Autore: basilica

  • La pace si può

    La pace si può

    Un incontro di sensibilizzazione e raccolta fondi per sostenere il progetto AVSI in Libano.

    Testimonianza di Jihan Rahan, coordinatrice delle opere locali e Mariagrazia Cova, nostra concittadina che ha recentemente visitato i luoghi e le opere curate da AVSI in Libano

    Domenica 4 dicemnre 2022 ore 16 presso il Circolo Culturale ProDesio via Garibaldi 81, Desio

  • GEOGRAFIA PASTORALE D’AVVENTO

    GEOGRAFIA PASTORALE D’AVVENTO

    In questo Avvento riprendiamo contatto con gli ambienti che frequentiamo per la preghiera, riconoscendone il senso e il rimando liturgico che essi ci affidano. Rileggiamo gli spazi che abitualmente frequentiamo ma con uno sguardo diverso, comprendendo il senso della loro architettura e il rimando più profondo alla teologia pastorale che li accompagna

    La cattedra episcopale

    La cattedra condivide i valori generali della sede del sacerdote (vescovo o presbitero) che presiede l’assemblea. Cioè mostra il compito del vescovo di guidare l’assemblea liturgica in nome di Cristo e indica il vescovo come segno di Cristo capo della Chiesa, sommo ed eterno sacerdote. In aggiunta vi sono dei valori propri della cattedra episcopale, cioè della sede per il vescovo che si trova solo nella chiesa cattedrale (da cui deriva il nome dell’edificio) e che in quanto tale la connota. Vi è un valore primario in quanto segno della successione apostolica, che rimanda direttamente a Cristo e assicura che l’assemblea radunata attorno al vescovo è la Chiesa di Cristo; in dipendenza da ciò troviamo un valore secondario in quanto segno del magistero del vescovo, che è guida nella fede del popolo a lui affidato e segno di unità. La cattedra è segno del magistero e della potestà del pastore di una Chiesa particolare, nonché segno dell’unità dei credenti in quella fede che il vescovo, quale pastore del gregge, annuncia.
    La cattedra è un seggio semplice e solenne al tempo stesso: pur non essendo un trono, è tuttavia una sede monumentale (nel senso dell’importanza e non delle dimensioni) che esprime i suoi valori iconologici e si differenzia dagli altri seggi. In particolare si deve differenziare dalla sede del presidente non vescovo, che pure deve esserci. La cattedra, inoltre, deve essere possibilmente fissa, come stabile è la guida di Cristo, e deve consentire la presidenza del vescovo durante l’intera celebrazione senza essere spostata. Nelle nostre chiese la sede è il luogo della presidenza delle liturgie, in particolare la S. Messa, e può essere addobbata con i colori della liturgia, o drappi che ricordano alcuni momenti celebrativi.

  • “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”

    “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”

    Nell’Attesa della nuova nascita del nostro Signore Gesù, il Gruppo RnS Gesù Misericordioso vi invita a celebrare con noi il Primo Venerdi del mese, il 2 dicembre alle ore 21 nella chiesetta sussidiaria del Sacro Cuore in via Segantini.

    Innalziamo nei cieli lo sguardo, la nostra salvezza è vicina!

    Gruppo Rinnovamento nello Spirito

  • Eternità, Tempo, Possesso

    Il “Gruppo Famiglie Insieme” propone…

    Eternità, Tempo, Possesso

    Riflessione sul tempo dell’Avvento a cura di

    don Gianluigi Frova

    aperta a tutti i gruppi famigliari della Comunità Pastorale

    Oratorio BVI sabato 3 dicembre alle ore 21

  • Il Natale, la gioia della fede in una festa di canti e suoni

    Il Natale, la gioia della fede in una festa di canti e suoni

    Le caratteristiche liturgiche dei canti del tempo d’Avvento sono accordate su diverse tonalità. Nell’animazione musicale delle celebrazioni di queste settimane dapprima assumono un tono penitenziale nel quale gli uomini invocano pietà intraprendendo un cammino di purificazione cui ci invita la liturgia, tingendo di viola i paramenti, privando la messa del canto dell’usuale Gloria in excelsis e domandando, in generale, una certa qual moderazione sonora. Con il trascorrere del tempo, avvicinandoci alla tensione delle feste natalizie acquista un tono di gioia che risuona delle note natalizie dei cori angelici in un crescendo solenne di festa.
    Il Maestro Enrico Balestreri attraverso i suoi ricordi ci propone degli spunti di riflessione su questo perido di attesa

