Categoria: Esercizi spirituali

  • Agar, Anna e Maria

    Esempi di preghiera per noi

    Esercizi spirituali d’Avvento per i giovani a Giussano: qual è il tempo della preghiera? Tre serate per meditare sul valore della preghiera grazie a don Isacco Pagani.

    “Gli esercizi spirituali sono un momento dove lo spirito opera in noi”. I giovani, 18/19enni ed educatori della città di Desio hanno partecipato per tre serate a Giussano (14, 15 e 16 novembre) per gli esercizi spirituali d’avvento della diocesi di Milano.

    Il tema scelto non è casuale, è un incontro con tre figure bibliche femminili, più o meno note: Agar, Anna e Maria. Ha condotto la meditazione don Isacco Pagani: “Non possiamo scindere la preghiera dalla vita di queste donne.”

    Un momento di riflessione condivisa, iniziata con il rito della luce e terminata con un’actio, una proposta di azione da compiere nella vita affinche la parola del Vangelo diventi un’azione.

    Nel mezzo l’adorazione Eucaristica e il tempo per la confessione nelle
    prime due sere, mentre nella terza è stato dato spazio alla condivisione con gli altri di quanto si è vissuto.

    Eleonora Murero

    AGAR

    Gen 21,14-21

    Agar grida nel deserto, non c’è chiarezza nella sua vita, ed è proprio allora che ha la possibilità di capire che Dio c’è e che c’è già stato: lei non è stata dimenticata. Agar si rende conto che ha qualcuno che si prende cura di lei

    Anna

    1Sam 2,1-11

    Le sofferenze di Anna trovano conforto nell’alleanza con Dio, perché non solo Lui ha capito la sua sofferenza ma ha dato finalmente senso alla sua vita.

    Dio capisce le nostre sofferenze ed è solo insieme a Lui che si può essere “forti”.

    Maria

    Lc 1, 46-56

    Maria riconosce nella preghiera lo sguardo tenero di Dio nei suoi confronti perché si cura di lei e delle sue debolezze.

    Allo stesso tempo vede la grandezza di Dio che sa cambiare la vita degli uomini verso una vita migliore

  • “Punti di vista” dal buio alla luce

    Esercizi spirituali per 18/19enni e giovani dei decanati di Desio e Lissone

    Domenica 27 marzo si è tenuto a San Bernando di Nova Milanese, un ritiro spirituale per i giovani dei decanati di Desio e Lissone, al quale hanno partecipato anche alcuni giovani della nostra Comunità Pastorale.

    Durante questi esercizi i giovani sono stati invitati a dialogare tra loro per conoscersi e condividere le esperienze e non solo per ascoltare la predicazione.

    Argomento dell’incontro è stato l’episodio del “Cieco nato”. Prima della S. Messa, celebrata da mons. Luca Raimondi, i ragazzi hanno letto in anticipo il brano di Vangelo, perché, come ha sottolineato mons. Luca, non bisogna andare a Messa ed essere presenti solo fisicamente ma, occore soprattutto ascoltare la Parola e “ruminarla”, ovvero meditarla e viverla.

    Il titolo della serata “Punti di vista” è stato un po’ la guida della predicazione: mons. Luca ha inviato a riflettere sui punti di vista dei vari personaggi. Partendo dai discepoli, si è domandato che visione si ha di Dio, per poi ribaltare la domanda e mostrare invece come Dio guarda ciascuno di noi: con uno sguardo di unicità. Infine si è soffermato sulla reazione dei farisei e dei genitori, incapaci di vedere la bellezza dell’opera compiuta, chiedendo ai giovani se sono stupiti da quanto fatto da Dio e Gesù, e sulla professione di fede del cieco, chiedendosi come ciascuno vive la propria fede.

    Oltre alla predicazione c’è stato anche il tempo della convivialità, in cui si è cenato tutti insieme, lo spazio per la condivisione di quanto ascoltato e l’adorazione eucaristica.

    Non si è fatto qualcosa di straordinario, ma di ordinario, che permette di vivere in maniera più vera quanto facciamo, ha concluso don Matteo. La Parola e l’Eucarestia funzionano veramente se sappiamo dare loro lo spazio dentro di noi.

