Autore: basilica

  • Misericordia

    Misericordia

    Un politico italiano di area ambientalista avrebbe dichiarato che il suo movimento in Italia non trionfa per una questione culturale: «In Italia viviamo in una cultura del perdono, forse ha qualcosa a che fare con il cattolicesimo. Diamo sempre per scontato che tutto sarà perdonato».

    Molti hanno commentato nel merito citando ampiamente interventi papali, a cominciare dall’enciclica Laudato si’, e iniziative delle comunità per la difesa del creato.

    Ma pure legare “cultura del perdono” e cattolicesimo ha un che
    di suggestivo e intrigante. Di solito sono altri gli orientamenti culturali che paiono allergici a temi quali misericordia e perdono. E sempre fastidiose le domande in
    taluni processi: «Ma lei perdona (gli assassini, i mafiosi, i responsabili, i terroristi…)?», come se il perdono si potesse acquistare sulla bancarella del mercato rionale.

    Oggi, domenica dedicata alla misericordia, sarà bene tornare alle fonti cristiane: la misericordia non è ignorare il male o, peggio, venire a compromessi con esso. Ma è la capacità di affrontarlo in un altro modo – nel modo di Gesù – per conseguire quella liberazione che solo Dio sa e può donare dalla Croce.

    Scriveva san Giovanni Paolo II nel 2002, dopo l’attentato alle Torri Gemelle: «Non c’è pace senza giustizia; non c’è giustizia senza perdono». C’è ancora molto cammino da fare per comprendere appieno il cristianesimo: un messaggio controcorrente, sempre assolutamente differente rispetto a ogni altro modo di pensare.

    don Gianni

  • In cammino per la fede

    In cammino per la fede

    Da lunedì 10 a mercoledì 12 i ragazzi che stanno facendo il percorso PREADO3 (3° media) insieme ai loro educatori sono andati in pellegrinaggio a Roma per incontrare papa Francesco insieme ad altri loro coetanei.
    Riviviamo insieme il pellegrinaggio con alcune foto e con le parole che l’arcivescovo Mario, che li ha accompagnati, ci ha lasciato.

    Erano oltre 5.000 i preadolescenti di terza media che si sono ritrovati a Roma provenienti da tutta la Diocesi di Milano per vivere il tradizionale pellegrinaggio in vista della professione di fede. Anche da Desio 50 ragazzi e 13 educatori insieme a don Pietro hanno raggiunto la città eterna per gli appuntamenti diocesani in programma: martedi 11 aprile la santa messa nella basilica di San Pietro presieduta dal nostro Arcivescovo, Mario Delpini. Mercoledi 12 aprile in piazza san Pietro l’udienza ge-
    nerale con papa Francesco, come sempre travolto dall’entusiasmo e dalla carica
    dei 5.000 preadolescenti.

    Come da tradizione, durante il resto delle giornate si è colta l’occasione per un giro della città in visita dei principali monumenti e luoghi storici.

    Il pellegrinaggio a Roma è un appuntamento atteso dai ragazzi che stanno compiendo il loro cammino verso la data del 21 maggio, domenica in cui faranno la loro professione di fede che segna così il loro passaggio verso l’età e il cammino degli adolescenti.

    I ragazzi tornano a casa portandosi il messaggio di papa Francesco che farà da guida in questo tratto di cammino: “Vivete in pienezza il messaggio pasquale”. E la nostra città si unisce volentieri con questo augurio per i nostri ragazzi, insieme ad un ringraziamento speciale a don Pietro e al gruppo degli educatori dei preadolescenti.

    Diac. Fabrizio Santantonio

    L’arcivescovo Mario ha lasciato tre parole ai ragazzi: Vangelo, amicizia e servizio.

    L’omelia della S. Messa in S. Pietro inizia con una domanda: come mai le donne riescono e hanno un coraggio maggiore rispetto agli apostoli e alle guardie? Aver visto la resurrezione di Gesù infonde sulle donne la speranza, la stessa speranza che possiamo avere noi anche nei momenti
    difficili della vita.

