Autore: basilica

  • La Pandemia ed i suoi effetti sui nostri ragazzi….

    Abbiamo chiesto ad Annarita Lissoni, pedagogista esperta nell’ambito della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, di parlarci su come stanno reagendo i ragazzi ad un tempo così faticoso e difficile come quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, lei ci ha restituito una fotografia puntuale della situazione attuale che Vi proponiamo:

    “Ora che il Covid pare allentare la presa e attenuare l’emergenza, si vedono le cicatrici. Ferite da curare, segni da leggere, bisogni da ascoltare. Ma qual è il prezzo che hanno pagato bambini e adolescenti in questi anni? E quanto pesa, oggi, su di loro l’impatto dei cambiamenti di vita imposti dalla pandemia? Secondo la VI rilevazione 2022 del Sistema di sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare) i ragazzi dichiarano che le relazioni sociali sono per loro fondamentali. Che hanno bisogno di interagire con i loro coetanei per affrontare le sfide e i cambiamenti della crescita, per sperimentarsi, tessere nuove relazioni, costruire e definire la propria identità, imparare il senso del limite e l’autonomia; che necessitano del confronto con adulti significativi capaci di rappresentare e al contempo favorire quel senso di fiducia che è energia vitale per sane esperienze di crescita. La spinta verso l’esterno è molto forte così come la volontà di esplorare il mondo circostante. Ci dicono anche che, in famiglia, hanno un grande bisogno di essere ascoltati. Hanno bisogno di sentirsi accolti incondizionatamente, di essere visti, capiti, riconosciuti, compresi, non giudicati: hanno bisogno di sentire e vedere nel cuore e negli occhi dei genitori interesse e attenzione genuini per quello che vivono e sperimentano, nel rispetto delle loro emozioni, dei loro tempi e delle loro modalità di espressione. In ultimo, confessano che gli anni della pandemia hanno acuito il loro malessere o generato nuove fragilità emotive. È proprio per questo che sperimentano con maggior frequenza la paura di fallire e di non riuscire, disorientamento, chiusura, frustrazione, rabbia, aggressività verso se stessi e gli altri, ansia prima di affrontare un’interrogazione, demotivazione, timore del rifiuto, paura del giudizio, del cambiamento.

    Quale educazione?

    L’auspicio è che le azioni educative dei genitori in primis e di tutti quegli adulti significativi nella vita dei ragazzi siano orientate all’ascolto e alla relazione, al fine di favorire un clima accogliente e fecondo,capace di nutrire e tirar fuori da ognuno i talenti che possiede. Fondamentale, ancor prima, è saper leggere e intercettare per tempo eventuali segnali di fragilità emotiva o vulnerabilità affinché non rischino di evolvere in disagi persistenti. L’elemento fondamentale e di supporto reciproco sarà quello di costruire alleanze e fiducia attraverso percorsi di responsabilità condivisa e di dialogo tra famiglia, scuola, parrocchia e agenzie educative.

    Le crisi e le avversità sono per i genitori occasioni per riflettere sull’importanza di riappropriarsi di un ruolo non sempre vissuto pienamente o esercitato con fatica e sulla possibilità di ricevere supporto dalla rete sociale grazie anche ad alleanze educative con la rete comunitaria.

    Ma sono occasioni di crescita anche per i ragazzi quando gli adulti li sanno accompagnare nella scoperta dei valori e di un senso nuovo delle cose, quando li sostengono dando loro fiducia, quando sanno mantenere aperto il dialogo evitando di sapere a priori come si sentono e cosa sia meglio per loro, quando sanno essere capaci di autorevolezza sincera, quando li incoraggiano nelle sfide, quando li valorizzano nella loro creatività e unicità, quando li guidano a riconoscere il proprio valore e il loro posto nel mondo. Sì perché la capacità di affrontare le avversità della vita, specie nei bambini e negli adolescenti, nasce e cresce nella qualità delle relazioni e dei contesti che abitano. Diventa quindi fondamentale per la famiglia e per tutti i contesti di riferimento dei ragazzi, il riconoscimento reciproco dei compiti, del cammino da compiere e della meta da raggiungere con la consapevolezza che i momenti di ascolto e di cura delle relazioni hanno un valore inestimabile. Siamo, dunque, nel tempo di un’intenzionalità e di una ripartenza educativa che dà vita ad una rinnovata normalità fatta di ascolto, di consapevolezza, di cammino comune, di significato.”

  • Pellegrinaggio Loreto-Assisi

    Pellegrinaggio Loreto-Assisi

    Si chiudono il 30 giugno le iscrizioni al pellegrinaggio diocesano a Loreto-Assisi che si terrà dal 4 al 7 settembre 2023.