    Alessio Malberti

  • «Vi ho chiamato amici»

    «Vi ho chiamato amici»

    ESERCIZI SPIRITUALI

    Riassumiamo qui le meditazioni che i sacerdoti della nostra Comunità hanno fatto durante la predicazione degli Esercizi Spirituali che hanno aperto il periodo della Quaresima.

    Prima serata “Li amò sino alla fine” (Gv 13,1-20)

    Gli Esercizi Spirituali nei primi giorni della Quaresima sono un aiuto all’avvio del periodo liturgico più forte che ci prepara alla festa più importante; la Pasqua.
    Il tema “vi ho chiamato amici” (Gv 13-17) è quello scelto dal nostro Arcivescovo nella sua Lettera pastorale ricchissima di spunti: Giovanni è il contemplativo che ha posato la sua testa sul cuore di Gesù nell’Ultima Cena.
    Come sempre il primo gesto è la preghiera, perché il protagonista è lo Spirito Santo. Senza di esso non capiremmo la Parola del Signore e tanto meno riusciremmo a viverla.
    Il primo brano ci presenta “la Lavanda dei piedi”
    Lectio
    Prima della Festa di Pasqua: l’Ultima Cena avviene nel contesto della cena pasquale degli Ebrei. Gesù è l’Agnello pasquale che salva.
    • Durante la cena… si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano, se lo cinse intorno alla vita. Poi versò l’acqua e cominciò a lavare i piedi degli Apostoli.
    È strano che Giovanni non racconti l’istituzione della Eucarestia, ma la Lavanda dei piedi. Come mai? Certo non per dimenticanza, ma perché Giovanni dà per conosciuto il gesto e non lo ricorda, ma richiama con quale spirito celebrare l’Eucarestia.
    Qui ricorda il gesto umile di Gesù (gesto degli schiavi per gli ospiti) che Lui ordina agli Apostoli di ripetere: “Vi do l’esempio, perché anche voi facciate come io ho fatto”, le stesse parole “fate in memoria di me”.
    L’Eucarestia va vissuta con questi sentimenti di Gesù che si dona, che si china a lavare i piedi, che perdona: servizio e amore.
    • Due figure risultano più evidenti: Pietro e Giuda. Pietro che pieno d’amore non accetta che Gesù gli lavi i piedi, ma dopo il rimprovero di Gesù… “Signore non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo”.
    Pietro, figura di primo piano nel Vangelo: è entusiasta, ma debole, rinnega Gesù.
    Gesù dopo la Pasqua lo confermerà Papa.
    È esempio di fede, di amore… anche se peccatore.
    Giuda viene ricordato tre volte nel racconto: al versetto 2, durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradirlo; al versetto 11, sapeva infatti chi lo tradiva, per questo disse “non tutti siete puri”; al versetto 18, non parlo di tutti voi: io conosco quelli che ho scelto, ma deve compiersi la Scrittura “Colui che mangia il mio pane, ha alzato contro di me il suo calcagno”.
    Perchè Giuda ha venduto Gesù? Come mai?
    Giovanni ci suggerisce: perché era il cassiere del collegio apostolico ed era ladro: l’ha venduto per soldi. Altri dicono: per obbligarlo a rivelarsi come Messia potente: messo in difficoltà, si sarebbe liberato dai nemici.
    Certo è drammatica la Passione: il primo Papa lo rinnega, il Cassiere è suicida e gli altri scappano. Ma Gesù li ama ugualmente e li conferma come Apostoli.
    Meditatio
    Facciamoci qualche domanda che ci aiuti ad entrare nel mistero e a farlo diventare nostro.
    • “Io sono il Signore, il Maestro”. Ho la consapevolezza della grandezza di Gesù e del suo amore per noi, fino al dono della vita?
    • In quale personaggio mi ritrovo meglio: Giovanni evangelista, Pietro o Giuda?
    • L’Eucarestia la celebro con i sentimenti di Gesù: amore, dono di sé e servizio?
    don Alberto

    Seconda serata IO SONO LA VIA, LA VERITÀ E LA VITA (Gv 13,33-14,14)

