Autore: basilica

  • Noi e Voi

    Noi e Voi

    Capita, nel corso di una pacata discussione, ma più spesso in qualche acceso confronto, di sentir dire «noi sì, voi siete diversi». Magari l’interlocutore è una sola persona, ma viene automaticamente aggregata a un voi così preciso da coinvolgere in una pregiudiziale squalifica.

    Si comincia così nel caso più evidente di differenza – uomini e donne – per passare poi a tutta la gamma delle diversità etniche, culturali, religiose, regionali, sociali, politiche, professionali: noi e voi, noi e loro.

    Questa espressione, apparentemente superficiale, tradisce un retroterra mentale preoccupante: che l’appartenenza a un gruppo automaticamente designi modi di pensare e di comportarsi omogenei tra tutti i componenti i quali vengono accettati o respinti o derisi o condannati a priori, senza dare valore alle persone, ai loro percorsi, alle esperienze che le hanno segnate. L’altro lato della medaglia è che, ovviamente, chi appartiene ai noi si senta autogiustificato in tutti i suoi argomenti e spesso poco sfiorato dalla possibilità di tentare un’autocritica, o almeno una verifica dei propri convincimenti e delle proprie scelte.

    Quando il noi e il voi entrano nella Chiesa – noi preti, voi laici; noi catechisti, voi Caritas, noi tradizionalisti, voi progressisti; noi di un movimento, voi di un altro, ecc.–, è il momento di riformare non solo il linguaggio, ma anche il pensiero e lasciarsi riempire dall’intenzione e dalla preghiera di Gesù: «che siano perfetti nell’unità».

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Stiamo ripercorrendo il cammino della Storia della salvezza, caratterizzata dall’amore gratuito e fedele di Dio e dalle debolezze e rifiuto dell’uomo.Dio vuole felice l’uomo e pone come unica condizione che l’uomo si fidi di Lui.  La prima Lettura ci ricorda che l’Umanità non si è mai fidata di Dio; l’abbandono di Dio è caduta nella corruzione, nel degrado morale così che il Signore “si pentì di aver creato l’uomo”,  tanto da permettere il diluvio, ricordato anche da Gesù nel Vangelo.

    La pagina del diluvio non è facile: non è il racconto storico-cronologico dei primi anni dell’universo, ma è la risposta di Dio alle domande di sempre: perché e da dove viene il mondo? perché il male, il dolore e la morte?

    Dio per rispondere a queste domande si serve di scrittori che usano immagini e materiale comuni nel loro tempo.

    Ma il Dio in cui crediamo è ben diverso dalla mitologia pagana: c’è un unico Principio creatore, provvidente e misericordioso anche nella  punizione.  

    E’ una salvezza che esige di essere accolta. Gesù, nelle poche righe del Vangelo di oggi ci chiede di essere attenti perché non accada anche a noi come al tempo di Noè e di Lot.

    Il distacco da Dio, la storia insegna, si riflette nell’orgoglio e nella guerra.

    Dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito che ci fa riscoprire tutta la vita come dono da condividere. Sembra di perderla, ma è il modo per realizzarla e i frutti sono amore e pace.

    Chiediamo al Signore di essere gente attenta, sveglia, che si lascia guidare dallo Spirito anche se spesso ci mette contro-corrente.

    don Alberto

  • La Pandemia ed i suoi effetti sui nostri ragazzi….

    Abbiamo chiesto ad Annarita Lissoni, pedagogista esperta nell’ambito della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, di parlarci su come stanno reagendo i ragazzi ad un tempo così faticoso e difficile come quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, lei ci ha restituito una fotografia puntuale della situazione attuale che Vi proponiamo:

    “Ora che il Covid pare allentare la presa e attenuare l’emergenza, si vedono le cicatrici. Ferite da curare, segni da leggere, bisogni da ascoltare. Ma qual è il prezzo che hanno pagato bambini e adolescenti in questi anni? E quanto pesa, oggi, su di loro l’impatto dei cambiamenti di vita imposti dalla pandemia? Secondo la VI rilevazione 2022 del Sistema di sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) i ragazzi dichiarano che le relazioni sociali sono per loro fondamentali. Che hanno bisogno di interagire con i loro coetanei per affrontare le sfide e i cambiamenti della crescita, per sperimentarsi, tessere nuove relazioni, costruire e definire la propria identità, imparare il senso del limite e l’autonomia; che necessitano del confronto con adulti significativi capaci di rappresentare e al contempo favorire quel senso di fiducia che è energia vitale per sane esperienze di crescita. La spinta verso l’esterno è molto forte così come la volontà di esplorare il mondo circostante. Ci dicono anche che, in famiglia, hanno un grande bisogno di essere ascoltati. Hanno bisogno di sentirsi accolti incondizionatamente, di essere visti, capiti, riconosciuti, compresi, non giudicati: hanno bisogno di sentire e vedere nel cuore e negli occhi dei genitori interesse e attenzione genuini per quello che vivono e sperimentano, nel rispetto delle loro emozioni, dei loro tempi e delle loro modalità di espressione. In ultimo, confessano che gli anni della pandemia hanno acuito il loro malessere o generato nuove fragilità emotive. È proprio per questo che sperimentano con maggior frequenza la paura di fallire e di non riuscire, disorientamento, chiusura, frustrazione, rabbia, aggressività verso se stessi e gli altri, ansia prima di affrontare un’interrogazione, demotivazione, timore del rifiuto, paura del giudizio, del cambiamento.