    Quanti desiderano partecipare – singoli o parrocchie – sono sollecitati a contattare l’agenzia Duomo Viaggi per opzionare i posti, versando una caparra. Le pratiche devono essere chiuse prima della pausa estiva. Il viaggio spirituale sarà presieduto dall’arcivescovo Mario Delpini e avrà come titolo «Grazia Fede e Salvezza»

    La quota per il viaggio in pullman parte da 470€ in camera doppia e in strutture religiose. Supplementi sono previsti per le camere singole o per alloggio in hotel.

    Iscrizioni fino al 30 giugno

  • ARTE E FEDE – IN DIALOGO COI SANTI PIETRO E PAOLO

    ARTE E FEDE – IN DIALOGO COI SANTI PIETRO E PAOLO

    Cosa sta dicendo Paolo a Pietro in questo dipinto di Guido Reni? E cosa dicono a noi?

    Non sono molti i dipinti che raffigurano insieme i santi Pietro e Paolo. Quasi per caso ne abbiamo trovato uno di questi alla Pinacoteca di Brera di Milano, che tra l’altro è visitabile gratuitamente ogni prima domenica del mese.

    “Paolo rimprovera Pietro penitente” è il titolo dell’opera datata 1609 e attribuita a Guido Reni, bolognese, uno dei maestri del barocco italiano, il “divino Reni” così apostrofato dai suoi contemporanei per la sua capacità di rendere sulla tela il senso del soprannaturale in molti dei suoi capolavori presenti in tantissimi musei in tutto il mondo: un vero peccato che il nome di Reni non attiri l’attenzione delle masse…

    Il titolo dell’opera fa riferimento a un episodio ricordato nella lettera ai Galati, dove Paolo rimprovera Pietro per la sua ipocrisia verso la legge ebraica e per il tradimento di Cristo. Nell’incrocio degli sguardi dei due apostoli è ben visibile l’intensità emotiva, quasi a farci partecipi di un momento di un confronto serrato ma sincero fra i due. Paolo in piedi sembra esprimere pacatezza dal gesto della sua mano, mentre Pietro ha una posizione seduta e contrita, con il braccio che sostiene la testa, e se ne percepisce il suo pentimento. Meritano attenzione anche il piede che tocca la dura roccia e la fronte corrugata del primo apostolo, quasi a ricordare il naturalismo del suo più famoso contemporaneo, Caravaggio.

    Un ultimo dettaglio lo si puo’ cogliere ammirando il paesaggio sullo sfondo, con un castello circondato da alberi e un cielo che passa dai toni plumbei sopra la testa di Paolo a un panorama più chiaro e rasserenante.

    Sono solo alcuni degli elementi che ho colto nell’arte senza tempo di Guido Reni, capace di affascinare e incuriosire chiunque si metta in ricerca della bellezza che ci circonda.

    Vito Bellofatto

  • Volontari all’oratorio feriale

    Volontari all’oratorio feriale

    Prendersi cura dei più piccoli è compito della comunità educante: il volontario svolge un servizio essenziale in semplicità e umiltà

