Autore: don Alberto Barlassina

  • Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VII domenica dopo Pentecoste

    La Liturgia oggi ci pre­sen­ta Gio­suè, il suc­cessore di Mo­sè che introdusse il po­po­lo eletto nella Terra promessa. Non è stata un’impresa facile: ha dovuto com­battere i nemici, a Gabaon, dove per poter vin­cere pienamente, chiese al sole di fermarsi perché si prolungasse la giornata. Una pa­gina che, purtroppo, a chi non sapeva leggere bene la Bibbia, nel suo senso vero, ha dato uno dei motivi di con­dannare Galileo che ricordava che non è il sole che si muove, ma la terra.

    Ha dovuto inoltre mettere in guardia il popolo dalla ten­tazione dei culti pagani e, a Sichem, in un’as­sem­blea popolare, Giosuè chie­de al­la gente di fare pub­bli­ca­men­te una scelta o con Dio o con gli dei pagani, pro­cla­man­do da parte sua la scel­ta di fedeltà a Dio.

    Ora Giosuè è immagine di Gesù.

    Anche Gesù chiede di fare delle scelte: non lascia in­dif­ferenti: scelte che com­por­tano la Croce. Gesù la pre­ve­de e prean­nun­cia tri­bo­la­zioni e per­se­cuzioni, ma non dob­biamo sco­rag­giarci perché il Signore con noi.

    Il filo che lega le Letture mi pa­re proprio un invito alla speranza. Proviamo a chie­der­ci, ripensando a Giosuè e a Gesù: abbiamo il de­si­de­rio della Terra Promessa, del­la vita eterna, cioè di una comunione profonda e intima con il Signore? La nostra vita ha come guida Gesù o abbiamo tanti idoli? Quali in particolare sono in contrasto con il Vangelo: soldi, successo, orgoglio, pigrizia? Abbiamo fiducia nel Signore che ci dà forza di vincere contro tutte le tentazioni e gli  insuccessi?

    Chiediamo al Signore di accompagnarci nel cammino della nostra vita, donandoci forza e luce.

  • Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – VI domenica dopo Pentecoste

    In questa domenica la Liturgia ci fa riflettere su Mosè , la guida del popolo eletto, dall’Egitto alla Terra promessa.

    Nel  Vangelo di oggi, innanzitutto, Gesù ricorda che Dio è un mistero: “nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Gesù rivela  Dio   entrando nella storia e ce lo presenta come un  Dio attento all’uomo “stanco e oppresso” che si china sull’uomo  per liberarlo dalla schiavitù; che rende più leggero il peso della vita perché lo porta con noi; mite e umile di cuore  ci fa sentire  a nostro agio nei suoi confronti: Dio è l’Abbà – il Papà.

    Il momento culminante di questa rivelazione di Dio in Gesù, ricorda Paolo, è sulla Croce in cui si rivela l’amore folle di Dio per noi.

    Per questo Giovanni, nella sua Lettera, cercando una definizione di Dio, non potrà che dire che “Dio é amore”.

    Dio è sempre un mistero indefinibile…. d’amore.

    Proviamo ad interrogarci serenamente e seriamente pensando a Mosè e a Gesù. Quando penso a Dio, mi ricordo che è un mistero di amore di cui posso balbettare  qualche cosa  ma che non conosco mai pienamente?

    Il Dio in cui credo è un essere astratto, ò un Dio dentro la storia che conosco attraverso la Creazione, la storia del Popolo eletto e della Chiesa, la mia storia?

    Mi sento anch’io mandato ad annunciare agli altri questo amore, a collaborare per un mondo più giusto, più fraterno? Chiediamo a Gesù di sentirlo nella nostra vita, sostegno e conforto, di accoglierlo e di condividerlo sempre.

  • Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – V domenica dopo Pentecoste

    Domenica scorsa siamo stati invitati a riflettere sul mistero del peccato, del rifiuto della salvezza. Questa domenica ci presenta Abramo,  il capostipite del Popolo eletto e ce lo presenta come modello di uomo di fede.

    Fede che è anche il tema del Vangelo in cui Gesù si presenta come la luce del mondo che si può accogliere o rifiutare. Sappiamo che questo è uno dei temi ricorrenti nel Vangelo di Giovanni: già all’inizio, nel Prologo, Gesù viene presentato come “luce che brilla nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolto”.

