Categoria: Editoriali

  • Memoria e inciampo

    Memoria e inciampo

    È stata fissata per sabato 29 la celebrazione della posa di alcune pietre di inciampo a Desio, come complemento della Giornata della Memoria, celebrata ogni anno il 27 gennaio, data in cui fu raggiunto e liberato nel 1945 il campo di Auschwitz.

    È facile intuire il concetto di inciampo: devo stare attento, non posso trascurare, non devo dimenticare, devo tenerne conto anche se non l’avevo previsto.

    Con quelle pietre, dissero i promotori dell’iniziativa, si fa propria un’affermazione del Talmud: «Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome».

    I meno giovani hanno sentito raccontare dai genitori gli orrori della seconda guerra mondiale, la paura dei bombardamenti, il disagio degli sfollati, i rastrellamenti per arruolare giovani uomini. Ogni guerra diventa occasione poi per la crescita della crudeltà, che giunge a organizzare i genocidi, i campi di concentramento, le persecuzioni etniche. E a tutto ciò si aggiungono il risentimento delle vittime e dei loro familiari, il radicarsi dell’odio, l’impossibilità a perdonare.

    Quando papa Francesco, seguendo l’esempio dei suoi predecessori, ci invita – come accaduto lo scorso 26 gennaio a riguardo della crisi ucraina – a pregare per la pace, non è solo per evitare disagi e paure, ma per garantire la qualità umana della vita di tutti.

    Aggiungiamo pure: anche la buona qualità della vita familiare e affettiva, troppo spesso ferita da guerre interne che logorano le persone e le relazioni, talvolta senza rimedio.

    don Gianni

  • Altri numeri

    Altri numeri

    Così il 17 gennaio il sito del Sole 24 Ore cita un rapporto di Oxfam: «Nei primi due anni di pandemia i dieci uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15mila dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia». Inoltre: «Solo per Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, una delle aziende il cui fatturato è decollato con il Covid-19, Oxfam calcola un “surplus patrimoniale” nei primi 21 mesi di pandemia di 81,5 miliardi di dollari, l’equivalente del costo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale». Al contempo «meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito».

    Da Avvenire del 20 gennaio sappiamo invece che secondo un rapporto di Porte Aperte/Open Doors «la persecuzione anticristiana non si arresta. Anzi: oltre 360 milioni di cristiani, vale a dire uno su sette, sperimentano un livello alto di persecuzione e discriminazione nel mondo. L’Afghanistan dei taleban ha scalzato la Corea del Nord di Kim Jong-un dal primo posto di questa tutt’altro che onorevole classifica. E sono saliti a quasi seimila i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede».

    La consapevolezza vale più di polemiche e indignazioni. Un cristiano che vive in questo mondo apre bene gli occhi. Così sa dove orientarli dopo avere pregato il suo Signore Crocifisso.

    don Gianni

  • White Pass

    White Pass

    Di per sé la festa del Battesimo di Gesù ricorreva la scorsa domenica, e giustamente il nostro notiziario ha dedicato al tema un’intera pagina.

    Il Battesimo viene richiesto da famiglie che desiderano dare fin dai primi mesi di vita ai loro piccoli figli il dono della relazione con Dio. Non mancano persone non battezzate che compiono da adulti un percorso di fede e lo coronano con il Battesimo. Alcuni genitori chiedono un tempo di riflessione e un confronto approfondito per comprendere meglio il senso di questa scelta.

    Nel corso della celebrazione ai neobattezzati si consegnano una veste bianca e una luce accesa: il bianco, più che simbolo di purezza, è il colore della luce, cioè del Cristo Risorto e, quindi, della vita rinnovata di Lui di cui si inizia a far parte.

