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Autore: basilica
Il pensiero della settimana – V Domenica di Quaresima
Mancano solo dieci giorni al Triduo pasquale e la Liturgia ci parla della Pasqua, di passaggio. La prima Lettura ci riporta alla liberazione del popolo ebreo dall’Egitto.
Il Vangelo, con la risurrezione di Lazzaro, ci presenta la Pasqua come un passaggio dalla morte alla vita.
La Pasqua è sinonimo di liberazione in cui il protagonista è il Signore.Ma la nostra attenzione è, in particolare, per il Vangelo che ci riporta l’ultimo dei “segni“, cioè dei miracoli che rivelano il mistero di Gesù e, in lui, il volto del Padre. Gesù, in questo fatto, si rivela modello per ciascuno di noi, dei valori umani: è amico vero, solidale nel dolore; sente la ribellione alla morte, si commuove e piange di fronte alla tomba dell’amico.
Gesù però non si muove subito e parla di “sonno” di Lazzaro. Ha una logica diversa: “Deve manifestarsi la gloria di Dio”. Non accetta passivamente la morte, ma non incolpa Dio; sa che anche in questa vicenda si sta dispiegando l’amore di Dio.
Gesù, inoltre, non ha paura del rifiuto, della lotta: ha una missione da compiere e nulla può distoglierlo “andiamo di nuovo in Giudea” e sarà crocifisso sulla Croce.
Gesù, ed è il messaggio finale, è la vita che sconfigge la morte!
La morte per Gesù è un addormentarsi per risvegliarsi alla voce di Dio: vincerà la morte definitivamente con la sua Risurrezione.
Proviamo allora a chiederci se siamo coraggiosi nell’affrontare le difficoltà che ci si presentano con la certezza che Dio è con noi con la Provvidenza che sa trarre il bene anche dal male.
don Alberto
S. Benedetto
Patrono d’Europa e padre del monachesimo occidentale
Il prossimo 21 marzo tutte le Chiese Cristiane festeggiano San Benedetto da Norcia, fondatore del monachesimo occidentale e patrono d’Europa.
Benedetto nasce nel 480 d.C. a Norcia da un’agiata famiglia. Viene mandato a studiare a Roma, ma se ne allontana presto sconvolto dagli stili di vita dissoluti della città. Dopo qualche tempo decide di ritirarsi a Subiaco per fare vita eremitica di silenzio e preghiera. Li vive per tre anni in solitudine dentro una grotta. Intorno al 500 comincia a vivere con altri monaci, facendo loro da guida per circa trent’anni.
Nel 529 matura la decisione di abbandonare Subiaco e insieme ad altri amici fonda la comunità ed il monastero di Montecassino, dove inizia a vivere una nuova forma di monachesimo, non più in solitudine ma con altri fratelli. È intorno al 540 che compone la “Regola”, con il nome latino di “Ora et Labora” che significa: “Prega e Lavora”, attraverso la quale si organizza nei minimi particolari la vita dei monaci. Tale “Regola” si diffuse presto nelle successive comunità monastiche e ancora oggi scandisce lo stile di vita quotidiano di chi segue le tracce di Benedetto…
Ma oggi ha ancora senso parlare di monachesimo in un mondo sempre più automatizzato tecnologicizzato e veloce? A cosa può servire oggi vivere chiusi tra le mura di un monastero con altre persone, vivendo e osservando regole che scandiscono i ritmi della propria giornata? I benedettini del monastero di Dumenza rispondono in questo modo a tale domanda: “Il monaco, come Maria, “serve” la Chiesa, il mondo, l’uomo d’oggi, non anzitutto perché fa o realizza qualcosa, ma perché c’è, perché è presente con tutta la sua vita e la sua presenza, nel deserto o al centro della città, si trasforma in una “esistenza che grida silenziosamente il primato di Dio”.