    Da qui partono i tre lasciti. Prima il Vangelo, l’arcivescovo dice ai ragazzi “Dovete leggerlo, ascoltarlo, pensarlo, andare a Messa dove il Vangelo viene proclamato, commentato e diventa pane”. Poi l’amicizia, “Nessuno cammina nella fede senza la Chiesa e senza gli amici. L’amicizia è quel rapporto bello, libero e puro che ci aiuta a diventare migliori, a essere fedeli ai nostri impegni”. Infine il servizio degli uni per gli altri, similmente a Gesù “che è in mezzo a noi come colui che serve”.

    Alessio Malberti
  • Pellegrinaggio a Caravaggio

    Pellegrinaggio a Caravaggio

    Lunedì 8 maggio
    si svolgerà il PELLEGRINAGGIO a

    Caravaggio
    Santuario S. Maria della Fonte

    Programma:

    • ore 13:30 – partenza da Piazza Conciliazione
    • ore 15:00 – S. Rosario
    • ore 16:00 – S. Messa, parteciperemo con la presenza del pellegrinaggio diocesano di Lodi.

    Quota di partecipazione: Euro 15

    Le adesioni dovranno essere effettuate entro il 2 maggio alla segreteria della Basilica dal lunedì al venerdì dalle 9:00 alle 12:00.

  • L’incontro

    L’incontro

    «Io c’ero»: così si dice per vantarsi di avere vissuto da vicino un avvenimento famoso dove “incontrare” grandi personaggi o per darsi importanza nell’essere stati al posto giusto nel momento giusto.Domenica scorsa si sono rievocati i gesti dell’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme come lo descrivono i vangeli: per aver cantato Osanna e agitato rami di palme o di ulivo, molti avevano potuto dire di averlo visto, incontrato, magari incrociato il suo sguardo.
    Una fastidiosa sensazione fa immaginare che una parte di quegli stessi delle palme, fossero in piazza anche al giorno del processo e, abilmente manipolati, avessero gridato «Crocifiggilo!» contro quello stesso Gesù.

    Le folle del resto si accalcavano attorno a Gesù anche durante il suo ministero pubblico: è immensa la folla al Discorso della montagna; si contano a migliaia le persone saziate alla moltiplicazione dei pani; qualche volta bisogna proteggere Gesù perché rischia di essere travolto (anche se sa riconoscere chi spera una guarigione anche solo toccando il lembo del suo vestito).

    Il mattino di Pasqua invece vanno al sepolcro alla spicciolata: qualche donna, un gruppetto spaurito, un paio di discepoli. Trovano la tomba vuota e non sono del tutto in grado di decifrare l’accaduto, almeno finché Gesù non si mostrerà a loro risorto. Dapprima nei pressi del sepolcro stesso, poi nel cenacolo e in seguito in Galilea sulle rive del lago. Paolo lo incontrerà a suo modo sulla via di Damasco, mentre i suoi compagni di viaggio non potranno capire nulla.

    «Io c’ero». L’incontro con Gesù può avvenire anche nel cuore di una folla, di una massa di gente che lo acclama, chi per convinzione, chi per abitudine, chi per interesse. Ma quando si decide che Lui, con la sua morte e risurrezione, è davvero il centro della vita e della storia, occorre cercarlo per un incontro personale. Un incontro possibile intrecciando due esperienze: una comunità di testimoni – nella vita più che nelle parole – e un cuore aperto alle sue tracce.

    Solo così avviene il passaggio – come lo indicava il card. Martini – da un cristianesimo di abitudine e di tradizione a un cristianesimo di convinzione, di riflessione, di scelta, di decisione.

    Augurarci BUONA PASQUA è augurarci che l’incontro avvenga, non perché siamo bravi o perché la nostra comunità sia meritevole più di altre, ma perché Gesù, il Vivente, ci viene incontro.

    don Gianni

  • Le cose da sapere sulla Pasqua

    Le cose da sapere sulla Pasqua

    La Pasqua è la festa più importante per i cristiani ed è il culmine del Triduo pasquale, centro e cuore di tutto l’anno liturgico. È la festa più solenne della religione cristiana che prosegue con l’Ottava di Pasqua e con il tempo liturgico di Pasqua che dura 50 giorni, inglobando la festività dell’Ascensione, fino alla solennità della Pentecoste.

