Autore: basilica

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    VI dopo Pentecoste

    La pagina del Vangelo di oggi ci insegna come sia difficile il vangelo da capire e facilmente strumentalizzabile. La difficoltà di capire riguarda la beatitudine della povertà e la maledizione della
    ricchezza che riassumono in un certo senso tutte le altre. In un momento come il nostro, in cui la crisi economica colpisce tante famiglie, sembrano frasi fuori del mondo le prime, e cattive le seconde. Ma chi è il ricco e chi è il povero? Una cosa è chiarissima nel Vangelo: ricco e povero si distinguono non per la ricchezza che hanno, ma, come sempre, la discriminante tra ricco e povero sta nel cuore. Il ricco è uno che pone la sua fiducia nei suoi beni, amici, posizione sociale. Dio, se esiste, è un di più, un soprammobile
    da spolverare la domenica o un giudice da tenere buono. Non sa scoprire Dio nella natura, nella storia, negli altri, che sono visti non come compagni di viaggio, ma come delle cose, da tenere o lasciare secondo il nostro interesse. Il povero, invece, è uno che pone la sua fiducia in Dio: le cose sono tutte dono
    suo, date per realizzare il suo progetto d’amore; le persone sono riflesso dell’amore di Dio, da amare; la natura è il primo libro che parla di Dio, la storia è lo spiegarsi di un disegno misterioso di Dio, che riesce
    a superare egoismi e cattiveria. Il povero è, quindi, veramente libero da tutto, fiducioso anche nelle difficoltà, capace di testimoniare che Dio appaga il suo cuore.

    Chiediamo insieme, al Signore, di rendere il nostro cuore come il suo, un cuore da povero, secondo il proprio interesse.

    don Alberto

  • Un dono da condividere

    Un dono da condividere

    SABATO 8 e DOMENICA 9 LUGLIO UN DONO DA CONDIVIDERE

    Per la raccolta di questo mese, i generi più urgenti che siamo invitati a consegnare sono:

    • OLIO di SEMI / OLIVA
    • TONNO
    • PASSATA
    • MERENDINE
    • LATTE
    • IGIENE

    Grazie a chi vorrà farsene carico.

    I generi raccolti saranno messi a disposizione delle famiglie indicate dai Centri di Ascolto Caritas e Posteria Sociale

  • Lettera per la Comunità di Desio da don Mauro, don Marco e Liliana

    Lettera per la Comunità di Desio da don Mauro, don Marco e Liliana

    Iniziamo a conoscere insieme le nuove figure che arriveranno nella nostra comunità pastorale: don Mauro, don Marco e Liliana, sacerdote ed ausiliaria diocesana.
    Si sono presentati direttamente tramite una lettera indirizzata proprio a TE!

    Carissimi desiani,
    mi chiamo Liliana, sono nata a Milano 57 anni fa. Il mio paese natale è Lentate sul Seveso. Qui sono cresciuta e qui è nata la mia vocazione.

    Dopo nove anni presso la comunità pastorale Pentecoste di Cesano Maderno, per me ora si apre un nuovo capitolo di storia… per questo non è facile esprimere i sentimenti che provo in questo momento, non è facile sentire la voce di Dio che come ad Abramo mi dice ancora una volta “esci dalla tua terra e và dove ti mostrerò”. Ma la signoria di Cristo mi impone, ancora una volta, nella mia vita, di firmare in bianco, di abbandonarmi alla fedeltà di Dio che per me ha tracciato questa strada.

    Carissimi, il tratto di strada che Dio ha tracciato per me ora, è qui, in mezzo a voi, è qui nella Comunità Pastorale “Santa Teresa di Gesù Bambino” di Desio. Mi immagino una Comunità sicuramente vivace ed attenta, ricca di entusiasmo e di fede, consapevole dei doveri cristiani e sicuramente desiderosa di crescere sempre più nel proprio cammino spirituale e pronta ad assumersi responsabilità nuove in campo pastorale.

    Mi immagino una comunità pronta ad essere una grande famiglia solidale, aperta, attenta ai bisogni dei più deboli, dei più poveri, disponibile al dialogo, impegnata a fare esperienza di figli di Dio per aderire sempre di più a Gesù ed al suo Vangelo.