    Quale educazione?

    L’auspicio è che le azioni educative dei genitori in primis e di tutti quegli adulti significativi nella vita dei ragazzi siano orientate all’ascolto e alla relazione, al fine di favorire un clima accogliente e fecondo,capace di nutrire e tirar fuori da ognuno i talenti che possiede. Fondamentale, ancor prima, è saper leggere e intercettare per tempo eventuali segnali di fragilità emotiva o vulnerabilità affinché non rischino di evolvere in disagi persistenti. L’elemento fondamentale e di supporto reciproco sarà quello di costruire alleanze e fiducia attraverso percorsi di responsabilità condivisa e di dialogo tra famiglia, scuola, parrocchia e agenzie educative.

    Le crisi e le avversità sono per i genitori occasioni per riflettere sull’importanza di riappropriarsi di un ruolo non sempre vissuto pienamente o esercitato con fatica e sulla possibilità di ricevere supporto dalla rete sociale grazie anche ad alleanze educative con la rete comunitaria.

    Ma sono occasioni di crescita anche per i ragazzi quando gli adulti li sanno accompagnare nella scoperta dei valori e di un senso nuovo delle cose, quando li sostengono dando loro fiducia, quando sanno mantenere aperto il dialogo evitando di sapere a priori come si sentono e cosa sia meglio per loro, quando sanno essere capaci di autorevolezza sincera, quando li incoraggiano nelle sfide, quando li valorizzano nella loro creatività e unicità, quando li guidano a riconoscere il proprio valore e il loro posto nel mondo. Sì perché la capacità di affrontare le avversità della vita, specie nei bambini e negli adolescenti, nasce e cresce nella qualità delle relazioni e dei contesti che abitano. Diventa quindi fondamentale per la famiglia e per tutti i contesti di riferimento dei ragazzi, il riconoscimento reciproco dei compiti, del cammino da compiere e della meta da raggiungere con la consapevolezza che i momenti di ascolto e di cura delle relazioni hanno un valore inestimabile. Siamo, dunque, nel tempo di un’intenzionalità e di una ripartenza educativa che dà vita ad una rinnovata normalità fatta di ascolto, di consapevolezza, di cammino comune, di significato.”

  • Pellegrinaggio Loreto-Assisi

    Pellegrinaggio Loreto-Assisi

    Si chiudono il 30 giugno le iscrizioni al pellegrinaggio diocesano a Loreto-Assisi che si terrà dal 4 al 7 settembre 2023.

    Quanti desiderano partecipare – singoli o parrocchie – sono sollecitati a contattare l’agenzia Duomo Viaggi per opzionare i posti, versando una caparra. Le pratiche devono essere chiuse prima della pausa estiva. Il viaggio spirituale sarà presieduto dall’arcivescovo Mario Delpini e avrà come titolo «Grazia Fede e Salvezza»

    La quota per il viaggio in pullman parte da 470€ in camera doppia e in strutture religiose. Supplementi sono previsti per le camere singole o per alloggio in hotel.

    Iscrizioni fino al 30 giugno

  • ARTE E FEDE – IN DIALOGO COI SANTI PIETRO E PAOLO

    ARTE E FEDE – IN DIALOGO COI SANTI PIETRO E PAOLO

    Cosa sta dicendo Paolo a Pietro in questo dipinto di Guido Reni? E cosa dicono a noi?

    Non sono molti i dipinti che raffigurano insieme i santi Pietro e Paolo. Quasi per caso ne abbiamo trovato uno di questi alla Pinacoteca di Brera di Milano, che tra l’altro è visitabile gratuitamente ogni prima domenica del mese.

