Autore: basilica

  • SCUOLA DI TEOLOGIA PER LAICI: UNA POSSIBILITÀ PER TUTTI

    “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni. Ma fatelo con mansuetudine e rispetto, e avendo una buona coscienza; affinché quando sparlano di voi, rimangano svergognati quelli che calunniano la vostra buona condotta in Cristo.”

    1Pietro 3,15-16

    Ascoltando una catechesi di Papa Francesco nel 2017, mentre commentava questo brano della
    Prima lettera di Pietro, rimasi colpito da ciò che diceva: “Concetto, non è un sentimento, non è un telefonino, non è un mucchio di ricchezze! La nostra speranza è una Persona, è il Signore Gesù”. Quasi fossero rivolte direttamente a me quelle sue parole si fissarono nella memoria e nel mio cuore.

    Una domanda si ripeteva dentro me e tornava spesso a farmi visita: come avrei potuto rendere conto di quella speranza che è in me, di cui parla Pietro nella sua lettera e di cui troppo spesso non riesco a dare ragione a chi mi chiede spiegazioni, come scrive l’apostolo Pietro? Chiesi aiuto nella preghiera e mi “rispose” un amico sacerdote con cui ne parlai. Mi propose di andare sul sito del Seminario di Milano, nella sezione: Scuola di teologia per laici e provare a vedere se la proposta mi interessava e faceva al mio caso.

    Vidi il programma dei corsi e pensavo fosse qualcosa di ostico, destinato “agli addetti ai lavori”; poi leggendo la parte introduttiva di spiegazione, mi convinsi che avrei potuto almeno provare, e cominciare
    un percorso che nella peggiore delle ipotesi avrebbe utilizzato qualche ora di tempo delle mie serate, una volta alla settimana per qualche mese, ma avrebbe potuto anche darmi la possibilità di provare a dare risposta a quel: “rendere ragione della Speranza che è in me, in noi…”. Mi sono iscritto con un amico,
    che come me ha voluto intraprendere questo cammino molto bello e davvero ricco! Da allora partecipiamo alle serate che vengono tenute nella maggior parte dei casi da insegnanti e docenti anche del Seminario.

    Abbiamo scoperto che non ci sono concetti così difficili. I temi sono portati avanti in modo che non
    si debba avere particolari capacità per seguirli, ma sono alla portata di chiunque voglia davvero entrare in
    relazione con quella Speranza che ci anima, ma che troppo spesso appare lontana e incomprensibile nel suo significato. Credo, alla fine, che siano davvero infiniti i modi attraverso cui la fantasia di Dio ci chiama a conoscerlo, ma sicuramente la scuola di teologia per molti, come per me, è uno di questi.

    Fabrizio Zo

  • Il Tabernacolo

    Il Tabernacolo

    SCOPRIAMO UN ALTRO ELEMENTO DELLA CHIESA

    Continuiamo a prendere contatto con gli ambienti che frequentiamo per la preghiera, riconoscendone il senso e il rimando liturgico che essi ci affidano. Rileggiamo gli spazi che abitualmente frequentiamo ma con uno sguardo diverso, comprendendo il senso della loro architettura e il rimando più profondo alla teologia pastorale che li accompagna.

    Prima di precisare l’iconologia del tabernacolo, sono da richiamare alcuni dati storico-teologici. La teologia eucaristica basata prevalentemente sulla presenza di Cristo nelle specie consacrate ha avuto delle importanti conseguenze anche sull’organizzazione dello spazio liturgico. Da un punto di vista teologico, è stata notevolmente ridimensionata la dimensione conviviale e celebrativa dell’Eucaristia, e di conseguenza la mensa dell’altare ha assunto una rilevanza architettonicamente meno significante; si è dato invece un valore straordinario, se non addirittura sproporzionato, alla presenza eucaristica e quindi dal punto di vista architettonico al tabernacolo. Se si armonizzano le due dimensioni, è evidente come la presenza di Cristo sia frutto della celebrazione eucaristica e da essa dipenda. Oggi, sia la teologia che il magistero affermano il primato della celebrazione, da cui deriva e dipende la presenza. Tradotto in termini architettonici, ciò significa che in una chiesa il centro è rappresentato non dal tabernacolo ma dall’altare. Il tabernacolo, o luogo dove si custodisce l’Eucaristia (da qui l’espressione “custodia eucaristica”), cioè il pane consacrato che avanza dalla celebrazione, non va sovrapposto all’altare né in termini valoriali né in termini spaziali. Il magistero è chiaro nell’indicare come scopo primario della conservazione dell’Eucaristia la comunione ai malati e ai morenti e, secondariamente, la comunione fuori della messa e la preghiera di adorazione. «Scopo primario e originario della conservazione della Eucaristia fuori della Messa è l’amministrazione del Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l’adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel Sacramento» (RCCE 5). Da ciò deriva che l’Eucaristia non può essere custodita sull’altare dove si celebra la messa (vietato dalle norme liturgiche, cfr. OGMR 315), ma in un luogo nobile anche nel presbiterio o, preferibilmente, in una cappella o altro spazio ben visibile e adatto per la preghiera privata silenziosa di adorazione.

