Autore: basilica

  • LA PREGHIERA DI TAIZÈ

    LA PREGHIERA DI TAIZÈ

    La Comunità di Taizé è una comunità cristiana monastica ecumenica, fondata nel 1940 nell’omonimo piccolo centro della Borgogna francese da Roger Schutz, meglio conosciuto come frère Roger, come segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati. La comunità di Taizé riunisce oggi un centinaio di frères di diverse confessioni cristiane, provenienti da quasi trenta nazioni, che vivono unicamente del loro lavoro. Alcuni di loro hanno dato vita a piccole fraternità, in quartieri poveri in Asia, Africa, Ameiica Latina, per essere una presenza d’amore accanto ai più poveri e sofferenti.

    Ogni anno migliaia di persone, soprattutto ragazzi, provenienti da tutto il mondo e di diverse confessioni cristiane, sperimentano una vita semplice, condivisa con gli altri e, attraverso la preghiera comune, il canto, il silenzio, la meditazione personale, sono aiutati a riscoprire la presenza di Dio nella loro vita e sono incoraggiati a divenire portatori di pace, di riconciliazione e di fiducia nelle loro città e parrocchie.

    Anch’io ho vissuto a Taizé feconde esperienze di spiritualità e condivisione. Durante le settimane trascorse in questo luogo, ho seguito con grande interesse le riflessioni bibliche proposte, ho partecipato alle condivisione in piccoli gruppi, ho “assaporato” lunghi momenti di silenzio, ma soprattutto mi sono unita ai frères, agli adulti e giovani presenti per pregare e cantare presso l’Église de la Réconciliation.

    Ho quindi accolto con gioia l’opportunità offerta dai Missionari Saveriani che, una domenica al mese, presso la cappella della casa di Desio, ospitano un momento di preghiera sullo stile di Taizé. Amo molto questa forma di preghiera comunitaria, curata, ma semplice, essenziale ed accessibile a tutti, fatta soprattutto di silenzio, ascolto orante della Parola e canti coinvolgenti, con testi brevi e
    incisivi, formulati in diverse lingue e modulati in modo ripetitivo per promuovere la meditazione.

    Ritengo che sia una preghiera estremamente “contemplativa” che favorisce l’incontro personale con il mistero di Dio. È con grande entusiasmo che quindi invito tutti a concedersi, all’inizio di una nuova impegnativa settimana di studio o di lavoro, una pausa di dialogo interiore nella preghiera.

    Esperienza di preghiera in stile Taizé presso la cappella dei missionari Saveriani a Desio, in via don Milani 2, alle 21:00

    • domenica 11 dicembre
    • Domenica 15 gennaio
    • Domenica 12 febbraio
    • Domenica 12 marzo
    • Domenca 16 aprile
    • Domenica 14 maggio
  • LA FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

    LA FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE

    La ricorrenza dell’8 dicembre nacque in Oriente attorno al secolo VIII col nome di Festa della concezione di S. Anna e riguardava il prodigioso miracolo, narrato dai vangeli apocrifi, secondo il quale Gioacchino ed Anna, pur in tardissima età, ricevettero il dono di avere come figlia la Vergine Maria.

    In Occidente la festa si diffuse dopo il secolo XI ma solo nel 1476 papa Sisto IV diede l’approvazione perché venisse celebrata in tutto il mondo cristiano. Si dovette attendere poi fino al 1661 per vedere papa Alessandro VII proclamare che oggetto della festa era la preservazione di Maria dal peccato fin dal suo concepimento. Finalmente nel 1854 papa Pio IX proclamò tale verità come dogma di fede e la festa venne elevata al più alto grado della liturgia: divenne solennità e fu considerata giorno di precetto.

    (da “L’anno liturgico ambrosiano” di mons. M. Navoni)

  • Banco vendita libri ed oggetti natalizi

    L’Azione Cattolica Desio propone un

    Banco vendita libri ed oggetti natalizi

    a cura dell’Azione Cattolica cittadina in Basilica durante l’orario delle S.Messe, giovedì 8 dicembre.

  • Prime Confessioni

    Prime Confessioni

    «Padre, faccio molta fatica a venire a confessarmi…», «Mi faccia qualche domanda, non so cosa dire…», «Non ho niente da dire perché non faccio niente di male…», «ho pochi peccati, ma non sono un buon cristiano…»: non c’è dubbio che il sacramento della confessione – meglio Penitenza, meglio ancora Riconciliazione – non sia il più gradito.

    Forse per l’educazione che abbiamo ricevuto e che trasmettiamo ai figli e ai nipoti: lo scrupolo di dire noi qualcosa o di ricordare tutto (come si fa, quando ci si confessa a distanza di mesi o di anni?), in una sorta di competizione tra il bisogno di sentirsi ripuliti da ciò che riteniamo male e l’affermazione di una sostanziale perfezione. O forse per la difficoltà a rientrare in noi stessi e riconoscere la nostra verità profonda, che non ignora limiti e debolezze, ma sa pure vedere talenti e capacità: se nell’esame di coscienza troviamo delle ombre è perché certamente ci sono anche delle luci.