    Cosa significa la parola “Pasqua”?

    Deriva dal greco: pascha, a sua volta dall’aramaico pasah e significa propriamente “passare oltre”, quindi “passaggio”. Gli Ebrei ricordavano il passaggio attraverso il mar Rosso dalla schiavitù d’Egitto alla liberazione. Per i cristiani è la festa del passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo.

    Quali sono le origini di questa festa?

    Presso gli ebrei la Pasqua (Pesach) era in origine legata all’attività agricola ed era la festa della raccolta dei primissimi frutti della campagna, a cominciare dall’orzo.

    In seguito, la Pasqua diventa la celebrazione annuale della liberazione degli ebrei dalla schiavitù, significato che si aggiunse all’altro, come ricordo della fuga dall’Egitto e del fatto che con il sangue degli agnelli si fossero dipinti gli stipiti delle porte affinché l’angelo sterminatore, come dice la Bibbia, passando da quelle case, risparmiasse i primogeniti.

    Ancora oggi, la cena pasquale presso gli Ebrei si svolge secondo un preciso ordine detto Seder. Ci si nutre di cibi amari per ricordare l’amarezza della schiavitù egiziana e lo stupore della libertà ritrovata.

    Per celebrare la Pasqua gli israeliti al tempo di Gesù ogni anno si recavano a Gerusalemme. Anch’egli vi si recava. La sua morte avvenne, infatti, in occasione della pasqua ebraica. Egli per i cristiani è l’agnello pasquale che risparmia dalla morte, il pane nuovo che rende nuovi (cfr 1Cor 5,7-8)

    Quali sono le origini di questa festa?
    Presso gli ebrei la Pasqua (Pesach) era in origine legata all’attività agricola ed era la festa della raccolta dei primissimi frutti della campagna, a cominciare dall’orzo.
    In seguito, la Pasqua diventa la celebrazione annuale della liberazione degli ebrei dalla schiavitù, significato che si aggiunse all’altro, come ricordo della fuga dall’Egitto e del fatto che con il sangue degli agnelli si fossero dipinti gli stipiti delle porte affinché l’angelo sterminatore, come dice la Bibbia, passando da quelle case, risparmiasse i primogeniti.
    Ancora oggi, la cena pasquale presso gli Ebrei si svolge secondo un preciso ordine detto Seder. Ci si nutre di cibi amari per ricordare l’amarezza della schiavitù egiziana e lo stupore della libertà ritrovata.
    Per celebrare la Pasqua gli israeliti al tempo di Gesù ogni anno si recavano a Gerusalemme. Anch’egli vi si recava. La sua morte avvenne, infatti, in occasione della pasqua ebraica. Egli per i cristiani è l’agnello pasquale che risparmia dalla morte, il pane nuovo che rende nuovi (cfr 1Cor 5,7-8)

    Perché la data della Pasqua è mobile?

    Perché è legata al plenilunio di primavera.

    La datazione della Pasqua, nel mondo cristiano fu motivo di gravi controversie fra le Chiese d’Oriente e d’Occidente. La prima, composta da ebrei convertiti, la celebrava subito dopo la Pasqua ebraica e cioè nella sera della luna piena, il 14 Nisan, primo mese dell’anno ebraico; quindi sempre in giorni diversi della settimana.

    Solo con il Concilio di Nicea del 325, si ottenne che fosse celebrata nello stesso giorno in tutta la cristianità adottando il rito Occidentale, fissandola nella domenica che seguiva il plenilunio di primavera.

    Oggi la celebrazione cade tra il 22 marzo e il 25 aprile denominandola così Pasqua bassa o alta, secondo il periodo in cui capita.

    Essendo una festa mobile, determina la data di altre celebrazioni ad essa collegate, come la Quaresima, l’Ascensione, la Pentecoste.

    La Chiesa contempla per i cattolici l’obbligo del Precetto Pasquale, cioè confessarsi e ricevere l’Eucaristia almeno una volta nel periodo pasquale.

