Autore: basilica

  • Challenge

    Challenge

    Il fatto di Roma, quartiere Casalpalocco, è noto: durante un challenge, una potente auto ne ha investita una più piccola, causando la morte di un bambino e il ferimento di mamma e sorellina. Challenge uguale sfida: mettersi alla prova per vedere capacità di resistenza in prestazioni solitamente poco normali. Da sempre si parla di record e di Guinness dei primati per le cose più strane (la pizza più grande del mondo, la resistenza in una grotta…). Il challenge di cui parliamo però ha qualche novità: ripreso dai cellulari e ributtato sui social, dà notorietà, ebbrezza e talvolta anche guadagni. Inutile aggiungere che il più delle volte si tratta di esibire attività totalmente prive di senso. Il fine è incrementare il culto dell’apparire, così apprezzato e desiderato nel nostro mondo.

    Mentre i nostri “eroi” apparivano così sui social, centinaia di persone scomparivano letteralmente nel Mediterraneo, inghiottite dall’ennesima tragedia delle migrazioni. Per loro il challenge, la sfida contro le onde e l’ignoto, era questione di vita o di morte, non certo un divertimento.

    E tante altre persone ogni giorno affrontano sfide essenziali per la vita, il lavoro, la famiglia, la salute: non esibiscono i loro successi – se ci sono –, ma perseverano in fatiche quotidiane ed esigenti. La stessafede, soprattutto oggi, si presenta come una sfida, dove è molto più facile evadere che aderire. Nessuno può sottrarsi a qualche challenge, ma quello vero non ha bisogno di palcoscenico.

    don Gianni

  • Percorso di preparazione al matrimonio cristiano

    “Che cosa c’entra il Gesù del Vangelo con la nostra vita di coppia?”

    Con questa domanda, affrontiamo il percorso di preparazione al matrimonio insieme a coloro che si sono messi in cammino con noi. Non è un corso, non sono lezioni, sono incontri, sono un passo dopo l’altro a seguire un filo d’oro che ci guida. È un percorso che compiamo in dodici fermate, in un cammino che ci vede in mezzo a loro ad aiutarci a scoprire i segni nella nostra vita di fidanzati e sposi.

    Chi incontriamo?

    Persone che si avvicinano alla Chiesa dopo alcuni anni di distacco, persone che sono dentro la Chiesa, ma desiderano entrare ancora di più nella profondità del Sacramento e tanta umanità che ci viene restituita, che cambia ogni anno, ma che percepiamo vera: spesso persone che iniziano con scetticismo e riscoprono dentro di sé una Verità e una bellezza.

    Come funzionano gli incontri? Che tematiche trattano?

    Gli incontri iniziano sempre con un momento di preghiera e poi proseguono seguendo il filo d’oro che porta dall’incontro di due persone, alla scelta di sposarsi. Ci soffermiamo su alcune parole che stanno dentro il Matrimonio Cristiano (Obbedienza, Povertà, Castità), riflettiamo su alcuni ingredienti (l’Acqua nel Pozzo della Samaritana, il Vino nelle nozze di Cana), approfondiamo la costruzione (la Casa sulla Roccia) per attraversare poi la porta stretta della Promessa Matrimoniale. Il percorso lo chiudiamo entrando nella scena dell’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi. Alla fine del percorso chiediamo di scrivere una lettera, che raccolga i loro pensieri su come hanno vissuto il percorso, come si sono sentiti, cosa portano via; quello che poi ci rimane sono Doni e Segni che ci fanno capire ogni volta di più che noi al massimo possiamo provare a favorire l’ascolto di chi incontriamo, ma non sono le nostre parole a fare la differenza. Sono loro stessi quando si accorgono quanto c’entra il Gesù del Vangelo con la loro vita.

    Valentino Luè

  • ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    La storia di Alberto Sesta e Veronica Pagani è una testimonianza vivida dell’amore coniugale, della Fede e della crescita personale che possono derivare da un impegno matrimoniale profondo, senza che sia una decisione fatta “alla leggera”. Questa coppia di novelli sposi ha deciso di condividere la propria esperienza per ispirare e aiutare altre coppie a rafforzare i legami che le uniscono.

    Da quanto tempo vi siete conosciuti?

    “Siamo insieme da sei anni, dal settembre del 2017, e abbiamo convissuto a Seveso per tre anni prima di trasferirci a Muggiò nell’agosto successivo. È stato in quel periodo, nell’ottobre del 2021, che abbiamo
    preso la decisione di sposarci a San Giovanni Battista, la parrocchia di origine di Veronica”.

    Sono sposati da settembre 2022 e ora sono guida per i cosi di preparazione al matrimonio della città di Desio.

    Cosa ha significato per voi il corso fidanzati e il confronto che ne scaturisce?