Cosi anche riporta un passaggio della lettera che la CEI aveva steso per commemorare il XV centenario della nascita di S. Benedetto: “Forse oggi le ‘teologie’, i ‘discorsi su Dio’, per quanto importanti, non bastano più. Ci vogliono esistenze che gridano silenziosamente il primato di Dio. Ci vogliono uomini che trattano il Signore da Signore, che si spendono nella sua adorazione, che affondano nel suo mistero, sotto il segno della gratuità e senza umano compenso, per attestare che egli è l’Assoluto. Tale è stata l’esistenza di S. Benedetto; e tale è chiamata ad esser quella dei monaci. Ma tale deve esser la vita del cristiano. È questa la testimonianza più urgente da dare, in un mondo il cui il senso di Dio si oscura e c’è bisogno come non mai di riscoprire il suo volto…”.
Forse per questo molte persone in cerca di sé stessi si avvicinano a luoghi come i monasteri, dove nel silenzio, lontano dal rumore del mondo Dio risponde ai nostri interrogativi più profondi e dona quella Pace che cerca ogni uomo.
Buon cammino.
Promozione umana
Gli adolescenti che frequentano il percorso di catechesi stanno affrontando il tema delle dipendenze; lunedì 11 marzo don Massimo Bellotti ha offerto la sua testimonianza in merito alle attività che svolge in aiuto ai tossicodipendenti nella comunità Promozione Umana. L’incontro, ricco di spunti, è stato in preparazione alla visita che verrà fatta in occasione del ritiro di quaresima del 17 marzo alla comunità nella sede di Siziano.
Cos’è Promozione Umana?
Promozione Umana è una comunità terapeutica che offre alle persone che soffrono di dipendenze la possibilità di riconoscere il proprio problema e trovare una soluzione.
La Comunità è stata fondata negli anni ottanta da don Chino Pezzoli, sacerdote della Diocesi di Milano, Oggi la fondazione ha 13 centri operativi di cui 12 nella regione Lombardia e 1 in Sardegna; dal lunedì al sabato i centri fanno colloqui con persone di tutte le età, dai più giovani di 17 anni, fino ai più anziani con oltre 67 anni, e aiuta circa 300 persone tra uomini e donne.
Cosa vuol dire usare sostanze?
Nella vita quotidiana, ci racconta don Massimo, alcune volte il male sembra essere troppo grande per essere superato e così come il male anche il bene e ci si avvicina alle sostanze stupefacenti perché si crede di non riuscire a farcela.
L’assunzione di sostanze in maniera frequente porta alla dipendenza, cioè alla necessità di assumerne e di non rimanere senza. Le sostanze di contro hanno un’azione debilitante per il corpo delle persone che ne fanno uso o ne abusano.
Questo fenomeno è in crescita negli ultimi anni l’utilizzo di sostanze stupefacenti è infatti triplicato rispetto al periodo pre-pandemico.
Chi sono gli utenti della comunità?
Don Massimo racconta alcune esperienze di tossicodipendenti che ha incontrato in comunità e dei luoghi che ha visitato in cui “vivono”.
La sostanza fa perdere a chi la utilizza la capacità di prendersi cura di chi sta attorno.
M. e C. sono due giovani che hanno incominciato ad assumere sostanze stupefacenti quando si sono conosciuti. Ad un certo punto la ragazza rimane incinta e questa cosa, invece che migliorare la loro situazione la peggiora, il loro consumo di sostanze aumenta. Nasce così il loro figlio, in uno stato di astinenza; i due giovani entrano nella comunità per disintossicarsi, ma ormai il loro figlio è perduto, infatti è stato dato in adozione ad un’altra famiglia, in quanto i genitori ritenuti non in grado di poter badare a lui.
La necessità della sostanza fa perdere ogni rispetto per sé stesso e per gli altri. Il bisogno spesso porta alla vendita del proprio corpo che diventa uno strumento di scambio per ottenere l’oggetto della dipendenza o quello di cui necessitano. Stupisce la storia di J., un tossicodipendente che viveva in strada, che riusciva a farsi la doccia vendendo sé stesso per accedere abusivamente ad uno spogliatoio. La dipendenza porta quindi non solo ad una sofferenza del corpo, ma anche del proprio spirito.Riacquistare la consapevolezza di sè
Non sempre la comunità riesce ad offrire una soluzione per tutti, alcuni riescono a fare solo qualche giorno o qualche settimana.