    Mi immagino una comunità convinta, che per il bene comune, è necessario accogliere l’individualità dell’altro, poiché solo nel riconoscimento di una pluralità di idee, è possibile reciprocamente arricchirsi, proponendo e non imponendo il proprio pensiero, ma trovando insieme, una soluzione.
    Solo così, le capacità di ciascuno possono trasformarsi in risorse utili a vantaggio di tutti.

    In questa missione non saremo soli: la forza dello Spirito Santo si sosterrà sempre: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” Papa Francesco ci ha più volte istruiti dicendo: “È lo Spirito che ci fa fare la strada della memoria vivente della Chiesa. E questo chiede da noi una risposta: più la nostra risposta è generosa, più le parole di Gesù diventano in noi vita, diventano atteggiamenti, scelte, gesti, testimonianza. In sostanza lo Spirito ci ricorda il comandamento dell’amore, e ci chiama a viverlo”.

    Di questo “Spirito” abbiamo tutti bisogno: mi auguro di ricercarlo e di poterlo vivere assieme a tutti voi.

    Con affetto, Liliana Ausiliaria Diocesana

    Cari tutti,
    Sono don Marco Villa nato a Milano il 22/09/1965, originario della Parrocchia Regina Pacis di Cusano Milanino, dopo le scuole superiori (istituto Tecnico in Telecomunicazioni) sono entrato in Seminario e sono stato ordinato prete l’8 giugno 1991 dal Cardinale Martini. La mia prima destinazione è stata la Parrocchia Madonna di Fatima a Milano dove sono rimasto 11 anni come prete della pastorale giovanile, poi nel 2012 sono stato destinato nella parrocchia S. Martino a
    Bollate sempre come prete della pastorale giovanile per 8 anni. Nel settembre 2010 sono stato destinato alla nascente Comunità pastorale Santa Maria Maddalena composta dalle Parrocchie di Bellusco, Cavenago di Brianza, Mezzago e Ornago, sempre come responsabile della Pastorale giovanile e come referente delle parrocchia L’Assunta di Mezzago. Nel 2015 con l’arrivo di un prete novello come nuovo responsabile della pastorale giovanile sono diventato vicario della Comunità pastorale e sempre referente della Parrocchia di Mezzago fino ad oggi. Da settembre 2021 sono stato incaricato come prete referente per il Catecumenato degli adulti della Zona pastorale di Monza.

    L’8 giugno, anniversario della mia ordinazione sacerdotale il Vicario Mons. Luciano Angaroni mi ha chiesto il cambio per arrivare nella vostra Comunità Santa Teresa di Gesù Bambino in Desio come vicario e referente per la Parrocchia di S. Giovanni Battista. L’annuncio ufficiale è stato dato il 24 giugno festa di San Giovanni Battista. Sono contento di essere in una comunità pastorale perché da quando sono prete ho vissuto sempre il mio ministero con almeno altri tre preti e per me la fraternità è fondamentale nella vita sacerdotale.

    Per concludere, un fatto importante del mio cammino mi lega con Desio. Nella Basilica di San Siro e Materno sono stato ordinato diacono dal Cardinale Martini con altri miei compagni nel 1990.

    Don Marco

    Carissimi,
    accolgo volentieri l’invito a scrivere qualche riga perché mi offre una prima opportunità di entrare nelle vostre case e iniziare così a camminare con voi.

    Sono convinto, però, che il modo migliore per conoscerci sarà quello di incontrarci, stringerci la mano e, da parte mia, ascoltare gioie e fatiche, attese e complessità che ogni uomo e donna porta nel cuore.

    Non mi aspetto altro, dalla Comunità pastorale Santa Teresa di Gesù Bambino, se non di vivere insieme nella fedeltà al Signore Gesù dando concretezza nella vita quotidiana al Vangelo, crescendo progressivamente nella fraternità che rende più libera e creativa la missione di una comunità di discepoli che abita nella città.

    So che la storia di Desio è ricca di una ricchezza umana, culturale e spirituale e molte persone, note e meno note, hanno fatto di questa nostra città una casa pronta a dare segni concreti di carità e capace di rendere ragione alla speranza che è in noi.