    Anche in questo brano è ribadita l’immagine di Gesù luce nel mondo e le diverse reazioni.

    C’è chi lo rifiuta, non vuol  neppure vedere le continue prove della sua Persona.

    C’è chi lo accetta, ma non si espone, non vuole la scomunica della Sinagoga.

    C’è chi crede e questo è dono dello Spirito.

    Sono situazioni che si ripetono anche oggi, magari nelle stessa persona che, di volta in volta, lo rifiuta, o apertamente negandone la divinità, riducendolo a un predicatore della pace, della fraternità universale o concretamente: credo ma ho una mia morale, dei miei valori. La fede è qualcosa di intimo che non sconvolge la nostra vita, che non ha molto da dire alla vita sociale, politica. Ma ci sono tanti che credono in Dio e testimoniano la loro fede.

    Dovremmo esaminarci e vedere quali sono gli atteggiamenti che più ricorrono nella nostra vita. Dobbiamo sempre  ricordarci che la fede è un dono da chiedere nella preghiera, da accogliere nel cuore e da testimoniare nella vita.

    “Signore aumenta la nostra fede!”

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    Il pensiero della settimana – IV domenica dopo Pentecoste

    La parabola del Vangelo di oggi è una lettura della Storia della salvezza: la chiamata è per il popolo ebreo, ma a questo segno di elezione si risponde con indifferenza e rifiuto; a questo punto c’è il castigo e la chiamata di tutti gli uomini, anche dei pagani.

    Nella parabola si sottolinea l’amore gratuito di Dio che chiama ogni uomo a partecipare alla sua gioia. Il banchetto, è segno della predilezione di Dio che vuole condividere con noi la sua mensa: un banchetto che è  già in atto (il Regno di Dio è nel mondo).

    C’è chi rifiuta l’invito perché non è disposto a mutare il centro di interesse della propria vita. Gli invitati vanno ai propri campi, ai propri affari, anzi qualcuno insulta ed uccide i servi. Non c’è spazio per una gioia donata, immersi nelle nostre piccole soddisfazioni quotidiane: l’amore del Signore è qualcosa che non interessa, tantomeno il pensare alla sua fase finale, al Paradiso.

    C’è chi, invece, l’accetta, ma non capisce il significato, non vuole indossare l’abito nuziale. L’amore del Signore è qualcosa che rinnova e, se accettiamo questo amore, “la veste” della nostra vita deve cambiare.

    Per questo ha voluto che ci fosse un Banchetto, segno e anticipo di quel banchetto, ed è quello eucaristico, la S. Messa.

    A questo Banchetto siamo chiamati dal Padre, in particolare alla domenica. Il Signore non si stanca e continua a chiamarci: vuole che siamo partecipi della sua gioia e si fa cibo per noi.

    Chiediamo al Signore di sapere  vivere con fede questo momento, in particolare ogni domenica, nell’attesa di poter partecipare, alla fine, al Banchetto celeste.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Pentecoste

    Il pensiero della settimana – Pentecoste

    L’Anno liturgico è un lungo cammino in cui  riviviamo il mistero della salvezza, quanto Dio ha fatto a continua a fare per noi, in Gesù Cristo, mediante la sua Chiesa.

    In questo cammino la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale. Se non ci fosse lo Spirito Santo, la Chiesa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue membra: se dopo 2000 anni la Chiesa è viva, è perché lo Spirito Santo è in essa.

    Le fiammelle richiamano la luce e noi abbiamo bisogno tutti a sempre di questa luce. Un dono da chiedere continuamente è quello del discernimento, della luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere.

    Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo”: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio.

    Gli apostoli hanno dovuto affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un momento storico delicato sia perché si avvicinano ad essere minoranza sia per la presenza sempre più massiccia di altre religioni o forme di pensiero che tendono ad annullare la vera fede.

    La Pentecoste ci ricorda che la forza del Cristianesimo non sta nel numero ma nella presenza dello Spirito Santo. Il terzo dono da chiedere è sicuramente quello dell’unità. Nel brano degli Atti vengono ricordati ben 16 paesi diversi per razza e cultura che capiscono l’annuncio degli Apostoli.

    Gesù ha voluto l’unità come segno distintivo della sua Chiesa. È un dono da chiedere ed accogliere continuamente.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Ascensione

    Il pensiero della settimana – Ascensione

    Carissimi, oggi è la festa dell’Ascensione: Gesù che sale glorioso al cielo, riconosciuto  Signore del cielo e della terra.

