Il tema liturgico della settimana è la salvezza. Dio la vuole per tutti, ma essa esige la nostra disponibilità e accoglienza. Mercoledì celebreremo la solennità dei “Santi”, cioè i salvati, in piena comunione con Lui. Dice Sant’Agostino: Dio ci ha creati senza chiederci il parere o il permesso, ma non ci salva contro la nostra volontà.
Se rifiutiamo questo dono, il nostro destino sarà una condanna. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Come fare per vivere bene e camminare sulla strada della Santità? Le Letture mettono in luce due condizioni: riconoscere il primato di Dio e vivere seriamente la fraternità.
Tutti abbiamo la tentazione di far diventare delle creature o delle cose i nostri idoli, dimenticando che queste sono dono del Signore che ce le ha donate.
La seconda condizione è vivere pienamente la fraternità tra noi.
La salvezza è una cosa così preziosa che dovremmo sentirne anche noi il desiderio. Ricordiamoci che il giudizio sulla nostra vita sarà sull’amore che avremo gli uni per gli altri, immagine e partecipazione dell’amore di Dio per noi.
Chiediamo, al Signore di essere anche noi salvati e santi perché abbiamo riconosciuto il suo amore nella nostra vita e l’abbiamo condiviso. Facciamo in questa settimana nella Commemorazione di tutti i defunti, una preghiera per i nostri cari che ci hanno lasciato, perché siano “santi“, cioè nella piena comunione con Dio.
Ad ogni ritorno di una festa cristiana, come Tutti i Santi o la Commemorazione dei defunti, viene da domandarsi quali interrogativi emergono nel cuore e nella mente di un uomo e di una donna che oggi vivono una quotidianità attraversata da notizie che si alternano tra il racconto di drammi dovuti a guerre e violenze e la superficialità del gossip elevato al rango di informazione.
Ha un limite la vita degli uomini e delle donne, oppure non c’è limite al male, come non c’è limite alla superficialità?
Ha un senso camminare alla ricerca di un obiettivo da raggiungere nella vita, e questo obiettivo ha un nome, un volto, una vicenda raccontabile e credibile?
È proponibile vivere con piena responsabilità i nostri giorni su questa terra, sapendo che ‘la nostra patria è nei cieli’?
Tante domande, che si intersecano e si intrecciano ma, attraverso queste domande, emerge anche un bisogno sempre più intenso, il bisogno di trovare ragioni in cui sperare.
Scrive Adrien Candiard: “Sperare, nella pratica, non è soltanto credere che siamo esseri capaci di eternità: è vivere preferendo l’eterno al resto, facendo passare l’eterno al primo posto, prima di ciò che è urgente […] Sperare significa adottare il punto di vista dell’eternità: non un punto di vista freddo e lontano ma, al contrario, il punto di vista dell’amore”.
È guardare alla concretezza della vita del Santi, che amano perché credono e vedono “Dio faccia a faccia”.
È lasciarci interrogare dal silenzio e dall’assenza visibile dei nostri cari, che hanno già attraversato la morte per sperimentare che sono nella pienezza della vita. È vivere la speranza che è molto di più dell’ottimismo.
4 novembre 2023 C’è un fortissimo legame tra il senso dell’umiltà e la nostra diocesi ambrosiana: “Humilitas” era il motto del Cardinale ambrosiano Carlo Borromeo, che la Chiesa celebra il 4 novembre e che dell’umiltà ha fatto il suo motto e lo stile di vita del suo operato come vescovo e guida spirituale della diocesi milanese.
“Le anime si conquistano in ginocchio”, cosi egli ripeteva ai suoi pastori incitandoli a credere nella forza della preghiera e del digiuno per trasformare la loro vita in cammino di santità… “San Carlo, desiderava Pastori che fossero servi di Dio e padri per la gente, soprattutto per i poveri” (Papa Francesco).
Chi si trova a passare da Arona sulle rive del lago Maggiore, vede subito la statua che rappresenta il “vescovo ragazzino” (così venne chiamato San Carlo Borromeo, colui che diverrà però un gigante della fede).