    don Flavio Speroni

  • Percorsi per adolescenti e 18/19enni per la città

    “Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente e senza premura;
    non c’è meta troppo lontana per chi vi si prepara con la pazienza”

    PERCORSO DEGLI ADOLESCENTI PER LA CITTÀ

    Gli adolescenti, accompagnati dai loro educatori stanno sperimentando il nuovo percorso “Attraverso”; in queste poche righe verrà spiegato il nuovo modo di lavoro e quanto è stato fatto nei primi incontri.

    Quest’anno gli adolescenti, ragazzi dalla I alla III superiore, stanno sperimentando una nuova forma di percorso, dal nome Attraverso, presentato quest’estate dalla FOM. Scopo di questo percorso è quello di far acquisire ai ragazzi le competenze e crescere nella fede e nella vita. Tutto questo avviene tramite una forma ben precisa, divisa in tre passaggi: preparazione, esperienza e rielaborazione. E’ quindi divenuto fondamentale passare dalle parole ai fatti, l’esperienza acquisisce uno spazio importante nell’attività educativa.

    Gli argomenti trattati dipendono fortemente dai ragazzi, a seconda dei bisogni del gruppo si svolgono argomenti differenti, e collegati al tempo liturgico che si sta vivendo. Nella prima parte dell’anno è stata affrontata la tematica dell’identità, sviluppando due aspetti, uno legato al senso del limite e delle proprie capacità e uno legato al tempo di avvento, ovvero all’associazione tra l’identità e l’attesa. Entrambe le tematiche sono state svolte facendo prima delle attività per far esperienza del tema e poi discutendo insieme ai ragazzi. Nel futuro prossimo si presenterà il tempo della quotidianità (periodo tra gennaio e la quaresima).

    Intervallato agli incontri, che si svolgono al lunedì sera all’oratorio BVI, i ragazzi hanno vissuto anche dei momenti per le confessioni, preghiera e momenti di animazione e gioco organizzati dagli educatori, che sono oltre una ventina.

    PERCORSO DEI 18/19ENNI PER LA CITTÀ

    La nostra idea è di attivare un processo di cambiamento che porti i 18/19enni, attraverso esperienze significative, gli incontri e le testimonianze, ad imparare a confrontarsi tra di loro e con gli educatori.

    Imparare a orientare la propria vita verso il bene, alla scoperta di “quel di più” che fa la differenza, che fa della vita una vocazione.

    Il percorso è un invito ad approfondire il rapporto con Gesù, per orientare e nutrire la fede, per passare ad una fede più adulta.

    Questo percorso lo realizziamo utilizzando le “caratteristiche” (se vuoi puoi spiegare cosa sono prendendo qualche spunto dal libretto della diocesi o dal sito) proposte nel cammino diocesano:

    1. Dare una mano
    2. Poter sbagliare
    3. Avere domande
    4. Impariamo a pregare (in quaresima)
    5. Ascoltare musica
    6. Viaggiare
    7. Confrontarsi

    Da settembre a dicembre abbiamo affrontato il primo tema partendo dal vissuto dei ragazzi e attraverso incontri, confronto con il vangelo, esercizi spirituali di zona, confessione, testimonianze ed esperienze: posteria sociale, i senza tetto con i City Angels e presso il dormitorio di Monza.

