Dopo la Giornata per il Seminario, il calendario diocesano propone la Festa di apertura degli Oratori. Diversamente dal passato, quest’anno tutti gli Oratori cittadini si sono accordati per viverla nella stessa giornata.
Già ho avuto modo di affermare che l’Oratorio non è un luogo, ma un tempo: il tempo educativo che la comunità adulta dedica ai piccoli e ai giovani per la loro crescita umana e cristiana.
Aggiungo che l’oratorio non è solo catechesi o animazione o sport o bar o altro, ma che queste iniziative hanno valore di strumenti verso l’obiettivo di fare di ogni giovane un «buon cristiano e onesto cittadino», come diceva san Giovanni Bosco, grande educatore.
Va poi considerato che l’Oratorio di oggi non corrisponde a quello di venti o quaranta o più anni fa: non basta l’uso delle più avanzate tecnologie, anche sbarcando sui social, per l’Oratorio di oggi. I giovani incontrano mille e più proposte, anche professionalmente meglio qualificate, in altri ambienti e fissano da sé le modalità di aggregazione: l’accorrere abituale all’Oratorio degli anni ’60 (quando ci andavo io) non è più il modo di agire dei nostri figli e nipoti.
Oggi gli Oratori possono qualificarsi nelle loro proposte attraverso adulti che abbiano con i giovani una strada da condividere, una fede da testimoniare; e il desiderio non di trattenerli a qualsiasi prezzo, ma di consegnare la bellezza del Vangelo, come faceva Gesù con i discepoli. Così vinceremo anche la pandemia che tanti vincoli pone al funzionamento dei nostri Oratori.
don Gianni
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