Chi riesce a superare la dipendenza riesce a riacquistare la consapevolezza che la propria vita è importante. Alcuni riescono a riallaciare rapporti che aveva perso, come L., che è riuscita a riavvicinarsi a suo figlio, che gli era stato tolto per l’uso di sostanze. Altri riescono dare una svolta alla propria vita, come S. e A. che si sono conosciuti e usciti dalla comunità hanno comprato casa e iniziato una nuova vita. Tanti ancora sono rimasti per aiutare la comunità e altre persone con gli stessi problemi.
Alessio Malberti
Nuova luce sulla Sindone
UTL Università del Tempo libero presenta 26 marzo alle ore 17.30 un incontro con il dott. Stefano Orfei – geriatra dal titolo
Nuova luce sulla Sindone
Storia – Scienza – SpiritualitàPresso Sala Castelli di Via Conciliazione 15.
Accesso libero e gratuito CON PRENOTAZIONE al nr. 331-1201953 lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 17.30.Notiziario settimanale SS. Siro e Materno 17 marzo 2024
L’Eucaristia al centro della comunità
DOMENICA 17 MARZO
V domenica di Quaresima Di Lazzaro
Dt 6,4a.20-25; Ef 5,15-20; Gv 11,1-53
Il Signore fece uscire il suo popolo fra canti di gioia
Liturgia delle ore: I settimana✙ 8.30 Basilica
✙ 9.30 San Francesco
✙ 10.00 Basilica
✙ 10.30 Sacro Cuore
✙ 11.30 Basilica
✙ 18.30 BasilicaLUNEDÌ 18 MARZO
Feria
Gn 37,2a-b; 39,1-6b; Prv 27,23-27b; Mc 8,27-33
Beato chi cammina nella legge del Signore✙ 7.30 Fam. Barlassina e Invernizzi
✙ 9.00 Carmela, Angelo e Filippo
✙ 18.30 defunti mese di febbraioMARTEDÌ 19 MARZO
S. Giuseppe, sposo della B. Vergine Maria
Sir 44,23g-45,2a.3d-5d; Eb 11,1-2.7-9.13a-c.39-12,2b; Mt 2,19-23
Tu sei fedele, Signore alle tue promesse✙ 7.30 don Primo, don Mario, don Antonio
✙ 9.00 Giuseppina e Giuseppe Aliprandi
✙ 18.30 Fam. GarbinMERCOLEDÌ 20 MARZO Feria
Gn 49,1-28; Prv 30,1a.2-9; Lc 18,31-34
La tua parola, Signore, è verità e vita✙ 7.30 secondo le intenzioni dell’offerente
✙ 9.00 Severino Concordia, Maria Saturni e famiglia
✙ 18.30 Sandro CarpanelliGIOVEDÌ 21 MARZO
Feria
Gn 50,16-26; Prv 31,1.10-15.26-31; Gv 7,43-53
Risplenda su noi, Signore, la luce del tuo volto✙ 7.30
✙ 9.00 Antonietta Figini
✙ 18.30 Nunzio DegniVENERDÌ 22 MARZO
Feria Aliturgica✙ 7.30 Lodi mattutine
✙ 9.00 Via Crucis
✙ 15.00 Via Crucis
✙ 18.30 Vespero e lettura della PassioneSABATO23 MARZO
Feria
Dt 6,4-9; Ef 6,10-19; Mt 11,25-30
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri✙ 9.00 Amelia Bazzoli e Domenico Tosi
✙ 16.15 R.S.A
✙ 18.00 Rosario
✙ 18.30 Tarcisio Fabris e Giuseppina Perin
Letture della domenica: Is 52,13-53,12; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE IN BASILICA:
Giorni feriali: 8.30-9.00 e 17.00-18.15; sabato ore 16.00-18.15
VITA DELLA COMUNITÀ
DOMENICA 17 MARZO
- 10.00 In Basilica S. Messa Preadolescenti della Comunità Pastorale
- 10.00 Chiesa di S. Giuseppe – S. Messa celebrata da Mons. Mauro Barlassina
- 16.00 Processione con partenza da via Buttafava a Seregno e arrivo alla chiesetta di S. Giuseppe per la benedizione Eucaristica
- 17.00 In Basilica Vespero con breve catechesi sulla preghiera
- 18.00 Catechesi giovani
LUNEDI 18 MARZO
- 17.00 BVI – confessioni 5° elementare
- 21.00 S. Giovanni Battista – confessioni Adolescenti, 18/19enni e giovani