    Venendo per camminare con voi vorrei essere capace di non sottrarmi a quelle responsabilità che permettono di valorizzare il contributo di ciascuno all’edificazione della Chiesa che vive sul e nel territorio.

    La mia storia personale è racchiusa nella preghiera di San Paolo VI° che è riportata anche sulla immaginetta che ricorda l’Ordinazione presbiterale avvenuta il 7 giugno 1986, grazie alle preghiere e all’imposizione delle mani del Cardinale Carlo Maria Martini:

    “Donami, Signore, un cuore grande
    capace di eguagliarsi al tuo,
    capace di tutti amare,
    di tutti servire,
    di tutti essere interprete”.

    In fondo la mia storia personale è contrassegnata da tratti di vita dove lo stare con e a servizio della gente ha plasmato la mia umanità da prete.

    Dopo l’Ordinazione sono stato Coadiutore a Lazzate fino al 1996 e, dal 1996 al 2003, ho iniziato a stare a servizio delle Parrocchie di Abbiate Guazzone e Tradate, favorendo un cammino comune tra i due Oratori.

    Dal 2003 e fino al 2010 ho condiviso, come primo mandato di Parroco, sette anni straordinariamente intensi a Besnate.

    In obbedienza al Vescovo, dal 2010 al 2019 sono stato responsabile della Comunità pastorale Maria Madre Immacolata, comprendente prima sei e poi otto Parrocchie, nella città di Varese.

    Allo scadere del mandato dei nove anni, non senza fatica, sono arrivato a servire nella Comunità pastorale San Paolo VI in Paderno Dugnano, comprendente le Parrocchie di Dugnano, Calderara e Incirano.

    In questi quattro anni abbiamo cercato di lavorare insieme anche ad altre due Parrocchie della città, per rendere possibile un cammino comune tra cinque delle sette Parrocchie del Comune di Paderno Dugnano.

    Nel prossimo mese di settembre verrò da voi raccogliendo il testimone dal carissimo don Gianni, che conosco dagli anni in cui ero seminarista nel liceo di Venegono. Mi ha sempre incoraggiato e in lui ho incontrato un uomo e un prete intelligente, capace e pronto a capire le situazioni.

    A don Gianni e ai preti oggi presenti a Desio, alle consacrate e a ciascuno di voi grazie di cuore per l’accoglienza che sono certo è già concreta. L’augurio è di continuare a vivere insieme, preti, consacrate e laici nella città come discepoli di Gesù, con la passione di continuare a trasmettere il tesoro prezioso del Vangelo ad ogni generazione.

    Ed è per questo che ringrazio ancora tutti perché, sempre e in ogni situazione, non abbiamo a cercare di difendere qualche piccolo e parziale spazio, ma a condividere i doni e i carismi di ciascuno, le identità, per il bene di tutti.

    In particolare, penso all’impegno educativo che, negli Oratori della città in queste settimane, ha il volto dell’Oratorio estivo e a tutte quelle proposte che cercano di dare casa alla ricerca di senso nella vita, perché possa essere spesa nel dono di sé.

    Pregate per me e state certi che prego per voi.

    Don Mauro

  • Orari sante Messe estate 2023

    Nei mesi di luglio ed agosto sono sospese le s.Messe feriali a San Giorgio.

    Chiese di S. Francesco e S. Cuore: da oggi la celebrazione festiva della S. Messa è sospesa.
    Riprenderà regolarmente in entrambe le chiese da domenica 10 settembre.

    La S. Messa del lunedì delle 9.30 si celebra in Basilica (riprenderà in Oratorio dal 28 agosto), quella delle ore 7.30 riprenderà venerdì 1 settembre.