    “Dove vai?”. Questa domanda, che l’apostolo Simon Pietro rivolse al Maestro durante l’ultima cena, ha dato il titolo sia a un libro che a un film (Quo vadis).
    Gesù, lungo tutta la sua vita terrena, desiderò andare incontro al Padre, affrontando anche il percorso della sofferenza e della morte. Nessuna difficoltà riuscì a spegnere il suo amore per Dio.
    Questo comportamento di Cristo affascinò e stupì i suoi discepoli.
    Henryk Sienkiewicz, nel suo romanzo sulla vita della prima comunità cristiana di Roma, immagina che Gesù appaia nuovamente a S. Pietro, mentre si sta allontanando da Roma per salvarsi dalla persecuzione di Nerone. “Quo vadis?” gli chiede ancora l’apostolo. Il Salvatore gli risponde: “A Roma, per essere crocifisso una seconda volta”. A questo punto Simon Pietro, preso dalla vergogna, torna a Roma, pronto ad affrontare il martirio.
    “Io sono la via”. Chi crede nel Messia, guardando a Lui capisce qual è la strada giusta da percorrere ogni giorno. Di solito noi pensiamo che questa scelta sia necessaria solo quando ci troviamo a un bivio: da una parte il bene, dall’altra il male. Allora l’aiuto che ci potrebbe offrire la fede cristiana sarebbe quello di riuscire a seguire sempre la proposta migliore, anche quando fosse molto esigente.
    Il vangelo però ci propone un’altra logica: Gesù è l’unica via lungo la quale procedere; in caso contrario non si va da nessuna parte.Se il cristiano non corrispondesse alla vocazione che Dio gli ha affidato, la sua esistenza sarebbe sprecata. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo”.
    “Vi sono molte dimore nella casa del Padre mio”. Gesù vuole dimorare presso il Padre. Lì si trova a casa sua. Ma Dio vuole abitare anche in noi. Questo desiderio del Signore ci sembra inverosimile. Così si esprimeva davanti a Dio il re Salomone: “Nè i cieli, nè l’universo intero ti possono contenere …”.
    Eppure, quando c’è un figlio bisognoso del suo amore, Dio Padre fa di tutto per raggiungerlo. Diceva S. Agostino: “Il nostro cuore è inquieto, finchè non riposa in Te, Signore”. Abitare presso il Signore sarà un’esperienza rasserenante per ciascuno di noi, se potremo testimoniare nella vita quotidiana quello che descrive il testo del famoso canto “Quando busserò alla tua porta”. Infatti l’amore si moltiplica, dividendo.
    Don Sandro

    Terza serata Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita (Gv 15,1-17)

    Una parabola di Gesù avvia la meditazione della terza serata: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Io sono la vite, voi i tralci». Il tralcio dà frutto se dalla vite riceve energia, linfa, nutrimento. Così per i discepoli: senza Gesù non possono fare niente. Gesù illustra questo esempio citando ripetutamente tre verbi: rimanere, portare frutto, amare.
    Rimanere: come il tralcio senza vite muore, così il discepolo non può separarsi da Gesù. Solo dalla comunione con lui trae forza il vero discepolo. La preghiera, l’ascolto della parola e i sacramenti portano a compimento un percorso di comunione. Poter rimanere in Gesù presuppone perciò una spiccata capacità di silenzio, di ascolto e, anche, capacità di sguardo, per cogliere la presenza di Dio in noi e attorno a noi, nel creato e nelle persone.
    Portare frutto: la vita cristiana non corrisponde a un rassegnato sedersi a fianco della storia umana a osservare, e magari giudicare, l’andamento delle cose, nell’attesa che finalmente Dio riveli la sua potenza. La Croce ha già rivelato la potenza di Dio: da sotto la croce il discepolo parte per portare frutto.
    Non si tratta perciò di pensare che il successo del Vangelo dipenda da opere, programmazioni, strategie cristiane, facendo ciascuno affidamento unicamente sulle proprie forze. Come per la parabola del seminatore, occorre seminare in abbondanza e custodire il proprio buon terreno. Qui mette radici e si diffonde una fede di convinzione, capace di trasmettersi non per ripetizione di gesti, ma per persuasione del cuore.
    Infine l’amore: termine talvolta usurato, che Gesù in questa pagina rende estremamente concreto. Nasce direttamente da Dio: il Padre ha amato me. Vive di confidenza: vi ho chiamato amici. Gesù lo vive così: nessuno ha un amore più grande di questo, dare la sua vita per i propri amici; e invita a imitarlo.
    Così i discepoli, invitati a rimanere in Gesù, portano frutto nell’amore reciproco e verso il mondo che Gesù vuole salvare.
    Don Gianni