MARTEDI 19 MARZO
- 16.30 a Giuseppe – S. Messa e benedizione del pane
MERCOLEDI 20 MARZO
- 16.00 a S. Giuseppe – S. Messa celebrata da Mons. Bruno Molinari
VENERDI 22 MARZO
- In Basilica
- 7.30 Lodi mattutine
- 9.00 e 15.00 Via Crucis
- 18.30 Vespero e lettura della Passione
- 21.00 Presso la Sala Congressi del Banco Desio nel contesto degli incontri quaresimali per tutti “L’altro, parte di me”, con Serena Sala e Marco Rea, sposi e genitori
SABATO 23 MARZO
- In mattinata equipe pastorale giovanile
- 16.30 in Basilica Adorazione Eucaristica personale
- 20.45 in Duomo – Traditio Symboli
DOMENICA 24 MARZO
- 9.30 Chiesa del Crocifisso benedizione degli ulivi e processione verso la Basilica per la Messa nel ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme
Il prossimo 7 aprile alle ore 11.30 in Basilica ricorderemo gli Anniversari di Matrimonio. Invitiamo ad iscriversi in segreteria
sabato 9 e domenica 10 marzo
UN DONO DA CONDIVIDERE:
Per la raccolta di questo mese, i generi più urgenti, che siamo invitati a consegnare sono: – latte – passata di pomodoro – tonno – shampoo – merendine – a in scatola – bagnoschiuma – detersivi piatti – detersivi pavimento – detersivi lavatrice
Grazie a chi vorrà farsene carico. I generi alimentari saranno messi a disposizione delle famiglie indicate dai Centri di Ascolto Caritas e Posteria Sociale
GRAZIE PER LA GENEROSITÀ
- Offerte raccolte in parrocchia nell’ ultima settimana: € 2.298,00
- Grazie a chi sostiene la vita della comunità tramite altre offerte o bonifici, o in occasione di SS. Messe, battesimi, matrimoni, funerali.
LA COMUNITÀ PREGA PER
- I defunti della settimana: Romualdo Montrasio
Alle 20.32 l’Arcivescovo entra nelle caseambrosiane con il “Credo”. Ogni sera, una breve riflessione a partire da una parola o una frase del “Credo”, nella formulazione del “Simbolo degli apostoli”. Si potranno seguire su Chiesadimilano.it, i social diocesani, Telenova e Radio Marconi
Il pensiero della settimana – IV Domenica di Quaresima
Il tema di questa domenica è la luce. Nel salmo diciamo “Alla tua luce, vediamo la luce”. La luce è il dono della vista e della fede che Gesù fa al cieco dalla nascita.
Di fronte alla luce, che è Gesù, nel brano di Vangelo, c’è chi apre gli occhi, c’è chi li chiude e chi fa finta di non vedere.
C’è chi non vuole guardare: è l’atteggiamento dei farisei che rifiutano Gesù perché rivela un Dio troppo diverso dai loro schemi: un Dio che ama tutti senza distinzione, anzi ha una preferenza per i peccatori. Quindi non possono accettare il miracolo, segno di questo amore.
Anche oggi si ripete questa situazione: c’è chi rifiuta a priori il mistero di Dio; non si accetta un Dio che non interviene per distruggere i cattivi e i disonesti e che impegna i credenti al perdono; in particolare, poi, si rifiuta che il Signore possa servirsi di persone umili, semplici, per richiamarci al senso vero delle cose e della vita.
C’è chi non ha fatto e non vuole fare una scelta definitiva, per non sentirsi compromesso.
E l’atteggiamento della gente che assiste al miracolo e, in particolare, dei genitori che temono rappresaglie dai farisei, come quando diciamo: “credo, ma ho una mia morale”.
