Autore: basilica

  • Il sicomoro – Venerdì 17 febbraio

    Il sicomoro – Venerdì 17 febbraio

    Venerdì 17 febbraio alle 21 presso la parrocchia di San Giovanni Battista si terrà l’ultimo incontro del ciclo di quest’anno de “il sicomoro” con la presenza di Orietta Strazzanti che ci parlerà della Scuola di Italiano per Stranieri e sul valore delle relazioni con persone lontane dalla nostra cultura e che non parlano la nostra lingua.

    Questa preghiera, composta da Orietta, ci introduce al tema della serata

    Preghiera per il coraggio dell’accoglienza

    Signore Gesù, illumina la nostra mente e riscalda il nostro cuore affinché possiamo vincere la paura del diverso.
    Aiutaci a riconoscere l’umanità che c’è in ogni straniero.
    Fa’ che, attingendo alla tua Parola, possiamo sognare il Regno di Dio nella fraternità e realizzarlo 
    diventando attenti  a tutte le fragilità degli stranieri con animo compassionevole.
    Rendici capaci di creare ponti, di accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
    Fa’ che dai nostri gesti di accoglienza, inclusione e cura dell’altro facciamo trasparire un raggio che testimoni la luce e il calore del tuo immenso amore.
    Ti ringraziamo, Signore, per tutte le occasioni di fare del bene che ci dai quotidianamente. 
    Amen
    
  • Cercasi volontari/e

    Cercasi volontari/e

    La Scuola di Italiano per Stranieri “Il Centro” Cerca volontari/e per doposcuola
    a studenti delle scuole elementari e medie

    Impegno richiesto: 2 o 4 ore settimanali

    Martedì ore 16,30 – 18,00 Venerdì ore 16,30 – 18,00 o altro giorno e orario da concordare

    Presso Il Centro – Desio Ingresso via Portichetto 19

    Per informazioni Cell. 338 6086679 scuola.italiano.desio@gmail.com

  • Famiglia è…

    Famiglia è…

    Domenica 29 gennaio nelle parrocchie di Desio si è celebrata la Festa della Famiglia con alcune iniziative cittadine e parrocchiali che hanno interessato i bambini e le loro famiglie. Le sante messe di domenica sono state animate dalle famiglie, e in alcune parrocchie, sono seguiti momenti conviviali di festa.

    La Commissione Famiglia cittadina ha lanciato l’iniziativa “Famiglia è…” invitando i bambini a compilare alcuni biglietti su cui spontaneamente hanno scritto un pensiero sulla loro famiglia. I bigliettini sono poi stati attaccati su un cartellone e esposti nelle chiese o negli oratori della città, come segno di festa e ringraziamento al Signore per il dono della famiglia.

  • Turchia e Siria sconvolte dal sisma

    Turchia e Siria sconvolte dal sisma

    La rete internazionale Caritas, e in essa Caritas Italiana, con le sue articolazioni diocesane, si è attivata per predisporre aiuti a favore delle popolazioni della Turchia sud-orientale e della Siria settentrionale, duramente colpite dal catastrofico terremoto dei giorni scorsi. La Chiesa italiana, tramite la Conferenza episcopale, ha stanziato 500 mila euro per gli aiuti immediati.

    Per fronteggiare le prime, impellenti necessità di aiuto, Caritas Ambrosiana mette a disposizione 20 mila euro, e lancia una raccolta fondi, il cui ricavato sarà destinato a finanziare interventi d’urgenza. Caritas Ambrosiana ha predisposto una pagina internet dedicata, finalizzata a illustrare e aggiornare le modalità di donazione e il contenuto degli aiuti a questo link: https://www.caritasambrosiana.it/area-per-la-stampa/approfondimenti-area-per-la-stampa/turchia-e-siria-sconvolte-dal-sisma

    Nelle chiese di Desio si attiveranno raccolte dedicate di contributi in denaro (altre forme sono sconsigliate perché irrealizzabili sotto il profilo pratico) da consegnare a Caritas Ambrosiana. Chi desidera può inviare contributi propri seguendo le indicazioni riportate sul sito sopra citato

  • Educatore di speranza

    Viaggio affascinante in questi giorni per papa Francesco in Repubblica Democratica del Congo (RDC) e Sud Sudan.

