Autore: don Alberto Barlassina

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    IV Domenica  dopo Pentecoste

    La seconda Lettura ci invita a riflettere sul fondamento della nostra vita cristiana, che è la fede. Senza la fede, dice, è impossibile essere graditi a Dio.

    La fede è un dono da chiedere e da testimoniare nella vita concreta di ogni giorno. In particolare, oggi, nella prima Lettura e nel Vangelo ci ricorda quale deve essere il rapporto tra noi. Certamente condanna la
    gelosia, l’invidia che può portare all’omicidio del fratello: purtroppo sono cronaca di tutti i giorni i delitti, anche in famiglia.

    Condanna anche l’uccisione di un reo confesso di omicidio, “chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte” e questo dovrebbe farci pensare alla pena di morte in vigore ancora in tanti paesi.

    Ma Gesù che non rinnega la prima legge, bensì la porta a compimento nel ”Discorso della montagna”, ci ricorda che si può uccidere il fratello anche col giudizio, con la parola. Se dico “stupido”, “pazzo” a mio fratello, l’ho già ucciso come persona, non vale nulla per me. Non si può pensare di poter pregare, offrire un sacrificio al Signore, se non si è in pace con i fratelli: è per questo brano che il rito Ambrosiano ha anticipato lo scambio della pace, prima dell’offertorio.

    Proviamo a verificare la nostra vita su tutto questo: siamo in pace, siamo capaci di accoglienza, di perdono, per quanto dipende da noi, con tutti? Lo scambio di pace è un gesto formale o un segno di
    impegno?

    Chiediamo al Signore di aiutarci ad essere come egli ci vuole, a perdonare e ad andare d’accordo con tutti.

    Chiediamo un atteggiamento di umiltà di disponibilità

    don Alberto

  • Il pensiero della settimana

    Il pensiero della settimana

    Domenica di Pentecoste

    Carissimi, l’anno liturgico è un lungo cammino in cui riviviamo il mistero della salvezza. In questo cammino la Pentecoste è certamente una tappa fondamentale.

    Nella Pentecoste la presenza di Dio diventa realtà per ciascuno di noi: lo Spirito rende presente Gesù in noi, facendoci figli adottivi del Padre celeste. Lo Spirito Santo rende presente oggi Gesù risorto nella Chiesa, altrimenti essa stessa sarebbe un organismo destinato a perire per il peccato delle sue
    membra. Lo Spirito Santo è una fiamma che richiama la luce. Abbiamo bisogno tutti di questa luce, cioè il dono del discernimento, la luce dello Spirito per la nostra vita personale e per le grandi scelte che la nostra società è chiamata a compiere. Un secondo dono da chiedere è la forza, rappresentata dal “vento gagliardo “: non basta sapere, capire, ma bisogna attuare il disegno di Dio.

    Gli Apostoli hanno dovuto affrontare un mondo a loro ostile o indifferente. Anche oggi i cristiani vivono un momento storico delicato perché si avviano ad essere minoranza nel mondo.

    Ma proprio la Pentecoste ci ricorda che la forza del Cristianesimo non sta nel numero ma nella presenza
    dello Spirito e nel lasciarsi trasformare da Lui.

    Il terzo dono da chiedere e sicuramente quello dell’unità, richiamato dal dono delle lingue concesso agli Apostoli. Gesù ha voluto l’unità come segno distintivo della sua Chiesa. Chiediamo allora al Padre di donarci lo Spirito Santo che ci renda come Gesù ci vuole, mediante il dono della sua luce, forza e pace.

    Buona Pentecoste!

    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    III di Pasqua

    Nel brano di Vangelo di questa domenica, Gesù accusa i
    suoi nemici di essere bugiardi e schiavi ed essi reagiscono
    definendolo samaritano ed indemoniato.

    Il contrasto si rivela già dalle prime battute di questo
    brano: Gesù proclama “Io sono la luce“, cioè colui che può dare senso alla vita e alla storia, ma gli avversari chiedono qualche testimonianza di questo. Gesù rivela il volto di Dio, ma essi non l’accettano perché non rientra nei loro schemi: c’è una chiusura totale.

