Autore: basilica

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IVa Domenica di Avvento

    Oggi ricompare la guida spirituale di tutto l’Avvento: Giovanni Battista. L’abbiamo già incontrato come “voce di uno che grida nel deserto” e come uomo in ricerca, ma ora la Liturgia ce lo presenta come “Il Testimone” (per 3 volte ricorre questo termine nel Vangelo), come colui che indica, in Gesù, il Messia atteso. Giovanni Battista non era la luce, ma doveva dar testimonianza alla Luce, accompagnarci a riscoprire in Gesù il Messia pensato dall’eternità. Egli nasce a Betlemme e viene per rivelare il Padre. Viene anche oggi, come 200 anni fa. Egli ci rivela Dio con la sua parola e con la sua vita. Quanto spazio diamo alla lettura e alla riflessione sulla Parola di Dio?

    II Signore viene a purificare il senso religioso, per educarci a un rapporto filiale con Dio. Viene a rivelare il Padre, in particolare nella sua misericordia. Qual è il nostro rapporto con Dio? È di abbandono fiducioso a Lui, anche nei momenti difficili, o lo pensiamo come un giudice da tener buono alla fine? Di tutto questo non possiamo limitarci ad essere convinti e a viverlo personalmente, ma come Giovanni dobbiamo esserne testimoni, non con le parole, ma con l’esempio. Ricordava Paolo VI che il mondo ha bisogno più di testimoni che di maestri e accetta uno come maestro se lo vede testimone in prima persona nel vivere
    quanto annuncia. Chiediamo a Giovanni di aiutarci a riscoprire continuamente la nostra missione di essere testimoni del Natale con la nostra vita.

    don Alberto

  • Si può vincere la malattia con il sorriso?

    Si può vincere la malattia con il sorriso?

    Don Gianni Mattia, cappellano dell’ospedale di Lecce, nell’ incontro de Il sicomoro di venerdi 16 dicembre, ci testimonia la sua articolare esperienza accanto ai malati.

    Grazie alla clownterapia i volontari della sua associazione utilizzano alcune tecniche prese dal circo e dal teatro di strada per migliorare lo stato psicologico dei pazienti: la risata permette di alleviare la sofferenza e ad affrontare con spirito positivo le terapie mediche. Ecco le sue risposte ad alcune domande:

    Un po’ prete, un po’ psicologo, un po’ clown…

    “Attraverso iniziative come la bimbulanza o la casa di accoglienza e grazie all’azione dei volontari cerchiamo di rendere più confortevole la permanenza degli ammalati nell’ospedale. Nel nostro agire si colloca la dimensione della carità, del servizio al più povero, a colui che è solo e non si sente rispettato. Chi svolge attività di assistenza in ospedale viene spesso descritto come una persona di grande sensibilità, ma la verità è che per vivere accanto a chi soffre è necessario essere sensibili e forti al tempo stesso. Accade anche a noi di non avere parole soprattutto quando in quel letto di ospedale, attaccato al respiratore, c’è un bambino con gli occhi che guardano nel vuoto, e che alle volte riescono persino a comunicare.”

    Qual è la domanda più difficile che i pazienti le pongono?

    “Perché? La sofferenza rimane un mistero. Ci si può solo rivolgere a Dio per chiedere il senso di questa sofferenza – che non so se si potrà comprendere su questa terra – e la forza per sopportarla. In molte circostanze diventa molto difficile poter dire una parola, anzi credo che non si debba dire assolutamente niente, restare in silenzio e abbracciare queste persone. L’unica cosa che può salvarci è la preghiera che non elimina la sofferenza, però, ci aiuta a sopportarla.”

    Vito Bellofatto

  • Concerti di Natale

    Messiah HWV 56 G.F. Handel Per soli, coro ed orchestra Coro Città di Desio Orchestra ProMusica Enrico Ballestreri, direttore Sabato 17 dicembre, ore 21.00 Basilica dei Santi Siro e Materno, Desio Ingresso libero

    CORPO MUSICALE PIO XI

    Concerto di Natale

    per festeggiare i 150 anni del corpo musicale, con la partecipazione
    delle ginnaste della SanGiorgio ‘79

    AL PALAFITLINE DESIO
    venerdì 16 dicembre

    Ingresso Libero

  • IL REGALO È SOLIDALE CON LA BOLLETTA SOSPESA

    IL REGALO È SOLIDALE CON LA BOLLETTA SOSPESA

    Caritas propone una scelta alternativa e consapevole : il mio regalo andrà a una famiglia bisognosa senza chiedere nulla in cambio.