    A Kinshasa ha incontrato i giovani. Non è lo stesso impatto che da noi: in Congo circa il 60% della popolazione ha meno di 25 anni, mentre in Italia poco più del 22%.

    A loro il papa ha detto: «Vorrei chiedervi, per alcuni momenti, di non guardare me, ma proprio le vostre mani. Aprite i palmi delle mani, fissateli con gli occhi. Amici, Dio ha messo nelle vostre mani il dono della vita, l’avvenire della società e di questo grande Paese.

    Fratello, sorella, le tue mani ti sembrano piccole e deboli, vuote e inadatte per compiti così grandi? Vorrei farti notare una cosa: tutte le mani sono simili, ma nessuna è uguale all’altra; nessuno ha mani uguali alle tue, perciò tu sei una ricchezza unica, irripetibile e incomparabile. Nessuno nella storia può sostituirti. Chiediti allora: a che cosa servono queste mie mani? A costruire o a distruggere, a donare o ad accaparrare, ad amare o a odiare?». Educatore fantastico! Dice: guardate non me, ma voi stessi, ciò che siete e che potete fare; quanto è nelle vostre mani è risorsa per il vostro futuro ed espressione della vostra libertà; e tutto questo è dono di Dio.

    Amore di Dio e amore del prossimo declinati in uno sguardo che apre a una promessa. Vale per le mani di ogni altro popolo e di ogni altra età.

    (Però se su Google si clicca RDC non esce “Repubblica Democratica del Congo”, bensì “reddito di cittadinanza”. Mah!).

    don Gianni

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    V domenica dopo l’Epifania

    Il Vangelo ci riporta il secondo segno operato da Gesù a Cana di Galilea, ed è un miracolo un po’ strano.

    Innanzitutto, viene operato a distanza: Gesù si trova a Cana e guarisce “il figlio di un funzionario del re” che abita a Cafarnao. È l’unico caso in cui si fa una verifica d’orario tra il momento in cui Gesù dice “va’, tuo figlio vive“ e “l’ora in cui il figlio aveva cominciato a star bene“ . Ma, soprattutto, il miracolo è fatto in favore di un pagano. Gesù realizza quanto era stato preannuniato da Isaia nella 1a lettura “Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue”.

    La salvezza non è legata all’appartenenza ad una stirpe, ma alla fede. La fede è un dono e una conquista: è la capacità di vedere il mondo, la nostra vita e la nostra storia con gli occhi di Dio, ma esige che ci lasciamo aprire gli occhi dal Signore e illuminare da Lui.

    Oggi, “Giornata della Vita”, i nostri Vescovi ci invitano a guardare con gli occhi della fede al dono fondamentale della vita.

    Per un credente la vita è un dono del Signore che chiama all’esistenza una creatura. È un dono che ci viene dato da Dio in usufrutto, perché sappiamo spenderla bene per noi e per gli altri, realizzando il
    progetto che Dio ha su di noi.

    Il cristiano deve essere il primo a promuovere e difendere una vita. Preghiamo per quei genitori che, per i motivi più diversi, sono tentati di rifiutare o di sopprimere questo dono, e ringraziamo il Signore del dono della vita, ricordando i nostri genitori che sono stati i suoi collaboratori nel donarcela.

    don Alberto

  • La giornata della vita consacrata

    Lo scorso 2 febbraio, festa della presentazione di Gesù al Tempio, è stata anche la giornata dedicata da Papa Giovanni Paolo II alla “Vita Consacrata”. Memoria di chi come Gesù si è interamente offerto a Dio, nelle diverse forme a cui ogni credente sente di essere chiamato. Per questo abbiamo chiesto alle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Seregno e alla nostra ausiliaria diocesana Valeriana di aiutarci a capire in quale modo la loro forma di donazione a Dio possa collegarsi al servizio della Chiesa tutta.

    Questa la testimonianza della Madre superiora, Suor Daniela

    Adorare Dio e donarlo al mondo

    Il monastero contemplativo, quale è quello delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento a Seregno, rappresenta il volto orante della Chiesa, il cuore, in cui sempre lo Spirito geme e supplica perle necessità dell’intera comunità e dove s’innalza senza sosta il grazie per la Vita che il Signore elargisce ogni giorno.

