Autore: don Alberto Barlassina

  • Domenica dopo l’ottava del Natale

    Siamo nel periodo natalizio e le Letture di questa domenica
    ci ricordano il senso del Natale, lo scopo della venuta di Dio tra noi e ci richiamano sul modo di vivere questo mistero. Gesù si trova a Nazareth,
    il paese in cui è vissuto fino a 30 anni. Come ogni Sabato, si reca alla Sinagoga e, come ospite d’onore, legge il brano di Isaia che parla del Messia e al termine, nella meraviglia di tutti, dichiara “Oggi si è
    compiuta questa Scrittura”: sono io il Messia promesso ed atteso.

    Gesù cita Isaia, tralasciando gli ultimi versetti in cui il Profeta
    parla del “giorno di vendetta per il nostro Dio”.

    Non è una dimenticanza, ma una scelta: l’annuncio di Gesù
    è una bella notizia, dell’amore misericordioso e gratuito del
    Padre.

    Gesù non ucciderà i peccatori, ma il ricercherà, e manifesterà
    questo suo amore soprattutto sulla Croce sulla quale perdonerà anche chi lo uccide.

    C’è da chiedersi se anche noi abbiamo la nostalgia di un Dio che, con forza e giustizia, faccia pulizia del male che c’è nel mondo. Facciamo fatica ad accettare la pazienza e la misericordia del Signore e ci
    pare impossibile che Dio possa sempre perdonarci senza arrabbiarsi.

    Lasciamoci prendere dallo Spirito di Gesù: riscopriremo il vero volto di Dio, capiremo la sua misericordia con chi sbaglia: allora sarà il vero Natale dentro di noi.

    E lo comunichiamo agli altri: l’Epifania, che celebreremo giovedi, ci ricorda che questo annuncio deve raggiungere tutti i popoli.

    Preghiamo, perchè ciascuno di noi abbia un cuore aperto sul mondo.

    don Alberto

  • Maternità della Vergine Maria

    Questa domenica celebriamo il Natale in Maria, ricordando
    la sua Maternità Divina. La liturgia medita il mistero dell’Incarnazione: il Figlio di Dio, al sì di Maria, prende carne, diventa uno di noi. È il
    fondamento di tutti gli altri misteri che riguardano Gesù.

    È un fatto storico, ben preciso, non una favola: viene presentato il luogo, il nome della ragazza, la sua situazione familiare, viene chiarito a Maria che cosa accadrà per opera di Dio. Lo Spirito Santo rende Maria, Madre di Dio.

    È un mistero perché supera le nostre capacità: il Signore ce l’ha rivelato e non riusciremo mai a capirlo pienamente. Maria stessa chiede spiegazioni “Come avverrà questo?”

    È un mistero, possibile solo perché Dio l’ha voluto e perché Dio ha mantenuto le sue promesse: un fatto che conclude millenni di preparazione e apre a un mondo nuovo.

    È un mistero di gioia perché il Signore fa sua la nostra esperienza umana, dandole un senso e un valore nuovo in tutto, anche al dolore.

    Anche questo mistero è un dono che va accolto. Il Signore agisce nella storia da Padre e per realizzare questo mistero chiede il “sì” di una ragazza di
    Nazareth.

    Dio mantiene sempre questo stile, anche nell’Incarnazione che continua: per nascere dentro di noi chiede il “sì” della nostra libertà per essere testimoni del suo amore. Questo fatto ci deve riempire di gioia: Dio ha stima di noi, si fida, ma anche ci fa capire la grande responsabilità nel nostro dare la risposta.

    Chiediamo al Signore che ciascuno di noi possa dire, come Maria, il nostro Sì.

    don Alberto

  • V Domenica di Avvento

    I protagonisti dell’Avvento si rincorrono: Maria, contemplata come Immaco-
    lata, Isaia, presente come il profeta messianico, Giovanni il Battista, presentato nel deserto come il predicatore e poi in carcere.

    Oggi, Giovanni, lo ritroviamo quando Gesù inizia il suo ministero, nell’atto di
    battezzare.

    Giovanni aiuta i suoi discepoli a riscoprire il primato di Gesù e ricorda che il suo compito è quello di prepararne la venuta, di essere l’amico dello Sposo, quindi, mentre Gesù cresce in importanza, Lui deve diminuire.