E poi c’è chi accoglie questa luce: è l’atteggiamento del cieco. Una persona semplice che è alla ricerca di uno che lo salvi, che è disposto a tutto pur di riavere la vista, e viene premiato con la guarigione e il dono della fede.
Chiediamo al Signore di farci sentire bisognosi della sua luce; di essere capaci di accoglierla e di testimoniarla agli altri!
don Alberto
L’altro è un bene?
Nelle settimane di questa Quaresima sono in corso una serie di incontri e testimonianze per la formazione degli adulti dal titolo “L’altro è un bene?”. Due dei quattro incontri sono già avvenuti, il 23 febbraio e il 1° marzo, per chi se li fosse persi riportiamo qui di seguito i riassunti degli appuntamenti. Invitiamo invece chi non avesse ancora avuto modo di partecipare agli incontri del 15 e 22 marzo, prezzo la sala congressi Banco Desio
“La responsabilità del bene:la sfida del perdono”
Venerdì 23 febbraio abbiamo conosciuto Irene Sisi, mamma di Matteo Gorelli e Claudia Fraccardi vedova dell’Appuntato Antonio Santarelli, che ci hanno raccontato di come il destino le abbia fatte incontrare. I fatti risalgono alla notte fra il 24 e il 25 aprile 2011, quando quattro ragazzi, vicino a Grosseto, furono fermati per un controllo da una pattuglia di carabinieri.
La reazione di uno dei giovani, Matteo Gorelli, unico maggiorenne del gruppo, fu feroce: l’appuntato Antonio Santarelli, capopattuglia, entrò in coma per le lesioni riportate e morì tredici mesi dopo senza mai riprendersi; il carabiniere scelto Domenico Marino, invece, perse un occhio.
Era lunedì dell’Angelo, quando il capitano dei carabinieri e un collega del marito di Claudia si presentarono alla porta di casa per spiegarle quello che era successo e cosi è iniziata per lei una seconda vita. Ha sperato in un miracolo, ma suo marito non si riprese mai dal coma.
Un giorno nella vita di Claudia arrivò il grande cambiamento: una lettera recapitata da un sacerdote che lei conosceva e che era il cappellano del carcere dove fu rinchiuso il ragazzo che aveva ucciso suo marito. Quella lettera era stata scritta dalla mamma di Matteo, Irene Sisi. E avrebbe gettato le basi della loro amicizia. Di lì a due mesi, infatti, Claudia e Irene, due donne distrutte dal dolore, si incontrarono. Quel giorno si abbracciarono, si raccontarono le loro emozioni, Irene ascoltava soffrendo per il dolore procurato da suo figlio, ma abbracciandosi, Claudia non la stava giudicando. Il vero desiderio era che venisse a vedere in quali condizioni era il marito.
Irene accettò e così, qualche mese dopo il loro primo incontro, andò nel centro risvegli di Montecatone, vicino a Imola, dove Antonio era ricoverato.
Ciò che accadde quel giorno resterà nella memoria di entrambe per tutta la vita: «Lasciai Irene sola con mio marito, anche se lui era in coma e non poteva capire nulla di quello che lei gli diceva.