    Ecco perché potremmo definire il battesimo un white pass, un lasciapassare bianco. Lasciapassare per cosa? Forse per il Paradiso? Anche! Ma prima occorre provvedere alla crescita della propria fede e a una presenza assidua nella comunità, specialmente con la partecipazione alla Messa, secondo la parola di Gesù: «Fate questo in memoria di me». Un white pass da utilizzare frequentemente, non da lasciare dimenticato in fondo a un cassetto.
    Infine, stando ai racconti evangelici, Gesù rimase in fila per farsi battezzare da Giovanni Battista, senza chiedere privilegi o eccezioni: esempio per chi nella vita religiosa o in quella civile vorrebbe trovare motivi per “saltare la fila”.

    don Gianni

  • Radetzky

    Radetzky

    A un personaggio controverso che portava un nome chilometrico –
    Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky (più breve quello della moglie: Francesca Romana von Strassoldo-Gräfenberg) – e che aveva come amante una certa Giuditta Meregalli, fedelissimo all’Imperatore con un esercizio autoritario del governo militare, ma innamorato di una lavandaia del popolo oppresso, è dedicata una notissima marcia musicale che si suona al termine del più famoso concerto di capodanno a Vienna, trasmesso dalle tv di tutto il mondo.

    Pare che il biglietto dell’evento sia in vendita solo online e possa raggiungere il valore di oltre un migliaio di euro. Dalle inquadrature televisive chi partecipa mostra di avere un’età non propriamente giovanile e abiti di gran classe.

    Ciò che colpisce dello spettacolo è l’entusiasmo sorridente con cui il direttore d’orchestra, gli orchestrali e tutto il pubblico ritmano il procedere della celebre Marcia di Radetzky battendo le mani con vivo senso di partecipazione e di coinvolgimento personale.

    Nulla di paragonabile all’agitazione con cui centinaia o migliaia di persone – anche qui non sempre e non solo giovanissime – si scalmanano ai concerti di Zero, di Baglioni o dei Måneskin.

    Nelle chiese per Natale si canta un emozionante testo tradizionale come Tu scendi dalle stelle, e le mascherine fiaccano la voce e forse anche l’entusiasmo. Forse perché ci hanno detto (sbagliando) che il Paradiso è una noiosa assemblea di seriosi canti di Angeli?

    don Gianni

  • Discepoli della mangiatoia

    Discepoli della mangiatoia

    I nostri presepi si basano sulla narrazione del vangelo di Luca, che riferisce dati storici, come il censimento; geografici, citando Betlemme; e ovviamente teologici, come il canto degli angeli e i temi della gloria, della
    luce, della pace.

    Nel racconto evangelico torna come un ritornello la parola mangiatoia: Gesù vi viene posto dopo la nascita, l’angelo la indica come il luogo dove si manifesta il segno divino del Bambino, i pastori lo trovano “adagiato nella mangiatoia”. C’è anche il motivo per cui essa viene utilizzata: “per loro non c’era posto nell’alloggio”. A Betlemme i pellegrini si accalcano attorno alla stella dorata che rievoca il luogo della nascita di Gesù, ma a poca distanza viene indicato e venerato il luogo della mangiatoia.

    Nessun bambino può scegliere dove e come nascere. Che Gesù nasca
    così può indicare da che parte si colloca Dio entrando nella storia umana. Ancora oggi non sono pochi quelli che nascono in condizioni più simili a quelle della mangiatoia che dell’alloggio, con tante difficoltà di carattere abitativo, economico, culturale, familiare o in contesti di guerra o migrazione. I cristiani potrebbero definirsi i discepoli della mangiatoia: coloro che anzitutto contemplano stupiti che il loro Signore scelga di scendere così in basso ed eviti ogni privilegio; che sono sensibili alle situazioni di svantaggio; che non si piegano ad azioni pubbliche o private che lasciano dietro di sé “scarti” di umanità; che confidano in Gesù che tutti ci riscatta da ogni male.

    don Gianni

  • Familiarità

    Familiarità

    Da qualche settimana bambini e bambine dell’età di 7-8 anni (generalmente appartenenti alla classe II della scuola primaria) si sono affacciati, insieme alle loro famiglie, all’esperienza del primo anno di catechesi di Iniziazione Cristiana. Alcuni di loro sono stati “visitati” in vista del Natale, per stabilire un contatto più personale con i preti delle parrocchie e con la comunità.

