Autore: basilica

  • FESTA DEI POPOLI 2021

    FESTA DEI POPOLI 2021

    La Festa dei popoli, organizzata dai Saveriani in collaborazione con associazioni e volontari, è di grande attualità. Se allarghiamo lo sguardo, oltre Desio, abbiamo a che fare con popoli, culture, lingue, identità diverse. Nelle stazioni, nelle piazze, sui treni, negli ospedali, per strada, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, negli oratori troviamo tutto il mondo.
    Celebrare la Festa dei popoli il 23 maggio 2021, domenica della Pentecoste, è particolarmente significativo. La Pentecoste è celebrazione della bellezza dell’universalità, delle diversità. Il volto di Dio è multiforme, multiculturale, multietnico. Dio parla le nostre lingue. La festa dei popoli è occasione per celebrare la bellezza delle nostre identità, delle nostre diversità con particolare attenzione alla fratellanza universale tra uomini e donne. Occorre avere – come diceva il card. Martini – “sincera simpatia per l’altro, avvicinarlo con fiducia, essere pronti a imparare da chiunque parli con sincerità e onestà intellettuale”.
    Quest’anno, unico evento, sarà la celebrazione dell’Eucaristia, presso i Missionari Saveriani, domenica 23 maggio alle 11,30.

    Don Tonino Bello, un giorno disse: “La pace è finita, andate a messa”. Così ci invitava a prolungare l’Eucaristia fuori della chiesa con persone diverse, con chi non condivide la nostra fede, la nostra cultura, la nostra lingua.

    Padre Emmanuel

  • Accolitato per Cosimo Iodice

    Sabato prossimo, 22 maggio, nella parrocchia di Garbagnate Milanese verrà conferito a Cosimo Iodice, parrocchiano di San Giovanni Battista e prezioso collaboratore nella Comunità Pastorale, il ministero dell’Accolitato, ultima tappa del percorso verso il Diaconato permanente. Partecipiamo alla sua gioia e lo accompagniamo nella preghiera.

  • Fondo San Giuseppe

    Uno spazio capace di ricostruire legami e di aiutare le persone a vedere un futuro concreto.

    Ha scritto il nostro Arcivescovo: “Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma il sentirsi abbandonati”.

    Con questi sentimenti un anno fa, nel pieno della prima emergenza Covid, su iniziativa dell’Arcivescovo Mario Delpini, nasceva il Fondo diocesano San Giuseppe con lo scopo di aiutare quanti, a causa dell’emergenza, hanno drasticamente ridotto il proprio reddito da lavoro.

    • Sino ad oggi sono stati donati al Fondo più di 8 milioni di euro, dei quali più di 5 milioni erogati a 2.454 persone e famiglie della nostra Diocesi. Ai 4 milioni di euro iniziali (offerti in parti uguli dalla Diocesi e dal Comune di Milano) si sono aggiunte donazioni da parte di singoli cittadini (70%) e di imprese (30%), segno di generosità diffusa, e di quella cultura della cura indicata da Papa Francesco, capace di seminare speranza.
    • I beneficiari sono sia italiani che stranieri. Per accedere al Fondo occorre presentare la domanda o attraverso il Centro di Ascolto Caritas o direttamente al Fondo. Va dimostrato di avere subito una sensibile riduzione del reddito familiare dal marzo 2020 e non avere entrate superiori a 400 euro mensili a persona. La richiesta di contributo viene valutata dal consiglio di gestione del Fondo che decide anche l’entità del contributo (variabile tra i 400 e gli 800 euro al mese per 3 mesi), tenendo conto del numero dei componenti della famiglia.
    • Nella nostra Comunità Pastorale desiana sino ad oggi sono state accolte dal Fondo Diocesano 20 domande di contributo e l’importo complessivo erogato ad oggi è di 35mila euro.
    • Quest’anno il Fondo ha consentito di dare un immediato sollievo alle famiglie che hanno perso o ridotto il lavoro. Come ha detto il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, si è rivelato un segno profetico che consente di redistribuire reddito, tra chi ha risorse e chi le cerca, in modo gratuito e aperto e tutti. Inoltre vuole essere uno spazio capace di ricostruire legami tessendo reti di fraternità capaci di aiutare le persone a vedere un futuro concreto.

    Rita Galimberti e Vito Bellofatto

  • “Maratona” di maggio

    “Maratona” di maggio

    Il Rosario nel mese di maggio rimane nella memoria di molti, non necessariamente dei più anziani. Quell’uscita serale appartiene ai ricordi di tanta gente e di tante comunità. La pandemia (e un po’ di disaffezione religiosa?) costringe a ridurre anche questa proposta.