    Quarta serata “Questa è la vita eterna: che conoscano te” (Gv 17,1-26)

    Siamo al capitolo 17. Dentro questo cammino nelle Parole dell’Ultima Cena nel Vangelo secondo Giovanni avviene uno stacco: Gesù non parla più ai discepoli, ma il Suo Cuore si apre al Padre. Gesù prega. Prega per Sè stesso, perché in questa ora della Sua cattura, processo e morte possa glorificare il Padre.
    Prega lungamente in quella notte, non per l’umanità intera, ma solo per i Suoi discepoli: non perché siano strappati dal mondo, ma perché possano resistere nel mondo agli assalti del Maligno.
    Gesù non chiede per loro forza, né sapienza, né particolare arguzia, né successo… Chiede per loro il dono dell’unità. Sa che il Maligno è chiamato anche “diavolo”, cioè colui che divide, spacca. Divide il cuore dell’uomo con il peccato, divide i rapporti più cari, spacca le famiglie, le comunità. Se il progetto del Maligno è la frantumazione e frammentazione degli uomini, il progetto del Padre nel Figlio e nello Spirito Santo è di unità.
    Gesù dalla Sua preghiera sacerdotale e dalla Croce dove è glorificato ci fa entrare nella dimensione d’amore infinito del Padre. Con Lui entriamo nel Padre.
    Come ci guarda il Padre? Ci guarda attraverso gli occhi di Suo Figlio Crocifisso. Il Suo sguardo non è dai grandi palazzi di acciaio e vetro, dalle borse, dalle base militari, dalle posizioni del potere. Il Padre ci guarda attraverso gli ultimi e i piccoli del mondo.
    L’ultimo non solo è il granello di sabbia schiacciato dalle grandi ruote dei potenti, ma ora sta al centro: è tutt’uno con la croce di Gesù. È luogo teologico dove il Padre ascolta il grido dei Suoi figli nel grido del Figlio. L’ultimo è la realtà dove lo Spirito soffia.
    Così, la parrocchia più povera di un decanato, spesso derisa dai “vicini di casa”, il gruppo di ragazzi più difficili dentro i cammini di una parrocchia, diventano luogo di profezia, incontro e aiuto reciproco. Luogo di fecondità rispetto a contesti più benestanti, ma spiritualmente sterili. La fatica del marito o della moglie dopo anni di matrimonio o una nuova fatica può non diventare l’occasione per l’ennesimo “scarto”, ma occasione di una stagione nuova, più profonda, di riscelta in Lui. La disabilità di un figlio in arrivo non diventa anch’essa motivo di scarto, ma nella preghiera di Gesù, uniti a Lui, può diventare fondamento di un’unità più forte, di una risposta d’amore più grande della famiglia e della comunità!
    Don Marco A.

  • “Venne ad abitare in mezzo a noi”

    “Venne ad abitare in mezzo a noi”

    Il vero vaccino di cui il mondo ha bisogno sono i figli di Dio

    I giovani della zona pastorale di Monza si sono messi in ascolto del prologo di Giovanni nelle sere del 15-16-17 novembre a Seregno, nel santuario di Santa Valeria, per gli esercizi spirituali di avvento.

    Anche i ragazzi di Desio, dalla quarta superiore in poi, hanno partecipato alle tre serate. I temi erano: “In principio era il Verbo” la prima sera; “E il Verbo si fece carne” la seconda; “Dio, nessuno lo ha mai visto: proprio il Figlio unigenito lo ha rivelato” l’ultima sera.

    Durante il primo incontro si è ribadito che non siamo soli, non è vero che con la pandemia si è accentuato l’individualismo, è falsa retorica, poiché siamo e ci realizziamo solo nella relazione. Abbiamo scoperto, tramite i primi cinque versetti del prologo di Giovanni, quanto la Parola sia fragile e al contempo necessaria, quanto un Dio che si presenta a noi in questo modo, tramite la Parola, vuol dire che ha grande rispetto ed è connotato da una grande libertà.

    Nel seconda serata ci siamo soffermati sulla necessità di accettare l’esistenza delle tenebre per poter riconoscere la vera luce che viene nel mondo. Dio, divenuto uomo, ci dice che la vita è una cosa bella, degna di essere vissuta.