Ma sono certa che la sua anima era presente, Irene parlò a quell’anima, le chiese perdono per quello che aveva fatto suo figlio. Da quel momento cambiò tutto: lei poteva raccontare al suo Matteo ciò che aveva visto. Un conto è leggere un nome scritto su un giornale, un conto è trovarsi davanti alla persona orrendamente ferita». Da quella volta, Irene e Claudia cominciarono a sentirsi costantemente. Quando arrivò la fine del processo di primo grado, ci fu un’altra svolta: «Quel giorno la giustizia, infliggendo a Matteo l’ergastolo, ha tolto un’altra volta la vita al mio Antonio. Provai un grande dolore. A distanza di un mese e mezzo volli andare a trovarlo nella comunità
dove si trovava. Ci abbracciammo forte, potevo sentire fisicamente la sua disperazione, che fino a quel momento avevo colto solo nel suo sguardo in tribunale. In quell’abbraccio sentii il suo cuore battere così forte che sembrava dovesse uscire dal suo corpo. Le sue lacrime mi bagnarono, mi rivelò che era stato tutta la notte sveglio per l’emozione e il timore di incontrarmi».Irene e Claudia sono riuscite a farci comprendere come dall’orrore di una vita tolta con la violenza possa nascere la luce di un rapporto profondo, una riconciliazione, un percorso riabilitativo sincero e concreto. E tutto questo ci è arrivato fortissimo. Si è respirata la sintonia nata proprio da questo volersi bene tra sorelle, scaturita dall’ascolto, dall’abbraccio silenzioso, dal non giudizio e dal rispetto dei tempi di riconciliazione anche dei propri cari. Matteo, in carcere a Bollate si è laureato in pedagogia, ha un permesso per lavorare
come educatore all’interno della comunità Kayros di don Burgio a Milano. E’ stata una bellissima testimonianza.Germana Cattazzo
Segni di bene nel buio della violenza
Il secondo incontro del ciclo “L’altro è un bene?”, avvenuto il primo marzo, ha avuto come tema centrale il conflitto che sta avvenendo in Terrasanta. Il primo relatore, Andrea Avveduto, giornalista, ha descritto il conflitto della Terrasanta. Il secondo padre Marwan Di’des, frate francescano della Custodia di Terra Santa, ha invece raccontato della sua esperienza personale e del suo ordine.
La genesi dell’ultimo conflitto in Terrasanta
Sabato 7 ottobre 2023, l’organizzazione terroristica di Hammas attacca Israele dalla Striscia di Gaza aggiungendo una nuova pagina al conflitto che da oltre 75 anni, a tempi alterni, vede martoriato il territorio della Terrasanta per il confronto tra Israeliani e Palestinesi. Questo evento ha scatenato la risposta militare Israeliana e tutt’ora il conflitto è in corso senza uno spiraglio di pace.
Chi sono i due contendenti?
Da un lato dello schieramento, La Striscia di Gaza, un piccolo territorio, di circa 360 chilometri quadrati, controllato dai palestinesi. Il territorio è circondato da un muro che lo divide dagli stati confinanti ed è in atto un blocco navale sul confine marittimo. La popolazione è prevalentemente giovane, costretta ad affrontare una vita senza prospettive se non dopo aver distrutto il rivale di sempre: lo stato israeliano.
Sull’altro fronte troviamo Israele, uno stato in forte crisi politica, da una parte i sostenitori del premier Netanyahu, visto come il leader che li possa guidare nel conflitto contro i palestinesi, dall’altra la sua opposizione che non vuole andare verso un regime autocratico.
Chi sono i custodi della Terrasanta?
I Custodi della Terrasanta sono un gruppo di frati francescani che dal 1217 ad oggi hanno dedicato i loro sforzi nell’attività pastorale e con opere di carattere sociale, come scuole, collegi, case per studenti, sezioni artigianali, circoli parrocchiali, case di riposo per anziani, doposcuola, laboratori femminili, colonie estive e ambulatori, nei territori Israeliani e negli stati vicini (Giordania, Siria, Libano, Cipro e Rodi).
La storia di padre Marwan Di’des
Durante la seconda Intifada, il 16 gennaio 2002, padre Marwan, ordinato da pochi mesi, perde in una sparatoria il fratello. E’ lui stesso a dover avvisare la madre e la sorella della scorparsa. Qualche tempo dopo, racconta padre Marwan, un’amica della madre è in visita a casa loro. Alla televisione vengono mostrate delle immagini di ebrei uccisi, la donna sembra essere felice dell’accaduto, dei loro rivali sono morti. La madre di Marwan invece non è per niente concorde, perché dietro ogni morte, c’è una madre, un fratello, una sorella,… che piangono il loro caro morto: alcune emozioni ci accomunano tutti, anche se di popoli o culture differenti.
Un luogo, tante culture
La Terrasanta è infatti un luogo in cui moltissime culture, etnie, religioni e popolazioni convivono. La convivenza di così tante persone differenti è molto complicata e soprattutto la mancanza di una cultura e un’identità politica unica fanno vanificare i tentativi di creare un unico stato. Le basse possibilità di futuro per alcuni gruppi, come ad esempio i palestinesi della Striscia di Gaza, aumentano ancora di più le difficoltà a creare un’unica popolazione.