    Come tutti sanno il costo dell’energia ha raggiunto picchi mai registrati e, per di più, il costo della vita e l’impennata dell’inflazione stanno provocando gravi difficoltà in molte famiglie: si stima che dall’inizio dell’anno 5 milioni di italiani abbiano saltato qualche pagamento delle bollette energetiche. Sempre più famiglie si rivolgono ai Centri di Ascolto Caritas perché magari sono costrette a scegliere se pagare la rata dell’affitto e quella del gas o indebitarsi: non si puo’ vivere dignitosa mente senza luce e gas, specie se in casa ci sono bambini o anziani.

    Caritas Ambrosiana ha istituito il Fondo Diocesano di Assistenza che è nato con lo scopo di sostenere il pagamento delle bollette di molte famiglie. Ma il fondo ha bisogno di molte risorse per far fronte alle maggiori richieste del periodo invernale. Nel contempo Caritas ha già iniziato una attività educativa e formativa per aiutare i nuclei famigliari più fragili a utilizzare con maggiore consapevolezza l’energia, per mettere in pratica comportamenti virtuosi di risparmio energetico e per imparare a leggere una bolletta, o scegliere il miglior fornitore per aiutare a diminuire i consumi e quindi i costi.

    IL REGALO SOLIDALE: LA BOLLETTA SOSPESA

    Ecco allora che nel periodo natalizio di quest’anno Caritas propone i regali solidali con lo specifico intento di alimentare il fondo di assistenza e donare una bolletta sospesa a una famiglia bisognosa. L’ambizioso obiettivo è quello di garantire luce e gas per 10.000 bollette sospese in ogni dove della nostra diocesi.

    Il regalo solidale è un modo diverso di fare un regalo a una persona cara, a un collega o amico che non solo evita le corse dell’ultimo minuto per la caccia al regalo che spesso si rivela poco utile e superfluo, ma soprattutto permette di fare un vero regalo a una famiglia che fa fatica ad arrivare a fine mese.

    Scegliere il regalo solidale è semplice: basta cliccare sul sito regalisolidali.caritasambrosiana.it e individuare la taglia del regalo prescelta : un piccolo aiuto vale ad esempio 10€ , uno medio vale 20€ e così via. Si può comodamente pagare con carta di credito o bonifico solo con un click. A questo punto il donatore può scegliere un formato di biglietto di auguri personalizzabile che si puo’ mandare via mail o whatsapp o si puo’ stampare e consegnare direttamente alla persona cara con gli auguri di Buon Natale e la destinazione del regalo solidale. Pagare la bolletta per una persona sconosciuta può essere un gesto di carità, fare del bene e donare senza la richiesta di nulla in cambio si rivela allora una azione consapevole per non conformarci alle logiche della società del consumo e dello spreco che caratterizzano, purtroppo, questo periodo.

    È utile sapere che quanto donato può essere detraibile fiscalmente nella prossima dichiarazione dei redditi e che ben il 91,6% di quanto viene donato andrà direttamente ai bisognosi, mentre solo l’8,4% copre le spese di gestione. Inoltre per facilitare l’approccio e l’uso dello strumento informatico anche ai meno esperti è disponibile il numero del call center 02/40703424: gli operatori sono a disposizione per chiarimenti e fornire le dritte necessarie per un buon regalo solidale.

  • Pianerottolo e vicinato

    Pianerottolo e vicinato

    Per andare “in missione” molti pensano sia necessario un apposito physique du rôle (attitudine fisica o mentale a svolgere una determinata funzione) che non si limita alla conoscenza delle lingue o alla disponibilità a mangiare chissà quali cibi, ma esige una disposizione interiore a superare distanze personali, culturali, sociali e religiose.

    Forse per questo uomini e donne che partono missionari godono della nostra smisurata ammirazione, salvo poi aggiungere: «Bravi sì! Ma non è per me».