    A ravvivarla ci pensa papa Francesco con la richiesta di valorizzare i santuari mariani sparsi nel mondo in una sorta di “maratona” affinché «tutta la Chiesa possa invocare l’intercessione della Beata Vergine Maria per la fine della pandemia».

    Per ogni giorno del mese un santuario è incaricato di organizzare vari momenti di preghiera, culminanti nella recita del Rosario. A ogni giornata poi è affidata un’intenzione particolare.

    Per esempio domenica 9 maggio è di turno il santuario di Loreto, in Italia, con l’invito a pregare per gli anziani. Così sono coinvolti luoghi famosi come Lourdes, Fatima, Pompei, ma anche Aparecida in Brasile o Luján in Argentina o altri santuari nazionali in Giappone, Algeria, Belgio ecc. E tra le intenzioni troviamo: per gli scienziati e gli istituti di ricerca medica; per le persone sole e coloro che hanno perso la speranza; per le vittime della violenza e della tratta umana. E, nell’ultimo giorno: «per la fine della pandemia e la ripresa della vita sociale e lavorativa».

    La preghiera supera i limiti del tempo e dello spazio: si può pregare sempre e dappertutto. E Maria nel Rosario ci fa conoscere Gesù, la sua vita, i suoi doni. In comunione con il Santo Padre, aderiamo a questa invocazione universale: una preghiera fatta da tutti a favore di tutti.

    don Gianni

  • La devozione mariana e le chiese a Lei dedicate

    La devozione mariana non è soltanto un elemento costante della vita della Chiesa: essa può essere considerata come un punto di osservazione dello spirito ecclesiale, dei suoi sviluppi e delle sue involuzioni.
    Maria, infatti, è l’immagine e il modello della Chiesa.
    Una riflessione di storia generale della Chiesa, sia pure in forma di estrema sintesi, è utile per collocare le espressioni locali della devozione mariana, i santuari, le chiese e le cappelle votive a Lei dedicate. Storia locale e storia generale, infatti, si integrano e si illuminano l’un l’altra.

    Nei secoli iniziali della vita della Chiesa le rarissime testimonianze ci delineano una posizione di Maria nella Chiesa caratterizzata da estrema sobrietà: né chiese dedicate a lei, né feste particolari. Non che ella non sia presente, nella devozione, tra il popolo cristiano. Fin dal II secolo, nelle catacombe romane di Santa Priscilla, compare l’immagine di Maria che, con il bambino, accoglie i Magi.

    All’inizio del IV secolo, ebbe origine una prima forma di “cristianità”, ossia quel complesso sistema di concezione ideale e di organizzazione politica della società che delinea come un tutt’uno il regno terreno – affidato ad un sovrano cristiano – e l’istituzione ecclesiastica, e l’uno e l’altra insieme quale anticipo e inizio del regno di Dio. È una visione per sua natura universale che comprende non soltanto tutta l’umanità storica, bensì anche la comunità dei santi; non solo la terra, ma anche, in anticipo e promessa, il cielo.

    Si evidenzia dunque, uno spazio di mediazione, tra cielo e terra; ed è in questo contesto che va collocato l’intensificarsi della devozione mariana che accompagna e segue la dichiarazione solenne di “Maria madre di Dio” fatta al concilio di Efeso (anno 431). La Vergine – a un tempo creatura umana ma ricolmata dei più grandi favori divini – si staglia come la figura che identifica quel nuovo spazio di connessione fra cielo e terra. Ella si pone come immagine ideale dell’universo cristiano.
    La diffusione del culto mariano è costituita, innanzitutto, dal moltiplicarsi delle feste in suo onore. Tra le prime chiese che iniziano a sorgere – espressione di un cristianesimo ormai assunto a religione pubblica e universale – molte vengono dedicate a Maria. Anche a Roma sorgono le prime basiliche dedicate alla Vergine, prima e più famosa delle quali è quella di Santa Maria Maggiore voluta da Sisto III (V secolo).

    È attraverso il canale monastico che, insieme alla riforma, si diffonde in tutto l’Occidente la devozione mariana. Le prime cattedrali gotiche, edificate in Francia verso la metà del XII secolo, sono dedicate a “Nôtre Dame” (Chartres, Paris, Reims).

    La dedicazione mariana della chiesa-madre (nel senso di edificio) sottolinea e rafforza il già richiamato e tradizionale legame tra Maria e la Chiesa: la comunità ecclesiale si fa Corpo di Cristo in quel luogo dove si raccoglie e attinge alla vita del Figlio di Dio, offerto al mondo da Maria.