    Un dono anche per la Chiesa locale.

    Una presenza discreta, che offre una testimonianza silenziosa e che costituisce un richiamo alla preghiera e alla verità dell’esistenza di Dio. Una comunità contemplativa, dedita alla preghiera, all’adorazione eucaristica perpetua, che vive in un monastero ubicato là dove la gente vive, tra le case, i negozi e i rumori della strada e dei passanti. Per scelta, per adempiere ad una missione: quella non solo di adorare giorno e notte, ma di offrire ad ogni fedele, nel turbinio degli impegni quotidiani, la possibilità di godere di una pausa contemplativa nella quale attingere ogni grazia dalla Presenza Reale del Signore.

    L’Adorazione è il momento più contemplativo della giornata di ogni monaca e diventa il momento più missionario della sua vita: custodire Dio non per farne una proprietà gelosa, ma per donarlo al mondo.
    Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia scriveva: «Lo sguardo della Chiesa è continuamente rivolto al suo Signore, presente nel Sacramento dell’Altare, nel quale essa scopre la piena
    manifestazione del suo immenso amore…». E qui nasce la vita della comunità delle Adoratrici Perpetue: “Il Signore ci ha chiamato ad essere un costante sguardo di adorazione, con la Chiesa, e per la Chiesa. Tutta la nostra vita sta in questo sguardo. Viviamo la nostra giornata nella preghiera, rivolgendo lo sguardo al Signore realmente presente nell’Eucaristia, sia nel momento in cui ci portiamo in Chiesa per le celebrazioni liturgiche, sia nel tempo dedicato al lavoro o ad altre occupazioni. L’adorazione è un atteggiamento del cuore, è lo sguardo della creatura verso il Creatore, uno sguardo d’amore. Proprio per questo ogni momento nella nostra vita deve diventare adorazione: dalla più piccola e umile azione, ai momenti più intensi di preghiera, meditazione, ascolto della Parola di Dio. La nostra presenza continua ai piedi dell’altare, come adoratrici e come comunità monastica adorante, è annuncio della presenza reale di Gesù Risorto nelle nostre Chiese, e in ogni tabernacolo; nello stesso tempo garantisce che nella Chiesa c’è una Famiglia Religiosa che ha come unico compito quello di adorare, lodare, ringraziare il Signore e
    portare in adorazione a Gesù le ansie, le preoccupazioni, le sofferenze, le gioie, le attese di tutti, consegnando a Lui l’intera umanità. In una misteriosa fraterna comunione tutti possono unirsi alla nostra
    adorazione quotidiana e sentirsi presenti ai piedi dell’Altare in ogni momento in ogni situazione, da qualsiasi luogo”

    • La nostra chiesa è aperta dalle 6.20 alle 18.45
    • La S. Messa è alle 7.00 nei giorni feriali e alle 8.30 alla domenica e nei giorni festivi
    • Alle 17.40 Rosario e Vespri
    • Il sabato sera alle 21 la chiesa riapre e rimane aperta per tutta la notte per permettere l’adorazione notturna anche ai fedeli che lo desiderano.

    Vivere oggi la propria vocazione

    Valeriana Galimberti, ausiliaria diocesana che opera nella nostra comunità da 7 anni, rilegge il senso della sua vocazione alla ricerca della felicità della vita

    Tanti cercano di negare, di camuffare, il proprio stato d’animo di insoddisfazione, ma la verità è una sola: senza Dio nella propria vita, non c’è pace!

    Ci può essere rassegnazione, ma non la si può scambiare, per la pace interiore, come frutto di un rapporto personale con il Dio vivente e vero.
    Essere cristiani non è un modo diverso di pensare rispetto alla massa, ma cristiano è colui che ha realizzato l’opera di salvezza compiuta da Gesù sulla croce. Nella croce abbiamo la massima dimostrazione dell’amore di Dio rivolto all’umanità, a me e a te. Cercare la propria vocazione e realizzarla vuol dire vivere di questo amore nella convinzione che non c’è amore più grande.

