Autore: Pietro Guzzetti

  • Presa diretta

    La giornata inizia presto, verso le 7.00 sono già in strada ed un silenzio abita il tragitto che porta verso la stazione, poche persone sul binario in attesa del treno ma una luce abita i loro occhi, la luce di chi sa che quella sarà una giornata speciale. La gioia dell’attesa che nasce quando stiamo per vivere un incontro atteso da molto.

    Nel vagone ci sono poche persone ma tutte lì per lo stesso motivo, appena arrivati a Milano il rischio di sbagliare strada è nullo, perché la meta è la stessa per tutti. La piazza del Duomo si sta lentamente riempiendo, le persone instradate in maniera calma e ordinata, noi preti avremo l’occasione di gustare delle parole di Francesco prima di quella folla. Certamente il desiderio di quell’incontro è grande per tutti, per le famiglie della piazza così come per i preti e i consacrati, tant’è che le navate della Cattedrale sono piene e le panche vuote si possono contare a vista d’occhio. Dopo un momento di preghiera dei presenti, finalmente ecco comparire sugli schermi la papamobile: chi ha la fortuna di essere nella navata centrale si alza e si accalca vicino alle transenne che delimitano il cammino che conduce all’altare. Quando entra Francesco nella chiesa i volti dei presenti si illuminano come quelli dei bambini che accolgono il papà la sera dopo il lavoro. Un lungo applauso, accompagnato dai continui scatti degli smartphone, riempie lo spazio, finché il Santo Padre raggiunge la sacrestia. Prima di iniziare il dialogo con noi, c’è il tempo dell’adorazione di fronte al Santissimo, minuti di intensa preghiera che paiono ancora più pregnanti in quei pochi istanti in cui Francesco socchiude gli occhi, minuti che precedono ogni saluto, anche il più delicato fra tutti, quello col Card. Dionigi Tettamanzi. Il tempo sembra rallentarsi quando a stringere le mani del Papa sono gli ammalati, come a dimostrare che la carità non ha mai fretta, non può essere chiusa tra gli stretti blocchi di un programma di un’intensa giornata.

    Un prete, una suora e un diacono sostengono il dialogo e le risposte del Papa, che ammette di averle preparate prima, ma hanno il sapore delle parole dette col cuore, con totale libertà, con la capacità di correggere tipica di un padre amoroso. Saremo capaci di farne tesoro e lasciarci cambiare? Non c’è tempo per abbozzare una risposta, perché è arrivato il momento dell’angelus con i fedeli presenti in piazza.

    Mentre Francesco accoglie le parole dei detenuti di San Vittore e condivide con loro il pranzo; come diversi fiumi che alimentano un lago, serpenti di persone si dirigono verso il punto del parco di Monza dove si svolgerà la celebrazione eucaristica. Non è solo il numero dei presenti a colpire, ma la ricchezza di una massa di persone completamente eterogenea, le famiglie, gli anziani, i gruppi di giovani che di primo acchito sembrano lontani da ogni cosa che potrebbe essere accostato alla parola “chiesa”. È questa la forza di Francesco, riuscire a parlare a tutte le persone, testimone credibile del messaggio che porta, al punto tale da saper muovere e interessare ogni uomo che non si chiuda in se stesso.

    Prevedibile la standing ovation  e le urla di gioia non appena il Santo Padre entra nell’area e passa attraverso i corridoi che dividono i vari settori salutando tutti col consueto sorriso; successivamente la papamobile si dirige nell’area dietro al palco per permettere al celebrante di indossare i paramenti. Il canto d’ingresso protratto per circa venti minuti inizia a preoccuparmi, che sia successo qualcosa? Ma ecco che l’odore dell’incenso si diffonde per l’aria e, di lì a poco, fa la sua comparsa la lunga processione dei concelebranti. Sono le prime parole del Pontefice a far trasparire una grande stanchezza, quel segno di croce recitato con un filo di voce che permette di intuire il peso di una giornata senza sosta. Fortunatamente, col trascorrere della celebrazione le cose sembrano migliorare e la voce ritorna forte e chiara nel momento dell’omelia, nella quale ci viene ricordato che Dio sceglie di inserirsi nelle nostre sfide quotidiane, che non bisogna approfittarsi del momentaneo smarrimento che può sorgere di fronte al manifestarsi del Suo progetto su di noi, che siamo chiamati a vivere in pienezza la gioia del Vangelo.