    Dagli Ordini religiosi la devozione mariana trapassa e si diffonde tra le popolazioni. Ancor più, il diretto contatto con la gente, esplicitamente ricercato dai Mendicanti, e attuato soprattutto con la predicazione, il ministero del confessionale, l’istituzione di confraternite, l’apertura di chiese frequentatissime in ogni città, moltiplica in proporzione tale influsso sulla religiosità popolare.

    Ed ecco apparire nuove pratiche devozionali. Prima di esse, per la diffusione e la fortuna durevole di cui godrà, è certamente il rosario. Esso nasce in ambiente monastico, con l’intento di sostituire la lettura dei 150 salmi mediante la recita delle 150 Ave Maria; il nome stesso con cui tale pratica viene inizialmente propagandata è quello di Psalterium Beatae Mariae Virginis.

    È mio personale convincimento che nessuno possa giungere ad
    un’intima unione con Nostro Signore e ad una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grandissima unione con la
    Vergine santa ed una grande dipendenza dal suo soccorso.

    San Luigi Maria Grignion de Montfort
    da Trattato della Vera Devozione a Maria

    Quella fra Tre e Cinquecento è un’epoca ricchissima di raffigurazioni mariane, da quelle di sommo livello artistico, dove più forte è la tendenza ad esaltare nella bellezza la figura femminile di Maria, a quelle più modeste, significativamente presenti in ogni angolo di vita quotidiana, dalla casa alla campagna, dai palazzi pubblici alle strade.

    Localmente sono numerosissime le raffigurazioni di Maria nelle chiese, ma anche sulle case o in cappelle rurali. Tra le più frequenti, quelle legate appunto all’umanità di Gesù: dunque la madre con il bambino sulle braccia o al seno, l’Addolorata con in grembo il Cristo morto. Si intuisce come, in queste raffigurazioni, si potesse esprimere ed accrescere al meglio la devozione popolare, unendo alla venerazione della Vergine e alla contemplazione dei suoi misteri la consolante possibilità di rispecchiarsi con la propria stentata vita, dalla culla alla tomba, nella sua vita e in quella di suo Figlio.

  • La chiesa della Madonna Pellegrina

    La chiesa della Madonna Pellegrina

    La storia della chiesa della Madonna Pellegrina inizia nel 1950, quando in una sera di aprile, il signor Giuseppe Carpanelli, nello svoltare in auto verso il cortile del suo mobilificio, venne investito con l’auto dal tram, però senza gravi conseguenze.

    Resosi conto dello scampato pericolo, il signor Carpanelli fece un voto di ringraziamento alla Madonna, proponendosi di far erigere una cappella a lei dedicata in zona, anche a beneficio del rione, che andava sempre più popolandosi.

    Superando alcune difficoltà il 29 giugno 1951 venne posta la prima pietra della chiesetta, che fu ultimata e benedetta il 14 settembre 1952 dal prevosto mons. Giovanni Bandera.

    La statua lignea della Madonna venne donata dall’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, mentre il pavimento marmoreo provenne dal Tempio ebraico di Milano, a quell’epoca in rifacimento.

    La dedicazione alla Madonna Pellegrina è da mettere in relazione al pellegrinaggio di una statua mariana, in atto nel dopoguerra in tutta la Diocesi, promosso dal cardinale Ildefonso Schuster.

    Le attività pastorali furono assolte dai padri missionari Saveriani che vi si avvicendarono fino al 1965, quando venne fondata la nuova parrocchia dei santi Pietro e Paolo. Con la costruzione della nuova chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo, la chiesetta assunse un ruolo secondario: in essa si celebrò per diversi anni la sola Messa festiva, oltre ai riti mariani del mese di maggio e a diversi matrimoni.

    Nel 1991 la chiesa fu oggetto di un piccolo restauro, nel 2002 vene rifatto il tetto, mentre tra il 2003 e il 2004, per iniziativa del parroco don Antonio Niada, grazie alla generosità dei parrocchiani, venne operato un radicale rifacimento interno, su progetto dell’arch. Sr. Michelangela Ballan, che conferì alla chiesa l’attuale assetto.

    Tra gli arredi è da menzionare la pala del vecchio altare, raffigurante i quattro Evangelisti (situata nel transetto di destra), il quadro ‘la Madonna della Tenerezza’, ex-voto dell’artista desiano Alessandro Savelli (transetto di sinistra) e un crocefisso ligneo dello scultore ligure Ceccardi posto sulla parte di fondo. Sul presbiterio sono presenti un artistico leggio, mentre sopra il tabernacolo insiste un delicato motivo pittorico, eseguito dall’artista Daniela Benedini.

