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  • Divina Liturgia 3 febbraio

    Martedì 3 febbraio ore 21 presso la Basilica celebrazione della Divina Liturgia in  Rito Bizantino slavo

    In occasione della Settimana di preghiera per l’unità delle Chiese

     Tutti gli anni dal 18 al 25 gennaio  le Chiese cristiane sono chiamate a porre in atto preghiere e gesti che richiamino i fedeli al dono dell’unità. Ogni anno viene fissato, a partire dalle Sacre Scritture, un tema specifico di riferimento per le iniziative della settimana.

     Il tema della settimana ecumenica per l’anno 2015 è “Gesù disse ‘dammi da bere’” (vangelo di s. Giovanni 4,7).

    Per informazioni sulla divina liturgia clicca qui.

     

  • Domenica 18 – Comunicazione

    I fatti tragici che hanno insanguinato Parigi;

    la crudeltà che sconvolge la Nigeria;

    i cento bambini trucidati in Pakistan;

    i drammatici scontri in Ucraina;

    la violenza nella Terra dove è vissuto Gesù;

    il dilagare del terrorismo di matrice fondamentalista in Siria ed in Iraq;

    i non pochi conflitti di carattere civile che in Africa interessano Libia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Corno d’Africa, Repubblica Democratica del Congo;

    in generale tutti gli atti di persecuzione che continuano a seminare morte tra i cristiani e tra le persone buone che amano la pace e aspirano alla giustizia e alla serenità, tutto ciò non può lasciarci solo emozioni strazianti, fiumi di parole e confusioni di proclami.

    Noi sentiamo un intenso bisogno di preghiera e di pensiero; noi non possiamo lasciare spazio a desideri di vendetta, né possiamo illuderci di metterci al sicuro cercando rifugio nell’indifferenza, né vivere ossessionati dalla paura.

    Noi professiamo la nostra fede cercando di imparare anche in questo momento a pregare.

    Pregare significa lasciarsi condurre dallo Spirito a interrogare Dio e a invocare che Dio si manifesti Padre, che venga il suo regno, che visiti con la sua grazia questa povera umanità per donare consolazione e speranza.

    La Messa si prolunghi in un momento di preghiera silenziosa. Che sia un tempo per pregare per i morti, per chiedere che il giudizio di Dio si compia secondo le opere e il cuore di ciascuno, per invocare consolazione per i vivi, conversione per i persecutori, i fanatici, i fondamentalisti, per domandare sapienza, coraggio, per i governanti, per chiedere che gli uomini di cultura e gli operatori della comunicazione mettano le loro risorse al servizio della riconciliazione tra i popoli, alla ricerca di un pensiero libero e rispettoso.

    Che sia un pensiero affettuoso per Papa Francesco, missionario di pace e apostolo del vangelo in terra d’Asia.

    —————————————— Preghiamo ——————————————————

    Signore, che cos’è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi?

    L’hai fatto poco meno di un dio chiamato a condividere la tua vita e il tuo amore,

    eppure si corrompe fino a desiderare la morte, fino a vivere d’odio.

    Guarisci i cuori che si consegnano a sentimenti violenti e cattivi,

    le menti che si dedicano al male,

    le forze impegnate a far soffrire

    i progetti che opprimono i popoli,

    che trasformano anche i bambini in strumenti di morte,

    che sfigurano la bellezza, che umiliano le persone.

    Guarisci! Converti! Liberaci dal male!

    Donaci il tuo Spirito, Padre nostro che sei nei cieli,

    donaci il tuo Spirito perché abbondino i suoi frutti,

    amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.

    Donaci il tuo Spirito, Padre nostro,

    perché impariamo ad essere tuoi figli,

    ad essere forti nel bene,

    sapienti nelle scelte,

    fiduciosi sempre nella tua presenza,

    coraggiosi nel costruire la città dell’amore.

  • Monastero Invisibile – Intenzione di gennaio

        IL MONASTERO INVISIBILE

    Una rete di preghiera per la pace, nel segreto del mondo

             Intenzione del MESE di GENNAIO 2015

     

    NON PIU’ SCHIAVI, MA FRATELLI

     

    Carissime, carissimi,

    alcuni stralci del messaggio di papa Francesco per la 48° Giornata Mondiale della Pace.