    Ma la sfida vera è sul protagonista del sacramento: se siamo noi, tutto si fonderà sul nostro dire bene o male, tutto o niente, di noi stessi. Ma ogni sacramento è sorprendente opera di Dio: quando non abbiamo il pane per l’Eucaristia o l’acqua per il Battesimo o l’amore per il Matrimonio, possiamo portare a Dio i nostri peccati. Lui sa vederli e trasformarli come noi non ci aspetteremmo. Questo è perdono e riconciliazione: un abbraccio benedicente.

    Auguri ai nostri ragazzi che in queste settimane celebrano la loro

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IIIa Domenica di Avvento

    Protagonista del Vangelo di questa domenica è ancora Giovanni Battista. Oggi lo vediamo in un momento difficile della sua vita, in carcere per la sua coerenza.
    Il Vangelo ci presenta l’ambasciata di alcuni discepoli da parte di Giovanni: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”. Qual è il senso di questa missione? Per rivelare Gesù ai suoi discepoli, staccandoli da sè o perché era un uomo in crisi? Il comportamento di Gesù non corrisponde al suo pensiero: Gesù non è il giustiziere dei costumi corrotti, ma la rivelazione del perdono di Dio che vuole la salvezza del peccatore. Ma questo non lo scoraggia e non lo porta al rifiuto come i farisei, ma ad una ricerca seria, a delle domande precise, ad un incontro più intimo con il Signore. È un richiamo forte per noi, nei dubbi di fede che ci portano allo scoraggiamento, alla delusione.

    Giovanni è un uomo coerente e forte. Gesù lo elogia per questo aspetto. Ha saputo tenere testa alle autorità corrotte, rimproverare loro la condotta immorale, fino al martirio.

    Anche questo è un richiamo per noi, che siamo facili all’entusiasmo del momento, facciamo grandi propositi, ma la routine della vita, i fastidi, il non vedere subito i risultati ci porta allo scoraggiamento.

    Proviamo allora a chiederci, tenendo davanti la pagina di Vangelo: siamo anche noi in continua ricerca del vero volto di Gesù? La nostra vita concreta, infine, è un dare ragione che il Signore è con noi e che ci può cambiare e può renderci capaci di miracoli?

    don Alberto

  • Nel cuore dei misteri

    Nel cuore dei misteri

    Un libro inchiesta, perché il sacrificio di Lucia, Olga e Bernardetta, le tre missionarie uccise in Burundi nel 2014, non sia stato vano

    Giusy Baioni, giornalista desiana freelance, scrive per diverse testate nazionali, oltre che su alcune riviste missionarie. In occasione dell’uscita del suo libro inchiesta “Nel cuore dei misteri” (ed. All Around), ci racconta perché ha deciso di impegnare alcuni anni della sua vita e del suo lavoro alla ricerca di una verità scomoda e velocemente insabbiata, che ha a che fare con notevoli interessi che si sviluppano in Africa, ma che sono a vantaggio di altri paesi… “Perché solo la verità rende liberi davvero, solo la verità salva”

    La verità: perché darsi tanta pena per cercarla? Non basta conservare una dolce memoria di chi non c’è più? Di chi è stato strappato al mondo con violenza? Perché riaprire ferite ormai rimarginate?
    Forse più di una persona si porrà questa domanda, scoprendo che a distanza di otto anni dal barbaro assassinio della saveriana desiana Lucia Pulici e delle sue consorelle Olga Raschietti e Bernardetta Boggian, un’inchiesta riapre la vicenda. Perché? Me lo sono domandata più e più volte, in questi anni, mentre tentavo di ricomporre pezzi di un puzzle che parevano assurdi nella loro crudezza e durezza. Perché? Non era meglio lasciar stare, lasciare che tutto restasse com’era?

    Lo si fa spesso, questo ragionamento. Comprensibile, quando si tratta di lenire il dolore della perdita di un familiare o di un amico.

    Ma se nessuno si preoccupa di comprendere e di cercare in profondità la verità dei fatti, non facciamo un torto anzitutto a chi non c’è più? Pensiamo che le tre missionarie siano morte invano, senza una causa, una mano che quel delitto ha compiuto, una mente che lo ha pensato? Lasciare le cose come stanno, qui o altrove, crea un grosso problema, che si autoalimenta e si ingigantisce via via: se nessuno chiede conto, se nessuno cerca i colpevoli, costoro si sentiranno liberi di agire di nuovo, di disporre a loro piacimento della vita degli altri. Tanto più se questi “altri” sono persone senza voce, senza diritti… Se dei killer spietati non si sono fermati nemmeno davanti a tre religiose, davanti a tre donne ultrasettantenni (in Africa i consacrati e gli anziani godono di un rispetto quasi assoluto) per di più straniere e occidentali, allora immaginate come possano agire nei confronti di chi non ha voce. Se vogliamo che il sacrificio di Lucia, Olga e Bernardetta non sia stato vano, è necessario comprendere: persino il perdono necessita di nomi e volti a cui essere donato, altrimenti resta un inutile esercizio retorico.

    Cercate e troverete: le risposte arrivano, per chi le cerca. Sempre. Ma talvolta possono rivelarsi dure, quasi insopportabili. Affrontarle, guardarle in faccia richiede coraggio, ma anche misericordia, per non cadere nella trappola dello scandalismo.

    Ne valeva la pena? Resto convinta di sì: nonostante la fatica, nonostante lo shock e anche il dolore di alcune scoperte, nonostante le possibili incomprensioni, vale sempre la pena cercare la verità. Perché solo la verità rende liberi davvero. Solo la verità salva.