    La chiesa della Madonna Pellegrina che quest’anno festeggia il 70° di Fondazione, costituisce una tappa dell’itinerario spirituale “Cammino di Sant’Agostino” .

    Giuseppe Monga

  • Cappella della Madonna dei boschi

    La “Cappella dei Boschi” (1630) è legata, purtroppo, a uno dei tanti periodi tristi della nostra città. Nei secoli medioevali siccità, pestilenze e a volte carestie, venivano accettate come un castigo divino. Preghiere, processioni, implorazioni di pietà era tutto ciò a cui le nostre genti s’aggrappavano: la clemenza Divina. Solo dopo il XV sec., con l’aprirsi a nuove conoscenze in campo scientifico, si iniziò a non accettare passivamente tali principi. Si cominciò a capire che non era la volontà Divina, ma il contagio da una persona all’altra la principale causa del dilagare di pestilenze. Si abbandonò così ogni pietà e chi veniva considerato appestato, veniva allontanato dal borgo. Si formò allora una specie di lazzaretto in aperta campagna, nelle vicinanze del “foppone Valera”. Qui lasciarono i loro miseri resti centinaia di desiani e in ricordo di ciò venne edificata questa Cappelletta. Ancora sino al secolo scorso vi si tenevano funzioni religiose. La struttura esterna ed i dipinti interni furono ripristinati a metà dell’Ottocento.

    Molte persone in questi giorni mi chiedono se si potranno ancora celebrare le Sante Messe nelle Cappellette Madonna dei Boschi e Santa Liberata (XVIII secolo-1920).

    La mia risposta è che non è ancora possibile, poiché mancano le garanzie per la sanificazione e il distanziamento come nelle chiese parrocchiali.

    Nel 1963 queste due cappellette sono entrate a far parte del territorio della neonata Parrocchia S. Pio X. Ma in realtà sono di tutta la Città di Desio.

    Quando sono diventato Vicario di San Pio molte persone mi hanno raccomandato di conservare la tradizione e valorizzare la preghiera in questi due luoghi cari alla pietà popolare dei Desiani.

    Sono sempre meravigliato per i molti fedeli che passano per una preghiera e per accendere una candela lasciando anche un’offerta. Le persone non vanno più in chiesa ma qui trovano una consolazione e non mancano di affidare i sofferenti nell’anima e nel corpo recitando una Ave Maria.

    Speriamo di riuscire presto a celebrare le sante Messe alla Madonna dei boschi ogni sabato alle ore 17.30 (mesi di maggio, giugno, luglio, agosto) e nei mercoledì di maggio a Santa Liberata.

    Ma ora ci si può recare singolarmente per una “gita fuori porta” e per recitare le due preghiere che molti conoscono.

    Alla Madonna dei boschi si recita la preghiera di San Bernardo:

    Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito che alcuno sia ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, abbia chiesto il tuo soccorso, e sia stato abbandonato.
    Animato da tale fiducia, a te ricorro, o Madre Vergine delle vergini; a te vengo, dinanzi a te mi prostro, peccatore pentito.
    Non volere, o Madre del Verbo,
    disprezzare le mie preghiere, ma
    ascoltami benevola ed esaudiscimi. AMEN
    Alla Madonna di Santa Liberata si recita questa preghiera:
    Ave, piena di Grazia, preservata
    dall’Eterno Immacolata.
    Dal peccato originale Liberata.
    Ave, benedetta che hai creduto,
    Ave Madre del Signore, per la Passione del Figlio Addolorata, dal Figlio risorto
    Consolata: da ogni amarezza Liberata.
    Ave, Assunta come il Figlio: dal sepolcro Liberata.
    Ave, Madre della Chiesa: libera tutti da pene e dolori e prega per noi peccatori.
    Ave, Santa che aiuti: dalla carità fredda salvaci, dalla disperazione preservaci, dalla fede spenta liberaci. AMEN

    Don Paolo Ferrario

  • DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    Storie particolari di scelta di libertà e vita
    14 maggio 2021 ore 21:00

    La Comunità pastorale propone in ripresa della festa per la vita dello scorso 7 febbraio un incontro per condividere testimonianze di scelte che promuovono la vita dal suo concepimento

    Saranno ospiti la Prof.ssa Patrizia Vergani, direttore di Area Ostetrica, Ospedale S. Gerardo, Monza; e la Sig.ra Elena Galbiati, responsabile Centro Aiuto alla Vita CAV, Seregno.

    L’incontro si svolgerà in modalità online
    su piattaforma Zoom.

    Per partecipare scrivi una mail a:
    commissionefamigliadesio@gmail.com
    oppure invia un messaggio WhatsApp con il tuo nome e cognome a 338 4507346 o 340 7384763