    La novena di Natale! Un periodo magico per chi come me bambino, ha sempre frequentato le sacrestie delle nostre chiese. Sono i nove giorni che precedono il Natale a dare il senso della festa. Era la messa delle ore 18.30 che per nove giorni anticipava il Natale ed era il canto “Vieni o Signor la terra in pianto geme” che faceva da colonna sonora per tutto il periodo, sfociando poi nel giorno di Natale con il gioioso “Osanna al Figlio di David”. Questi ricordi si concretizzavano poi nella gioia di quei giorni nell’attesa del Natale, ricordi fatti di sogni, di regali, di letterine scritte e riscritte più volte a Gesù Bambino, e il dubbio che ogni anno si manifestava con una richiesta di chiarimenti: ma come fa Gesù Bambino a portare tutti quei doni a tutti i bambini più o meno buoni del mondo? “Tu quando verrai, Signore Gesù” era il canto che preferivo ascoltare e cantare con il gruppo dei piccoli cantori negli anni sessanta. Mi piaceva la linea melodica, la simmetria delle frasi, la sapiente costruzione di tutto il canto. Ma questo non lo sapevo allora, era solo istinto, seguivo certo il testo, ma ormai la musica prevaleva sulle parole che cantavo insieme agli altri bambini che formavano lo storico gruppo dei piccoli cantori ormai diventati grandi cantori.

    E sono proprio gli ex piccoli cantori, diventati grandi che mi hanno accompagnato verso la grande musica. “Wachet auf” il titolo di un famoso preludio corale per organo, tratto dalla cantata BWV 140 di J.S. Bach. Svegliatevi, una voce vi chiama, è il grido degli angeli rivolto ai pastori assonnati. Wachet auf, Svegliatevi, Gesù, il salvatore è nato! Per me un sogno da realizzare quando vidi nel lontano 1962 il famoso M° L. Picchi suonarlo sul nostro organo della basilica. Mani e piedi che si muovevano sullo strumento in totale libertà e indipendenza: Un flauto alla mano destra, un oboe alla sinistra e un violoncello alla pedaliera. E poi Haendel dal Messiah “ For unto us a Child is born” , per noi è nato un Bambino. Non si può rimanere indifferenti all’ascolto, o meglio ancora, alla esecuzione di queste pagine di grande musica. La rivelazione di come la musica sia ineffabile, indescrivibile, per me si raggiunge con l’Oratorio di Natale, Weihnachts-Oratorium di J.S. Bach. Il primo brano, travolgente di suoni, di colori, di festa, sono la traduzione musicale dal vangelo di Luca 2,1 e 3-7 . Jauchzet frohlocket, Giubilate, esultate! Celebrate questi giorni, glorificate quello che l’Altissimo ha oggi compiuto!
    Queste mie riflessioni sulla musica ispirata dal Natale hanno avuto nel tempo la fortuna di avere un senso compiuto, eseguendole con i miei piccoli cantori di un tempo passato, ma che continua tutt’oggi, diventati grandi cantori, a sorprendermi sempre, e a confermare, se mai ce ne fosse bisogno, di come la musica, la grande Musica, sappia unire le persone attorno ad un grande progetto di fede e di bellezza.

  • Santa Messa nella memoria di San Charles de Foucauld

    Santa Messa nella memoria di San Charles de Foucauld

    Grazie anche al miracolo che ha visto protagonista la nostra concittadina Giovanna Citeri, che l’aveva già reso beato il 13 novembre 2005 per opera di papa Benedetto XVI, Charles De Foucauld è stato proclamato Santo lo scorso 15 maggio da papa Francesco.