    L’oratorio feriale 2023, nelle tre sedi prescelte dell’oratorio BVI, S.Pietro e Paolo e S.Giovanni Battista, coinvolge centinaia di bambini e ragazzi della nostra città nel periodo delle vacanze scolastiche ed è un importante appuntamento per le famiglie desiane in quanto offre un ricco mix di divertimento e gioco, ma soprattutto esprime gioia di stare insieme e di condividere valori essenziali per la crescita. Molti però non immaginano che dietro il calendario delle 5 settimane di grest c’è un background iniziato qualche mese fa per preparare nei tempi e modi più consoni tutte le attività che compongono questo periodo. E’ un po’ come mettere insieme i pezzi di un puzzle, che si devono incastrare e combaciare uno con l’altro per evitare buchi o sovrapposizioni: le famiglie desiane infatti si aspettano che l’organizzazione funzioni, non ci siano ritardi o disguidi e tutto vada per il meglio. E siccome che una organizzazione così complessa non si mette in pista da sola, chi si occupa di tutto il lavoro preparatorio? Il don, gli animatori, le catechiste, i volontari. In ognuno dei 3 oratori della nostra comunità un “esercito” di giovani, mamme, papà e nonni/e si mettono insieme per formare un gruppo di lavoro dove ciascuno, sulla base delle proprie disponibilità, si ritaglia un ruolo e un compito, ma tutti per prima cosa lavorano in gruppo, mettono al servizio comune il proprio tempo e il proprio impegno, e fanno squadra, non ci possono essere battitori liberi in questo contesto. Vorrei allora focalizzare l’attenzione sulla figura del VOLONTARIO in ORATORIO. È bello entrare in un oratorio e incontrare persone disponibili, che aiutano, che si sporcano le mani (e non solo a parole) e che fanno tutto con il SORRISO. È bello incontrare la gioia di adulti che fra la giornata di lavoro e il quotidiano tran tran offrono il loro tempo per i bambini, ragazzi e adolescenti della nostra comunità che hanno bisogno di punti di riferimento e di “grandi” che si prendono cura di loro. Ci sono molti modi di prendersi cura dei più piccoli in oratorio estivo: c’è chi fa servizio al banco del bar (chi non ricorda quel volto amico che fra una battuta e una caramella ci faceva sempre sentire a nostro agio); chi prepara i laboratori (quanta fantasia e impegno dietro quei piccoli lavoretti); chi si mette il grembiule e si occupa della mensa e della merenda (che bello il paragone con i pensieri di Don Tonino Bello sulla Chiesa del grembiule, capace di servire i più fragili); chi in segreteria gestisce le iscrizioni e cento altri aspetti organizzativi, fra cui gli ingressi e uscite di ogni giorno; chi accompagna i ragazzi nelle uscite e gite settimanali; chi si mette i guanti e si dedica alla pulizia di spazi, e bagni, perchè piccoli e grandi possano disporre di ambienti dignitosi e decorosi. Proprio lo slogan di quest’anno TU X TUTTI-e chi è il mio prossimo, ci dice bene che la cura reciproca-data e ricevuta- è la spinta per preoccuparsi degli altri- di tutti gli altri. C’è un altro aspetto da evidenziare: la disponibilità a lavorare a fianco di altri volontari che non necessariamente conoscevi già e che magari non fanno parte del “giro” della tua parrocchia, appunto perchè non importa se vieni da S.Giorgio o da S.Pio, quello che conta è sentirsi parte di una comunità educante. A mio parere sono 2 le qualità a cui ogni volontario deve tendere in un cammino costante: la generosità e la gratuità. Conosco volontari generosi che non dicono mai di no, e che si spendono senza risparmiarsi per gli altri. La gratuità è la molla primaria che fa scattare il Sì, sentirsi servo inutile come dice Gesù, ma non perchè non sei utile, anzi, ma perchè non aspiri a metterti in mostra e non pretendi un ritorno per quello che fai. Da ultimo il volontario sa anche mettersi da parte, magari per coinvolgere nuovi componenti e senza per questo pensare che siamo indispensabili o che quello che fanno gli altri è pieno di difetti. Il volontario in oratorio è contento se si spende al massimo per quello che sta facendo; ma lo farà ancor meglio se è consapevole che anche quello che fanno gli altri è importante.

    Vito Bellofatto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    III Domenica dopo Pentecoste

    Nelle domeniche dopo Pentecoste ripercorreremo la Storia della salvezza: dall’inizio (la Creazione) alla fine (Cristo re dell’universo), il rivelarsi dell’amore di Dio verso le sue creature. La prima Lettura ci riporta al primo atto d’amore di Dio: la Creazione del mondo e dell’uomo. All’uomo è affidato, in dono, da scoprire, curare, sviluppare il mondo in cui Dio rivela la sua grandezza, bontà, bellezza: il primo
    libro di catechismo che ci parla di Dio è il creato di cui non siamo i padroni, ma usufruttuari. E’ un dono
    di cui avere cura. L’uomo viene collocato in un giardino, ricco d’acqua e di vegetazione, in un mondo
    ancora brullo e desertico: è il Paradiso terrestre. Dio vuole l’uomo felice, non è geloso della sua gioia e
    chiede all’uomo di credere al suo amore.

    Sarà padrone di tutto, dei frutti di tutti gli alberi, ma non di quelli dell’Albero della conoscenza del bene
    e del male. Deve fidarsi di Lui che sa veramente che cosa è bene e cosa è male. All’Albero della conoscenza del bene e del male è legato l’Albero della vita: se ci si allontana da Dio, il nostro
    destino è la morte, perché rifiutiamo la fonte della vita. Sappiamo che, purtroppo, nella Storia della salvezza l’uomo non si è fidato di Dio dall’inizio e lungo tutta la storia.