    Da gennaio parleremo del secondo e terzo tema. Partendo sempre dal vissuto dei ragazzi vorremo riflettere su cosa voglia dire sbagliare senza sentirsi inadeguati, sulle paure, il senso di fallimento, i giudizi degli altri e propri che questo comporta, ma anche imparare dai propri sbagli, il peccato e il male che possono essere compresi nello sbagliare, il perdono, lo sguardo di Dio….

    Lo faremo partendo da ambiti di vita, a volte anche estremi come il carcere, altri come lo sport, le relazioni e la fede.

    Altri momenti li dedicheremo per preparare il carnevale, il corso animatori per l’oratorio estivo e la preparazione per la giornata mondiale della gioventù.

  • Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito

    Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito

    LUOGO DEGLI INCONTRI:

    Chiesa Beata Vergine Immacolata di Binzago,
    p.zza Borghi 5
    20811 Cesano Maderno, alle ore 20,45 ogni 3° mercoledì del mese

    PER INFORMAZIONI:

    Don Fabio Viscardi, tel. 0362/5415943388020135 oppure donfabio@trinitacesano.it

    Marilena Milanta tel. 3285870552 oppure milantamarilena@gmail.com

    Prima di partecipare agli incontri è consigliabile prendere contatti con i referenti di zona

  • Silenzio

    Silenzio

    A Capodanno si sparano i botti, più o meno legali, rumorosi e spettacolari, pare come retaggio di un’antica credenza: allontanare così i demoni e propiziare un nuovo anno migliore del precedente.

    Nelle comunità cristiane la sera di San Silvestro si canta il Te Deum e non manca chi si domanda: «Ma… per cosa dobbiamo ringraziare?», come se l’anno che finisce possa essere ricordato solo sotto il segno delle ombre e delle tenebre, da scacciare come i demoni, con l’illusione che un cambio di calendario possa magicamente portare benessere, tranquillità e salute.

    La domanda però non è vana: «Per cosa ringraziare?» e anche «Come guardare al
    tempo nuovo che ci è dato?». La condizione per poter rispondere è saper recuperare il silenzio o, come l’ha definito il card. Ravasi, la “dieta dell’anima dalla chiacchiera, dal rumore, dal futile”.

    Il silenzio permette di affrontare la domanda – per cosa ringraziare? come guardare al nuovo anno? – in maniera non superficiale. Non si tratta solo di ricordare eventi, emozioni, incontri, ma di chiedersi come la nostra persona ne è stata arricchita o impoverita, specialmente nei suoi tratti più profondi, segreti, interiori, oltre che nelle scelte e nei comportamenti.

    Questo è un silenzio abitato dagli occhi della fede, dal pensiero dello Spirito, dalla consapevolezza di ricevere e restituire amore verso Dio e il prossimo.

    Un esercizio che può essere ripetuto – quando, dove e come si vuole – per prendere in mano il tempo che ci è dato.

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Ottava del Natale – Circoncisione di Gesù

    Facciamo nostro, all’inizio dell’anno, l’augurio e la benedizione che abbiamo ascoltato nella Prima Lettura, dal Libro dei Numeri: “Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il Suo volto e ti conceda la pace”.

    Il Signore chiede a ciascuno di noi di essere strumento di pace, dono annunciato nel mistero del Natale, sulla capanna di Betlemme e donatoci in pienezza nel mistero della Croce.

    A Pasqua, Gesù ci ha donato il suo Spirito che, come ci ricorda Paolo nella Seconda Lettura, “grida con noi Abbà, Padre”: questo Spirito ci ha resi suoi figli, togliendo ogni divisione tra noi e rendendoci un unico popolo, mettendo le premesse della pace.

    L’augurio della Liturgia, alla fine dell’Ottava di Natale, è quello di ripetere l’esperienza dei pastori che “se ne tornarnom glorificando Dio per tutto ciò che avevano udito e visto” e come quella dei Magi che ritornarono nei loro paesi comunicando l’esperienza che avevano vissuto.

    Tornando alle nostre case cerchiamo di portare, la gioia dell’incontro con il Signore che, facendoci riscoprire figli dello stesso Padre, ci invita ad essere nel mondo strumenti di pace.

    Proprio sul tema della pace, continuando la tradizione iniziata da Paolo VI, Papa Francesco ha mandato al mondo un messaggio

    don Alberto