La particolarità del monumento sta nella la possibilità di visitarne l’interno, fino ad arrivare alla sommità, e da qui guardare il mondo sottostante attraverso due feritoie poste proprio sugli occhi. Così si può cogliere l’insegnamento che questo Santo ha lasciato: guardare il mondo attraverso gli occhi della carità e dell’umiltà, che fu il suo motto episcopale: “Humilitas”.
Essendo il secondogenito della nobile famiglia Borromeo, già a 12 anni riceve il titolo onorifico di “Commendatario” di un’abbazia e la relativa rendita, ma si distingue subito nel donare tutti i suoi averi ai poveri. A 21 anni diventa dottore in diritto civile e canonico all’Università di Pavia. Dovrebbe secondo la famiglia e lo zio Papa Pio IV, sposare la moglie del fratello maggiore morto improvvisamente, per gestire i tanti interessi della famiglia ma lui si oppone, vuole diventare prete! A 25 anni, Pio IV lo ordina prete e subito dopo vescovo di Milano ma senza obbligo di governare la diocesi. Partecipa al concilio di Trento e alla stesura della “Controriforma” e si convince così che il suo vero posto deve essere a Milano. Lo attendono 750 parrocchie, spesso abbandonate, centinaia di conventi (che durante il suo ministero a Milano visiterà pastoralmente per tre volte) 5000 tra preti e frati e 3400 suore. Un clero spesso ignorante e anche scostumato.
Il suo primo provvedimento: da vescovo rinuncia a 12 abbazie, feudi, benefici e pensioni destinando tutto alla pubblica utilità, ospedali, collegi, scuole, rifugi e mense sempre aperte per i poveri. Tra il 1576 e il 1577, durante il suo episcopato, nel territorio di Milano dilaga una terribile pestilenza e lui non si risparmia: visita, conforta e spende tutti i suoi beni per aiutare gli ammalati, tanto che il periodo storico verrà ricordato come la “peste di San Carlo”.
Quando la sacra Sindone verrà portata a Torino dalla Francia, dai duchi di Savoia da lui sollecitati, vi si reca in pellegrinaggio a piedi, camminando per quattro giorni, in digiuno e preghiera.
Ma, il fisico provato dalle tante fatiche, comincia a cedere, ed il 3 novembre 1584, muore a Milano a 46 anni e 21 giorni. Sul letto di morte, a chi gli diceva che avrebbe dovuto risparmiarsi, risponde sereno: «la candela per dare luce deve consumarsi».
“L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le loro stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio, perché l’unica vera causa di tristezza e di infelicità per l’uomo è vivere lontano da Lui”. (Benedetto XVI) Fabrizio Zo
Umiltà
Prendendo spunto dalla parola Umiltà proponiamo alcune riflessioni tratte dall’omelia di un presbitero e teologo residente a Desio
Nel calendario liturgico della chiesa cattolica, a luglio, ricorre la festività di San Benedetto, patrono d’Europa e fondatore del monachesimo. San Benedetto da Norcia, fratello di Santa Scolastica, nacque verso il 480 d.C., da un’agiata famiglia romana. La sua nota “Regula” è la base a cui, dal VI secolo, si ispirano tutti i monasteri del mondo occidentale.
È convinzione comune che il filo conduttore di questa regola debba essere il senso della preghiera e l’obbedienza (a Dio, ai dogmi della fede, all’abate, ai confratelli). In realtà la chiave di lettura di tutta la Regula è l’umiltà, intesa nel senso letterale del termine: umiltà viene da humus cioè terra. Umile è colui che costantemente ha “i piedi per terra”, conoscendo sia i propri limiti, sia i propri pregi, sapendo valorizzare le proprie risorse per ciò che valgono, soprattutto al servizio della comunità. La sintesi estrema è nel motto: “ora et labora”.