    Di solito quando parte una persona cara, c’è malinconia, tristezza, ma nel Vangelo si sottolineano la serenità e la gioia. L’Ascensione non è la partenza di Gesù, ma la sua glorificazione, cioè la proclamazione che Gesù, Uomo-Dio, è eguale in dignità e potenza a Dio Padre. Le espressioni “fu elevato in alto, una nube lo sottrasse ai loro occhi, veniva portato in cielo“ sono espressioni bibliche per dire che Gesù con la sua risurrezione è vicino e uguale al Padre e, quindi, come il Padre è eterno, onnipotente, onnisciente è anche onnipresente, non solo come Dio, ma anche come uomo. Proprio per l’Ascensione, Gesù di Nazareth è qui come in ogni parte del mondo.

    Salendo in Cielo ha portato con sé la nostra Umanità, è andato avanti a prepararci un posto. L’Ascensione è la giornata più bella in cui pensare ai nostri cari che ci hanno lasciato, con nostalgia, perché lì incontreremo di nuovo, con il Signore.

    Ma c’è una frase degli Atti degli Apostoli che ci deve far riflettere: “Quel Gesù di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo“.

    E i discepoli ritornano a Gerusalemme nell’attesa” di ricevere la forza dello Spirito Santo.
    Dobbiamo andare nel mondo a comunicare la gioia di “Dio con noi“, con l’ottimismo, la speranza che è un tema costante in questo periodo pasquale: essere gente che sa lottare, impegnarsi perché sa che il Signore, anche se non si vede, è con noi.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – Domenica II di Pasqua

    Il pensiero della settimana – Domenica II di Pasqua

    Carissimi, dovremmo tutti trovare un momento per riascoltare nel nostro cuore la Parola di Dio, luce e forza nella vita.

    Nel brano sorge il “giorno del Signore” cristiano che è il ”primo giorno dopo il sabato “. Anche se la prima Comunità celebrava con gli altri ebrei il riposo il giorno di Sabato, nella coscienza dei discepoli di Gesù diventa sempre più importante il giorno della Risurrezione, cioè la domenica.

    I cristiani, come i primi discepoli, si trovano insieme in questo giorno per incontrarsi con Gesù risorto, per ascoltare la sua parola, per nutrirsi di Lui e così avere la forza di testimoniarlo.

    Per noi cristiani la domenica è la Pasqua settimanale in cui riviviamo lo “spezzare il pane”, l’Ultima Cena, la Passione e la Risurrezione di Gesù. La S. Messa è il centro di questa giornata che deve essere di gioia e di fraternità.

    Gli Apostoli senza Gesù hanno paura (le porte del Cenacolo erano chiuse) mentre, quando riconoscono Gesù diventano felici: ci pare di essere fuori dal mondo, eppure non ci dobbiamo scoraggiare perché Il Signore è risorto, è con noi, ci sostiene.

    Gesù continua la sua opera di salvezza attraverso gli uomini. Egli dà il potere di rimettere i peccati: dona il suo Spirito agli Apostoli perché possano continuare a dare il suo perdono.

    Gesù sapeva che questo non era facile credere alla risurrezione e proclama: “beati quelli che, senza aver visto, crederanno”: tra questi ci siamo anche noi.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fà che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo in cui crediamo.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana – II dopo il martirio di S. Giovanni

    Il pensiero della settimana – II dopo il martirio di S. Giovanni

    Il pensiero della settimana – II dopo il martirio di S. Giovanni

    La liturgia di questa domenica ci aiuta ad entrare sempre più nel mistero di Gesù per esserne, poi,
    testimoni veri. In questa domenica il Vangelo ci rivela il volto di Gesù: la Parola, fatta carne, che ci
    mostra il Padre.

    Il brano di questa domenica è un ritornello continuo in questo senso: “il Figlio da sé stesso non
    può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre”. Ma queste sono poche frasi che riflettono tutto
    il Vangelo, in cui Gesù si rivela in comunioneII dopo il martirio di S. Giovanni piena con il Padre.

    Le prime e le le ultime parole di Gesù riportate dal Vangelo, riguardano il Padre: a 12 anni ”Non
    sapevate che devo occuparmi delle cose del padre mio?”, sulla croce “Padre, nelle tue mani affido il
    mio spirito”.