    Cosa dicono i Vangeli? Dalla sepoltura “provvisoria” alla risurrezione di Gesù

    Dopo la morte in Croce, la sepoltura di Gesù fu una operazione provvisoria, in quando si approssimava, con il tramonto, il Sabato ebraico, in cui era proibita qualsiasi attività. Il corpo di Gesù fu avvolto in un lenzuolo candido e deposto nel sepolcro nuovo scavato nella roccia, appartenente a Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio, ma ormai seguace di Gesù. Le operazioni necessarie per questo tipo di sepoltura, che non era l’inumazione nel terreno, prevedevano di cospargere il corpo con profumi ed unguenti conservativi e l’avvolgimento dello stesso corpo con fasce o bende (ne abbiamo l’esempio nel racconto di Lazzaro risuscitato da Gesù). Queste operazioni, furono rimandate dalle pie donne a dopo il Sabato.

    Dopo la Parasceve (vigilia del Sabato) quindi appena dopo sepolto Gesù, i sacerdoti ed i Farisei si recarono da Pilato dicendogli che si erano ricordati «che quell’impostore quando era ancora in vita, disse: ‘Dopo tre giorni risorgerò’. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: ‘È risorto dai morti’. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». E Pilato, secondo il solo Vangelo di Matteo, autorizzò il sigillo del sepolcro e dispose alcune guardie per controllarlo.

    Trascorso il Sabato, in cui tutti osservarono il riposo, Maria di Magdala, Maria di Cleofa e Salome, completarono la preparazione dei profumi e si recarono al sepolcro di buon’ora per completare le unzioni del corpo e la fasciatura. Lungo la strada dicevano tra loro, chi poteva aiutarle a spostare la pesante pietra circolare, che chiudeva l’apertura del sepolcro. Questo luogo era composto da due ambienti scavati nella roccia, consistenti in un piccolo atrio e nella cella sepolcrale; quest’ultima conteneva una specie di rialzo in pietra, su cui veniva deposto il cadavere. Quando arrivarono, secondo i Vangeli, vi fu un terremoto, un angelo sfolgorante scese dal cielo, si accostò al sepolcro fece rotolare la pietra e si pose a sedere su di essa; le guardie prese da grande spavento caddero svenute. Ma l’Angelo si rivolse alle donne sgomente, dicendo loro: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Proseguendo con il racconto del Vangelo di Matteo, le donne si allontanarono di corsa per dare l’annunzio ai discepoli.

    Va ricordato che la Risurrezione di Gesù viene annunciata da alcune donne, che secondo l’antico Diritto ebraico, erano inabilitate a testimoniare, quindi con questo evento che le vede messaggere e testimoni, viene anche ad inserirsi un evento storico nella socialità ebraica. Quando le donne raggiunsero gli apostoli e riferirono l’accaduto, essi corsero verso il sepolcro, ma Pietro e Giovanni corsero avanti, al sepolcro arrivò per primo Giovanni più giovane e veloce, ma sulla soglia si fermò dopo aver visto il lenzuolo (Sindone) a terra. Pietro sopraggiunto, entrò per primo e constatò che il lenzuolo era per terra, mentre il sudario, usato per poggiarlo sul capo dei defunti, era ripiegato in un angolo, poi entrò anche Giovanni e ambedue capirono e credettero a quanto lo stesso Gesù, aveva detto in precedenza riguardo la sua Risurrezione.

    Perché si mangia l’agnello?

    La tradizione di consumare l’agnello per Pasqua deriva dalla Pesach, la Pasqua ebraica. Infatti l’agnello fa parte dell’origine di questa festività. In particolare si fa riferimento a quando Dio annunciò al popolo di Israele che lui lo avrebbe liberato dalla schiavitù in Egitto dicendo “In questa notte io passerò attraverso l’Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame”. Ordinando, così, al popolo d’Israele di marcare le loro porte con del sangue d’agnello in modo che lui fosse in grado di riconoscere chi colpire col suo castigo e chi no. Inoltre in passato esisteva un comandamento riguardo la Pasqua ebraica che diceva di fare l’offerta dell’agnello il giorno 14 del mese ebraico di Nisan e di consumare quella stessa notte il sacrificio di Pesach.