Non è un discorso banale: oggi come oggi moltissime persone (oltre il 90%) vivono fuori dall’umiltà. Alcuni vivono paurosamente “sotto le righe”, senza alcuna fiducia nelle proprie capacità, convinti di non essere capaci, persuasi che gli altri fanno meglio, che hanno tutte le fortune, certi che la sorte non sorride mai a loro, ecc… Viceversa, qualcun altro vive clamorosamente al di “sopra delle righe”, nella convinzione di essere molto più di ciò che in realtà sia, autoconvincendosi di essere più importante, impegnato a far pesare una sua (presunta) superiorità, dando per scontato che a lui gli altri “devono” a prescindere… In un modo o nell’altro costoro sono persone poco felici, che vivono in un loro mondo (parallelo), percepito come vero o presunto tale, in realtà distorto e fuori della realtà, e queste convinzioni li portano in un perenne stato di frustrazione e sofferenza.
Riscoprire il senso dell’umiltà, apprezzare le poche o tante cose che si è capaci di fare, sapersi allineare alla concretezza della vita quotidiana, imparare a confrontarsi senza necessariamente competere e prevaricare ecc. Queste sono criteri che si potrebbero identificare come “regole di vita”, basi per una serenità che troppo spesso oggi manca. Apprezzare il senso dell’umiltà significa anche la scoperta dell’altro e dei suoi valori, la reciprocità e la condivisione come fece San Carlo Borromeo di cui, qui a lato, presentiamo una breve biografia.
SABATO 4 NOVEMBRES. Carlo Borromeo, Vescovo 1Gv 3,13-16; Ef 4,1b-7.11-13; Gv 10,11-15 Il buon pastore dà la vita per le sue pecore
✟ 9.00 Giovanna Villa ✟ 18.00 Rosario ✟ 18.30 Liturgia vigiliare – Giampiero Mariani Letture della domenica: 2Sam 7,1-6.8-9.12-14a.16-17; Col 1,9b-14; Gv 18,33c-37
VITA DELLA COMUNITÀ
VITA DELLA COMUNITÀ
MERCOLEDI 1 NOVEMBRE nella festa di Tutti i Santi l’orario delle Messe è il seguente
8.30 al Cimitero Vecchio (non in Basilica)
9.00 San Giorgio
10.00 Basilica
10.30 Sacro Cuore
11.00 San Giorgio
11.00 Crocifisso
11.30 Basilica
15.00 al cimitero nuovo
18.30 Basilica
GIOVEDI 2 NOVEMBRE Commemorazione dei defunti. L’orario delle Messe è il seguente:
7.30 Basilica
9.00 Basilica
15.00 al cimitero vecchio
15.00 al cimitero nuovo
18.30 Basilica
20.45 San Giorgio
SABATO 4 NOVEMBRE
10.00 S.Messa per i lavoratori Autobianchi defunti
DOMENICA 5 NOVEMBRE
Giornata diocesana Caritas e giornata mondiale
dei poveri
9.30 S. Messa al cimitero per i caduti
10.30 San Giovanni Battista – S. Messa con mandato agli operatori della Caritas cittadina
11.00 S. Messa solenne al Crocifisso con il 50° Anniversario di Ordinazione Sacerdotale di don Giovanni Frigerio –
Ultimo giorno di Celebrazione presso il Santuario del Crocifisso
15.30 Presso IL CENTRO – Incontro proposto a tutti dall’Azione Cattolica: presentazione del cammino dell’anno, raccolta adesioni, momento di preghiera con don Mauro Barlassina
16.00 Presso IL CENTRO – Incontro per tutti i Ministri Straordinari della Comunione Eucaristica della Comunità Pastorale
GRAZIE PER LA GENEROSITÀ
Offerte raccolte in parrocchia nell’ultima settimana: € 2.349,00
Grazie a chi sostiene la vita della comunità tramite altre offerte o bonifici, o in occasione di SS. Messe, battesimi, matrimoni, funerali.
LA COMUNITÀ PREGA PER
I bambini battezzati: Lorenzo, Santiago Liam, Cristal Charlotte
Gli sposi della settimana: Daniele Jacopo Mariani con Francesca Sala
Vista l’adesione dell’anno passato al percorso di teologia per giovani, anche per l’anno 2023/24 la Pastorale Giovanile di Desio ha proposto il percorso “L’avventura del credere” per aiutare i nostri ragazzi a comprendere la fede cristiana e avere una formazione teologica di base.
Cos’è “L’avventura del credere”?