    Per Alberto: “Uno dei momenti chiave della nostra storia è stato il corso fidanzati che abbiamo seguito l’anno scorso a Desio, è stato illuminante. Inizialmente, pensavamo che fosse quasi un percorso scontato, invece ci siamo presto resi conto che si trattava di un confronto aperto e reciproco, che ci ha
    permesso di scoprire aspetti di noi stessi e della nostra relazione che prima erano rimasti nascosti”.

    Per Veronica: “Da qui è nato anche il nostro desiderio di diventare coppie guida. Anche dalla nostra esperienza abbiamo notato quanto spesso le relazioni di coppia si vivono in isolamento. Raramente si ha l’opportunità di confrontarsi in modo così approfondito con altre persone, di discutere apertamente dei problemi che affliggono la coppia e di scoprire che non si è soli. Questo senso di appartenenza e condivisione è di valore inestimabile per tutti”.

    L’esperienza famigliare e della comunità nella quale si è inseriti gioca un ruolo importante… “Il matrimonio è un impegno che si prende sul serio”, afferma Alberto. Dopo esserci sposati, tutto è cambiato. Alberto sente l’importanza del simbolo dell’anello al dito e tutto sembra dare alla loro vita di coppia più senso e anche più legittimità. Contrariamente all’idea diffusa che tutto sia uguale e
    che non faccia differenza vivere da sposati o meno, Alberto sottolinea che molti hanno segretamente paura di impegnarsi in una relazione di tale entità “per noi invece era importante fare questo passo”.

    La fede e la fiducia in Dio giocano un ruolo centrale nella vita della coppia. “Ci affidiamo a Dio e preghiamo sperando che il nostro cammino condiviso sia benedetto”, afferma Alberto, che è nato nel 1981 in Sicilia. Per lui i suoi genitori sono stati un faro, un esempio di una vita coniugale solida. Dopo cinquanta anni di matrimonio e sei figli, i suoi genitori rappresentano per lui una legittimazione della sua stessa vita, non come un traguardo finale, ma come un punto di partenza per la sua vita matrimoniale.

    Veronica Pagani, nata nel 1992 a Desio ha detto che avrebbe sempre sognato di sposarsi da bambina “poi ho iniziato ad avere un altro tipo di visione e per me era diventata solo una formalità. Convivere per
    me equivaleva all’essere sposati”. Invece poi Alberto le ha fatto cambiare idea, insieme: “Dipende davvero molto dalla persona con la quale stai e sposare chi amo era diventato molto importante per me”. Lei si era allontanata dalla vita cristiana per dei trascorsi personali: “Pian piano sto riscoprendo questo mondo e mi sento riaccolta. Ho superato una visione che era stereotipata della vita cristiana. Sentire un confronto con gli altri anche per affrontare determinate situazioni o passi nella vita è stata per me illuminante. Non mi sono sentita fuori luogo rispetto a quando l’ho iniziato”.

    Hanno raccontato di quando hanno realizzato questo desiderio di eternità nella loro coppia… Veronica si è resa conto che Alberto poteva effettivamente essere “la mia persona”: “Mi sono sorpresa della reazione che ha avuto di fronte a quello che io pensavo che fosse il mio peggiore difetto. Ha cercato di farmi capire insieme il mio errore e mi ha fatto ragionare sulla reazione rispetto all’entità frivola del fatto. Nelle precedenti esperienze questo capitava, ma si litigava ancora di più. Quindi io da Alberto ho avuto comprensione e fiducia”.

    Anche per Alberto il momento nel quale ha realizzato che l’avrebbe voluta per sempre al suo fianco è arrivato dalle mani di Veronica, in un modo inaspettato: “Una volta Veronica ha riparato un oggetto che si era rotto e l’ha fatto con le sue mani, senza comprarne un altro”. L’oggetto di per sé non aveva particolare valore “Veronica però ha intuito quanto per me fosse importante e questa riparazione l’ho vista piena di carichi simbolici: lavorare per riparare qualcosa insieme. E in quel preciso momento avevo capito che sarebbe diventata mia moglie.”

    E la loro storia è solo all’inizio, di un grande percorso che è impostato nella costruzione della casa sulla roccia, come ricorda il brano del Vangelo di Matteo 7,21.24-27: Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Alla luce della parola di Dio nella loro vita.