    Il Signore ha detto: «Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; Io mi lascerò trovare da voi» . Ecco il segreto per trovare Dio, cercarlo con tutto il cuore, cioè non con dubbio, con superficialità, con le nostre convinzioni, pretendendo che ci risponda come noi vorremmo. Dio si fa trovare quando una persona è sincera e non arrogante: Egli è il Signore della Gloria, impariamo l’umiltà davanti a Lui.

    S. Agostino diceva: Cercando te, mio Dio, io cerco la felicità della vita. Cercare Dio è andare in profondità nella propria vita, domandarsi il senso di quanto accade; scorgervi un significato che dà gusto e sostanza al vivere.

    «Non uscire fuori di te, rientra in te stesso; la verità abita nell’uomo interiore». Sembra che Agostino si
    rivolga proprio all’uomo di oggi, alienato da sè stesso, dal suo orgoglio, frastornato da tante cose che lo circondano e lo sollecitano, illudendolo di riempire con esse il vuoto interiore, che è il vuoto di Dio. Solo quando ritroveremo noi stessi, insegna S. Agostino, quando riacquisteremo la nostra umanità perduta liberandola dalla schiavitù delle cose, potremo ritrovare anche Dio e quindi la felicità.

    L’esperienza di fede di Sant’Agostino suggerisce ad ogni uomo la ricerca di Dio come continua tensione del cuore, vissuta nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella condivisione della vita.

    Si può tradurre in cinque parole:

    • Torna al cuore: è nel cuore che l’uo-mo ritrova veramente sè stesso. L’uomo vale per quello che è nell’interiorità del suo cuore e nella qualità del suo amore: “ogni uomo è ciò che ama”.
    • Rivestitevi del Signore Gesù Cristo: incontrare Cristo e camminare con lui, comporta il lasciarsi fare nuovi dentro, apprendere i sentimenti di misericordia, bontà, umiltà, mansuetudine, pazienza che sono propri dell’umile Gesù.
    • Diventare un “noi”: imparare a pensare al plurale; avere a cuore “gli interessi di Cristo”, che sono la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo e di ogni uomo. Un bell’orizzonte di sfida e diconversione per la nostra mentalità individualistica e autoreferenziale.
    • Canta e cammina: in un mondo segnato da eventi epocali oggi come allora, S. Agostino invita a non disperare, ma a guardare avanti con l’animo aperto alla speranza, perché è Dio che con la sua provvidenza guida la storia.
    • La nostra vita è una ginnastica del desiderio: desiderio di Dio, che ci spinge a svuotare il nostro cuore dai desideri cattivi per riempirlo del desiderio del bene, e del sommo bene racchiuso in due
      sillabe: Dio. Questa è la convinzione che mi porta a vivere e a operare da tanti anni nella Vigna del Signore. Non cambierei la mia vocazione con nessun’altra realtà.

  • La Cei: “No a una cultura di morte alimentata da ideologie e interessi economici”

    Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebra il 5 febbraio 2023. L’invito a rinnovare lo slancio per “promuovere azioni concrete a difesa della vita”

    “La morte non è mai una soluzione. ‘Dio ha creato tutte le cose perché esistano: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14)”. È incentrata su questo tema la 45.ma Giornata nazionale per la Vita. Nel messaggio dei vescovi si sottolinea che “in questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una ‘soluzione’ drammatica: dare la morte”.

    Il diffondersi di una “cultura di morte”

    “Dietro questa soluzione – si legge nel documento – è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto”. “Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto”. “Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel suicidio assistito”. “Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta”. Così, poco a poco, si diffonde “la cultura della morte”.

    Per una “cultura di vita”

    Nel messaggio si sottolinea che “Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita”. “Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore
    anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri”.

    Dare la morte funziona davvero?

    “È anche doveroso chiedersi – si legge nel messaggio preparato dal Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana – se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace”. “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso?

    Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”

    Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?”.

    Una questione etica

    “Dare la morte come soluzione – si legge infine nel messaggio – pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine”.

    “La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al ‘Vangelo della vita’, l’impegno a smascherare la ‘cultura di morte’, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando
    sempre maggiori energie e risorse”.

    tratto da Vatican News