    Certo del Padre, Gesù rivela soprattutto l’amore e le sue sono parole di perdono, le sue azioni
    sono gesti di attenzione a chi soffre, anche i miracoli che compie, più che prova della sua divinità, manifestano innanzitutto l’amore del Padre.

    Ma tutto questo non è limitato alla fase terrena della vita di Gesù. Gesù è anche oggi luce, gioia, forza; Gesù rivela il Padre perché, come ricorda Paolo nella seconda Lettura, Gesù è vivo, è risorto ed è il senso
    di tutta la storia umana. Gesù continua la sua rivelazione del Padre, mediante la Chiesa. Anche noi siamo
    mandati ad annunciare il Vangelo, ad essere segno dell’amore del Padre, ad essere testimoni della gioia
    della resurrezione con una speranza ed un ottimismo ad oltranza. Chiediamo al Signore, di essere davvero suoi testimoni nel mondo.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    II Domenica di Pasqua

    Oggi la liturgia sottolinea l’importanza della domenica, come giorno del
    Signore: le due apparizioni di Gesù agli apostoli avvengono “il primo giorno
    dopo il Sabato”. I cristiani, anche se ebrei e quindi legati al Sabato, sentono
    da subito l’urgenza di ricordare, ogni settimana, il fatto centrale della loro fede
    e di sentire, come Giorno del Signore, la domenica, giorno della resurrezione.
    Oggi tocchiamo anche il tema della fede, partendo dalla figura di Tommaso, simbolo di un uomo in crisi di fede. In che cosa credere? Per essere cristiani
    dobbiamo credere che Gesù è il Signore della vita e della morte, è il Figlio di
    Dio e, quindi, il centro della storia. Credere non è solo essere convinti a livello di intelligenza, ma vivere di conseguenza questo primato di Gesù. La difficoltà di
    Tommaso è che l’annuncio della Resurrezione gli è giunto dai suoi confratelli
    apostoli di cui conosceva debolezze e peccati.

    È una delle nostre difficoltà, oggi: dobbiamo credere in Gesù Cristo, presentato dalla Chiesa, fatta da uomini peccatori di cui conosciamo limiti e difetti. Eppure Gesù ha voluto così: “chi ascolta voi, ascolta me”, “a chi rimetterete i peccati, saranno rimessi”, “fate questo in memoria di me”, anche se chi parla, dona il perdono e celebra non sempre lo testimonia con la sua vita.

    Gesù sapeva che questo non era facile e proclama: “Beati quelli che, senza aver visto, crederanno”.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fa’ che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo.

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica Battesimo del Signore

    L’Epifania, rivelazione di Gesù, continua nel suo Battesimo. Egli rivela chi è (“Il Figlio prediletto”) e che cosa è venuto a fare nel mondo (in fila con i peccatori). Gesù non ha bisogno di questo gesto di penitenza perché è l’Agnello di Dio, senza peccato. Il fatto di mettersi in fila con i peccatori vuole indicare la sua scelta di campo: è venuto per loro, per chi è peccatore e desidera essere salvato. Si deve notare la differenza del Battesimo di Giovanni da quello di Gesù. Il primo è un gesto penitenziale in cui la persona si riconosce peccatrice e domanda perdono, mentre quello di Gesù dà il dono dello Spirito che ricrea (lo Spirito sulle acque primordiali) e che porta pace (l’immagine della colomba del diluvio) e rinnova. A noi accoglierlo, viverlo riconoscendoci peccatori, bisognosi del perdono. Dobbiamo, poi, lasciarci trasformare da questo Spirito che ci dà degli occhi nuovi (la fede), una forza nuova (la speranza) e un cuore nuovo (la carità).

    È un dono da riscoprire sempre più profondamente, non dando nulla per scontato. Ripensiamo al nostro
    Battesimo e poniamoci qualche domanda: sappiamo la data del nostro Battesimo?

    Abbiamo ringraziato, qualche volta, i nostri genitori che lo hanno chiesto per noi? Siamo riconoscenti al Signore per il dono dello Spirito? La lettura della Bibbia è davvero per noi il metterci in ascolto del
    Padre, che ci ha scritto questa bellissima Lettera? Ringraziamo di cuore il Signore per il dono dello Spirito Santo che ci ha fatto con il S. Battesimo e chiediamogli di viverlo in pienezza.

    don Alberto