    I nostri progenitori non hanno obbedito al comando del Signore, ma Dio non si offende, non rifiuta l’uomo.
    Già nel racconto del Peccato Originale c’è anche il primo annunzio di salvezza, e realizzerà tutto questo in Gesù. Non dobbiamo scoraggiarci perché l’amore di Dio e il suo perdono sono molti più grandi del nostro peccato.

    don Alberto

  • Challenge

    Challenge

    Il fatto di Roma, quartiere Casalpalocco, è noto: durante un challenge, una potente auto ne ha investita una più piccola, causando la morte di un bambino e il ferimento di mamma e sorellina. Challenge uguale sfida: mettersi alla prova per vedere capacità di resistenza in prestazioni solitamente poco normali. Da sempre si parla di record e di Guinness dei primati per le cose più strane (la pizza più grande del mondo, la resistenza in una grotta…). Il challenge di cui parliamo però ha qualche novità: ripreso dai cellulari e ributtato sui social, dà notorietà, ebbrezza e talvolta anche guadagni. Inutile aggiungere che il più delle volte si tratta di esibire attività totalmente prive di senso. Il fine è incrementare il culto dell’apparire, così apprezzato e desiderato nel nostro mondo.

    Mentre i nostri “eroi” apparivano così sui social, centinaia di persone scomparivano letteralmente nel Mediterraneo, inghiottite dall’ennesima tragedia delle migrazioni. Per loro il challenge, la sfida contro le onde e l’ignoto, era questione di vita o di morte, non certo un divertimento.

    E tante altre persone ogni giorno affrontano sfide essenziali per la vita, il lavoro, la famiglia, la salute: non esibiscono i loro successi – se ci sono –, ma perseverano in fatiche quotidiane ed esigenti. La stessafede, soprattutto oggi, si presenta come una sfida, dove è molto più facile evadere che aderire. Nessuno può sottrarsi a qualche challenge, ma quello vero non ha bisogno di palcoscenico.

    don Gianni

  • Percorso di preparazione al matrimonio cristiano

    “Che cosa c’entra il Gesù del Vangelo con la nostra vita di coppia?”

    Con questa domanda, affrontiamo il percorso di preparazione al matrimonio insieme a coloro che si sono messi in cammino con noi. Non è un corso, non sono lezioni, sono incontri, sono un passo dopo l’altro a seguire un filo d’oro che ci guida. È un percorso che compiamo in dodici fermate, in un cammino che ci vede in mezzo a loro ad aiutarci a scoprire i segni nella nostra vita di fidanzati e sposi.

    Chi incontriamo?

    Persone che si avvicinano alla Chiesa dopo alcuni anni di distacco, persone che sono dentro la Chiesa, ma desiderano entrare ancora di più nella profondità del Sacramento e tanta umanità che ci viene restituita, che cambia ogni anno, ma che percepiamo vera: spesso persone che iniziano con scetticismo e riscoprono dentro di sé una Verità e una bellezza.

    Come funzionano gli incontri? Che tematiche trattano?

    Gli incontri iniziano sempre con un momento di preghiera e poi proseguono seguendo il filo d’oro che porta dall’incontro di due persone, alla scelta di sposarsi. Ci soffermiamo su alcune parole che stanno dentro il Matrimonio Cristiano (Obbedienza, Povertà, Castità), riflettiamo su alcuni ingredienti (l’Acqua nel Pozzo della Samaritana, il Vino nelle nozze di Cana), approfondiamo la costruzione (la Casa sulla Roccia) per attraversare poi la porta stretta della Promessa Matrimoniale. Il percorso lo chiudiamo entrando nella scena dell’Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi. Alla fine del percorso chiediamo di scrivere una lettera, che raccolga i loro pensieri su come hanno vissuto il percorso, come si sono sentiti, cosa portano via; quello che poi ci rimane sono Doni e Segni che ci fanno capire ogni volta di più che noi al massimo possiamo provare a favorire l’ascolto di chi incontriamo, ma non sono le nostre parole a fare la differenza. Sono loro stessi quando si accorgono quanto c’entra il Gesù del Vangelo con la loro vita.

    Valentino Luè

  • ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    La storia di Alberto Sesta e Veronica Pagani è una testimonianza vivida dell’amore coniugale, della Fede e della crescita personale che possono derivare da un impegno matrimoniale profondo, senza che sia una decisione fatta “alla leggera”. Questa coppia di novelli sposi ha deciso di condividere la propria esperienza per ispirare e aiutare altre coppie a rafforzare i legami che le uniscono.

    Da quanto tempo vi siete conosciuti?

    “Siamo insieme da sei anni, dal settembre del 2017, e abbiamo convissuto a Seveso per tre anni prima di trasferirci a Muggiò nell’agosto successivo. È stato in quel periodo, nell’ottobre del 2021, che abbiamo
    preso la decisione di sposarci a San Giovanni Battista, la parrocchia di origine di Veronica”.

