Autore: Pietro Guzzetti
CHIesa a CHI?
Domenica 19 aprile tutta la comunità cristiana sarà chiamata ad eleggere il nuovo Consiglio Pastorale, l’attuale consiglio porta a termine il suo mandato dopo quattro anni di intenso lavoro.
Il nostro Card. Angelo Scola ha scritto una lettera appositamente in vista di questo momento ed è significativo che le prime parole siano “scoraggiamento” e “malumore”, come a testimoniare chiaramente la conoscenza delle difficoltà che le Comunità Pastorali incontrano nel loro annuncio del Vangelo, la conoscenza delle rimostranze che a volte si alzano da alcuni fedeli, forse colpiti da nostalgia e pessimismo. Dobbiamo tornare a credere che il compito di annunciare Gesù Cristo sia realmente affascinante e per il quale vale la pena dare il nostro contributo nella forma migliore in cui riusciamo, sicuri che “lo Spirito di Dio non abbandona mai la sua Chiesa”.
Il Card. Scola non si perde via in complessi discorsi filosofici ma invita ogni fedele a domandarsi «Io che cosa posso fare per contribuire all’edificazione di questa comunità?», siamo realmente capaci di porci questa domanda? Certo è più comodo rimanere tranquilli nella nostra routine quotidiana e continuare a criticare le cose che non funzionano, i risultai mediocri di alcune iniziative, coccolarsi con il tranquillo ricordo di “un tempo però…”. Ma questo stile può realmente cambiare le cose, può favorire la crescita della nostra Comunità Pastorale o piuttosto non fa che bloccarla in un gelido clima polare?
“Tu sei pietra viva di questa comunità, tu sei chiamato a santificarti per rendere più bella tutta la Chiesa” -continua il nostro Cardinale- ognuno in questo periodo di raccolta candidature deve chiedersi se crede ancora nella Bellezza e, nello specifico, nella Bellezza della Chiesa, che possiamo rendere più vera e luminosa solo attraverso la nostra collaborazione; si parla spesso di cittadinanza attiva, ma dobbiamo anche essere fedeli attivi, capaci di riconoscere i doni che il Signore ci ha fatto personalmente ed essere pronti a condividerli.
Non tutti siamo chiamati a far parte del Consiglio Pastorale ma certamente queste elezioni devono diventare un’importante occasione di riflessione e uno stimolo a rafforzare il nostro impegno all’interno della comunità cristiana; di fronte ad un Amore sconfinato come quello del Signore non si può sempre essere calcolatori e morigerati nella risposta: diciamo ad alta voce il nostro “Eccomi qui” e trasformiamo il nostro NI in SI!
don Pietro
Divina Liturgia 3 febbraio
Martedì 3 febbraio ore 21 presso la Basilica celebrazione della Divina Liturgia in Rito Bizantino slavo
In occasione della Settimana di preghiera per l’unità delle Chiese
Tutti gli anni dal 18 al 25 gennaio le Chiese cristiane sono chiamate a porre in atto preghiere e gesti che richiamino i fedeli al dono dell’unità. Ogni anno viene fissato, a partire dalle Sacre Scritture, un tema specifico di riferimento per le iniziative della settimana.
Il tema della settimana ecumenica per l’anno 2015 è “Gesù disse ‘dammi da bere’” (vangelo di s. Giovanni 4,7).
Per informazioni sulla divina liturgia clicca qui.
Liberté, égalité, fraternité
“Liberté, égalité, fraternité” questo è il motto della Repubblica Francese, eppure sembra che negli ultimi giorni siano state calpestate tutte e tre senza esclusione di colpi.
Libertà: una parola -forse- abusata, sbraitata da tutti in continuazione. C’è chi grida alla libertà di stampa, chi alla libertà di espressione, chi alla libertà religiosa, chi semplicemente invoca la propria libertà sempre e comunque. Sacro santa libertà!
Ma in fondo perché si realizzi la piena libertà servono regole per tutelarla. La vera libertà non può coincidere con l’assenza di regole: ci sono dei valori universali che prescindono da essa e la precedono, la vita del prossimo è uno tra questi.
Abitiamo nella parte del mondo che viene definito libero, in Italia -come in Francia- è garantito il diritto alla libertà di espressione, ma non lo si deve erigere a scudo mentre si giustifica e si promuove ogni sorta d’offesa (nei confronti di persone di qualsiasi credo religioso) vestendola da satira.
“LIBERTA’! LIBERTA’!” ecco si stava urlando a squarciagola mentre si oltrepassava senza accorgersene quel confine entro il quale essa si realizza.
Uguaglianza: un concetto che pare così chiaro, lineare, condivisibile; eppure non è così. Non è così quando ci lasciamo prendere dalla rabbia, dall’odio, dal disprezzo; non è così quando spegniamo il nostro cervello e iniziamo a ragionare di pancia, trascinati dalle nostre emozioni, come un leone affamato in cerca della preda.