    Si dice anche che la missione ci è venuta in casa. C’è chi pensa alle moltitudini degli stranieri ormai presenti ovunque in Italia, dimenticando che molti di loro provengono da tradizioni cristiane (come i latinoamericani o moltissimi dall’Est Europa). C’è chi vede che, nonostante il Battesimo ricevuto, molti disertano non tanto le chiese, ma la pratica cristiana stessa.

    A chi vorrà venire nelle nostre chiese, soprattutto per le celebrazioni serali a favore di chi non ha ricevuto la visita natalizia oppure nei giorni che precedono il Natale, verranno consegnati, come gli scorsi anni, due segni di luce: uno da tenere per sé e uno da consegnare a un parente, a un vicino, a un conoscente, che magari ha bisogno di essere consolato nei suoi guai o ravvivato nella fede un po’ assopita. Non occorrono parole, basta il segno accompagnato dagli auguri. Una missione di pianerottolo o di vicinato, per la quale bastano una solida convinzione di fede e un pizzico di coraggio.

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IVa Domenica di Avvento

    Le Letture di questa domenica sembrano fuori stagione: siamo nell’Avvento in preparazione al S. Natale e ci parlano dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme. Se riflettiamo bene, ci accorgiamo che sono pagine che ci aiutano nel cammino di preparazione verso il Natale.

    Si parla di una venuta di un re che viene in Gerusalemme accolto festosamente dalla folla, dai semplici (non dai notabili, dai capi religiosi e politici), cavalcando un’asina, non un cavallo da guerra!

    È quanto avverrà a Natale: viene il “re dei cieli”, cantato e lodato dagli Angeli, nelle vesti umili di un bambino, accolto festosamente dai poveri come i pastori. Dobbiamo essere disponibili a come Dio vuole
    rivelarsi e non crearci un Dio a nostra immagine.

    È, inoltre, una venuta preannunciata: Matteo fa notare che in Gesù si adempiono le Scritture, quanto Dio aveva preannunciato. Il Natale ci ricorda che il Signore è sempre fedele e non viene mai meno alla sua parola. Il Vangelo ci dice che Gesù “bambino” è lo stesso Gesù crocifisso e risorto: è sempre il Figlio di Dio, che rivela l’amore incarnandosi, morendo e risorgendo per noi.

    Il Vangelo non è un libro, di cui possiamo scegliere le pagine che più ci interessano, ma è una Persona, con una proposta chiara di vita, certamente una bella notizia, ma che comporta la Croce, premessa di risurrezione.

    Lasciamo entrare Gesù nel nostro cuore come è entrato in Gerusalemme; la sua Parola penetri nella nostra vita e il suo Perdono tolga la radice del male che è il peccato.

    don Alberto

  • DON GIOVANNI BARBARESCHI

    DON GIOVANNI BARBARESCHI

    Quest’anno ricorre il centenario della nascita di don Giovanni Barbareschi, figura storica nella diocesi milanese, uomo della Resistenza, definito “giusto e libero”, prete “ribelle per amore”.

    Sul finire di questo 2022 il pensiero va spesso a eventi significativi dell’anno che volge al termine. Tra questi la ricorrenza della nascita di don Giussani (nato nel 1922), teologo e storico fondatore del movimento di Comunione e Liberazione, figura di grande rilievo e indiscusso carisma. Ma l’anno che volge al termine ricorda anche un altro illustre centenario di nascita: quello di don Giovanni Barbareschi, prete-scout e partigiano cattolico, insegnante al liceo Manzoni di Milano e animatore con il Cardinale Martini della cosiddetta “cattedra dei non credenti”.

    Giovanni Barbareschi, della diocesi di Milano, faceva parte delle Aquile Randagie (gruppo scout clandestino nel periodo della Resistenza), definendosi non un “prete scout” ma uno “scout diventato prete”. Con altri (don Andrea Ghetti, don Enrico Bigatti, don Natale Motta) diede vita alla organizzazione clandestina “Oscar” (di soccorso cattolico per antifascisti e ricercati), oltre a essere
    in quegli anni bui e terribili cofondatore di una rivista cattolica clandestina (“Il Ribelle”). Arrestato, imprigionato, torturato e deportato, riuscì a fuggire e a tornare nella diocesi milanese del cardinal Schuster. Nel dopoguerra è stato a lungo accanto a don Gnocchi e ai suoi “mutilatini”.