    Per onorare la memoria liturgica del Santo Charles de Foucauld “fratello universale” verrà celebrata una S. Messa giovedì 1° dicembre alle ore 21 nella chiesa di San Giorgio

  • Un’omelia domenicale

    Un’omelia domenicale

    Mi colpisce l’omelia di papa Francesco della scorsa domenica, che tocca situazioni concrete e invita a pensare più in grande. Ne rileggo con voi alcune espressioni.

    Di fronte agli inganni: «Da quale inganno vuole liberarci Gesù? Dalla tentazione di leggere i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono».

    Invece: «Il cristiano davanti alla prova – qualsiasi prova, culturale, storica o personale – si interroga: “Che cosa ci sta dicendo il Signore attraverso questo momento di crisi?”». Chi ascolta, passa all’azione: «mentre vedi attorno a te fatti sconvolgenti, mentre si sollevano guerre e conflitti, mentre accadono terremoti, carestie e pestilenze, tu che cosa fai, io che cosa faccio? Ti distrai per non pensarci? Ti diverti per non farti coinvolgere? Prendi la strada della mondanità, di non prendere in mano, non prendere a cuore queste situazioni drammatiche? Ti giri dall’altra parte per non
    vedere? Ti adegui, remissivo e rassegnato, a quello che capita? Oppure queste situazioni diventano occasioni per testimoniare il Vangelo? Oggi ognuno di noi deve interrogarsi, davanti a tante calamità, davanti a questa terza guerra mondiale così crudele, davanti alla fame di tanti bambini, di tanta gente: io posso sprecare, sprecare i soldi, sprecare la mia vita, sprecare il senso della mia vita, senza prendere coraggio e andare avanti?». Buona settimana.

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Seconda Domenica di Avvento

    L’Avvento è un corso di Esercizi spirituali: i predicatori sono Isaia, Giovanni Battista e Maria.

    Isaia è il profeta messianico per eccellenza: ha rivelato la natura del Messia come “l’Emmanuele”, il Dio
    con noi, preannunciando il mistero del Natale e come il “Servo di Jahwè” sofferente, prevedendo il mistero della Croce.

    Maria la contempleremo l’8 dicembre come l’Immacolata e nella sua Divina Maternità.

    Che cosa ci insegna Giovanni Battista? Innanzitutto, ci ricorda che il Natale esige la conversione. Giovanni Battista è un maestro molto concreto: sa indicare a tutti un modo di conversione e, pur esigendo da tutti un cambiamento, sa valutare quanto possono dare. Non chiede a nessuno di cambiare professione o mestiere, ma di cambiare il modo di esercitarlo: ogni strada può portare alla santità. E’ importante fare sempre un passo, non fermarci. A tutti chiede la solidarietà e la condivisione.

    Giovanni è cosciente che non basta la buona volontà per salvare l’uomo. La conversione vera è frutto
    dello Spirito Santo, che è il fuoco che brucia il nostro peccato e ci carica di quell’amore di condividere con gli altri quanto possediamo.

    Il ministero di Giovanni ha come sfondo il deserto: è lontano dal frastuono che l’uomo incontra Dio e può
    ascoltare la sua Parola, senza il silenzio non possiamo né capire, né vivere il Natale.

    Chiediamo a Gesù la voglia e la forza di convertirci, ascoltando, nel silenzio, la sua Parola e condividendo con gli altri l’amore ricevuto.

    don Alberto

  • L’ambone – Geografia pastorale d’Avvento

    L’ambone – Geografia pastorale d’Avvento

    In questo Avvento riprendiamo contatto con gli ambienti che frequentia mo per la preghiera, riconoscendone il senso e il rimando liturgico che essi ci affidano. Guarderemo con semplicità ai luoghi primari (altare, ambone, cattedra) e secondari (battistero e tabernacolo). Lo scopo è rileggere gli spazi che abitualmente frequentiamo ma con uno sguardo diverso, comprendendo il senso della loro architettura e il rimando più profondo alla teologia pastorale che li accompagna.