    Nel percorso educativo quelli del secondo anno di catechesi hanno ricevuto
    il libro del Vangelo, come parola che possa accompagnare e sostenere il loro cammino di fede.

    Inoltre in ogni parrocchia si organizzano, specialmente in alcune domeniche, tempi di incontro per ragazzi e genitori, che prevedono spesso la S. Messa celebrata insieme e proseguono con momenti di fraternità, gioco e riflessione.

    Le limitazioni causate dalla pandemia hanno costretto l’anno scorso
    a svolgere molte attività da remoto e quest’anno tengono lontani dagli
    incontri i positivi, gli isolati, quelli in quarantena, e anche gli oratori svolgono la loro animazione in modo piuttosto ridotto.

    È vero che queste proposte sono occasioni per fare amicizia, educarsi
    alla relazione, passare insieme un tempo sereno. La familiarità tra i piccoli, i ragazzi e i giovani è però solo un segno della familiarità con Gesù che è il vero obiettivo dell’oratorio, della catechesi, della Chiesa stessa. Una familiarità che va incrementata con l’educazione a pregare, la conoscenza del Vangelo, la frequenza alla S. Messa: solo così Gesù nasce e rimane nei cuori e nelle famiglie.

    don Gianni

  • Sulla stessa barca

    Sulla stessa barca

    Il famoso 27 marzo 2020 nella deserta piazza San Pietro, Papa Francesco si era così espresso: «Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda».

    Sono passati circa venti mesi. Speranze e paure si sono alternate, con il desiderio di ritorno alla normalità e la corsa per garantire vaccini e cure a limitazione della pandemia.

    Una buona percentuale di persone si è vaccinata in Italia e nel mondo occidentale mentre i paesi più poveri, particolarmente quelli africani, sono rimasti indietro sia per le strutturali carenze dei loro sistemi sanitari, sia per l’incapacità dei paesi ricchi di portare loro quanto necessario in tempi adeguati. Pare che solo un terzo di quanto promesso sia stato effettivamente consegnato.

    Tre domande si affacciano: perché, anche se il costo reale dei vaccini per i paesi poveri è minore, le dosi a disposizione sono scarse? perché nei nostri magazzini un numero elevato di dosi sta andando a scadenza? Infine: perché i brevetti ancora impediscono a quei paesi di produrre in proprio questi prodotti? Il sorgere della variante omicron in Sudafrica ci ha ricordato in maniera efficace che siamo tutti sulla stessa barca. Nel mondo globalizzato il bene e il male toccano tutti e non rispettano nessun confine. Conviene remare insieme nella stessa direzione.

    don Gianni

  • Portiamo una luce

    Portiamo una luce

    Le parrocchie della comunità pastorale si sono mosse in modi diversi e sempre ridotti per la visita natalizia alle famiglie. Purtroppo non è facile spiegare che il numero dei visitatori (preti o laici… ma se qualcuno vede il laico non apre nemmeno la porta) è diminuito mentre il numero delle famiglie è consistente e aumentato rispetto a qualche decennio fa. O che l’orario di visita si schiaccia in ora tarda, quando rientra la maggior parte di coloro che lavorano, riducendo le possibilità di incontro. O che tante porte restano chiuse per famiglie assenti in blocco. E, infine, che la pandemia ha dato il colpo di grazia, chiedendo di moltiplicare le misure di tutela.
    Si è scelto perciò di privilegiare una visita più prolungata alle famiglie dove un bambino inizia il percorso dell’iniziazione cristiana, per una conoscenza meno superficiale. E di rispondere dove possibile – e prevedendo di utilizzare anche i primi mesi dell’anno – a chi esplicitamente richiede la visita e la benedizione.