    Il testo completo ed articolato in vari interessanti aspetti, è disponibile sul sito: www.vatican.va

     

    “All’ inizio di un nuovo anno, che accogliamo come una grazia e un dono di Dio all’ umanità, desidero rivolgere, ad ogni uomo e donna, così come ad ogni popolo e nazione del mondo, ai capi di Stato e di Governo e ai responsabili delle diverse religioni, i miei fervidi auguri di pace, che accompagno con la mia preghiera affinché cessino le guerre, i conflitti e le tante sofferenze provocate sia dalla mano dell’uomo sia da vecchie e nuove epidemie e dagli effetti devastanti delle calamità naturali. Prego in modo particolare perché, rispondendo alla nostra comune vocazione di collaborare con Dio e con tutti gli uomini di buona volontà per la promozione della concordia e della pace nel mondo, sappiamo resistere alla tentazione di comportarci in modo non degno della nostra umanità…

    Essendo l’uomo un essere relazionale, destinato a realizzarsi nel contesto di rapporti interpersonali ispirati a giustizia e carità, è fondamentale per il suo sviluppo che siano riconosciute e rispettate la sua dignità, libertà e autonomia. Purtroppo, la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità. Tale abominevole fenomeno, che conduce a calpestare i diritti fondamentali dell’altro e ad annientarne la libertà e dignità, assume molteplici forme sulle quali desidero brevemente riflettere, affinché, alla luce della Parola di Dio, possiamo considerare tutti gli uomini “non più schiavi, ma fratelli”.

     

    I molteplici volti della schiavitù di ieri e di oggi:

    …malgrado la comunità internazionale abbia adottato numerosi accordi al fine di porre un termine alla schiavitù in tutte le sue forme e avviato diverse strategie per combattere questo fenomeno, ancora oggi milioni di persone – bambini, uomini e donne di ogni età – vengono private della libertà e costrette a vivere in condizioni assimilabili a quelle della schiavitù.

    Penso a tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori, a livello formale e informale, dal lavoro domestico a quello agricolo, da quello nell’industria manifatturiera a quello minerario, tanto nei Paesi in cui la legislazione del lavoro non è conforme alle norme e agli standard minimi internazionali, quanto, sia pure illegalmente, in quelli la cui legislazione tutela il lavoratore.

    Penso anche alle condizioni di vita di molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso a quelli tra di loro che, giunti a destinazione dopo un viaggio durissimo e dominato dalla paura e dall’insicurezza, sono detenuti in condizioni a volte disumane. Penso a quelli tra loro che le diverse circostanze sociali, politiche ed economiche spingono alla clandestinità, e a quelli che, per rimanere nella legalità, accettano di vivere e lavorare in condizioni indegne, specie quando le legislazioni nazionali creano o consentono una dipendenza strutturale del lavoratore migrante rispetto al datore di lavoro, ad esempio condizionando la legalità del soggiorno al contratto di lavoro..Sì, penso al “lavoro schiavo”.

    Penso alle persone costrette a prostituirsi, tra cui ci sono molti minori, ed alle schiave e agli schiavi sessuali; alle donne forzate a sposarsi, a quelle vendute in vista del matrimonio o a quelle trasmesse in successione ad un familiare alla morte del marito senza che abbiano il diritto di dare o non dare il proprio consenso.

    Non posso non pensare a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, per essere arruolati come soldati, per l’accattonaggio, per attività illegali come la produzione o vendita di stupefacenti, o per forme mascherate di adozione internazionale.

    Penso infine a tutti coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi come combattenti o, soprattutto per quanto riguarda le ragazze e le donne, come schiave sessuali. Tanti di loro spariscono, alcuni vengono venduti più volte, seviziati, mutilati, o uccisi.

