Un ringraziamento grande… quanto la Comunità
A distanza di una settimana vivo ancora un po’ nel clima di Domenica scorsa, quando nei vari momenti della festa – che la Comunità Pastorale ha voluto così largamente offrirmi – ho ricevuto tante attestazioni di affetto e di riconoscenza che sicuramente superano di molto i miei meriti personali (e lo dico in piena sincerità).
La mia gratitudine quindi è davvero sconfinata e si rivolge a tutti i membri della Comunità, anche se un plauso particolare va a coloro che in prima persona hanno contribuito alla preparazione e all’organizzazione delle diverse fasi di questo ritrovo festoso, oltre a tutte le persone che hanno voluto farmi pervenire – in vari modi – il loro segno di vicinanza e di amicizia: sono davvero così numerosi che non arriverei mai a ricordarli tutti. Spero di riuscire a far pervenire a ciascuno il mio “grazie”, anche se non potrà essere nell’immediato, poiché credo che ci vorrà un po’ di tempo.
Mi preme comunque mettere in evidenza che un’occasione di questo genere, in ultima analisi, non è rivolta tanto alle caratteristiche e all’azione della mia persona, ma contribuisce a richiamare a tutti i cristiani l’importanza del ministero sacerdotale nella vita della Chiesa. Sulla base della comune rigenerazione e consacrazione battesimale, che ci inserisce come popolo sacerdotale nel mistero di Cristo, il Signore Gesù ha voluto conferire ad alcuni all’interno della comunità il dono e il compito di partecipare più direttamente alla sua funzione di Pastore, per condurre i fratelli all’incontro con Lui e per svolgere il ‘servizio dell’unità’, facendo in modo che i doni di ciascuno possano davvero – come dice S. Paolo – essere messi al servizio del bene comune. E anche per far sì che ogni comunità locale e la chiesa tutta insieme, in comunione con il suo Signore, diventi sempre meglio segno della sua presenza e del suo amore davanti a tutti gli uomini.
Perché però questa importante funzione del presbitero non favorisca il “clericalismo” (che è una deriva sempre possibile) è importante che il prete stesso non pensi di accentrare in sé ogni aspetto e iniziativa della vita comunitaria; si diceva già tempo fa: lui ha ‘il carisma della sintesi’, ma non ‘la sintesi dei carismi’. Ma è anche necessario che i fedeli laici (cioè tutti i battezzati che non vivono una speciale consacrazione) si sentano responsabili della conduzione e del cammino della comunità in tutti suoi vari aspetti (liturgia, educazione, catechesi, formazione, carità ecc.).
Da questo punto di vista devo dire che fin dall’inizio della mia presenza a Desio ho potuto constatare quanto numerose fossero le persone veramente impegnate nel lavoro comune e quindi anche questo è un motivo speciale (e certamente tra i primi per importanza) della mia gratitudine verso tutti quei fratelli che – in parrocchia e nell’intera città – portano avanti con generosità tanti aspetti della vita comunitaria. E’ davvero bello e importante poter sempre meglio “camminare insieme”.
Per non dilungarmi oltre, concludo quindi dicendo che: non solo i doni (di ogni tipo, materiale e spirituale) che ho ricevuto in occasione del mio 50° di ordinazione, ma tutta la ricchezza di vita, di testimonianza e di fede delle parrocchie e dei cristiani di Desio, è per me un forte stimolo a svolgere il mio servizio pastorale con impegno e dedizione rinnovata, per tutto il tempo che il Signore mi concederà e che i superiori mi concederanno.
Con un nuovo, sentito e davvero grande “grazie”,
il Prevosto
Mons. Elio Burlon
(altro…)
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.