    Un sole caldo e luminoso accompagna l’intera visita di Francesco, che dopo aver imposto la benedizione a quasi un milione di pellegrini presenti a Monza, si dirige verso lo stadio di San Siro dove 80000 cresimandi accompagnati dai loro catechisti e genitori lo accolgono con un’esplosione di vitalità e colori.

    La sera, quando il sole ha abbandonato il cielo, un breve temporale fa compagnia ai pellegrini che stanno rientrando nelle loro case: dopo una giornata così intensa pare che anche il cielo abbia bisogno di lasciarsi andare dopo aver dato il meglio di sé, di scaricarsi con questo acquazzone!

     

    don Pietro

  • LE VIDEO-LETTERE FIRMATE DA GIACOMO PORETTI

    Spiegare Milano a uno straniero in due minuti. È quello che cerca di fare Giacomo Poretti nella prima delle video-lettere, scritte e interpretate dall’attore del famoso trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”, per la visita di papa Francesco a Milano.

    Da sabato 25 febbraio fino all’arrivo di papa Francesco, ogni settimana una video-lettera diversa, che arricchisce ulteriormente il materiale disponibile in avvicinamento e preparazione alla visita del Santo Padre.

     

    «Non ti fare intristire da certe frasi che ti avranno riportato. Noi gli stranieri, gli argentini, li abbiamo sempre accolti, bene», avverte quasi sottovoce Poretti che fa subito dopo tre esempi: Milito, Cambiasso, Zanetti detto “el Tractor”. Tre giocatori che hanno militato nelle squadre di casa, tutti e tre argentini nipoti o pronipoti di immigrati italiani, proprio come il Pontefice.

     

    Nel videoselfie c’è spazio anche per stigmatizzare alcune “bizzarrie” locali, come ad esempio il «bosco verticale», premiato come il palazzo più bello del mondo, «perché a noi milanesi che siamo un po’ bauscia o pomposo, i boschi piace farli verso il cielo» e le palme in piazza Duomo «messe per ricordare forse il sole di Miami e della Palestina a noi che abbiamo sempre la nebbia».

     

    Autoprodotte dallo stesso Poretti con uno smartphone nel salotto di casa, le “letterine”, da 120 secondi, come ama definirle lo stesso autore, hanno un tono confidenziale e tenero, come fossero i messaggi di saluto di un figlio a un papà che torna da un lungo viaggio, e vogliono dare il benvenuto al Papa, presentandogli, ogni settimana un aspetto diverso della città.

     

    È possibile vedere su YouTube o su papamilano2017.it

    La prima video-lettera: https://youtu.be/qCgNU4btT9U

     

    Tutto il materiale in avvicinamento alla visita del Santo Padre è disponibile su papamilano2017.it

  • Papa Francesco tra vocazione e missione

    Tra qualche settimana papa Francesco sarà tra noi! Il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, visiterà le nostre terre. La sua venuta si colloca in profonda unità con il cammino che l’Arcivescovo sta facendo compiere alla diocesi con la sua visita pastorale in forma feriale e che avrà la sua ultima fase con l’individuazione, per ogni comunità, del “passo” da compiere per una maturità più grande nella fede. Per questo è tanto importante la presenza tra noi di Pietro, nella figura di papa Francesco, che ci conferma nella fede e orienta il cammino. Quali sono i segni di una fede più matura? Papa Francesco fa riferimento spesso a due segni.  Il primo è la nascita nel nostro cuore del desiderio di comunicare a tutti la gioia del vangelo (EG 1). La fede è per sua natura missionaria. Ecco il cuore della “conversione pastorale” (EG 25) che ci è chiesta! Questo invito chiede di vivere in modo dinamico il nostro essere Chiesa: occorre superare la divisione tra pastorale parrocchiale e pastorale d’ambiente. Anche la parrocchia, ci ricorda papa Francesco, ha una vocazione missionaria (EG 28). Per questo la pastorale ha bisogno di far crescere quella pluriformità nell’unità, in cui carismi condivisi, associazioni e aggregazioni ecclesiali, lavorino perché tutti possano sperimentare nel modo più adeguato l’appartenenza ecclesiale ed essere raggiunti dall’annuncio del vangelo nella propria condizione concreta.  Un secondo segno importante: la fede vissuta genera decisioni che impegnano tutta la vita. La fede ci porta a vivere la vita come vocazione fino a maturare scelte vocazionali definitive. Questo vale sia per il matrimonio e la famiglia, che per la vita consacrata e sacerdotale. Per questo papa Francesco vuole che la Chiesa tutta rifletta sul rapporto tra fede e vocazione, in particolare per i giovani (Sinodo 2018), perché, vincendo “la cultura del provvisorio che ci bastona tutti”, abbiano forza di compiere scelte coraggiose per l’edificazione del Regno di Dio e per promuovere vita buona.