    “Paolo rimprovera Pietro penitente” è il titolo dell’opera datata 1609 e attribuita a Guido Reni, bolognese, uno dei maestri del barocco italiano, il “divino Reni” così apostrofato dai suoi contemporanei per la sua capacità di rendere sulla tela il senso del soprannaturale in molti dei suoi capolavori presenti in tantissimi musei in tutto il mondo: un vero peccato che il nome di Reni non attiri l’attenzione delle masse…

    Il titolo dell’opera fa riferimento a un episodio ricordato nella lettera ai Galati, dove Paolo rimprovera Pietro per la sua ipocrisia verso la legge ebraica e per il tradimento di Cristo. Nell’incrocio degli sguardi dei due apostoli è ben visibile l’intensità emotiva, quasi a farci partecipi di un momento di un confronto serrato ma sincero fra i due. Paolo in piedi sembra esprimere pacatezza dal gesto della sua mano, mentre Pietro ha una posizione seduta e contrita, con il braccio che sostiene la testa, e se ne percepisce il suo pentimento. Meritano attenzione anche il piede che tocca la dura roccia e la fronte corrugata del primo apostolo, quasi a ricordare il naturalismo del suo più famoso contemporaneo, Caravaggio.

    Un ultimo dettaglio lo si puo’ cogliere ammirando il paesaggio sullo sfondo, con un castello circondato da alberi e un cielo che passa dai toni plumbei sopra la testa di Paolo a un panorama più chiaro e rasserenante.

    Sono solo alcuni degli elementi che ho colto nell’arte senza tempo di Guido Reni, capace di affascinare e incuriosire chiunque si metta in ricerca della bellezza che ci circonda.

    Vito Bellofatto

  • Volontari all’oratorio feriale

    Volontari all’oratorio feriale

    Prendersi cura dei più piccoli è compito della comunità educante: il volontario svolge un servizio essenziale in semplicità e umiltà

    L’oratorio feriale 2023, nelle tre sedi prescelte dell’oratorio BVI, S.Pietro e Paolo e S.Giovanni Battista, coinvolge centinaia di bambini e ragazzi della nostra città nel periodo delle vacanze scolastiche ed è un importante appuntamento per le famiglie desiane in quanto offre un ricco mix di divertimento e gioco, ma soprattutto esprime gioia di stare insieme e di condividere valori essenziali per la crescita. Molti però non immaginano che dietro il calendario delle 5 settimane di grest c’è un background iniziato qualche mese fa per preparare nei tempi e modi più consoni tutte le attività che compongono questo periodo. E’ un po’ come mettere insieme i pezzi di un puzzle, che si devono incastrare e combaciare uno con l’altro per evitare buchi o sovrapposizioni: le famiglie desiane infatti si aspettano che l’organizzazione funzioni, non ci siano ritardi o disguidi e tutto vada per il meglio. E siccome che una organizzazione così complessa non si mette in pista da sola, chi si occupa di tutto il lavoro preparatorio? Il don, gli animatori, le catechiste, i volontari. In ognuno dei 3 oratori della nostra comunità un “esercito” di giovani, mamme, papà e nonni/e si mettono insieme per formare un gruppo di lavoro dove ciascuno, sulla base delle proprie disponibilità, si ritaglia un ruolo e un compito, ma tutti per prima cosa lavorano in gruppo, mettono al servizio comune il proprio tempo e il proprio impegno, e fanno squadra, non ci possono essere battitori liberi in questo contesto. Vorrei allora focalizzare l’attenzione sulla figura del VOLONTARIO in ORATORIO. È bello entrare in un oratorio e incontrare persone disponibili, che aiutano, che si sporcano le mani (e non solo a parole) e che fanno tutto con il SORRISO. È bello incontrare la gioia di adulti che fra la giornata di lavoro e il quotidiano tran tran offrono il loro tempo per i bambini, ragazzi e adolescenti della nostra comunità che hanno bisogno di punti di riferimento e di “grandi” che si prendono cura di loro. Ci sono molti modi di prendersi cura dei più piccoli in oratorio estivo: c’è chi fa servizio al banco del bar (chi non ricorda quel volto amico che fra una battuta e una caramella ci faceva sempre sentire a nostro agio); chi prepara i laboratori (quanta fantasia e impegno dietro quei piccoli lavoretti); chi si mette il grembiule e si occupa della mensa e della merenda (che bello il paragone con i pensieri di Don Tonino Bello sulla Chiesa del grembiule, capace di servire i più fragili); chi in segreteria gestisce le iscrizioni e cento altri aspetti organizzativi, fra cui gli ingressi e uscite di ogni giorno; chi accompagna i ragazzi nelle uscite e gite settimanali; chi si mette i guanti e si dedica alla pulizia di spazi, e bagni, perchè piccoli e grandi possano disporre di ambienti dignitosi e decorosi. Proprio lo slogan di quest’anno TU X TUTTI-e chi è il mio prossimo, ci dice bene che la cura reciproca-data e ricevuta- è la spinta per preoccuparsi degli altri- di tutti gli altri. C’è un altro aspetto da evidenziare: la disponibilità a lavorare a fianco di altri volontari che non necessariamente conoscevi già e che magari non fanno parte del “giro” della tua parrocchia, appunto perchè non importa se vieni da S.Giorgio o da S.Pio, quello che conta è sentirsi parte di una comunità educante. A mio parere sono 2 le qualità a cui ogni volontario deve tendere in un cammino costante: la generosità e la gratuità. Conosco volontari generosi che non dicono mai di no, e che si spendono senza risparmiarsi per gli altri. La gratuità è la molla primaria che fa scattare il Sì, sentirsi servo inutile come dice Gesù, ma non perchè non sei utile, anzi, ma perchè non aspiri a metterti in mostra e non pretendi un ritorno per quello che fai. Da ultimo il volontario sa anche mettersi da parte, magari per coinvolgere nuovi componenti e senza per questo pensare che siamo indispensabili o che quello che fanno gli altri è pieno di difetti. Il volontario in oratorio è contento se si spende al massimo per quello che sta facendo; ma lo farà ancor meglio se è consapevole che anche quello che fanno gli altri è importante.

