Autore: don Alberto Barlassina

  • II di Pasqua detta “della Misericordia”

    Giovanni, ci ricorda lo scopo dei Vangeli: “molti segni che Gesù ha fatto non sono stati scritti; quanto è scritto è perchè crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perchè, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.

    Il Vangelo è la testimonianza viva di un credente che vuole comunicarci la gioia della bella notizia: è Gesù che dà la vita.

    Come per i primi discepoli, per i quali è importante ritrovarsi il giorno della Risurrezione, il 1° dopo il sabato, anche noi cristiani ci troviano insieme la domenica, nella S. Messa, con Gesù risorto, per ascoltare la sua parola, per nutrirci di Lui e così avere la forza di testimoniarlo. La S. Messa è il centro di questa giornata che deve essere di gioia e di fraternità.

    Un altro aspetto che risalta dal Vangelo di oggi è che gli Apostoli senza Gesù hanno paura, si sentono minacciati, mentre, quando lo riconoscono, sono contenti. Anche noi, non ci dobbiamo scoraggiare mai perchè iI Signore è risorto, è con noi e ci sostiene.

    Il terzo insegnamento è che Gesù continua la sua opera di salvezza attraverso gli uomini. Gesù dà il potere di rimettere i peccati: dona il suo Spirito agli Apostoli perchè possano continuare a dare il suo perdono come oggi il Sacerdote confessa perchè Gesù gli ha comunicato il suo Spirito.
    Gesù sapeva che non era facile tutto questo e proclama: “beati quelli che, senza aver visto, crederanno”: tra questi ci siamo anche noi.
    don Alberto

  • Domenica delle Palme

    Carissimi, una delle preoccupazioni della Chiesa, oggi, è che i cristiani stianno perdendo il senso della Domenica come giorno del Signore e, proprio perchè del Signore, giorno dell’uomo, della famiglia, della gioia e della comunità. Fra l’altro siamo ormai abituati a dire “weekend – fine settimana” e quindi si ritiene la domenica come l’ultimo giorno.

    Ora, invece, per la Bibbia, la Domenica è il 1° giorno della settimana, quello in cui è iniziata la creazione e, per noi cristiani, è il 1° giorno della nuova creazione iniziata con la Risurrezione di Gesù.

    Tutto questo ci è ricordato dalla liturgia di questa domenica che ci preannuncia tutti i grandi misteri della nostra fede che celebreremo durante la settimana: insieme al trionfo di Gerusalemme, si parla di tradimento, di passione e di sepoltura (v. Vangelo) e la 1a Lettura ci presenta il Servo di Jahwè, che prende sopra di sè le nostre iniquità per donarci la sua giustizia.

    La Chiesa ci invita a vivere pienametne questa settimana sempre ritenuta la più importante, tanto da definirla la settimana “Autentica”, “Santa”. Il pericolo di sempre è che vi abbiamo ad entrare con indifferenza e abitudine, preoccupati di più del contorno della festa che non dei misteri che siamo invitati a rivivere.

    Come, dunque, vivere questa settimana, così che sia Santa anche per noi?

    Innanzitutto partecipando alla Liturgia.

    I riti della settimana Santa sono i più ricchi di tutto l’anno liturgico e la liturgia, capita e vissuta, è veramente, come dice il Concilio Vat.II, la sorgente e il culmine della vita cristiana: la liturgia è ascolto, catechesi, culto, memoria viva dei misteri che si celebrano.

    Dobbiamo prepararla con momenti di silenzio, di preghiera personale, trovando il tempo per riascoltare dentro di noi la Parola di Dio.

    Dobbiamo, poi, ricordarci che per vivere bene la Pasqua, uno degli strumenti donatici da Gesù è il sacramento della Riconciliazione. Prendiamo atto, in esso, di essere stati anche noi come Giuda che l’ha tradito o come Pietro che l’ha rinnegato per paura, vergogna o pigrizia. 

    Ma nello stesso tempo siamo certi che il Signore, ci conferma il suo amore, continua a chiamarci amici e desidera che abbiamo nel nostro cuore la sua pace e la sua gioia.

    Ma sia la Liturgia che la Riconciliazione devono riflettersi nella vita: dobbiamo evitare l’ipocrisia e il formalismo. Non si può portate il ramoscello d’ulivo, segno della pace e non avere il desiderio della pace nel nostro cuore, la pace del Signore si diffonda in tutto il mondo.