    Quali insegnamenti ci vengono in questo compito, dal comportamento di Giovanni? Dobbiamo ricordarci che l’annuncio riguarda la Persona di Gesù e non le nostre idee. Dobbiamo essere aperti come Giovanni Battista, ricordando, che è il Signore da conoscere e da amare e che gli altri sono solo strumenti. Giovanni ci insegna che, ad un certo punto, dobbiamo essere capaci di metterci da parte. Ogni educatore deve saper portare chi gli è
    affidato a fare scelte libere e responsabili. Anche qui non è facile: il genitore, l’educatore facilmente costruisce progetti, programmi e si fa fatica ad accettare che il figlio o l’educando prenda altre strade.Il taglio è molto più doloroso, ma dovrebbe esserci in tutti il desiderio e la ricerca di che
    cosa veramente il Signore vuole in noi e negli altri.

    Chiediamo al Signore, allora, di essere come Giovanni Battista alla continua ricerca del progetto di Dio, pronti ad attuarlo.

    don Alberto

  • Domenica IVa di Avvento

    Le letture di questa domenica sembrano fuori stagione: siamo nell’Avvento e ci parlano dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme. Sono le pagine che ci aiutano nel nostro cammino verso il Natale. Si parla di un re che viene in Gerusalemme accolto festosamente dalla folla, dai semplici, non dai notabili, dai capi religiosi e politici, cavalcando un puledro. È quanto avverrà a Natale: viene il Re dei cieli, cantato dagli Angeli, ma nelle vesti umili di un bambino, accolto festosamente dai poveri e dai pastori. Il Vangelo ci ricorda che Gesù è una persona unica. La memoria della domenica delle Palme ci ricorda che Gesù “bambino” è lo stesso Gesù “crocifisso e risorto”: è sempre il Figlio di Dio che rivela l’amore del Padre.

    Questo ci ricorda che Gesù lo si prende così com’è. Del Vangelo non possiamo scegliere le pagine che più ci interessano, trascurando quelle che ci piacciono meno. È una Persona con una proposta chiara di vita: certo una bella notizia, ma che comporta la sofferenza della Croce.

    È una venuta, quella descritta nel Vangelo, che vuole coinvolgere tutti: i discepoli, i proprietari e il puledro, perché “il Signore ne ha bisogno”. Lasciamo, allora, che il Signore venga nel nostro cuore, come in Gerusalemme. La sua parola penetri nella nostra vita; il suo perdono, tolga la radice del male che è il peccato e doni la vera pace.

    Ci accompagni in questa settimana la mamma di Gesù, che venereremo mercoledì, come Immacolata, immune da ogni peccato, anche quello originale.

    don Alberto

  • Domenica IIIa di Avvento

    Oggi incontriamo ancora il Battista, incaricato di preparare la strada al Signore. Lo vediamo in carcere per la sua coerenza. Giovanni è un uomo in ricerca. Il Vangelo ci presenta alcuni discepoli inviati da Giovanni che domandano “Sei tu colui che deve venire?”

    Il comportamento di Gesù non corrispondeva al suo pensiero: Gesù non era un giustiziere come immaginava, ma la rivelazione del perdono di Dio che vuole la salvezza del peccatore.

    Ma questo non lo ha scoraggiato, lo ha portato ad una ricerca seria, ad un incontro più intimo con il Signore. È un richiamo forte per noi nei dubbi che ci portano allo scoraggiamento, alla delusione. Giovanni è un uomo coerente e forte: “non è una canna sbattuta dal vento”, non un uomo molle, ma coraggioso. Ha saputo tenere testa alle autorità corrotte, rimproverare loro la condotta morale, fino al martirio.

    È un richiamo per noi, facili all’entusiasmo del momento, che facciamo grandi propositi, ma quando non vediamo risultati, ci scoraggiamo.
    Gesù risponde alla domanda di Giovanni con i fatti che realizzano le profezie messianiche. Anche noi dimostriamo che vale la pena di credere, non con grandi discorsi, ma con i miracoli della vita quotidiana: l’attenzione e il servizio agli ultimi, la solidarietà a chi soffre, il perdono a chi sbaglia.
    Siamo anche noi in continua ricerca di Gesù? La nostra vita è una conferma che il Signore è con noi, che ci può cambiare e renderci capaci di miracoli?

    don Alberto

  • Domenica II di Avvento

    L’Avvento è un corso di Esercizi spirituali in preparazione al Natale: i maestri che predicano sono Isaia, Giovanni Battista e Maria. Isaia è il profeta che più a fondo ha rivelato la natura del Messia, come l’Emmanuele (il Dio con noi) e come il Servo di Jahwè, (la sofferenza del Messia, nel mistero
    della Croce).

