Autore: basilica

  • BOSCH: dal Paradiso terrestre ai “falsi” paradisi

    BOSCH: dal Paradiso terrestre ai “falsi” paradisi

    Pannello centrale del “Trittico delle Delizie” – XV secolo

    Domenica 26 febbraio alle 16 presso il Centro di Via Conciliazione Luca Frigerio, giornalista ed esperto d’arte, ci accompagnerà alla scoperta del fantastico mondo di uno dei pittori più affascinanti della storia dell’arte.

    Hieronymus Bosch è uno dei pittori più intriganti e “misteriosi” della storia dell’arte. Nato a metà del XV secolo nei Paesi Bassi, ben poco si sa della sua vita: l’unica data certa è quella del suo funerale, il 9 agosto 1516.

    Le sue opere sono capolavori straordinari e sorprendenti, tra i più grandi della storia dell’arte. Come l’allegorico Trittico del Fieno o l’enigmatico Trittico delle Delizie: dipinti a prima vista “caotici”, spiazzanti, sconcertanti, proprio perché raccontano la complessità della vita degli uomini, di ieri e di oggi, di sempre…

    Bosch, attraverso le sue opere, in particolare sembra voler provocarci sul tema della “custodia del Creato” e sui “valori” che davvero sono importanti.

    La “felicità”, ci chiede Bosch con il piglio del profeta, la si trova nel denaro, nella ricchezza, nei beni terreni? La si può forse raggiungere attraverso il godimento dei piaceri della carne, sessuali o gastronomici che siano? La risposta pare scontata, ma purtroppo l’umanità, da sempre, continua a dimostrare di essere molto più interessata a dei “valori” effimeri ed ingannevoli, piuttosto che a cercare la vera felicità dello spirito, che è quella di un’eterna beatitudine…

    Bosch, insomma, è stato un uomo straordinario, ma dalla vita normale, par di capire. Un borghese tranquillo, che si è sposato bene, che forse non ha avuto figli, che ha vissuto in una certa agiatezza.

    Contemporaneo di Leonardo da Vinci e di Michelangelo, immaginiamo Bosch come una persona curiosa, abbastanza istruita, a giudicare dalla complessità dei lavori che ha realizzato. Un uomo dotato certamente di una grande sensibilità, capace di vedere nella profondità del cuore dei suoi simili, di capire le nostre paure e le nostre speranze, quelle di ieri che poi sono le stesse di oggi. Dando loro volto e forma, figura e sostanza.

    Così che osservare oggi i capolavori di Hieronymus Bosch è un po’ come guardarci allo specchio. E per questo, forse, ce ne sentiamo attratti, e un po’ turbati.

    Luca Frigerio

  • La Parola, ogni giorno

    La Parola, ogni giorno

    Kyrie
    Il travaglio e la gioia

    Domenica 19 febbraio sarà in vendita nelle parrocchie il sussidio alla preghiera per la Quaresima.

  • Iskenderun

    Iskenderun

    Prima comunicazione, pomeriggio di lunedì scorso: «La situazione di ora in ora è sempre più drammatica. Si attendono nuove scosse forti. Cattedrale Iskenderun crollata. Edifici episcopio e accoglienza devastati. Vescovo e collaboratori tutti vivi. Ma migliaia di morti nelle città della zona. Ospedali crollati o inagibili. Manca elettricità e quindi pochi collegamenti telefonici o via Internet. Grazie per la vostra preghiera e aiuto» scrive il vescovo dell’Anatolia, con sede a Iskenderun, mons. Paolo Bizzeti.

    A una sessantina di chilometri dalla città c’è Antiochia, dove Pietro ha sostato sulla via di Roma, dove Paolo ha iniziato la sua vita apostolica, dove anche Maria e Giovanni hanno vissuto per qualche tempo.

    Qui per la prima volta si coniò il termine “cristiani”.