    L’Ambone

    Da un punto di vista etimologico, la più comune fra le possibili origini del termine “ambone” risiede nel verbo greco anabaino (= salire). In tal senso, l’ambone farebbe riferimento a una postazione elevata verso la quale si sale per proclamare un annuncio importante. Il sostrato antropologico richiama, quindi, un luogo alto dal quale si pronunciano non parole comuni, ma proclami che posseggono rilevanza e significato particolari sia per chi li annuncia che per chi li ascolta.

    Nella prospettiva iconologica, l’ambone è il luogo della proclamazione della parola di Dio e, in particolare, dell’annuncio della risurrezione di Cristo. L’introduzione al messale romano dice: L’importanza della parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l’attenzione dei fedeli. Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile (OGMR, 309).

    L’iconologia dell’ambone si precisa a partire dalla teologia della parola di Dio proclamata nella celebrazione liturgica. Tale proclamazione non si riduce al racconto di un fatto avvenuto nel passato, ma è l’annuncio di una parola viva che si attua nel presente, che si fa evento nell’oggi della celebrazione, così che la voce di Dio/Cristo risuona nel suo popolo per mezzo della voce del diacono e del lettore. Non a caso al termine delle letture bibliche si declama: «Parola di Dio» e «Parola del Signore».

    L’ambone, non può essere un semplice leggio, seppure di nobile fattura, o una mera postazione da cui poter facilmente comunicare. La sua collocazione non è necessariamente nel presbiterio. La rilevanza pasquale dell’ambone è indicata dalla presenza del candelabro per il cero pasquale, simbolo della luce del Signore risorto.

    A proposito dell’ambone, è necessario parlare anche del pulpito: questi due elementi architettonici sono apparentemente simili e spesso interscambiati, ma posseggono connotazioni decisamente diverse. Volendo schematizzare, possiamo dire che dalla fine del primo millennio sino alla riforma del Concilio Vaticano II la proclamazione della parola di Dio nella liturgia ha perso l’importanza che le spettava, e ciò per varie ragioni di ordine storico, teologico e contingente che tralascio di spiegare, per esigenze di tempo. Di conseguenza, anche l’ambone non ha più rivestito l’importanza e il ruolo che prima possedeva. Il pulpito e l’ambone quindi non sono da confondere, poiché hanno origini e funzioni differenti.

    don Flavio

  • AVVENTO 2022: “Sull’arpa a dieci corde”

    AVVENTO 2022: “Sull’arpa a dieci corde”

    WhatsApp Image 2022 10 31 at 21.20.24Sul canto fermo dell’attesa, l’Avvento è un tempo accordato su diverse tonalità. È un tempo dal tono penitenziale, nel quale donne e uomini, feriti dalla vita, invocano pietà e Dio risponde con il suo perdono, ancor prima dell’umana preghiera del Kyrie. È  tempo intonato alla  gioia, che già risuona delle note natalizie dei cori angelici, iniziale preludio al canto dell’Angelo della Risurrezione, in un crescendo solenne di festa, dal Gloria all’Alleluia!
    È  tempo che rinnova l’Amen per chi crede: la certezza di potersi appoggiare alla roccia del Dio Altissimo che si abbassa fino alle fondamenta della terra nel Figlio suo Gesù.
    Kyrie, Alleluia, Amen: sulle tre parole che l’Arcivescovo Mario Delpini ha consegnato alla Diocesi milanese per l’anno pastorale 2022-2023, abbiamo raccolto alcuni salmi che fanno vibrare corde diverse del cuore e così possono dare il “la” alla preghiera in questo tempo forte.
    Dio che è venuto nel Bambino di Betlemme, viene anche oggi nella fragilità, nelle periferie, nella notte di chi cerca la luce: sia, questo Avvento, liturgia della vita che ci porta nel mistero dell’incarnazione e ci restituisce alla quotidianità come donne e uomini rinnovati dall’incontro con l’amore di Dio! 

    • 13 novembre: Kyrie – Salmo 32
    • 20 novembre: Alleluia – Salmo 116 
    • 27 novembre: Amen – Salmo 23 
    • 4 dicembre: Kyrie –  Salmo 77 
    • 11 dicembre: Alleluia – Salmo 144 
    • 18 dicembre: Amen –  Salmo 15 

    Barbara Olivato

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