verità alternativa di un “per sempre” che si contrappone alla logica dello scarto e del “tutto e subito” che il mondo di oggi ci propone in ogni ambito.
Allora capita che dei giovani che si amano già da un decennio o da poco più di un anno giungano da altre città (e da altre regioni) per chiedere di fare un percorso insieme, per condividere emozioni e dubbi.
E noi abbiamo parlato con loro di comunicazione, di affettività, di fede, di sacramento, di apertura alla vita e dunque di amore autentico.
Le “coppie guida” – così ci presentiamo ai “fida” – ma in realtà siamo compagni di viaggio perché in queste settimane di incontri cresciamo anche noi attraverso loro, riscopriamo quella promessa fatta anni fa e, attraverso il messaggio che portiamo a loro, rispolveriamo il nostro essere coppia per ricordaci che “non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio”.
La Parola che i sacerdoti ci hanno affidato durante gli incontri è ricca di rivelazioni e promesse ma anche di sogni infranti e di perdono. Sì, perché in queste serate non ci siamo raccontati la favola del “vissero tutti felici e contenti”, ma la realtà di un progetto che passa attraverso l’impegno, l’intimità e perché no la passione: elementi indispensabili dell’amore.
Al termine dei dieci incontri ci appare più chiaro che il progetto meraviglioso di amore degli sposi non regge per inerzia ma si consolida nella preghiera (mattone) e con la Comunità (cemento) che lo sostiene. In questo modo il SÌ del matrimonio cristiano viene pronunciato e vissuto.
Grazie ai “fida” e buon cammino insieme!
Sull’Enciclica di Papa Francesco FRATELLI TUTTI
Predicatori
S.S. Pietro e Paolo: don Alberto
San Giovanni Battista: don Marco
San Pio X: don Gianni
San Giorgio: don Paolo
S.S. Siro e Materno: padre Emmanuel
Dalla Basilica gli esercizi vengono trasmessi sul canale Youtube Pastorale Desio
Inizia questa domenica la Quaresima, il tempo che ci prepara alla Pasqua. Un tempo di verifica e di conversione in cui il protagonista non siamo noi, ma Gesù che ci salva.
Il brano di Vangelo ci porta nel deserto, il luogo in cui l’uomo riscopre la sua dipendenza da Dio, riesce ad ascoltare, fuori dal frastuono del mondo, la Parola del Signore. È la Parola su cui dobbiamo fondare la nostra vita, dobbiamo trovare il tempo per ascoltare questa Parola perche è la Parola più importante.
Questo ascolto ci deve portare a vincere, come Gesù, le tentazioni facili del potere, del sentirsi qualcuno, dello star bene… condurci a una vita nel senso di donazione.
L’imposizione delle ceneri, non deve essere un gesto formale, ma il riconoscimento di quanto siamo poveri, un pugno di polvere, e nello stesso tempo a quale grandezza Dio ci ha chiamati, ad essere sua immagine viva nel mondo.
Il magro e il digiuno non devono essere solo un cambiare menù a tavola, ma un segno di padronanza e capacità di rinuncia, personalizzandolo, ad esempio con il digiuno della TV, di letture futili, di chiacchiere inutili.
Gesù, vuole aiutarci in questo lavoro di conversione, è Lui che può lavorare dentro di noi se gli apriamo il cuore. Impegnamoci a una preghiera più intensa, a una partecipazione più viva alla messa, a una confessione che sia l’incontro con l’amore misericordioso di Dio.
Ciascuno trovi un momento per delineare una propria regola di vita cosicché questo tempo sia “un momento favorevole, il giorno della salvezza”.
don Alberto
Mi rifaccio ancora a papa Francesco e a una sua affermazione paradossale: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”. L’ha detta a Pentecoste, e l’ha ripetuta nei mesi successivi.
Un anno fa, il pomeriggio di domenica 23 febbraio, sull’onda delle allarmanti notizie che iniziavano a prendere consistenza intorno al nuovo devastante virus, eravamo costretti a decisioni drastiche: sospensione delle Messe con la presenza dei fedeli (le chiese però sono sempre rimaste aperte per la preghiera personale), chiusura degli oratori e delle attività educative e sportive, chiusura delle scuole, incluse quelle parrocchiali per l’Infanzia. Dopo qualche giorno abbiamo imparato una nuova espressione: lockdown, chiusura totale, confinamento.
Si è parlato di “tempo sospeso” e qualcuno ha proposto di cancellare dalla storia l’anno 2020.
Cancellare: un istinto ricorrente nelle singole persone quando subiscono un periodo di prova per una malattia, un lutto, una separazione, un licenziamento o una bocciatura; tentazione che può essere avvertita anche a livello collettivo. Ma – a parte che l’accaduto non si può cancellare – è giusto mettere tra parentesi? Ignorare o eliminare o rimuovere il negativo? Non è anch’esso una scuola di vita, che mette in luce limiti, fragilità, ma anche risorse e capacità di lotta e di perseveranza di singoli e comunità? Nessuna esperienza, neppure la più angosciante, va sprecata. La forza della preghiera e del pensiero possono aiutare a superare ciò che il papa chiama “narcisismo, vittimismo ed egoismo” e a immaginare creativamente nuovi orizzonti.
don Gianni
I papi parlano a tutti.