    A un centinaio di chilometri a est c’è Aleppo, città martire della guerra in Siria, sede tutt’oggi di una vivace comunità cattolica.

    Il terremoto mette le dita nelle piaghe più vive del nostro tempo: guerre senza fine, profughi in enormi quantità, poveri che pagano le politiche criminali di pochi potenti privi di scrupoli; la prevenzione sprecata con la guerra (quante risorse bruciate in Ucraina) invece che con lungimiranti progetti di salute, educazione, urbanizzazione. E anche le memorie cristiane distrutte: perché essere cristiani non esime dall’essere umani, con i rischi e le sofferenze conseguenti. «Grazie per la vostra preghiera e aiuto» dice il Vescovo. Diamoci da fare in entrambe le direzioni.

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Penultima domenica dopo l’Epifania

    La liturgia di oggi ci prepara alla Quaresima richiamando una componente che ci aiuta a scoprire la realtà del peccato e la misericordia del Signore. Da qui il sottotitolo: domenica della “divina clemenza”.

    Il brano di Vangelo ci mostra tutta la delicatezza, la bontà, la passione di Gesù per la salvezza della peccatrice. Un comportamento che è sembrato fin troppo buono, tanto che in alcuni manoscritti antichi è stato tralasciato. L’adulterio esigeva una penitenza pubblica e poteva essere perdonato una sola volta. Al rigorismo morale, Gesù contrappone l’accoglienza ed il perdono. Non sminuisce la gravità del peccato, ma invita chi accusa la donna a rientrare in sé per riscoprire le proprie debolezze e fa sentire alla accusata che è amata.

    Ai nostri giorni una scena simile susciterebbe reazioni diverse: chi invocherebbe la lapidazione, chi si scandalizzerebbe scomunicando chi ha sbagliato e altri avrebbero accusato Gesù di buonismo.

    Gesù rischia l’accusa di essere contro la legge mosaica. Lui, invece, è il vero interprete della legge fatta non per schiacciare l’uomo, ma per aiutarlo a vivere, poiché la legge è prima di tutto perdono.

    Facciamo nostra la preghiera di Israele riportata nella lettura: “Signore nostro Dio, allontana da noi la tua collera. Ascolta la nostra preghiera. Liberaci per il tuo amore”.

    È una preghiera che potremmo fare quando ci accostiamo al sacramento della Riconciliazione: un incontro che ci fa riscoprire tutte le nostre debolezze ma anche l’amore misericordioso del Signore.

    don Alberto

  • Kyrie, Alleluia, Amen

    Dalla lettera pastorale di quest’anno tre proposte d’incontro per animatori liturgici per imparare a pregare

    Sabato 4 febbraio si è svolto il primo di tre incontri voluti dal Servizio di Pastorale Liturgica della Diocesi, destinati agli operatori di Pastorale Liturgica, a cui è possibile ancora iscriversi gratuitamente ad uno o più incontri attraverso il sito della diocesi: https://www.chiesadimilano.it/servizioperlapastoraleliturgica/

    Sono occasioni di ascolto e riflessione in tre città della Diocesi: Tradate, Erba, Milano, destinati a tutti i i fedeli e, in particolare, a chi anima la liturgia, lettori, animatori musicali, cantori, ministri straordinari della comunione eucaristica… L’idea è nata partendo dalla lettera pastorale di quest’anno, ed in particolare dalle domande che emergono dal testo dell’Arcivescovo: Come pregheranno se nessuno lo insegna? Come lo insegneranno se non pregano?

    Nella foto, un momento dell’incontro tenuto a Tradate, sabato 4 febbraio. Da sinistra padre Adalberto Pirovano monaco di Dumenza docente di Liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale S.Giustina di Padova, al centro l’Arcivescovo Mario Delpini, a destra Mons. Fausto Gilardi Responsabile Servizio di Pastorale Liturgica della Diocesi.