    Presso la chiesa del S. Crocifisso

    • Mercoledì 26 luglio, ore 18.30: S.Messa per il 110° anniversario di consacrazione della Chiesa (1913); prende il posto dell’usuale celebrazione in Basilica
    • Giovedì 24 agosto, ore 18.30: S.Messa per la festa di San Bartolomeo

  • Naturalezza

    Naturalezza

    È giusta l’educazione ricevuta dai nostri padri e madri sul rispetto che si deve al luogo sacro: il segno della croce all’ingresso in chiesa; la genuflessione di fronte all’Eucaristia, segnalata dalla lampada rossa
    accesa; il clima di silenzio e la compostezza durante le celebrazioni. Il Concilio Vaticano II però ci ha educato anche a essere attivi nell’azione liturgica, sia mediante lo svolgimento di alcuni ministeri (non solo celebranti o diaconi, ma anche chierichetti, lettori, cantori, ministri della Comunione eucaristica o incaricati di portare i doni all’altare o di raccogliere le offerte tra i fedeli), sia partecipando convintamente
    alle preghiere, alle risposte, ai canti.

    Il modello – anche se a taluno può non piacere – è la tavola familiare dove c’è chi svolge delle mansioni e tutti intervengono volentieri nella conversazione, ma anche si fa attenzione che nessuno sia privo di cibo o bevande. In chiesa invece molti vivono una sorta di paralisi trascendentale, non tanto per onorare l’Altissimo, ma per terrore di venire troppo coinvolti. Talvolta, se propongo a qualcuno anche solo di portare all’altare il pane e il vino all’offertorio, vengo squadrato come se lo volessi associare a una spedizione di mercenari sanguinari, e alla fine si sottrae.

    Perché è così difficile vivere le celebrazioni con naturalezza, fratelli e sorelle premurosi uno dell’altro, seduti alla stessa mensa? Ed essere testimoni di fede: «Vedi? Anch’io prego con te e come te, con gioia!».

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V Domenica dopo Pentecoste

    Nel nostro cammino di riscoperta della Storia di salvezza, la Liturgia ci presenta Abramo, il capostipite del popolo eletto, il padre nella fede, come ricorderà Gesù nel Vangelo.

    La fede non è tanto un sapere molte cose, ma un fidarsi seriamente di Dio che ci parla. La fede è la risposta a Gesù che chiama, è un accettare a seguirlo nel suo cammino verso Gerusalemme. Nel camminare, Gesù fa la proposta di essere suo discepolo a tutte le persone che incontra e a tutti pone delle condizioni precise, che il testo esprime con frasi anche paradossali. Gesù non accetta al suo seguito persone mosse da interessi personali e ricorda che il Figlio dell’uomo non ha neppure dove
    posare il capo.

    Il discepolo deve essere libero da ogni legame, anche quelli naturali, come verso i genitori. Il discepolo, certamente, deve amare i genitori, sa gustare le gioie che il Signore gli fa incontrare, ma sempre sentendo tutto come dono e non permettendo che diventi ostacolo nel realizzare il disegno del Padre su di lui.

    Se ci mettiamo al seguito di Gesù, non dobbiamo desistere: chi ha messo mano all’aratro e, poi, si volge
    indietro, non è adatto per il regno di Dio. Proviamo a domandarci: Il mio seguire Gesù è frutto della fede o lo faccio perché spero in un ritorno di grazie particolari? Sono libero da tutto quanto mi può ostacolare nel fare la volontà del Padre, soldi, interessi, relazioni sbagliate? Sono deciso nel mio camminare secondo il Vangelo, o di fronte alle difficoltà abbandono tutto?

    don Alberto

  • Quel Santuario sopra il Lambro…

    Quel Santuario sopra il Lambro…

    In questo periodo estivo, verrà proposta questa piccola rubrica con alcune chiese della Brianza, per far conoscere alcune peculiarità del nostro territorio e dare qualche spunto su possibili luoghi da visitare.

    Quel Santuario sopra il Lambro…

    Non lontano da casa nostra c’è una chiesa che può divenire spunto per una sosta spirituale tra le colline brianzole. Si tratta del Santuario della Beata Vergine Assunta di Rancate di Triuggio.

    Ci si arriva in un quarto d’ora d’auto da Desio ma la meta può anche trasformarsi in un’idea per una costruttiva scampagnata in bicicletta. Giunti ad Albiate si scende verso il Lambro e passato il ponte si svolta subito a sinistra seguendo la direzione Rancate. Superata la chiesetta di Ponte dedicata a Sant’Antonio Maria Zaccaria, la strada comincia a inerpicarsi con due ampi tornanti, salendo ancora per qualche centinaio di metri, fino ad incontrare sulla sinistra il Santuario di Rancate.