    Infine, nella terza catechesi, abbiamo riflettuto sulla grazia del dono e cosa vuol dire vivere nella grazia. La Grazia non è qualcosa uguale per tutti, dobbiamo essere disposti a gustare quanto riceviamo come dono. Vivere nella grazia significa vivere da figli, non da schiavi. La vita nella grazia sta nel vivere il non preventivato ed essere felici alla maniera di Gesù: il vero vaccino che il mondo ha bisogno sono i figli di Dio.

    Durante gli incontri non è mancato il momento di silenzio per la meditazione e per l’adorazione Eucaristica. Alla fine di ogni sera un’indicazione per l’actio e per la nostra vita. Durante l’ultima actio è stato consegnato a ciascuno un Vangelo di Giovanni per leggerlo, sottolinearlo e capirlo.

    Alessio&Eleonora

  • Sull’albero con Zaccheo

    Sull’albero con Zaccheo

    Sull’albero con Zaccheo Perché il titolo “Il Sicomoro”

    I nostri incontri iniziano con la figura emblematica di Zaccheo, un uomo peccatore davanti agli uomini ma amato e salvato da Dio.

    Quest’anno vogliamo sostare in sua compagnia per cogliere i sentimenti, le paure e le gioie che ha vissuto insieme a Gesù per cercare di farli nostre attraverso testimonianze e domande che ci guideranno sulla Via della Vita.

    “Il Sicomoro” può essere molte cose: un simbolo, una comfort zone, un luogo di incontro, un punto di partenza o di arrivo.

    Vogliamo scoprire quale significato diamo a questi incontri, come singoli e come Comunità Pastorale. Vogliamo capire insieme come utilizzarli al meglio, per riuscire ad avere il coraggio di aprirci al Signore Gesù e per continuare i nostri cammini di fede.

    19 novembre 2021 Zaccheo: chi era costui

    Luca 19, 1-10
    Don Matteo Crimella, biblista, ci aiuterà a ripercorrere i passi del nostro amico Zaccheo.

    28 gennaio 2022
    Cercava di vedere

    Luca 19, 1-3
    Insieme a Massimo Ricci dell’associazione “Pietre vive” vogliamo vedere attraverso la bellezza dell’arte

    18 febbraio 2022
    Per poterlo vedere,

    Luca 19, 3 Proiezione del docu-film “L’ultima Cima”
    di Juan Manuel Cotelo alla scoperta della vita di Pablo Dominguez Prieto.

    Gli altri appuntamenti, sempre alle ore 21,saranno:
    Venerdì 29 aprile 2022
    Venerdì 20 maggio 2022
    Tutti gli incontri si terranno presso la chiesa di San Giovanni Battista
    via Giuseppe di Vittorio, 18 Desio

    Sicomoro

  • Giornata di spiritualità

    Anche per questo anno pastorale il Servizio per la Famiglia della Diocesi di Milano propone la Giornata di Spiritualità per le Famiglie della Diocesi, dal titolo «Imparare a stare al mondo» (M. Delpini).

    Domenica 21 marzo 2021
    ore 15
    per le famiglie – zona V di Monza

    “Insegnaci a contare i nostri giorni
    e acquisteremo un cuore saggio”
    Imparare l’arte di stare al mondo
    In famiglia stili di vita
    per una vera sapienza

    (Mario Delpini)

    Programma:

    • ore 15 Accoglienza in piattaforma e breve introduzione
    • ore 15,15 Canto di inizio: salmo 90
    • ore 15,30 Proposta meditativa a cura di Rosaria e Giuseppe Conti (coppia di sposi che ha vissuto un’esperienza di vita missionaria, come famiglia, in Camerun)
    • ore 16,15 Dialogo in coppia con la possibilità di utilizzo dello strumento del padlet per mettere in comune parole, frasi, immagini…
    • ore 16,45 Ripresa assembleare per confronto e condivisione
    • ore 17,15 Preghiera conclusiva
      Benedizione, saluti e ringraziamenti

    Vi invitiamo a registrare la vostra ISCRIZIONE cliccando su https://tinyurl.com/210321-pfmonza per poter ricevere le credenziali di accesso alla piattaforma on line

  • Adesso è il momento di cambiare!

    Riassumiamo in queste pagine i punti
    principali della predicazione che i sacerdoti della nostra Comunità hanno fatto durante i giorni dedicati agli Esercizi Spirituali che si sono appena conclusi.

