Autore: Pietro Guzzetti

  • Com’è profondo il mare

    Com’è profondo il mare, così nel 1977 cantava Lucio Dalla in una canzone contro la guerra, una canzone che parla di violenza, violenza fatta al pensiero (il mare): “Così stanno bruciando il mare, così stanno uccidendo il mare, così stanno umiliando il mare, così stanno piegando il mare”, con questi versi si conclude la canzone.

     

    Ebbene oggi nel 2015 siamo ancora tutti fermi con gli occhi fissi sul mare, un mare che sembra non smettere mai di urlare, portavoce di tutta la disperazione di chi in questo mare ha perso la vita, annegato in una buia notte, abbandonato ad un destino forte e violento, che forse non era il suo. Ecco che allora tutte le lacrime e le grida di questi migranti vanno ad alimentare il mar Mediterraneo, trasformato in uno sterminato campo santo che non smette mai di farsi sentire nel rumore delle onde che si infrangono sugli scogli, nel fragore che accompagna il venire e tornare dei suoi flutti.

    Dovremmo fare più silenzio, abbassare le nostre voci confuse per ascoltare questo lamento straziante di fronte al quale non possiamo restare indifferenti: se continuiamo ad urlarci dietro l’un l’altro non potremo che uccidere il mare, umiliarlo, piegarlo ancora una volta, come cantava Lucio Dalla.

     

    Non è nel caos frenetico di un talk show che troveremo le risposte, non è nell’acceso confronto sui social che capiremo cos’è meglio fare, non è nella rabbia di chi si sente sempre più stretto in questo Paese che avremo la capacità di cambiare le cose.

     

    Sicuramente dobbiamo agire, siamo chiamati a fare il possibile per evitare il ripetersi di stragi come queste, il Papa stesso ha dichiarato la necessità di un’azione internazionale decisa, ma prima è necessario fermarsi ed ascoltare, capire che stiamo parlando di “uomini e donne come noi, cercavano la felicità”. Mi auguro che a nessuno venga mai tolto quel desiderio di gioia e felicità che custodiamo nel nostro cuore, perché è proprio quello che da’ la forza di non arrendersi mai, di rialzarsi dopo ogni caduta, di saper amare, insomma di essere uomini!

     

    La prossima volta che avremo la fortuna di passeggiare lungo una spiaggia o sederci su di uno scoglio, concediamoci qualche minuto per ascoltare il rumore delle onde, lasciamo che questo canto entri nel nostro cuore e pensiamo ai volti sconosciuti che esso racchiude, alle vite interrotte come un romanzo con le pagine strappate.

    don Pietro

  • Al cuore della misericordia

    Durante l’omelia in occasione della celebrazione penitenziale di venerdì 13 marzo scorso,  Papa Francesco – dopo aver commentato l’episodio della peccatrice perdonata di cui parla il vangelo di Luca al cap. 7° – ha dichiarato: “Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. Lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: <<Siate misericordiosi come il Padre!>> (cfr. Lc 6,36)”.

    Prima di giungere a questo annuncio, comunque, il Papa aveva proposto alcune puntuali riflessioni sul brano evangelico sopra ricordato, sottolineando che, prima ancora dell’amore e del pentimento che la donna manifesta con il suo atteggiamento di umiltà nei confronti di Gesù, c’è soprattutto l’amore misericordioso di Gesù per lei che la spinge ad avvicinarsi. Il desiderio principale della donna è quello di avere la certezza di essere perdonata…e “Gesù le dona questa certezza: accogliendola le dimostra l’amore di Dio per lei, proprio per lei, una peccatrice pubblica! L’amore e il perdono sono simultanei”.

    Tutto ciò, inoltre, è in netto contrasto con l’atteggiamento di Simone il fariseo che, dice il Papa: “non riesce a trovare la strada dell’amore…Il suo giudizio sulla donna lo allontana dalla verità e non gli permette neppure di comprendere chi è il suo ospite”. Il giudizio che spesso sbrigativamente diamo del prossimo – e che forse bisognerebbe chiamare ‘pregiudizio’ – ci impedisce di cogliere la vera realtà delle persone, perché si ferma alla superficie delle cose. Per questo Papa Francesco ci esorta “a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio”.

    A mio parere comunque l’osservazione forse più decisiva (e meno scontata) è quella che il Pontefice mette all’inizio della sua riflessione, quando osserva che “fare esperienza dell’amore di Dio, comunque, è anzitutto frutto della sua grazia…La trasformazione del cuore che ci porta a confessare i nostri peccati è ‘dono di Dio’…è un regalo, è ‘opera sua’”. L’annuncio della infinita misericordia del Signore, infatti, rischia di rimanere senza risposta se gli uomini non sono consapevoli del proprio bisogno di perdono e riconciliazione. E in generale oggi non è difficile scorgere come nella mentalità corrente si assista da tempo a un “deperimento delle evidenze etiche” (come diceva il Card. Martini), che si accompagna a un affievolirsi del senso di responsabilità e a un diffuso soggettivismo, i quali insieme fanno da ostacolo alla consapevolezza della propria condizione di peccatori. Si rischia spesso di rimanere chiusi nella presunzione di Simone il fariseo, che pensava di non aver bisogno di perdono.

    Davanti a questa situazione, oltre alla testimonianza sincera dei praticanti e alla preghiera, penso sia necessario un particolare sforzo in campo educativo, rivolto quindi soprattutto alle giovani generazioni. Non conosciamo ancora le varie iniziative che saranno attivate nel prossimo Anno Santo della Misericordia, che il Papa ha affidato al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ma penso proprio che saranno date indicazioni e offerti sussidi e opportunità in questo senso. Auguriamoci perciò reciprocamente di poter ricavare il maggior frutto possibile da questa nuova iniziativa di Papa Francesco.

     Mons. Elio Burlon