    Di Maria parleremo, nella festa dell’Immacolata, e nell’ultima domenica di
    Avvento, contemplando la Divina Maternità di Maria.

    Giovanni Battista è il protagonista del Vangelo di oggi, l’ultimo, il più grande dei profeti. Egli ci insegna che il Natale esige conversione. Dobbiamo “preparare la via del Signore e raddrizzare le strade”, cioè verificare la nostra condotta. Un Natale che non ci cambia non è un Natale cristiano: Gesù non viene per un viaggio di piacere, ma per rivoluzionare il mondo, in
    cui la legge diventa il servizio e l’amore, e non il dominio e l’odio. Uno dei momenti più importanti sarà il sacramento della Riconciliazione dove
    Gesù stesso opererà questa conversione.

    Il Natale secondo Giovanni presuppone il deserto che è la premessa e la condizione della riflessione e della conversione. Ma il Natale ha bisogno di tanti Giovanni Battista: ogni cristiano deve essere come Giovanni che
    prepara la strada a Gesù, che lo predica con la vita. Gesù è venuto a dirci che Dio è Padre di tutti e che, proprio perchè è Padre, gli altri sono fratelli: la nostra preghiera deve essere più filiale e la nostra solidarietà più concreta.

    don Alberto

  • Cristo Re dell’Universo

    A prima vista, la festa di Cristo Re sembra un po’ strana. Il brano di Vangelo parla della Croce, in un momento in cui non c’è nessuno che crede nella sua regalità: la folla è indifferente; i capi religiosi, i soldati, uno dei due malfattori sono concordi nell’insultarlo…

    L’unico che fa un atto di fede nella sua regalità è il ladrone. Gesù è il primo per la sua natura di Figlio di Dio. Parecchie volte hanno tentato di farlo re (dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, la domenica delle Palme), ma Gesù si è sempre sottratto: ha accettato il titolo di re solo sulla Croce. La scritta che siamo abituati a vedere sopra il Crocifisso, lo dichiara. Gesù vede il suo essere re come colui che ama i suoi sudditi, fino a morire per loro, perdonando i loro peccati. Chi sono i sudditi? non sono definiti in base a un territorio, ma sono tutti volontari. Gesù chiede “se vuoi” e da questa risposta dipende essere suoi sudditi.
    Per essere suoi sudditi bisogna essere peccatori. Al Battesimo Gesù si mette in fila con i peccatori e sulla Croce è in mezzo ai ladroni.

    Che cosa è il Regno di Dio? È Gesù con tutti quelli che vivono come Lui, che si sentono amati dal Padre, che vivono la vita come dono, che, se comandano, vedono il loro potere come servizio; che sanno perdonare chi li mette in croce; che sanno scoprire il volto di Gesù nel volto di un poveraccio e che, se hanno una preferenza, l’hanno per gli ultimi.

    Adorando Cristo re dell’Universo, chiediamogli di essere suoi sudditi gioiosi, testimoni del suo amore.

    don Alberto

  • II dopo la Dedicazione

    La Liturgia di oggi completa quella della scorsa domenica: dal “Mandato missionario” alla partecipazione delle genti alla salvezza.
    Nel Vangelo i servi hanno il comando di “condurre” tutti al banchetto, anche quelli che non hanno nessun titolo per parteciparvi. Di fronte a questo invito, purtroppo, la risposta storica del popolo eletto è stata, in gran parte, di rifiuto. Ma tra coloro che sono stati chiamati in un secondo tempo ci siamo anche noi. Far parte di questo banchetto non è frutto della scelta di un momento: la risposta all’invito va confermata ogni giorno e in ogni situazione. È un dono essere amati da Dio, ma questo dono va compreso e accolto. Noi potremmo essere i protagonisti della parabola che, presi da mille cose, pur belle, non abbiamo tempo per pensare ai doni spirituali e tanto meno siamo disposti a cambiare la vita quando il dono dell’amore di Dio ci invita a condividere ciò abbiamo ricevuto.