    Non dobbiamo meravigliarci che la Chiesa faccia fatica ad annunciare il Vangelo e che tanti non la accettino, anzi la ostacolino. Ma qual è il motivo di questo rifiuto? Forse è dovuto al fatto che la Chiesa, come dice il Vangelo, difende il valore della persona al di là di tutte le etichette sociali o di razza; o perché proclama la sacralità della vita dall’inizio alla fine; o perché difende l’istituto naturale della famiglia; o perché come Gesù ha un’attenzione particolare ai poveri, richiamando verso di essi
    l’attenzione delle istituzioni; o perché ricorda a chi ha in mano le leve dell’economia il diritto primario di ogni uomo ad un lavoro onesto e retribuito, non deve meravigliarsi o scoraggiarsi se è rifiutata.

    Se, invece, il rifiuto della Chiesa dipende dagli scandali, allora gli uomini di Chiesa con umiltà riconoscano gli errori, riparino i danni compiuti e si convertano al Vangelo. Lo Spirito Santo, dono di Cristo risorto, ci aiuti in questo lavoro di discernimento, così che la Chiesa possa continuare ad essere segno di Gesù risorto nel mondo d’oggi.

    don Alberto

  • IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    IL PENSIERO DELLA SETTIMANA

    II di Pasqua

    Nel Vangelo di oggi si vede il sorgere del “giorno del Signore” cristiano che è il ”primo giorno dopo il sabato“.

    Anche se la prima Comunità celebrava con gli altri ebrei il riposo il giorno di Sabato,
    nella coscienza dei discepoli di Gesù diventa sempre più importante il giorno della
    Risurrezione, il 1° dopo il sabato, cioè la domenica.

    I cristiani, come i primi discepoli, si trovano insieme in questo giorno per incontrarsi
    con Gesù risorto, per ascoltare la sua parola, per nutrirsi di Lui e così avere la forza di testimoniarlo.

    Per noi cristiani la domenica è la Pasqua settimanale in cui riviviamo lo “spezzare il pane”, l’Ultima Cena, la Passione e la Risurrezione di Gesù.

    Un secondo aspetto che risalta dal Vangelo di oggi è che gli Apostoli senza Gesù hanno paura (le porte del Cenacolo erano chiuse) mentre, quando, invece, riconoscono Gesù diventano sereni e contenti. Ci pare di essere fuori dal mondo, eppure non ci dobbiamo scoraggiare perché il Signore è risorto, è con noi, ci sostiene.

    Un terzo insegnamento è che Gesù continua la sua opera di salvezza attraverso gli uomini. Come regalo di Pasqua, Gesù dà il potere di rimettere i peccati: dona il suo Spirito agli Apostoli perché possano continuare a dare il suo perdono.

    Gesù sa che non è facile credere alla risurrezione e proclama: “beati quelli che,
    senza aver visto, crederanno”: tra questi ci siamo anche noi.

    Chiediamo al Signore “accresci la nostra fede” e fa che la nostra vita sia testimonianza concreta del Vangelo in cui crediamo.

    don Alberto

  • Pasqua di Risurrezione

    Pasqua di Risurrezione

    La Pasqua, come dice il Salmo responsoriale, è “il giorno che ha fatto il Signore“, è la festa per eccellenza, così importante che i cristiani hanno sentito il bisogno di celebrarla ogni otto giorni, nella domenica. È giorno di luce e di gioia che, mentre celebra il trionfo di Cristo, ci aiuta a riscoprire chi siamo noi, perché possiamo dire che il cristiano è uno che crede e vive la Pasqua, testimoniandola ogni giorno.

    Nella seconda lettura, Paolo ci riporta al nucleo della fede cristiana e cioè che Cristo è morto, sepolto, e che è risorto il terzo giorno.

    È il mistero centrale della nostra fede, quello che ci distingue da ogni altra religione; è il fondamento della nostra preghiera, della Liturgia, dei Sacramenti che sono “incontro con Cristo risorto” nella Chiesa; è il senso della morale cristiana che è lasciarsi guidare dallo Spirito di Cristo risorto.

    Il cristiano testimonia la sua fede nella Pasqua quando vive come Gesù: quando sa dire il suo sì alla volontà del Padre; quando vede l’autorità come un servizio; è libero, davanti a tutto e a tutti, se è in gioco il Regno di Dio; quando sa perdonare chi lo emargina, lo rinnega, lo tradisce e lo mette in croce.

    Il cristiano è un ottimista ad oltranza in un mondo sempre più sfiduciato, pessimista, chiuso in sé nella ricerca di piccole gioie; è uno che vince la guerra con l’amore e il perdono, perché non si sente mai solo!