    …Il papa continua suggerendo ad esempio la figura di Giuseppina Bakhita, la santa originaria della regione del Darfur in Sudan, rapita da trafficanti di schiavi e venduta a padroni feroci fin dall’età di nove anni, e diventata poi, attraverso dolorose vicende, “libera figlia di Dio” mediante la fede vissuta nella consacrazione religiosa e nel servizio agli altri, specialmente i piccoli e i deboli…

    ..Sappiamo che Dio chiederà a ciascuno di noi: “Che cosa hai fatto del tuo fratello?” La globalizzazione dell’indifferenza, che oggi pesa sulle vite di tante sorelle e di tanti fratelli, chiede a tutti noi di farci artefici di una globalizzazione della solidarietà e della fraternità, che possa ridare loro la speranza e far loro riprendere con coraggio il cammino attraverso i problemi del nostro tempo e le prospettive nuove che esso porta con sé e che Dio pone nelle nostre mani”

     

    Preghiamo per tutte le forme di schiavitù contemporanea, situazioni in cui si ammette la possibilità di trattare la persona come un oggetto, situazioni di povertà, sottosviluppo, esclusione, mancato accesso all’istruzione, inesistenti opportunità di lavoro, conflitti armati, violenze, criminalità, terrorismo.

    Preghiamo per chi lotta o dovrebbe lottare contro le forme di schiavitù, istituti religiosi, gli stati, le organizzazioni intergovernative, le imprese, le organizzazioni della società civile:

     

    In Italia lavorano 144.000 ragazzi tra i 7 e 14 anni e 31 mila di essi possono definirsi letteralmente sfruttati; nessuna regione italiana, comprese le più evolute, è esente dallo sfruttamento dei minori, che spesso fanno la fortuna di piccoli imprenditori senza scrupoli.

    In Italia i minori vengono sfruttati principalmente nell’agricoltura, nell’industria dell’imitazione, ovvero per la fabbricazione di falsi prodotti griffati, e in organizzazioni di malavita (mafia, camorra, ecc.) come muschilli, cioè come messaggeri, in affari che possono mettere a rischio la loro stessa vita. Poi ci sono i piccoli immigrati, serbatoio di manodopera a prezzi stracciati. La Caritas ha calcolato che attualmente in Italia ci sono circa 160 mila bambini extracomunitari ma è impossibile stabilire quanti di questi lavorino. Stime non ufficiali parlano di circa 3/4 mila minori cinesi impiegati in piccole fabbriche, ristoranti e laboratori, ma molti sono anche i piccoli marocchini che si guadagnano da vivere come venditori ambulanti. E non c’è bisogno di statistiche per capire quanto siano numerosi i bambini rom che passano le giornate ai semafori a vendere fazzolettini o rose nei ristoranti.

    (http://www.pianetascuola.it/risorse/media/secondaria_secondo/strumenti/strumenti_online/schiavitu/boniz/italia.htm)

     

     

    PREGHIERA:

    Spirito Santo, Spirito della vita,

    illumina la mente e scalda il cuore

    di coloro che hanno in mano

    la vita dei loro simili,

    perché le ragioni della pace e della giustizia

    trionfino sulle forze della morte

    e gli uomini ed i popoli riconciliati

    possano incontrarsi, parlarsi e riscoprirsi fratelli.

    Amen.

  • Il Signore ci custodisca e ci conceda pace

    Riportiamo il testo dell’omelia pronunciata dal Prevosto, Mons. Elio Burlon, durante la S. Messa di ringraziamento del 31 dicembre scorso.

    La benedizione

    Nel passaggio dal vecchio al nuovo anno si compie l’Ottava di Natale e nella I lettura di questa Eucaristia (presa dal libro dei Numeri) ci viene offerta la benedizione che Aronne è incaricato di trasmettere al popolo di Israele. Ogni benedizione non è solo un augurio ma in essa si realizza una presenza di Dio e un’effusione dei suoi doni, infatti si dice che i figli di Israele vivranno sotto la protezione del nome, cioè della potenza di Dio. S. Paolo però ci ricorda che – dopo la venuta tra noi del Verbo incarnato – c’è un solo nome davanti al quale ogni ginocchio è chiamato a piegarsi per riconoscere la sua signoria, ed è il nome di Gesù. In lui riconosciamo il Dio che ha scelto di “svuotare” se stesso per rivestirsi della nostra umanità, e farsi solidale con la nostra pochezza e fragilità di creature, prendendo su di sé il nostro limite per farci partecipi della sua stessa vita divina. Siamo chiamati perciò a vivere nel suo nome per trovare il senso del nostro vivere, gioire, lottare e soffrire, del nostro progettare e sperare.