Padre Marwan ci spiega che, affinché l’incrocio fra più culture sia vissuto in maniera pacifica, devono essere presenti due ingredienti: l’amore e il perdono.
Può esistere allora la pace in Terrasanta?
Esistono già forme di pace, piccoli spiragli avvengono tutti i giorni, quando si riesce a mettere da parte sé stessi e andare incontro all’altro e non voler smettere di combattere solo se le proprie condizioni sono soddisfatte. Si riesce a fare la pace quando si riesce a donare il perdono, come hanno fatto per 800 anni i frati della Custodia, che dopo ogni martire, hanno saputo perdornare e continuare nel loro servizio per rendere la Terrasanta un posto migliore.
Oratorio estivo 2024
Felici delle belle esperienze condivise le scorse estati, è tempo di prepararci perché anche l’oratorio estivo 2024 possa essere attraverso il divertimento, l’impegno e la collaborazione di tutti una bellissima esperienza.
Sappiamo che l’oratorio estivo non serve solo per trovare un parcheggio sicuro ed economico per i bambini che terminano la scuola.
Esso è una preziosa occasione per tutta la comunità, bambini, ragazzi e adulti!
È l’occasione per compiere un cammino i cui passi sono tutte le esperienze di gioco, di preghiera, di servizio, di accoglienza e di amicizia che vivremo insieme.
Un cammino che vogliamo vivere con lo stile del vangelo, condividendo con entusiasmo l’impegno e la cura necessarie per sperimentare la gioia che nasce dall’amarsi come Gesù ci ama!
Un cammino la cui meta è un gioioso e significativo passo nella crescita comunitaria e personale, di umanità e di fede, per ciascuno di noi!
I criteri da cui partiremo per dare vita a questa esperienza sono gli stessi che ci hanno guidato nelle ultime edizioni. Vogliamo realizzare una proposta che sia:
Comunitaria: uniremo le forze di tutte le parrocchie per arricchire la proposta e sperimentare la ricchezza dell’appartenenza ad una unica comunità.
Coinvolgente: ci divideremo su tre oratori dividendoci in tre fasce di età per poter rendere tutti attivi e protagonisti.
Sicura e attenta: con la presenza di maggiorenni che coordinano e supervisionano le molteplici attività proposte.
Completa: che comprende per tutte le età diverse tipologie di esperienze nell’arco dell’intera giornata.
Questa sarà la struttura generale:
- Cinque settimane dal 10 giugno al 12 luglio, dal lunedìal venerdì, dalle 7:30 alle 17:30.
- Per 1a, 2a, 3a primaria all’Oratorio BVI.
- per 3a, 4a, 5a primaria all’Oratorio SGB.
- Per 1a, 2a, 3a secondaria all’Oratorio SSPP.
- Animatori e Volontari di tutta la città, si divideranno negli oratori in base all’età e alle necessità.
Come puoi immaginare la riuscita e la ricchezza della proposta dipenderà molto dalla presenza dei volontari adulti.
Quindi anche a te proponiamo di offrire la tua disponibilità di tempo e di competenze per collaborare, dove servirà, perché la nostra proposta possa essere più ampia e più bella possibile.
Non serve che tu sia presente tutti i giorni o tutto il giorno.
Se ti stanno a cuore i bambini e i ragazzi della nostra comunità, puoi dare il tuo contributo indicando la tua preziosa disponibilità sul questionario che abbiamo inviato sui canali telegram e sui gruppi delle nostre parrocchie.
Se sei interessato a dare una mano,
Ti aspettiamo il 6 aprile alle 15.00 all’oratorio BVI con tutti i volontari della città.
Ci confronteremo sul progetto e le sue necessità. Ci divideremo in tre costituendo i tre gruppi di servizio dei diversi oratori per cominciare a conoscerci e ad organizzarci.
Per condividere un bel cammino, bisogna prepararlo per tempo!
Ti aspettiamo!
don Pietro e l’Equipe di Pastorale Giovanile