    Buona Pasqua.

    don Alberto

  • Domenica delle Palme

    Domenica delle Palme

    Il tempo della verità del cuore

    «Osanna al figlio di David!» Grido di gioia ed entusiasmo, grido di speranza e attesa. Pensiamo alla semplicità di quella gente che vedeva in Gesù il realizzarsi di tutti i sogni, il cancellarsi di tutte le paure, finalmente libera, libera dal dolore, dalla schiavitù. E mentre Gesù camminava, si dicevano tra loro: ha sfamato migliaia di persone, ha risuscitato il suo amico Lazzaro, ha guarito i lebbrosi come solo Dio poteva fare. Dio è in mezzo a noi e ci benedice! All’inizio di questa settimana detta “autentica” mentre sventoliamo i rami frondosi dell’ulivo e cantiamo: «Osanna al figlio di David», chiediamoci: troviamo oggi, in Gesù, la realizzazione delle nostre esistenze? Lo riconosciamo come il Salvatore delle nostre vite? Colui che ci guarisce? Domandiamoci: l’immagine e la somiglianza di Dio, per ognuno e ciascuno di noi, corrisponde a quella che Lui ci ha mostrato?

    Preghiamo

    Padre mio,
    io mi abbandono a te, fa di me
    ciò che ti piace.
    Niente desidero di più, fare quello che
    vuoi Tu.
    Senza riserve con infinita fiducia
    mi pongo nelle tue mani perché Tu sei
    il Padre mio.
    Charles de Foucauld

    Impegno settimanale

    In questa settimana entriamo più spesso in Parrocchia, oltre a partecipare ai riti della settimana autentica, fermiamoci più del solito in Chiesa per meditare e adorare il grande mistero dell’amore di Dio per l’umanità

  • L’Amore che dona luce

    L’Amore che dona luce

    QUARTA SETTIMANA DI QUARESIMA

    In questa settimana siamo chiamati a riflettere sull’amore che dona luce. Farsi prossimo, lo si
    può fare solo amando. L’incontro con Gesù dona la vista, è come un bagno che elimina dagli occhi ogni sporcizia, siamo trasformati, capaci di guardare in faccia la realtà. In questa settimana
    riflettiamo su tutte quelle volte che non siamo stati luce. I nostri discorsi sono sovente frammisti
    d’intenzioni impure, adulterate.

    Cerchiamo, talvolta, di presentarci migliori di come in realtà siamo; nelle nostre parole spesso
    si celano aggressività e pregiudizi, sospetti e condanne. Per essere luce è necessario usare parole rette e trasparenti – senza secondi fini. Solo così è possibile creare un’atmosfera nella quale il “cieco” trovi il coraggio di guardare liberamente dentro di sé. Il nostro linguaggio deve trasmettere fiducia e limpidezza, usiamo uno sguardo di luce sul fratello che ci sta di fronte.

    Preghiamo
    Signore mio,
    non permettere che cada nella
    tentazione di giudicare
    e criticare i miei fratelli.
    Insegnami a scoprire negli altri il
    meglio di ciascuno,
    le sue virtù e le sue buone intenzioni.
    Amen

    Impegno settimanale

    Entriamo in relazione con la nostra
    sorgente interiore, con le risorse più
    profonde. Gesù confida in noi, non vuole
    fare tutto da solo.

  • Prima settimana di quaresima

    Scoprire i segreti del cuore nel deserto

    All’inizio di questo tempo quaresimale tra le prime cose che scopriamo è la continuità che è garantita dalla scelta esemplare del Dio – con noi.

    Non c’è distanza tra il bambino della mangiatoia e il Crocifisso del Calvario.

    Il Cristiano crede in un Dio che serve.

    In questo percorso liturgico scandito dalle sei settimane il tema centrale è la conversione, conseguenza dell’incarnazione e del messaggio di Dio annunciato agli uomini; una conversione che comincia proprio con l’esperienza di Gesù tentato nel deserto.

    Le tentazioni di Gesù sono, diceva don Tonino Bello «l’invito a fare i conti con il male dell’uomo, che non è astratto, anzi!

    È un male psicologico, sociale, politico, concretissimo, che ci obbliga alla quotidiana vigilanza».