    Ecco allora la proposta, già sperimentata lo scorso anno: ogni famiglia venga alle apposite celebrazioni serali organizzate in ogni parrocchia e ritiri il segno della luce. Un piccolo lumino per sé e da portare ai vicini dicendo: “È l’augurio di Natale mio e di tutta la comunità”.

    Difficile? L’anno scorso una persona venne dicendo: “Me ne dia quattro, per noi e per quelli del pianerottolo”. Tornò il giorno dopo dicendo: “Ne porto via altri dodici: tutte le famiglie della mia scala adesso lo vogliono…”.
    Missione porta a porta: bravi!
    don Gianni

  • Forza eversiva

    Forza eversiva

    Inoltrandoci nel tempo di Avvento, avrei voluto riflettere e far riflettere sulla pratica della preghiera, quale forza eversiva del cristiano e del mondo. Poi ho visto le immagini dei profughi ai confini tra Bielorussia e Polonia; mi sono chiesto come facciano da Siria, Afghanistan ecc. ad arrivare fin lì (da noi siamo abituati ai barconi, non agli aerei); ho saputo delle “lanterne verdi” accese da famiglie buone per dare un segnale che lì si possono trovare cibo e coperte, mentre i governanti si accapigliano su argomenti inesistenti e offensivi verso coloro che loro stessi hanno messo in una situazione inaccettabile e insopportabile.

    Poi ho sentito di un uomo di spettacolo che, quasi per battuta, ha manifestato durante una trasmissione di intrattenimento (mica Porta a porta o L’Arena) la sua opposizione all’aborto ed è stato zittito in nome di in diritto (che tale non è, almeno per la legge italiana) e del rispetto del corpo delle donne (mentre quello dei nascituri di ogni età può essere devastato
    senza poter protestare); persino l’azienda organizzatrice della trasmissione lo ha rimbrottato, assumendosi competenze morali che con i bilanci astronomici della medesima nulla hanno a che vedere.

    La preghiera aiuta, paradossalmente, a dubitare di noi stessi, a controllare i nostri deliri di onnipotenza, a limitare i nostri istinti di intolleranza e, persino, a desiderare di cambiare vita – la conversione – e a chiedere perdono. Nei silenzi delle case e delle chiese, la preghiera è più eversiva di ogni progetto politico, mediatico, rivoluzionario.

    don Gianni

  • Avvento: la questione di Dio

    Avvento: la questione di Dio

    Nei tempi della pandemia forse più che in altri momenti ordinari, se non noiosi, sono emersi i sentimenti forti dell’essere umano: la paura (di perdere salute, relazioni, ricchezze, libertà), la capacità di resistenza nelle avversità; soprattutto il fatto di riconoscere i propri limiti e i propri bisogni e, in non pochi casi, di venire in soccorso dei limiti e dei bisogni altrui.

    Dall’esperienza dei limiti e dei bisogni può nascere il richiamo a Dio: o lo si inventa, per tenerlo buono e placare il suo dominio incontrastato evitandone i castighi, secondo una religiosità naturale che purtroppo si riversa con facilità anche in talune pratiche cristiane; oppure lo si contesta con rabbia, perché incapace di dare senso e sollievo alle nostre vite; o, ancora, lo si abbandona con una dignitosa indifferenza, che proclama l’autosufficienza dell’essere umano (la hybris dei nostri studi) o si rassegna decorosamente a un destino di sofferenza e di morte.

    Quello che la mente umana non sa immaginare è un adventus Domini – la venuta del Signore – esattamente così come Dio lo realizza: un indifeso bambino in un contesto di paure, trepidazioni, oppressioni, incertezze. Venuto non a esercitare un potere dispotico, ma ad accompagnare cammini densi di umanità.

    La questione di Dio non è secondaria per nessuno. Anche chi sembra trascurarla ha già deciso a quale idolo sacrificare la propria esistenza e la propria libertà. Ma sulla cattedra del giudizio ritroveremo quel bambino, con le braccia aperte, come nel presepio, e come sulla croce.

    don Gianni