Una volta all’anno parlano anche ai diplomatici accreditati presso la S. Sede
affinché non solo loro e i loro governi, ma tutti possano riflettere sull’attuale
situazione. Ricevendo l’8 febbraio scorso gli ambasciatori papa Francesco ha approfondito le principali crisi in atto, già da altri evocate e condivise: sanitaria, ambientale, economica e sociale.
Poi però ha aggiunto: «Le criticità che ho fin qui evocato pongono in rilievo una crisi ben più profonda, che in qualche modo sta alla radice delle altre, la cui drammaticità è stata posta in luce proprio dalla pandemia. È la crisi della politica (…). Uno dei fattori emblematici di tale crisi è la crescita delle contrapposizioni politiche e la difficoltà, se non addirittura l’incapacità, di ricercare soluzioni comuni e condivise ai problemi che affliggono il nostro pianeta (…). Mantenere vive le realtà democratiche è una sfida di questo momento storico, che interessa da vicino tutti gli Stati: siano essi piccoli o grandi, economicamente avanzati o in via di sviluppo».
L’Italia sta dimostrando in questi giorni quanto siano gravi i pericoli connessi alla crisi della politica e della democrazia e quanto sia necessario un nuovo stile di rapporti per superarla. Talvolta si dice che i cittadini hanno i governanti che si meritano – specchio delle loro virtù ed egoismi – e talaltra si afferma il contrario. Al di là dei modi di dire, spesso approssimativi nelle loro semplificazioni, tutti sono chiamati a un nuovo e serio senso di appartenenza e di solidarietà.
don Gianni
(altro…)Il nostro Arcivescovo rivolge a tutti un accorato appello sul tema dell’emergenza educativa
Questo l’invito con cui il nostro Arcivescovo monsignor Delpini chiede a tutte le comunità di unirsi idealmente a lui nella preghiera per l’emergenza educativa
Vorrei dare voce allo strazio dell’impotenza.
Vorrei dare voce anche a tutti i genitori, gli educatori, gli insegnanti che percepiscono questo momento come una emergenza spirituale ed educativa e si rendono conto che non sono a portata di mano rimedi e soluzioni immediate.
Vorrei dare voce a ragazzi e ragazze che sono sconvolti dall’isolamento, dai comportamenti incomprensibili e violenti fino alla morte di coetanei ai quali sono affezionati e si sentono in colpa per non aver capito, per non aver detto, per non aver fatto abbastanza.
Vorrei che questa voce arrivasse alle istituzioni e che l’alleanza tra le istituzioni si rivelasse con maggior evidenza e incisività. Uomini e donne delle istituzioni certo condividono con me strazio e frustrazioni, insieme con impegno e passione educativa. Constatare inadeguatezza di risorse, esiti fallimentari, scelte sbagliate non può essere un motivo di paralisi, ma una provocazione a più incisiva dedicazione e una più corale concentrazione sulle priorità educative.
Abbiamo suggerito parole e tempi per pregare; abbiamo insegnato la bellezza e la dignità di ogni persona; abbiamo parlato della vita come di una vocazione a mettere a frutto i talenti di ciascuno per il bene di tutti; abbiamo seminato parole di pace; abbiamo cura degli ambienti perché siano belli, ordinati, accoglienti. Riconosciamo la nostra impotenza: molti ragazzi e ragazze invece della concordia amano l’aggressione e la violenza verso gli altri e verso se stessi; ci sono ragazzi e ragazze che si negano ai rapporti, evitano ogni responsabilità; ci sono ragazzi e ragazze che passano il tempo a sporcare la città, a rovinare il pianeta e se stessi; ci sono ragazzi e ragazze che si sentono brutti, inadatti alla vita, disperati e non sanno pregare.
Brucia dover constatare la mia, la nostra impotenza.
In questo momento non ho niente da rimproverare a nessuno, non ho niente da insegnare. Verrà il momento per discorsi più ragionati, per proposte e impegno: la Chiesa c’è, ci sarà, per tutti. Ma in questo momento porto davanti al Signore questi sentimenti, con la certezza che il Signore continua ad amare ciascuno, manda il suo Spirito a seminare consolazione, coraggio, sapienza.
Per questo domenica 21 febbraio pregherò con questa intenzione dalle 20,45 nel santuario di San Pietro in Seveso.
Vorrei sentire che siamo in tanti in ogni parte della diocesi a pregare in quella sera di inizio Quaresima. Tanti: genitori, adolescenti e giovani appassionati del bene e avvertiti del male che insidia e rovina anche i loro coetanei. Tanti: preti, persone consacrate, insegnanti, educatori, tutti coloro che condividono lo strazio dell’impotenza e continuano a gridare verso Dio.
Ogni chiesa, ogni santuario, ogni convento, ogni monastero, può essere aperto, in questo stesso orario, per un tempo di preghiera.
“Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio” (salmo 28,2).
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.