    Non si può celebrare la Lavanda dei piedi, il Giovedi Santo e, poi, non vivere lo stile di servizio umile, di cui Gesù vuol darci un esempio con quel gesto. 

    Non si può venire a baciare il Crocifisso, il Venerdi Santo, senza sentirci da una parte corresponsabili di quella morte, e dall’altra riconoscenti per l’amore che ci ha rivelato. E soprattutto non si può celebrare la risurrezione di Gesù nella Veglia e nella Domenica di Pasqua, e non desiderare di essere rinnovati interiormente.

    Chiediamo insieme al Signore di vivere bene questa Settimana “tenendo fisso lo sguardo su Gesù” (v. 2a Lettura): sia veramente Santa per i misteri che celebriamo e per il modo con cui la viviamo.

    don Alberto

  • V di quaresima detta “di Lazzaro”

    Il Vangelo, con la risurrezione di Lazzaro, ci presenta la Pasqua come un passaggio dalla morte alla vita.
    La Pasqua è sinonimo di resurrezione, di cambiamento, di liberazione in cui il protagonista è il Signore. Sarebbe bello che ciascuno di noi con serenità e serietà, si chiedese in quale punto particolare la sua vita deve fare la Pasqua.
    Il Vangelo ci riporta l’ultimo dei “segni”, che rivelano il mistero di Gesù e, in lui, il volto del Padre. Gesù,in questo fatto, si rivela pienamente un uomo come noi, anzi modello per ciascuno di noi, nei valori umani: è amico vero, solidale nel dolore, sente la ribellione alla morte, si commuove e piange di fronte alla tomba dell’amico. Ma Gesù misteriosamente non si muove subito.
    Parla di “sonno” di Lazzaro. Ha una logica diversa: sa che anche in questa vicenda si sta svelando l’amore di Dio. Gesù è la Vita che sconfigge la morte!
    Chiediamoci allora se ricerchiamo i valori umani che Dio stesso ha fatto propri in Gesù: crediamo alla Provvidenza, che sa trarre il bene anche dal male? Gesù con la sua morte è vicino a ciascuno di noi nel dolore e con la sua risurrezione ci dà la certezza che la vittoria è della vita.
    Chiediamo, al Signore di farci capire la Pasqua a cui ci prepariamo e di aiutarci a vivere il mistero in cui Gesù affronta con amore la prova suprema della Croce e vince, fidandosi del Padre, il peccato e, con esso, la morte, diventando promessa di vita per noi.
    don Alberto

  • III di Quaresima detta “di Abramo”

    Carissimi, la Quaresima è tempo di verifica e di conversione, di riscoperta del nostro essere cristiani. La liturgia di oggi ci propone tre modelli su cui riflettere: Abramo, il padre della nostra fede; Mosè, la guida del popolo; Gesù, colui che ci rende uomini liberi e veri.

    Tre figure, collegate l’una all’altra. L’una all’origine del popolo ebreo, l’altra quando questi diventa un vero popolo con le sue leggi e, la terza, Gesù che è il frutto più bello di questo popolo.

    Abramo ci viene presentato come modello di fede, una fede che gli ha fatto desiderare e volere come possibile un figlio, gli ha fatto abbandonare il suo paese, il suo clan, per incamminarsi verso la terra promessa da Dio. È la stessa fede che ci viene donata nel Battesimo, che deve crescere lungo la vita e che ci illumina e ci dà forza per vivere il Vangelo. È così anche per noi?

    Gesù ci viene presentato nel brano di oggi come il profeta, la coscienza che ci fa rendere conto del nostro essere peccatori per aiutarci a redimerci. Parla con coloro che credevano in Lui ma trova un rifiuto e allora non gli resta che lasciare il tempio e nascondersi da loro.

    La Liturgia di oggi è un forte richiamo a ringraziare il Signore per il dono della fede, che ci ha fatto nel Battesimo e a capire di cosa siamo schiavi (soldi, pigrizia, chiacchiere) o falsi (ipocriti, incoerenti) così da chiedergli di liberarci e rimanere fedeli alla sua Parola come Lui ci ricorda: “Se rimarrete fedeli alla mia Parola, sarete davvero miei discepoli, conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”.

    don Alberto