    Ma dovremmo farlo, non per paura dei castighi minacciati, ma perché siamo contenti del dono ricevuto e vogliamo condividerlo con gli altri.

    Quando veniamo a Messa è per il desiderio di incontrare il Signore? Lo stare in Chiesa è un momento di gioia?
    Il ritorno a casa è con il sorriso di chi ha vissuto una bella esperienza?

    Quando facciamo qualcosa per gli altri siamo contenti che il Signore si è servito di noi per fare un po’ di bene? Siamo convinti che abbiamo condiviso un po’ del tutto che abbiamo ricevuto?
    Sia così per ciascuno di noi.

    don Alberto

  • I dopo la Dedicazione

    Nel Vangelo di oggi risuona il comando di Gesù: “Andate in tutto mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”. Perciò questa domenica è detta del “Mandato Missionario” e celebriamo quindi la “Giornata Missionaria”.
    Ma cosa dobbiamo annunciare? II Vangelo, la Bella Notizia: Gesù risorto. Nei brani della liturgia, troviamo molte indicazioni sulla missionarietà, caratteristica essenziale della Chiesa. Nella prima lettura, Filippo guidato dallo Spirito, incontra un uomo che sta leggendo Isaia, gli chiede se capisce il testo e alla richiesta dell’Eunuco, l’aiuta a capire che si parla di Gesù. Anche noi dovremmo camminare vicino agli uomini ed aiutarli a scoprire che tutte le attese e gli interrogativi della vita trovano una risposta in Gesù, così da suscitare in loro il desiderio dei Sacramenti. Chiediamo allo Spirito di donare a ciascuno di noi la forza e l’impegno per essere missionari.

    Oggi è anche l’occasione per ricordare i nostri missionari e pensare a come aiutarli: con la preghiera, perchè il Signore li sostenga nel compito bello, ma difficile, di annunciare il vangelo, incarnandolo nella cultura dei popoli a cui sono inviati; e con l’aiuto materiale, perché spesso c’è da assicurare il minimo per dare alle popolazioni più povere un’esistenza dignitosa.

    L’annuncio che, in Gesù, siamo tutti figli dello stesso Padre, il missionario lo fa con la Parola, con i Sacramenti, e con la sua testimonianza. E, anche noi, per essere davvero cristiani, dobbiamo scoprire il nostro “essere missionari”.

    don Alberto

  • Il Pensiero della settimana

    La liturgia celebra oggi la festa della Dedicazione della cattedrale, cioè l’anniversario della consacrazione del Duomo, detto cattedrale perchè il Vescovo, come successore degli Apostoli e Pastore del gregge, ha lì la sua sede e la sua cattedra.

    Il Duomo è il cuore della diocesi: in esso vengono consacrati gli Oli santi per i Sacramenti, e vengono ordinati i Sacerdoti.
    Nella Proposta pastorale, l’Arcivescovo ci invita a pregare e a collaborare perché la nostra Comunità sia profondamente unita, libera e testimone della gioia del Signore.

    La riflessione, inoltre, ci fa pensare alla nostra chiesa che dovremmo sentire come nostra “seconda casa”, in cui veniamo spesso, ci troviamo bene, preoccupandoci che sia bella e accogliente.

    Dio non ha bisogno di una casa. Siamo noi ad averne bisogno, come segno della sua presenza. Dovremmo ricordare che è “casa di Dio” anche il silenzio, il raccoglimento, la genuflessione, l’inchino, l’abbigliamento. Su questo punto del “galateo” in chiesa dobbiamo migliorare molto.

    Ma il discorso sulla chiesa edificio, non fa che riportarci alla Chiesa, con la “C” maiuscola, al nostro essere Chiesa. A questo significato ci riporta la lettera di san Paolo che raffigura la Chiesa come un edificio in cui Cristo è la pietra angolare e noi siamo “pietre vive”. Preghiamo, allora, perchè possiamo sentire la chiesa come nostra seconda casa e perchè ciascuno di noi si senta corresponsabile della vita della Chiesa, riscoprendo la sua vocazione.

    don Alberto