Carissimi, una delle preoccupazioni della Chiesa, oggi, è che i cristiani stianno perdendo il senso della Domenica come giorno del Signore e, proprio perchè del Signore, giorno dell’uomo, della famiglia, della gioia e della comunità. Fra l’altro siamo ormai abituati a dire “weekend – fine settimana” e quindi si ritiene la domenica come l’ultimo giorno.
Ora, invece, per la Bibbia, la Domenica è il 1° giorno della settimana, quello in cui è iniziata la creazione e, per noi cristiani, è il 1° giorno della nuova creazione iniziata con la Risurrezione di Gesù.
Tutto questo ci è ricordato dalla liturgia di questa domenica che ci preannuncia tutti i grandi misteri della nostra fede che celebreremo durante la settimana: insieme al trionfo di Gerusalemme, si parla di tradimento, di passione e di sepoltura (v. Vangelo) e la 1a Lettura ci presenta il Servo di Jahwè, che prende sopra di sè le nostre iniquità per donarci la sua giustizia.
La Chiesa ci invita a vivere pienametne questa settimana sempre ritenuta la più importante, tanto da definirla la settimana “Autentica”, “Santa”. Il pericolo di sempre è che vi abbiamo ad entrare con indifferenza e abitudine, preoccupati di più del contorno della festa che non dei misteri che siamo invitati a rivivere.
Come, dunque, vivere questa settimana, così che sia Santa anche per noi?
Innanzitutto partecipando alla Liturgia.
I riti della settimana Santa sono i più ricchi di tutto l’anno liturgico e la liturgia, capita e vissuta, è veramente, come dice il Concilio Vat.II, la sorgente e il culmine della vita cristiana: la liturgia è ascolto, catechesi, culto, memoria viva dei misteri che si celebrano.
Dobbiamo prepararla con momenti di silenzio, di preghiera personale, trovando il tempo per riascoltare dentro di noi la Parola di Dio.
Dobbiamo, poi, ricordarci che per vivere bene la Pasqua, uno degli strumenti donatici da Gesù è il sacramento della Riconciliazione. Prendiamo atto, in esso, di essere stati anche noi come Giuda che l’ha tradito o come Pietro che l’ha rinnegato per paura, vergogna o pigrizia.
Ma nello stesso tempo siamo certi che il Signore, ci conferma il suo amore, continua a chiamarci amici e desidera che abbiamo nel nostro cuore la sua pace e la sua gioia.
Ma sia la Liturgia che la Riconciliazione devono riflettersi nella vita: dobbiamo evitare l’ipocrisia e il formalismo. Non si può portate il ramoscello d’ulivo, segno della pace e non avere il desiderio della pace nel nostro cuore, la pace del Signore si diffonda in tutto il mondo.
Non si può celebrare la Lavanda dei piedi, il Giovedi Santo e, poi, non vivere lo stile di servizio umile, di cui Gesù vuol darci un esempio con quel gesto.
Non si può venire a baciare il Crocifisso, il Venerdi Santo, senza sentirci da una parte corresponsabili di quella morte, e dall’altra riconoscenti per l’amore che ci ha rivelato. E soprattutto non si può celebrare la risurrezione di Gesù nella Veglia e nella Domenica di Pasqua, e non desiderare di essere rinnovati interiormente.
Chiediamo insieme al Signore di vivere bene questa Settimana “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (v. 2a Lettura): sia veramente Santa per i misteri che celebriamo e per il modo con cui la viviamo.
don Alberto