    Eleonora Murero

  • San Giovanni Battista (Colui che battezza)Detto anche: Il Precursore

    San Giovanni Battista (Colui che battezza)
    Detto anche: Il Precursore

    l 24 giugno la Chiesa celebra la festa della nascita di San Giovanni Battista che secondo la tradizione avvenne ad Ain Karim a circa sette km ad Ovest di Gerusalemme. È una delle uniche tre natività
    che vengono ricordate nella liturgia cristiana. Le altre due nascite ricordate oltre a quella del Precursore, sono quella di Cristo e quella della Madonna. Per tutti gli altri Santi, infatti, si festeggia non la loro nascita nella carne, bensì la loro entrata nel Cielo. Questo fatto indica quanto la figura di questo santo sia importante per la storia della Chiesa e non solo di quella cattolica, essendo venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi. Difatti è proprio Gesù nel vangelo che lo indica come: “Il più grande tra i nati di donna” Mt 11,11a. Nella scrittura la figura di Giovanni Battista funge da collegamento tra il vecchio ed il nuovo testamento. Egli rappresenta con la sua figura austera e inflessibile, con i gesti che accompagnano il suo concepimento e la sua nascita, il nuovo Elia, come lo definisce Gesù nello stesso capitolo di Matteo 11,10, che doveva anticipare la venuta del Messia, del liberatore del popolo d’Israele. Ed è lui che indicherà ai suoi discepoli al Giordano il Messia, dopo avere visto discendere lo spirito di Dio su Gesù: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me…Gv 1, 29-30. Ma cosa può dire a noi dopo due millenni di storia cristiana, la figura di Giovanni Battista? Perché se non ci chiediamo questo, corriamo il rischio di celebrare la memoria di un fatto avvenuto nel passato, che seppure importante allora, oggi non ci coinvolge per nulla. Credo che diverse ragioni possano far riflettere anche noi su come quest’uomo ha accolto la sua chiamata a servire Dio, ad essere testimone=Martire. Sicuramente, superando le false giustificazioni a cui spesso ci aggrappiamo, la prima domanda che mi pongo è: Cosa significa per me essere testimone reale, credibile? E da questa apparentemente semplice domanda e la sua eventuale risposta, la seguente è: Ma Giovanni per accogliere la voce di Dio ha scelto di vivere nel deserto, in un luogo dove il frastuono quotidiano non
    lo avrebbe distratto da ciò che riteneva essenziale, e noi in un’epoca dove spesso il primo gesto del mattino è osservare cosa viene pubblicato dai social, o alla televisione, come penso di riuscire ad
    ascoltare Dio che mi parla ogni giorno, ma che forse non riesco a sentire? E ancora: Giovanni ha avuto il coraggio di difendere ciò che riteneva vero, davanti a tutti anche ai potenti del tempo, io mi
    chiedo quando faccio solamente un segno di croce fuori dalla chiesa, mi vergogno o lo faccio furtivamente di modo da non essere troppo notato? Ecco, allora scopro solo da questo come è vero che la voce del Battista anche oggi non smette di gridare nel deserto, in quel luogo arido che spesso cerca di occupare anche il mio cuore.

    Fabrizio Zo

  • Mandato oratorio estivo

    E’ iniziato lunedì 12 giugno l’oratorio feriale nella nostra comunità, al BVI per i bambini di 1°, 2°
    3° elementare, all’oratorio di S. Giovanni per 4° e 5° e a SS. Pietro e Paolo le medie.

    Sono oltre 200 i volontari e i ragazzi che domenica 11 hanno ricevuto il mandato per prendersi cura dei nostri ragazzi.

  • Un dono da condividere – maggio 2023

    Un dono da condividere – maggio 2023

    Sabato 10 e domenica 11 si sono raccolti 718kg di alimenti e prodotti igiene nelle 5 parrocchie cittadine per “Un dono da condividere”.

    Un grazie a quanti hanno contribuito.

  • SS. Corpo e Sangue di Cristo

    SS. Corpo e Sangue di Cristo

    L’8 giugno abbiamo celebrato la festa del Corpus Domini, del Corpo e del Sangue del Signore, cioè la festa dell’Eucarestia che rende presente Gesù, in modo misterioso ma reale, con il suo Corpo e il suo Sangue. Con questa festa siamo chiamati a “fare memoria“ con le parole di Gesù nell’Ultima Cena “Fate questo in memoria di me”.

    Ora noi sappiamo come Gesù ci dà il suo Corpo e il suo Sangue, ma dobbiamo rinnovare continuamente la nostra fede, per non considerare il pane e il vino consacrato solo come un segno, un simbolo, e non veramente come il Corpo e il Sangue di Gesù.

    Il Signore si dà in cibo a noi, perché noi abbiamo “la vita”, quella eterna che inizia già da ora, garanzia del Paradiso. Proprio perché tutti riceviamo lo stesso Pane, la stessa Vita, dobbiamo sentirci uniti tra noi, volerci bene. La seconda lettura ci ricorda che la Comunione eucaristica è la premessa e la garanzia della comunione tra noi: sarebbe inopportuno se, appena usciti da Chiesa, dovessimo pettegolare, giudicare, mentre abbiamo tutti Gesù dentro di noi.

    La festa del Corpus Domini si è sempre caratterizzata per un momento di adorazione e per la Processione eucaristica, perché vuole ricordarci che Gesù, dopo l’invocazione del dono dello Spirito, è veramente presente con il suo Corpo e il suo Sangue, anche fuori della S. Messa.

    Ringraziamo insieme il Signore di averci voluto così bene, donandosi in cibo per noi e chiediamogli di avere fame di Lui e di riscoprire la sua presenza tra noi.

    don Alberto