    Ed è lui che, partecipando ed affiancando ogni volta i diversi relatori, risponderà a queste domande. Le tre parole che intitolano la lettera pastorale, che recitiamo tantissime volte nella liturgia, rischiano di essere indebolite nel loro forte significato, dalla nostra abitudine alla ripetizione. Per questo motivo è importante riscoprirle e pronunciarle con uno spirito nuovo: “queste parole misteriose invitano a umili, costanti percorsi di apprendistato e di disponibilità alla potenza dello Spirito, sono principio di inesauribile stupore, gratitudine e intimo desiderio di conversione” .

    • A Tradate padre Adalberto Pirovano, monaco e insegnante di liturgia, ha proposto una riflessione sul rapporto tra preghiera liturgica e preghiera personale.
    • A Erba don Giovanni Cavagnoli, parroco della diocesi di Cremona e docente all’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina a Padova, parlerà del ruolo degli animatori della preghiera della comunità.
    • A Milano mons. Franco Magnani, già direttore dell’ufficio liturgico della CEI e sacerdote della diocesi di Mantova, interverrà sul rito, la sua comprensione come “grazia di entrare nel mistero come popolo santo di Dio”.

    Il vivere più intensamente, in maniera consapevole e attiva la nostra partecipazione alla preghiera della Chiesa è necessario, per trovare in essa la fonte e lo stile della nostra preghiera familiare, di gruppo e individuale; solo così è possibile, di conseguenza, animare e rendere più viva anche la liturgia nelle nostre parrocchie
    Fabrizio Zo

  • Operatori di pace con un sorriso

    Operatori di pace con un sorriso

    Incontro con Sergio Galbiati, presidente di Regala un Sorriso, l’associazione desiana che da 18 anni si occupa di donare un sorriso a bambini e famiglie dell’Ucraina

    Come e perchè è nata Regala un Sorriso?

    È nata nel 2004, grazie a un progetto promosso dal Comune di Desio e dai ministeri dell’Ucraina, per garantire supporto e accoglienza temporanea a bambini ucraini nel periodo post Chernobil, dove nel 1986 era esplosa la centrale nucleare. Nel giro di pochi anni siamo arrivati ad avere circa 40 famiglie desiane che periodicamente accoglievano, per circa 2 mesi, bimbi e ragazzi dai 6 ai 17 anni provenienti da orfanotrofi che, oltre al tetto e al cibo, avevano bisogno di affetto e di calore umano.

    I bambini accolti come reagivano?

    Dopo un iniziale ambientamento tutti i bambini si trovavano a loro agio nel contesto famigliare, potevano avere contatti e relazioni con gli oratori e la città, fare gite e vivere con serenità il loro soggiorno. Quando poi i ragazzi rientravano in patria le famiglie desiane mantenevano contatti con loro e magari l’anno seguente li riaccoglievano per un nuovo periodo. Abbiamo visto crescere molti bambini che, ritrovati ai nostri giorni, sono diventati adulti e genitori di altri bambini.

    E le vostre iniziative crescevano con loro…

    Sì, abbiamo fatto nascere eventi come “la pentola della solidarietà” che dopo 18 anni sono diventati un appuntamento fisso per i desiani, che non finiremo mai di ringraziare per il loro sostegno in questi anni. Abbiamo anche aperto una casa di accoglienza, si chiama Nash-Dim (Casa Nostra) nella zona di Chernigov, a nord di Kiev, utilissima per i ragazzi che uscendo dall’orfanotrofio potevano inserirsi nel contesto sociale. I nostri volontari, con diversi viaggi da Desio, davano loro assistenza oltre a tenere rapporti con gli enti locali.