Il seminario di Milano organizzato una serie di incontri formativi, di carattere teologico, per i giovani della nostra zona Pastorale, che prendono il nome di “L’avventura del credere”. Lo scopo del corso è offrire ai giovani una formazione teologica di base, aiutarli a comprendere la fede cristiana e le modalità per esprimerla.
Qual è il programma?
Gli incontri si svolgono su due anni, uno di base e uno di approfondimento per una durata di sei incontri. L’anno di base riguarda il Vangelo, la rivelazione, il Mistero di Dio, Gesù vero uomo e Dio, l’uomo alla luce della fede e la missione della Chiesa. L’anno di approfondimento tocca invece i temi dell’Antico Testamento, i sacramenti, il credo e la fede, la libertà e il peccato, la sessualità e il rapporto tra fede e scienza.
Chi partecipa a questi incontri?
Gli incontri sono rivolti ai giovani dai 18 ai 35 anni. La Pastore Giovanile di Desio ha proposto lo scorso anno il percorso di base, accolto da una quindicina di giovani, per cui quest’anno ha suggerito la partecipazione al percorso avanzato.
Come si svolgono le “lezioni”?
Gli incontri hanno una durata di circa due ore, una prima parte sotto forma di relazione, un professore del seminario tiene una “lezione” in merito all’argomento previsto, a seguire, c’è la possibilità di fare domande per approfondire le tematiche trattate.
Cosa si è trattato nel primo incontro?
Il percorso è già iniziato, il primo incontro è stato il 18 ottobre, accolto da alcuni giovani della città. La tematica trattata è stata l’Antico Testamento alla luce della Pasqua di Gesù, con l’intervento di don Massimiliano Scandroglio, docente di Sacra Scrittura del Seminario di Venegono.
Domenica 5 novembre 2023 nella chiesa Santuario del Crocifisso alle ore 11 S. Messa celebrata da don Giovanni Frigerio per il suo 50° anniversario di Ordinazione Sacerdotale.
La celebrazione sarà accompagnata dal Coro Santuario del Crocifisso
Nella sessione del 10 ottobre il Consiglio Pastorale cittadino ha affrontato i temi indicati dall’Arcivescovo nella Proposta Pastorale per l’anno 2023/2024 “Viviamo di una vita ricevuta”. Come sottolineato da Monsignor Barlassina, riprendendo le parole dell’Arcivescovo “essa è un programma di lavoro che affronta questioni di vita quotidiana sullo sfondo di una domanda: Il Vangelo oggi ha ancora ragioni per essere spendibile nelle tematiche sensibili della vita quotidiana, ha ancora ragioni per offrire speranza di vita piena?”
Quattro relatori hanno aiutato i consiglieri a riflettere sugli ambiti toccati dalla Lettera Pastorale:
Don Sandro ha presentato la sua relazione su come le nostre parrocchie agiscono nei confronti di chi chiede il matrimonio cristiano, sulle iniziative della pastorale familiare, sulla formazione dei genitori che chiedono il Battesimo dei figli.
Alessio Malberti ha esposto la relazione sull’educazione affettiva e vocazionale nell’ambito della Pastorale Giovanile.
Ambrogio Meroni ha parlato del percorso della Pastorale della terza età, tema sul quale sta lavorando l’Assemblea Sinodale Decanale del quale è moderatore.
Rita Galimberti, per la Caritas, ha presentato una sintesi sulle problematiche del lavoro e questioni sociali della città.
La riunione ha cercato di focalizzare l’attenzione sui temi esposti. Il filo conduttore è: ci sono ancora ragioni per sperare e annunciare il Vangelo mentre educhiamo all’affettività, accompagniamo le famiglie, ci prendiamo cura degli anziani e delle problematiche sociali e lavorative?
Il Consiglio Pastorale nelle prossime sessioni troverà il metodo per lavorare su queste questioni.
Viene condiviso coi consiglieri l’andamento del gesto “Un dono da condividere” che ha permesso di raccogliere da maggio ad ottobre nelle cinque parrocchie di Desio 3367 kg di generi alimentari e prodotti per l’igiene di cui 2500 kg consegnati alla Posteria.
Flavia Chillè Panarello
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