    Prima serata: Fratelli senza frontiere

    don Paolo

    Nella prima sera degli esercizi spirituali quaresimali sono proposti alla nostra riflessione due testi: dal Vangelo di Marco (12,28-31) e dall’enciclica di Papa Francesco Fratelli Tutti (n. 2 e 4).

    Riflessione sul Vangelo Amare il Signore più di tutto e tutti i fratelli conduce ad amare i fratelli più e meglio di prima perché è proprio questo che ha vissuto Gesù, il suo amore preferenziale per il Padre lo ha portato a rimanere nel tempio dodicenne, a lasciare la sua casa ed i suoi affetti, lo ha
    condotto ad amare gli uomini fino al dono della vita perché portato per mano da quello Spirito che è il segno dell’amore del Padre per noi e che spinge il nostro cuore verso Dio e, di rimando, verso i fratelli. Dio non è geloso dell’amore che gli portiamo, ma se chiede di essere amato con la medesima intensità è perché sa che lo Spirito compie in noi questa trasformazione e che nella forza sua, il nostro amore per gli altri viene totalmente rivitalizzato, purificato da ogni egoismo e scandito dalla
    totale gratuità. In tal modo, amare Dio al di sopra di ogni cosa porta a vivere la bellezza dell’amore anche con le persone che ci sono accanto perché queste saranno amate in Dio, in quell’amore suo che nessuno esclude e tutti accoglie.

    Riflessione su “Fratelli Tutti”. Questa lettera affonda le sue radici in un preciso incontro interseconda serata religioso e mostra senza reticenze il suo carattere religioso e il suo appello. Una verità trascendente non costituisce un fardello, bensì un dono che rende più stabili le radici del nostro comune agire. La fede è la nostra sorgente, è parte di come noi possiamo nominare la realtà e andare oltre la desolante indifferenza della nostra epoca. Per questa ragione, l’enciclica ha ben chiaro il peso della responsabilità che grava sulle comunità religiose. In modo non scusabile, i leader religiosi hanno tardato a condannare le pratiche ingiuste,
    passate e presenti. Anche le religioni hanno bisogno di pentimento e di rinnovamento. Fratelli tutti le esorta a essere modelli di dialogo, mediatrici di pace e portatrici di un messaggio d’amore trascendente ad un mondo affamato, cinico e senza radici. Occorre promuovere una paziente educazione a scoprire come il dialogo interreligioso non sia questione riservata ai soli competenti, ma riguardi la vita di fede di ciascuno, chiamato a vivere nell’esistenza quotidiana fianco a fianco di persone di altre fedi, sul lavoro, nella scuola e nel quartiere. Le comunità cristiane, pur evitando ogni occasione di confusione o sincretismo, sono così chiamate ad essere accoglienti verso i fedeli di altre religioni, anche organizzando in
    propri spazi e/o strutture attività di conoscenza e socializzazione.

    Seconda serata: Un estraneo sulla strada

    don Marco

    Il passaggio tra “il mondo chiuso” descritto nel primo capitolo della Fratelli tutti ed il “mondo aperto” delineato successivamente, è segnato dalla parabola evangelica del “buon samaritano”.
    Come dire: il passaggio dalle “ombre” di questo mondo alla “fratellanza universale” è un’utopia astratta ed ideologica o una morale etico-sociale impossibile, se non passa dall’accoglienza di una Parola (per grazia!) che tocca la nostra coscienza.
    Parrebbe cosa abbastanza ovvia che un papa fondi sul vangelo un suo discorso; eppure, in questa lettera enciclica, papa Francesco riesce a superare già i “confini” dell’appartenenza religiosa cristiana; realizza il contenuto di quanto scrive già nella forma della sua lettera. Il papa cattolico, proprio perché fonda la sua anima e la sua missione nel vangelo di Gesù, apre la lettura della parabola del “buon samaritano” alla comprensione di tutti.
    Va premesso che la parabola del buon samaritano presenta già una situazione di carità che va al di là dell’appartenenza o della classificazione etnica e religiosa (motivo per cui già lo stesso Gesù, che la raccontò, non fu capito da tutti; anzi poteva creare un certo imbarazzo o scandalo tra gli uditori intransigenti).
    Nel contesto del vangelo noi cristiani sappiamo che il vero “buon samaritano” è Gesù, un Dio che si fa a noi vicino. Tuttavia, nel contesto dell’enciclica Fratelli tutti, la parabola assume un significato universale.
    Mi fermo ad alcune espressioni contenute nei paragafi 66-68:
    • “Il testo ci invita a far risorgere la nostra vocazione di cittadini”.
    • “L’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri”.
    • Quella del buon samaritano è “l’unica via di uscita” di fronte a tanto dolore.