    Fino ad arrivare alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022…

    Una emergenza che ci ha mobilitato in prima persona. Nel marzo scorso abbiamo accolto 8 famiglie con 19 persone e, grazie anche alla rete di associazioni coinvolte dai servizi sociali comunali per l’emergenza Ucraina, abbiamo condiviso con loro il dramma che vivevano: mariti o parenti in patria a rischio della vita, case e città distrutte. Ferite soprattutto interiori, le più difficili da rimarginare, ma almeno i bambini non vivevano l’incubo delle sirene e delle bombe. Sono ritornati tutti in patria nello scorso luglio, volevano rientrare là dove sono nati e hanno la loro vita…

    È una vita dignitosa quella che vediamo nei TG, senza luce, gas, nei bunker?

    No, non lo è. Noi abbiamo fatto quello che potevamo, abbiamo raccolto vestiario, alimenti, medicine grazie alla generosità dei desiani, e ora, da poco, abbiamo fornito loro dei generatori. Ogni viaggio da 2000Km circa comporta ingenti spese però abbiamo fatto sentire loro la nostra vicinanza.
    Chi vuole può aiutarvi in qualsiasi momento… Ora raccogliamo fondi che vengono trasferiti ai nostri referenti al confine polacco per rifornirsi dei generi di prima necessità. E collaborando con altre associazioni ci siamo impegnati ad allestire ambulanze dismesse che vengono inviate nelle zone di guerra.

    Grazie Sergio, a te e a tutti i volontari: con il vostro impegno mettete in pratica il comando evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

    Vito Bellofatto

  • “Beati i costruttori di guerra?”

    “Beati i costruttori di guerra?”

    Il 60° di Pacem in Terris ci sfida a diventare artigiani di pace

    Sabato 18 febbraio dalle ore 9.30 in diretta streaming sul canale YouTube di Chiesa di Milano si terrà il convegno organizzato da Caritas Ambrosiana, Pastorale Missionaria e Pastorale dei Migranti.

    L’iniziativa intende offrire un momento di riflessione e confronto su un tema cruciale ed attuale come quello della Pace partendo da alcuni stimoli proposti dalla Pacem in Terris, pubblicata 60 anni fa, nel tentativo di tradurli nel contesto odierno e di coglierne le conseguenze possibili e auspicabili. Ci sarà l’opportunità, inoltre, di ascoltare testimonianze di “costruzione di pace” da situazioni conflittuali nel mondo.

    Per leggere il programma completo dell’evento e iscriversi gratuitamente utilizzare questo link:
    https://www.caritasambrosiana.it/eventi/convegni/beati-i-costruttori-di-guerra

  • La Pastorale Giovanile tra le priorità  in discussione al Consiglio Pastorale

    La Pastorale Giovanile tra le priorità in discussione al Consiglio Pastorale

    Il 27 gennaio si è riunito il Consiglio Pastorale cittadino. Uno dei punti all’ordine del giorno era la ripresa di alcune riflessioni sulla Pastorale Giovanile partendo da due domande poste ai Consiglieri: cosa può fare la comunità per la PG? Come vedo il mondo dei giovani?

    La quasi totalità degli interventi riconosceva la bellezza e la ricchezza del mondo giovanile ma sottolineava, al contempo, la presenza nei giovani di una grande confusione e la mancanza di punti di riferimento che li porta a vivere la quotidianità completamente scollegata dalla fede di cui magari hanno fatto esperienza in oratorio. È necessaria una presa di responsabilità della comunità adulta che deve tornare ad essere testimone credibile della bellezza della vita cristiana. Il cuore dei giovani, seppur talvolta inconsapevolmente, ha una domanda di senso e di felicità. Qualsiasi proposta senza un “incontro” rimane infeconda. È necessario non avere solo aspettative dalla PG ma occorre mettersi in gioco, offrire tempo e cuore per aiutare e sostenere gli educatori.

    Altro punto all’ordine del giorno è stata la proposta “un dono da condividere”. La Commissione Carità propone un gesto unitario a tutta la comunità pastorale che vede le cinque parrocchie, impegnate con dei volontari in una raccolta alimentare mensile da svolgersi all’ingresso della chiesa, in occasione della S. Messa festiva.