    In questo percorso quaresimale siamo condotti, dunque, a un profondo esame di coscienza su noi stessi e sul credente cristiano che vogliamo essere, scopriamo nella persona di Gesù la nostra fede. Il cammino quaresimale inizia dalla testa.

    Con l’imposizione delle ceneri sul capo, il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala, che inizia con il pentimento per poi giungere alla Risurrezione. Pentimento e Risurrezione, binari obbligatori su cui il credente cristiano deve viaggiare per farne ritorno a casa. Pentimento e Risurrezione una duplice verità per l’uomo che si scopre un convertito completo.

    Preghiamo

    Signore,
    che non sei venuto a condannare
    ma a perdonare,
    abbi pietà di me.

    Cristo,
    che fai festa per ogni peccatore pentito,
    abbi pietà di me.

    Signore,
    che perdoni molto a chi molto ama,
    abbi pietà di me.

    Impegno settimanale

    Il digiuno che io voglio: dividere il pane con l’affamato

  • Il Pensiero della settimana

    Il Pensiero della settimana

    Penultima dopo l’Epifania

    Le ultime due domeniche del tempo dopo l’Epifania sono caratterizzate con argomenti che da una parte sono una sintesi della “manifestazione” di Gesù, e dall’altra, preparano alla celebrazione della Quaresima.

    Le tre letture hanno come tema sia la consapevolezza del proprio peccato che la misericordia del Signore.

    Il brano di Vangelo, con la chiamata di Matteo, segue immediatamente il racconto della guarigione del paralitico calato dal tetto. Gesù chiama a far parte dei suoi discepoli un pubblicano e addirittura invita i peccatori al banchetto della salvezza.

    Levi è uno di quei personaggi che venivano considerati avidi di denaro, sfruttatori, rinnegati dal punto di vista religioso e politico, perchè a servizio dei Romani e, quindi, peccatori e rifiutati da Dio.

    Il banchetto che viene fatto “in casa sua” è simbolo di amicizia, di libertà,di gioia e richiama il banchetto messianico.

    Proviamo ad immaginare che il Papa, visitando una città metta come appuntamento più importante quello con persone odiose, uomini corrotti, o donne chiacchierate.

    Con il suo atteggiamento Gesù non solo rivela la sua missione, ma anche il volto di Dio che tralascia la sua ira verso i peccati per volgersi al perdono.
    Questi brani biblici aprono la Chiesa alla prospettiva del tempo quaresimale; tempo in cui la “divina clemenza”, invitando a conversione e perdonando, convoca tutti al festoso banchetto dell’Agnello pasquale.

    don Alberto

  • VI DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

    VI DOMENICA DOPO L’EPIFANIA

    Il tema centrale della Liturgia di oggi è l’annuncio che la salvezza è per tutti gli uomini e non solo per il popolo eletto. Gesù nel Vangelo si dimostra
    attento a tutti, anche alle persone che gli altri emarginano, come i lebbrosi, ripugnanti e contagiosi, e non guarda se sono giudei o samaritani. Sono 10 i lebbrosi guariti, ma uno solo, un Samaritano, torna a ringraziare e, nota il
    Vangelo, non solo è guarito, ma anche salvato. É una pagina che dobbiamo
    sentire rivolta a noi, ci aiuta a riscoprire quanto c’é nel nostro cuore.
    Siamo tutti lebbrosi, (falsità, incoerenze, debolezze, peccati); anche noi, come i lebbrosi, spesso siamo emarginati ed emarginiamo gli altri ma
    tutti possiamo essere guariti è salvati.

    Ci sono tre condizioni: che riconosciamo di essere, peccatori; che con umiltà chiediamo al Signore di essere guariti; che, come il Samaritano, siamo riconoscenti del dono ricevuto affinché oltre ad essere guariti siamo salvati. Essere salvato vuol dire riconoscere l’amore gratuito di Dio che ci salva in Gesù e lasciarci conquistare da questo amore.

    Ma queste condizioni ci sono ricordate tutte le volte che celebriamo l’Eucarestia!

    All’inizio, siamo invitati a riconoscerci lebbrosi, peccatori. Nella Liturgia della Parola, il Signore ci aiuta a riscoprire, le nostre debolezze, ma soprattutto il suo amore che guarisce e perdona. Nella Liturgia Eucaristica, rendiamo grazie al Signore perché ci ama, rinnova la sua Pasqua, ci invita alla Cena, si dà in cibo per noi per cambiarci.

    don Alberto