    La costruzione della chiesa risale alla fine del Cinquento, dedicata inizialmente ai SS. Bernardino e Maria. Il campanile è del 1599. Venne elevata a chiesa parrocchiale, con nuova dedica a Santa Maria Assunta nel 1606 dal cardinal Federico Borromeo. All’interno, costituito da tre navate, con volta a botte, si trova una pregevole e venerata pala d’altare mariana del 1507 di autore anonimo. L’opera all’origine era inserita in una cappella situata più a valle sulla sponda del Lambro, sul luogo dove la Vergine Maria era apparsa a due bambini, salvandoli dalla piena del fiume. Da questo miracolo venne la decisione di costruire un Santuario, che, grazie alle generose offerte di alcuni possidenti, si dotò nel tempo di pregevoli opere artistiche. Vi si trovano infatti affreschi di Bartolomeo Roverio detto “il Genovesino” (abside e volta del presbiterio), tele nel presbiterio e nel coro dei cremonesi Campi (Giulio e Antonio) e gli affreschi della volta della navata centrale di Andrea Appiani, raffiguranti episodi biblici, mentre gli stucchi sono dovuti all’opera del ticinese Giocondo Albertolli.

    Nei dintorni del Santuario permangono tracce di un passato ad alta vocazione agricola, come le
    cascine Boffalora, Orsola e Malpighi, quest’ultima oggetto di una felice ristrutturazione eseguita
    sul finire del XX secolo. Si segnala anche la presenza (al civico 9 di via Biffi) dell’edificio che ospitò l’Istituto di coltura del baco da seta, un centro di ricerca di risonanza internazionale, fondato nel 1877
    dall’ing. Guido Susani, che si avvalse della collaborazione del famoso scienziato Louis Pasteur, ospite
    due volte in questo minuscolo borgo brianzolo.

    Beppe Monga

  • Luglio, il mese dedicato al preziosissimo Sangue di Gesù

    Luglio, il mese dedicato al preziosissimo Sangue di Gesù

    È attraverso il Sangue di Cristo che i santi e i martiri hanno testimoniato la loro fede e sono arrivati in cielo…

    Secondo la tradizione, il soldato Longino che trafisse con la Lancia il costato di Gesù crocifisso, avrebbe raccolto in un vaso il sangue che sgorgò dalla ferita e cadde a terra. Longino, poi convertitosi, fuggì in Italia. Egli si sarebbe fermato a Mantova nel 37 d.C., sotterrando la preziosissima reliquia in una piccola cassetta di piombo, con sopra la scritta Jesu Christi Sanguis. In questo luogo, fu edificata la basilica di Sant’Andrea. Nell’anno 804, fu riportata alla luce la cassettina accanto alla sua tomba e la reliquia fu ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e approvata per il culto da papa Leone III.

    La festa del Preziosissimo Sangue di nostro Signore Gesù Cristo venne istituita a Roma da papa Pio IX, il 10 agosto 1849, che la estese alla Chiesa universale. Paolo VI, con la riforma del Calendario liturgico, la unì alla festa del “Corpus Domini” che da allora si celebra in tutta la Chiesa come “Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo”.

    “La devozione al sangue di Cristo – scriveva San Gaspare del Bufalo – apre le porte della divina misericordia; se i popoli ritornano nelle braccia della misericordia e si mondano nel sangue di Gesù Cristo, tutto il rimanente facilmente si accomoda”…. Il sangue di Cristo é “l’attestato d’amore di un Dio
    fatto uomo”. Ogni volta che partecipiamo alla Messa e ci cibiamo del corpo e sangue di Cristo, assumiamo in noi il segno vivo ed efficace del suo Amore totale per noi, che ci lava, ci nutre dello stesso Amore, e ci trasforma a sua immagine.

    Il Sangue, è descritto nella Bibbia come l’elemento della vita. “La vita di una creatura risiede nel sangue” (Levitico 17,11). È questo che noi cerchiamo e possiamo trovare attraverso questa devozione. La vita in Dio.

    Fabrizio Zo