    Terza serata: Nel Mondo

    don Alberto

    Ci accompagna nella meditazione ancora la parabola del Samaritano: ci ricorda che non dobbiamo fare un elenco del prossimo d’amare, ma di farci prossimi di tutte le persone che il Signore ci fa incontrare sulla strada. Il Papa, nella sua Enciclica, distingue così i personaggi del racconto. Da una parte il sacerdote e il levita che avendo un ruolo importante da svolgere, non degnano di uno sguardo il malcapitato che per loro è un “Signor nessuno”. Dall’altra parte il Samaritano che, libero dalle strutture, è disponibile a venire incontro al poveraccio, anche se giudeo. Spesso -ricorda Francesco- la funzione sociale, la struttura del gruppo di appartenenza, la difesa della propria identità porta alla chiusura verso il prossimo, quando questo non conta socialmente o per i propri interessi economici o politici. Il Card. Martini, nella sua Lettera Pastorale “Farsi prossimo” elenca alcune cause di questo disinteresse: la fretta (non si ha tempo per fermarsi a guardare in faccia chi si aiuta), la paura di rimanere coinvolti e, infine, la delega a chi si ritiene più preparato e adatto al compito …per non scomodarci, per non sporcarci le mani.
    Ma riflettiamo anche sul Vangelo di Mt. 25 che riporta il Giudizio finale. Il giudizio positivo o negativo dipende dal fatto che si sia stati capaci di riscoprire il volto di Gesù nell’affamato, nel nudo, nel forestiero, nel carcerato. Il peccato più grave è la “distrazione”.
    Ma allora la preghiera, la Parola, l’Eucarestia a che cosa servono? A essere in comunione con Gesù che è sempre stato attento ai poveri (materialmente e spiritualmente) rivelando loro con “compassione” l’amore del Padre. In comunione con il Signore, tocca a noi, ora, rivelare questo amore a tutti i livelli : familiare, sociale, economico e politico.

    Quarta serata: COSTRUIRE LA PACE DELLA UNICA E COMUNE UMANITÀ

    Il dialogo interreligioso e la tolleranza sono al centro della conclusione degli esercizi quaresimali.
    “Cercare Dio con cuore sincero” è il percorso tracciato da papa Francesco, incastonato perfettamente nel messaggio che Padre Emmanuel, ha voluto testimoniare. Ha parlato di un’educazione alla logica del dialogo, dell’incontro tra religioni e culture diverse per fare risplendere la testimonianza dell’amore di Dio di cui siamo portatori. “Se si vuole promuovere il dialogo interreligioso è urgente e fondamentale spostare l’accento dalla superficialità causata da ignoranza, pregiudizi e, di conseguenza, dalla cristallizzazione di paure verso la profondità, lo stupore, la stima e la curiosità. Tutti elementi capaci di scrutare il Mistero nascosto in ogni religione”. Ha ripreso le parole del teologo gesuita Christoph Théobald: il punto di partenza per la comprensione della persona non è la dottrina, la teoria su Dio e la religione, bensì l’esperienza concreta, l’amicizia, il vissuto quotidiano avendo la capacità di apprendere l’identità più profonda dell’altro. “L’esperienza del dialogo a Desio è un esempio concreto – ha aggiunto – Pakistani, bengalesi, indiani, marocchini, tunisini, italiani si sono presi per mano per dire no al terrorismo, agli attentati, alle violenze, ad ogni forma di pratica che disumanizza l’umano. La bellezza del percorso del dialogo a Desio sta nel perseverare, nel cercare di custodire, curare la comune fratellanza umana già macchiata da tante violenze”. L’umano è capace di terribili atti, ma è possibile cercare di educare alla convivenza pacifica, che parte in primis da noi, che siamo parte dell’unica e unita comune umanità, l’Ubuntu per gli africani.