    Vito Bellofatto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica dopo Pentecoste

    Nelle domeniche dopo Pentecoste ripercorreremo la Storia della salvezza: dall’inizio (la Creazione) alla fine (Cristo re dell’universo), il rivelarsi dell’amore di Dio verso le sue creature. La prima Lettura ci riporta al primo atto d’amore di Dio: la Creazione del mondo e dell’uomo. All’uomo è affidato, in dono, da scoprire, curare, sviluppare il mondo in cui Dio rivela la sua grandezza, bontà, bellezza: il primo
    libro di catechismo che ci parla di Dio è il creato di cui non siamo i padroni, ma usufruttuari. E’ un dono
    di cui avere cura. L’uomo viene collocato in un giardino, ricco d’acqua e di vegetazione, in un mondo
    ancora brullo e desertico: è il Paradiso terrestre. Dio vuole l’uomo felice, non è geloso della sua gioia e
    chiede all’uomo di credere al suo amore.

    Sarà padrone di tutto, dei frutti di tutti gli alberi, ma non di quelli dell’Albero della conoscenza del bene
    e del male. Deve fidarsi di Lui che sa veramente che cosa è bene e cosa è male. All’Albero della conoscenza del bene e del male è legato l’Albero della vita: se ci si allontana da Dio, il nostro
    destino è la morte, perché rifiutiamo la fonte della vita. Sappiamo che, purtroppo, nella Storia della salvezza l’uomo non si è fidato di Dio dall’inizio e lungo tutta la storia.

    I nostri progenitori non hanno obbedito al comando del Signore, ma Dio non si offende, non rifiuta l’uomo.
    Già nel racconto del Peccato Originale c’è anche il primo annunzio di salvezza, e realizzerà tutto questo in Gesù. Non dobbiamo scoraggiarci perché l’amore di Dio e il suo perdono sono molti più grandi del nostro peccato.

    don Alberto

  • Challenge

    Challenge

    Il fatto di Roma, quartiere Casalpalocco, è noto: durante un challenge, una potente auto ne ha investita una più piccola, causando la morte di un bambino e il ferimento di mamma e sorellina. Challenge uguale sfida: mettersi alla prova per vedere capacità di resistenza in prestazioni solitamente poco normali. Da sempre si parla di record e di Guinness dei primati per le cose più strane (la pizza più grande del mondo, la resistenza in una grotta…). Il challenge di cui parliamo però ha qualche novità: ripreso dai cellulari e ributtato sui social, dà notorietà, ebbrezza e talvolta anche guadagni. Inutile aggiungere che il più delle volte si tratta di esibire attività totalmente prive di senso. Il fine è incrementare il culto dell’apparire, così apprezzato e desiderato nel nostro mondo.

    Mentre i nostri “eroi” apparivano così sui social, centinaia di persone scomparivano letteralmente nel Mediterraneo, inghiottite dall’ennesima tragedia delle migrazioni. Per loro il challenge, la sfida contro le onde e l’ignoto, era questione di vita o di morte, non certo un divertimento.

    E tante altre persone ogni giorno affrontano sfide essenziali per la vita, il lavoro, la famiglia, la salute: non esibiscono i loro successi – se ci sono –, ma perseverano in fatiche quotidiane ed esigenti. La stessafede, soprattutto oggi, si presenta come una sfida, dove è molto più facile evadere che aderire. Nessuno può sottrarsi a qualche challenge, ma quello vero non ha bisogno di palcoscenico.

    don Gianni