     

    + Paolo Martinelli
    Vescovo ausiliare, Arcidiocesi di Milano

  • Quaresima 2017

    Quaresima17

    Viviamo la Quaresima 2017
    L’ESISTENZA “IN CRISTO”

    lesistenza-in-cristo L’esistenza “in Cristo” illuminata dalla parola

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  • La Chiesa: popolo di Dio in cammino nell’oggi

    La visita di Papa Francesco è l’occasione straordinaria per condividere un sogno e riscoprirci destinatari del dono di essere Popolo di Dio. Così si esprime il Pontefice nella sua Lettera apostolica Evangelii Gaudium:

    Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”. (EG 27)

     

    Tutti siamo invitati a dare il contributo utile a questa azione missionaria che permetta di annunciare il Vangelo dentro le pieghe di una quotidianità, oggi molte volte lontana e estranea alla Buona Notizia, per ignoranza, per pigrizia, per abitudine…

    In particolare la parrocchia è la porzione di Chiesa più vicina alla vita della gente e, se si rende disponibile a lasciarsi trasformare dalla forza dello Spirito, può continuare a vivere in costante atteggiamento di “uscita” favorendo così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Allo stesso modo la parrocchia può essere nel territorio “presenza ecclesiale, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione”

     

    Dice ancora il Papa: “Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare e centro di costante invio missionario” (EG 28).

     

    Nel lasciarci provocare da questo orizzonte missionario riscopriamo il fatto che tutta la Chiesa, in cui ogni battezzato è discepolo-missionario, è Popolo di Dio in cammino nell’oggi. La parrocchie e le comunità pastorali non sono solo “organizzazioni del sacro”, ma porzioni dell’unico Popolo di Dio, umile, beato e disinteressato, gratuito, aperto a tutti i popoli, segno del suo amore misericordioso nella quotidianità perché, come ci è stato più volte ricordato, il campo di Dio è il mondo.

    L’incontro con il Papa sarà per ciascuno l’esperienza viva e concreta di questa dimensione profonda.

     

    Valentina Soncini
    Segretario Consiglio Pastorale Diocesano

  • Giornata della solidarietà

    La Giornata della solidarietà fu istituita venticinque anni fa dall’arcivescovo Carlo Maria Martini in un momento di crisi economica del Paese e rimane ancora oggi un segno dell’attenzione della Chiesa alla società. Essa appare ancora attuale per diverse ragioni.

    L’attuale congiuntura degli scenari internazionali, in Europa come negli USA, e la crescita di forze politiche che puntano sul populismo, sono elementi che svelano una sempre maggiore chiusura dei corpi sociali.

    Il lavoro sta subendo fortissimi mutamenti e viviamo il tempo della cosiddetta rivoluzione industriale 4.0, che tocca il campo dell’intelligenza artificiale, della stampa 3D, delle nanotecnologie e delle biotecnologie, delle auto guidate senza conducente. Così il mondo del lavoro vede l’estinzione o il ridimensionamento di molte professioni. Per esempio: il mondo bancario ha visto una riduzione di quasi 20 mila unità negli ultimi anni, perché il sistema home banking permette di fare da casa tutte le operazioni che prima necessitavano di uno sportello. Si pensi anche alle vendite on line e a quanto incidono sulle vendite al dettaglio.

    Nelle nostre città il livello d’insofferenza tra le persone continua a crescere e talora l’antidoto allo scontro appare l’indifferenza. Per uscire da questa logica individualista, come Diocesi abbiamo chiesto ai territori di scrivere delle lettere alle proprie città. Un primo esempio di lettera alla città lo troviamo oggi in distribuzione nelle nostre chiese di Desio.

    solidarieta