  • Esercizi spirituali per adulti

    Sull’Enciclica di Papa Francesco FRATELLI TUTTI

    • martedì 23 febbraio, mercoledì 24 febbraio, giovedì 25 febbraio nelle cinque parrocchie della città alle ore 20.30
    • venerdì 26 febbraio conclusione per tutti in Basilica alle ore 20.30

    Predicatori
    S.S. Pietro e Paolo: don Alberto
    San Giovanni Battista: don Marco
    San Pio X: don Gianni
    San Giorgio: don Paolo
    S.S. Siro e Materno: padre Emmanuel

    Dalla Basilica gli esercizi vengono trasmessi sul canale Youtube Pastorale Desio

  • Esercizi, palestra dello spirito

    Dal 23 al 26 febbraio gli esercizi spirituali di quaresima nelle parrocchie della città.

    Nella prima settimana di Quaresima si terranno in tutta la città gli esercizi spirituali guidati da alcuni sacerdoti della nostra Comunità Pastorale. Il primo incontro sarà martedì 23 febbraio e per 3 serate l’appuntamento sarà nelle proprie parrocchie; la conclusione sarà per tutti in Basilica venerdì 26 febbraio. Gli incontri avranno inizio alle 20.30 in modo da permettere il rientro a casa nel rispetto delle attuali normative. Un appuntamento che si rinnova ogni anno con modalità, temi e predicatori diversi, ma che si pone un unico obiettivo di fondo.

    L’esercizio fisico è un’attività che consente di restare in forma, di mantenere il corpo attivo, vincere la sedentarietà, potenziare il respiro, migliorare il funzionamento del cuore. Nello sport, l’esercizio fisico prepara ad affrontare gli impegni di particolare importanza, le gare e gli eventi in cui è richiesto particolare sforzo fisico.

    Con una bella similitudine possiamo quindi ricavare il senso degli esercizi spirituali. Essi aiutano lo spirito a restare in forma, sempre vigile e attento contro le insidie del maligno che cerca in ogni modo di deviare il nostro vivere da veri cristiani. Aiutano a vincere la grande tentazione della sedentarietà dello spirito, della voglia di accomodarsi e stare a guardare gli eventi che scorrono inesorabili nella nostra vita.

    Gli esercizi cercano di potenziare gli effetti dello Spirito che soffia dentro di noi e aprire le finestre del nostro cuore affinché la presenza di Dio nella nostra vita possa essere vista, sentita ed ascoltata. Invitano e stimolano il nostro animo a cercare risposte agli interrogativi che sembrano impossibili da risolvere, sollecitando la riflessione e la preghiera.

    E infine, gli esercizi spirituali portano la grande grazia di affrontare gli impegni quotidiani, piccoli o grandi che siano, con una nuova vitalità, con una nuova energia, con un impegno rinnovato che certamente non risolveranno tutti i nostri piccoli e grandi problemi, ma che ci doneranno la forza e la carica di affrontarli nel modo giusto.

    In questa epoca caratterizzata dalla velocità della comunicazione digitale, il silenzio e lo stacco a cui siamo invitati durante gli esercizi spirituali ci preservano dalla frenesia, dalla velocità con cui accadono gli eventi, dallo scorrere di notizie davanti ai nostri occhi, dal lasciarsi trasportare quasi inconsapevolmente e involontariamente dallo stress in cui siamo trascinati.
    E questo silenzio obbligatorio in cui saremo immersi permette un incontro speciale e un colloquio personale con il Signore, che altrimenti, nel chiasso della nostra quotidianità, non riusciremmo a percepire.

    Ecco perché gli esercizi sono utili, ecco perché gli esercizi sono importanti.

    Un buon esercizio richiede anche una palestra idonea; per noi le nostre chiese saranno le palestre idonee e sicure che ci consentiranno anche in questo periodo di emergenza sanitaria, di vivere gli esercizi in tutta sicurezza. La Comunità Pastorale ha scelto l’Enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” come linea guida delle serate, che da un lato ci permetteranno di conoscere ed apprezzare questo meraviglioso scritto, e dall’altro, meditando sul suo contenuto, ci permetteranno di realizzare quell’incontro misterioso ed efficace nel nostro cuore con il Signore.
    A tutti l’invito a cogliere questa particolare opportunità di ascolto e di dialogo, per gustarne i frutti e aumentare all’infinito lo spazio disponibile nel nostro cuore per l’amore, l’accoglienza, la fraternità.

    A tutti, buon allenamento!