    Sono sposati da settembre 2022 e ora sono guida per i cosi di preparazione al matrimonio della città di Desio.

    Cosa ha significato per voi il corso fidanzati e il confronto che ne scaturisce?

    Per Alberto: “Uno dei momenti chiave della nostra storia è stato il corso fidanzati che abbiamo seguito l’anno scorso a Desio, è stato illuminante. Inizialmente, pensavamo che fosse quasi un percorso scontato, invece ci siamo presto resi conto che si trattava di un confronto aperto e reciproco, che ci ha
    permesso di scoprire aspetti di noi stessi e della nostra relazione che prima erano rimasti nascosti”.

    Per Veronica: “Da qui è nato anche il nostro desiderio di diventare coppie guida. Anche dalla nostra esperienza abbiamo notato quanto spesso le relazioni di coppia si vivono in isolamento. Raramente si ha l’opportunità di confrontarsi in modo così approfondito con altre persone, di discutere apertamente dei problemi che affliggono la coppia e di scoprire che non si è soli. Questo senso di appartenenza e condivisione è di valore inestimabile per tutti”.

    L’esperienza famigliare e della comunità nella quale si è inseriti gioca un ruolo importante… “Il matrimonio è un impegno che si prende sul serio”, afferma Alberto. Dopo esserci sposati, tutto è cambiato. Alberto sente l’importanza del simbolo dell’anello al dito e tutto sembra dare alla loro vita di coppia più senso e anche più legittimità. Contrariamente all’idea diffusa che tutto sia uguale e
    che non faccia differenza vivere da sposati o meno, Alberto sottolinea che molti hanno segretamente paura di impegnarsi in una relazione di tale entità “per noi invece era importante fare questo passo”.

    La fede e la fiducia in Dio giocano un ruolo centrale nella vita della coppia. “Ci affidiamo a Dio e preghiamo sperando che il nostro cammino condiviso sia benedetto”, afferma Alberto, che è nato nel 1981 in Sicilia. Per lui i suoi genitori sono stati un faro, un esempio di una vita coniugale solida. Dopo cinquanta anni di matrimonio e sei figli, i suoi genitori rappresentano per lui una legittimazione della sua stessa vita, non come un traguardo finale, ma come un punto di partenza per la sua vita matrimoniale.

    Veronica Pagani, nata nel 1992 a Desio ha detto che avrebbe sempre sognato di sposarsi da bambina “poi ho iniziato ad avere un altro tipo di visione e per me era diventata solo una formalità. Convivere per
    me equivaleva all’essere sposati”. Invece poi Alberto le ha fatto cambiare idea, insieme: “Dipende davvero molto dalla persona con la quale stai e sposare chi amo era diventato molto importante per me”. Lei si era allontanata dalla vita cristiana per dei trascorsi personali: “Pian piano sto riscoprendo questo mondo e mi sento riaccolta. Ho superato una visione che era stereotipata della vita cristiana. Sentire un confronto con gli altri anche per affrontare determinate situazioni o passi nella vita è stata per me illuminante. Non mi sono sentita fuori luogo rispetto a quando l’ho iniziato”.

    Hanno raccontato di quando hanno realizzato questo desiderio di eternità nella loro coppia… Veronica si è resa conto che Alberto poteva effettivamente essere “la mia persona”: “Mi sono sorpresa della reazione che ha avuto di fronte a quello che io pensavo che fosse il mio peggiore difetto. Ha cercato di farmi capire insieme il mio errore e mi ha fatto ragionare sulla reazione rispetto all’entità frivola del fatto. Nelle precedenti esperienze questo capitava, ma si litigava ancora di più. Quindi io da Alberto ho avuto comprensione e fiducia”.

    Anche per Alberto il momento nel quale ha realizzato che l’avrebbe voluta per sempre al suo fianco è arrivato dalle mani di Veronica, in un modo inaspettato: “Una volta Veronica ha riparato un oggetto che si era rotto e l’ha fatto con le sue mani, senza comprarne un altro”. L’oggetto di per sé non aveva particolare valore “Veronica però ha intuito quanto per me fosse importante e questa riparazione l’ho vista piena di carichi simbolici: lavorare per riparare qualcosa insieme. E in quel preciso momento avevo capito che sarebbe diventata mia moglie.”

    E la loro storia è solo all’inizio, di un grande percorso che è impostato nella costruzione della casa sulla roccia, come ricorda il brano del Vangelo di Matteo 7,21.24-27: Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Alla luce della parola di Dio nella loro vita.

    Eleonora Murero