    Don Giovanni è sempre stato molto amato dai giovani, a cui sapeva trasmettere il profondo amore per la libertà, che amava cogliere negli scritti di San Paolo ai Galati: “in libertate vocati estis”, ogni uomo è chiamato a realizzare la sua libertà.

    In una sua nota intervista del 2009 diceva: “la mia libertà è una piccola isola in un oceano di condizionamenti, ma io – e con me ogni uomo – posso nascere come persona libera solo in quella piccola isola”. E come persona libera sapeva essere al servizio di ogni persona (“questo era il nostro modo di osservare la legge: aiutare il prossimo in ogni circostanza”).

    Oggi non solo il mondo degli scout lo ricorda con affetto, ma anche molti giovani in Desio, ove li incontrò più volte, chiamato dall’allora amico don Mirko Bellora.

    Insignito della medaglia d’argento della Resistenza e dell’attestato di benemerenza della Comunità Ebraica di Milano, don Giovanni ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro del Comune di Milano e a lui è dedicato un cippo al Giardino dei Giusti di tutto il Mondo a Milano. Chiudiamo questo breve
    articolo con una preghiera, la preghiera della rivista “il Ribelle”, la sua preghiera, prete ribelle per amore:

    “Dio che sei verità e libertà, facci liberi e intensi: alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà.Quanto più s’addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti. Ascolta la preghiera di noi ribelli per amore”.

  • Geografia pastorale d’Avvento: il Battistero

    Geografia pastorale d’Avvento: il Battistero

    In questo Avvento riprendiamo contatto con gli ambienti che frequentiamo per la preghiera, riconoscendone il senso e il rimando liturgico che essi ci affidano. Rileggiamo gli spazi che abitualmente frequentiamo ma con uno sguardo diverso, comprendendo il senso della loro architettura e il rimando più profondo alla teologia pastorale che li accompagna.

    Il Battistero

    La tradizione ci consegna straordinari battisteri come edifici distinti dalla chiesa cattedrale. Sono testimoni di un’epoca in cui l’iniziazione cristiana seguiva un percorso articolato nella sua preparazione (catecumenato) e nella celebrazione dei tre sacramenti del Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Questi tre sacramenti – meglio sarebbe dire questo unico sacramento celebrato in tre tappe – incorporano l’uomo a Cristo e lo introducono nel popolo di Dio che è la Chiesa. Le cattedrali, quando non hanno il battistero come costruzione autonoma, hanno di solito l’area battesimale in una delle cappelle prossime all’ingresso. Tutto ciò esprime i valori che sottostanno a queste scelte architettoniche, cioè l’iconologia del battistero. A partire dal simbolismo antropologico battesimale, cioè del bagno rigeneratore e purificatore, l’iniziazione cristiana si articolasecondo un percorso sacramentale che dona la nuova vita in Cristo nel Battesimo, primo e porta dei sacramenti, prosegue con il dono dello Spirito nella Cresima e culmina nella comunione al Corpo e al Sangue del Signore nell’Eucaristia. Ciò si traduce in un percorso architettonico nello spazio della chiesa che parte dall’ingresso, dove sta il battistero col fonte battesimale, e conduce il battezzato sino all’altare, cioè alla piena partecipazione alla preghiera della Chiesa con l’Eucaristia. Oggi per varie ragioni storiche, sociali ed ecclesiali vi è una ripresa numerica dell’iniziazione cristiana degli adulti. Normalmente, la celebrazione dei sacramenti in questi casi spetta al vescovo, per cui la cattedrale è il luogo dell’iniziazione cristiana degli adulti. Se non in tutto il suo percorso, che può essere compiuto anche nelle parrocchie di appartenenza, almeno la celebrazione dei sacramenti del Battesimo, Cresima ed Eucaristia nella veglia pasquale dovrebbe compiersi nella chiesa cattedrale.

    Per questo occorre fare in modo che anche gli spazi liturgici legati a questi sacramenti siano pensati secondo le specifiche esigenze, compresa la possibilità del Battesimo per immersione. In ogni caso sono da pensare soluzioni stabili, escludendo i fonti battesimali mobili da spostare all’occorrenza davanti all’altare.

    don Flavio Speroni