Non credo nell’uguaglianza quando in nome di Dio, mi sostituisco a Lui e decido chi deve vivere e chi morire…perché Dio non parla ugualmente con me e con l’altro. Non riconosco più l’uguaglianza quando mi arrogo il diritto di essere trattato in maniera diversa rispetto gli altri, perché non è mica colpa mia, se sei nato dall’altra parte del pianeta, se hai meno possibilità di difenderti. Non sono capace più di leggere la parola uguaglianza quando regolo la mia disperazione per la morte di innocenti in base alla loro nazionalità e provenienza.
Fratellanza: eh beh su questo punto è inutile negare che la nostra fede ci dona un grosso vantaggio, perché se abbiamo compreso bene la festa del “Battesimo di Gesù” (festeggiata l’11 gennaio) allora sappiamo che siamo tutti “figli nel Figlio”, “figli adottivi” di Dio, accomunati da un unico Padre. Ma se questa parola è stata inserita nel motto della Repubblica Francese vuol dire che è un valore universale, che prescinde il credo professato. Dobbiamo riscoprire il reciproco sentimento d’affetto e di benevolenza significato in questa parola, dobbiamo forzarci ad avvicinare il volto del prossimo al sostantivo “fratello” e iniziare ad anteporre “compassione” a “fastidio”. Appartenere ad una famiglia non vuol dire essere vittime di buonismo né tantomeno di lassismo, ma credere nella misericordia e nel perdono, nella giustizia e nella legge, nella vicinanza e nell’aiuto.
Propongo un esercizio a ciascuno di noi: prendiamo un pezzo di carta e una penna, scriviamo “Libertà, uguaglianza, fraternità”, ora cancelliamo quello che abbiamo scritto con un tratto forte e nervoso e adesso riscriviamo singolarmente ogni parola pensando a cosa vuol dire per noi.
Se saremo sinceri non basteranno 30 secondi per svolgere l’esercizio…ve lo assicuro.
don Pietro
Domenica 18 – Comunicazione
I fatti tragici che hanno insanguinato Parigi;
la crudeltà che sconvolge la Nigeria;
i cento bambini trucidati in Pakistan;
i drammatici scontri in Ucraina;
la violenza nella Terra dove è vissuto Gesù;
il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq;
i non pochi conflitti di carattere civile che in Africa interessano Libia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo;
in generale tutti gli atti di persecuzione che continuano a seminare morte tra i cristiani e tra le persone buone che amano la pace e aspirano alla giustizia e alla serenità, tutto ciò non può lasciarci solo emozioni strazianti, fiumi di parole e confusioni di proclami.
Noi sentiamo un intenso bisogno di preghiera e di pensiero; noi non possiamo lasciare spazio a desideri di vendetta, né possiamo illuderci di metterci al sicuro cercando rifugio nell’indifferenza, né vivere ossessionati dalla paura.
Noi professiamo la nostra fede cercando di imparare anche in questo momento a pregare.
Pregare significa lasciarsi condurre dallo Spirito a interrogare Dio e a invocare che Dio si manifesti Padre, che venga il suo regno, che visiti con la sua grazia questa povera umanità per donare consolazione e speranza.
La Messa si prolunghi in un momento di preghiera silenziosa. Che sia un tempo per pregare per i morti, per chiedere che il giudizio di Dio si compia secondo le opere e il cuore di ciascuno, per invocare consolazione per i vivi, conversione per i persecutori, i fanatici, i fondamentalisti, per domandare sapienza, coraggio, per i governanti, per chiedere che gli uomini di cultura e gli operatori della comunicazione mettano le loro risorse al servizio della riconciliazione tra i popoli, alla ricerca di un pensiero libero e rispettoso.
Che sia un pensiero affettuoso per Papa Francesco, missionario di pace e apostolo del vangelo in terra d’Asia.
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Signore, che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?
L’hai fatto poco meno di un dio chiamato a condividere la tua vita e il tuo amore,
eppure si corrompe fino a desiderare la morte, fino a vivere d’odio.
Guarisci i cuori che si consegnano a sentimenti violenti e cattivi,
le menti che si dedicano al male,
le forze impegnate a far soffrire
i progetti che opprimono i popoli,
che trasformano anche i bambini in strumenti di morte,
che sfigurano la bellezza, che umiliano le persone.
Guarisci! Converti! Liberaci dal male!
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro che sei nei cieli,
donaci il tuo Spirito perché abbondino i suoi frutti,
amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Donaci il tuo Spirito, Padre nostro,
perché impariamo ad essere tuoi figli,
ad essere forti nel bene,
sapienti nelle scelte,
fiduciosi sempre nella tua presenza,
coraggiosi nel costruire la città dell’amore.