    Con il Cristianeismo, il simbolo dell’agnello immolato per la salvezza di tutti diventa Cristo stesso e il suo sacrificio ha valore di redenzione.

    Come si compone la liturgia della Veglia pasquale?

    Per Sant’Agostino quella pasquale è “la madre di tutte le veglie sante, durante la quale il mondo intero è rimasto sveglio”. Nel corso di questa notte, la Chiesa celebra la Resurrezione di Cristo, battezzando nuovi cristiani e domandando a coloro che già lo sono, di rinnovare tutti insieme gli impegni del loro Battesimo.
    La Veglia pasquale è una celebrazione complessa ed unitaria, che si svolge in quattro momenti successivi: 1) Liturgia della Luce che inizia con la benedizione del fuoco, la preparazione e accensione del cero quale “luce di Cristo”, e la processione con cui è introdotto nella chiesa buia, che è quindi illuminata dai ceri dei fedeli accesi al cero pasquale. Segue il solenne annunzio pasquale, detto anche dalla parola iniziale latina Exultet; 2) Liturgia della Parola con nove letture, sei tratte dell’Antico Testamento e le ultime tre dal Nuovo; 3) Liturgia Battesimale; 4) Liturgia Eucaristica.
    Il rito si svolge nella notte, simbolo dell’umanità che senza Cristo è immersa nelle tenebre dell’ignoranza e dell’errore, del peccato e della morte.

    Accogliamo la grazia della Risurrezione di Cristo! Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire tutto il creato e far fiorire la giustizia e la pace.

    Papa Francesco
  • Weekend Raccolta Fondi a favore dei progetti in Rep. Centrafricana

    Weekend Raccolta Fondi a favore dei progetti in Rep. Centrafricana

    Weekend Raccolta Fondi Associazione Talita Kum O.D.V. a favore dei progetti in Rep. Centrafricana

    Sabato 15 sworoom dalle 10 alle 18

    Domenica 16 aprile dalle ore 14,45

    Circolo Culturale Pro Desio
    Via Achille Grandi 2, Desio (entrata dalla piazzetta ad angolo con via Garibaldi)

  • TuXTutti  E chi è il mio  prossimo?

    TuXTutti E chi è il mio prossimo?

    Sabato 1° aprile è stato presentato il nuovo slogan dell’oratorio estivo 2023, TuXTutti, un invito a farsi dono per il mio prossimo.

    Con l’arrivo dell’estate iniziano i preparativi per l’oratorio estivo. Sabato 25 c’è stato il primo incontro con gli adulti volontari, figure essenziali per poter svolgere le attività.

    È ancora possibile dare la propria disponibilità per aiutare a prendersi cura di tutte le fasce d’età dei nostri ragazzi.

    La proposta di quest’estate è quella di metterci in viaggio con tutto noi stessi, per imparare ad essere sempre di più bambini, preadolescenti, adolescenti, giovani e adulti capaci di cura e di servizio nei confronti dell’altro. Ci prenderà per mano un maestro d’eccezione, il Buon Samaritano, di quella famosa parabola con la quale Gesù ci consegna le coordinate per poter ereditare la vita eterna ovvero una vita non sprecata.

    Vivremo cinque settimane nelle quali ci impegneremo a prenderci cura e farci carico della vita degli altri. Sappiamo bene che, rispetto a quello che oggi la società ci propone, investire sulla cura e sul servizio è uno stile di vita decisamente in controtendenza, quasi un atto rivoluzionario. Ma noi, fidandoci di Gesù, vogliamo diventare adulti desiderosi di essere protagonisti per costruire un futuro migliore. Come il buon samaritano, facendo nostro lo stile di Gesù, vogliamo metterci al servizio dei bisogni del mondo.

    Con gli adolescenti della città cominceremo a prepararci per vivere questa esperienza con il corso animatori che inizierà il 24 aprile.

    don Pietro