    Il ringraziamento

    Al momento della chiusura di un anno desideriamo naturalmente esprimere innanzitutto la nostra gratitudine per il tempo che ci è stato dato, e con esso i molteplici doni e opportunità di cui abbiamo potuto godere, pur in mezzo a difficoltà e problemi. Ogni persona ha certamente modo di individuare i motivi concreti e precisi per il proprio ringraziamento: qui vogliamo individuare quelle ragioni di gratitudine che ci toccano come Comunità cristiana (e anche come cittadinanza di Desio). La mia competenza riguarda principalmente la vita delle parrocchie, e mi sembra di poter dire che – grazie al Signore – cerchiamo di rispondere al meglio al compito fondamentale della Chiesa in generale (e di ogni comunità locale in particolare) che è quello dell’annuncio del vangelo ai singoli e alla società, che stiamo cercando di realizzare in maniera sempre più concorde e convergente, attraverso iniziative – come la Quaresima unitaria, la catechesi di Gerico, gli Esercizi spirituali ecc. – che hanno una dimensione cittadina e vanno oltre il pur fondamentale momento delle celebrazioni liturgiche.

    Dal punto di vista delle iniziative di solidarietà è giusto ricordare il pro-seguimento della mensa (in collaborazione con l’Amministrazione comunale e varie associazioni) e l’attività diversificata dei vari gruppi caritativi di ispirazione cristiana, con il coordinamento della Caritas cittadina.

    In particolare desidero segnalare – di fronte al persistere della crisi economico-sociale – l’avvio concreto del piccolo “Fondo di solidarietà-lavoro”, che è stato costituito in occasione del mio 50° anniversario di sacerdozio e che è già operativo da ottobre a favore di persone che hanno perso il lavoro. Ci stiamo avvalendo dell’azione del Consorzio Desio Brianza per un accompagnamento mirato (e qualificato a livello professionale) per mettere queste persone in grado di affacciarsi in modo non approssimativo al mercato del lavoro e di fruire anche di alcuni percorsi di “tirocinio” sovvenzionato dal fondo, nella speranza che questo possa portare a una vera e propria assunzione. Inoltre, da parte dello stesso Comune mi sembra sia imminente il lancio di un analogo “Fondo lavoro solidale”, che si raccorda all’iniziativa chiamata MIND (Mettiamo Insieme i Nostri Destini), conseguente a una serie di incontri avvenuti tempo fa all’auditorium del Banco Desio.

    Un altro aspetto positivo che mi sembra giusto porre in evidenza è l’impegno delle Parrocchie, in collaborazione con i Missionari Saveriani, l’associazione Desio Città aperta e l’Associazione culturale della Comunità pakistana per favorire un clima di dialogo inter-culturale e inter-religioso in special modo tra la realtà desiana e i gruppi di immigrati da altri continenti, soprattutto in funzione della costruzione del rispetto reciproco e della pace, con una decisa e forte condanna (oggi sempre più necessaria) di ogni forma di terrorismo e di violenza. Il segno più evidente è lo striscione appeso sulla facciata della Basilica e che poi sarà fatto girare anche in altre parrocchie.

    In prospettiva

    Rivolgendo ora il nostro sguardo al futuro, raccolgo solo due spunti dall’ormai tradizionale discorso che l’Arcivescovo ha rivolto alla città di Milano e alla Diocesi la vigilia di S. Ambrogio. A partire dalla necessità (che il nostro Pastore ha evidenziato) di dar vita a un Nuovo Umanesimo, mi sembra interessante mettere in luce almeno la caratteristica di fondo che il Card. Scola ha voluto indicare, e cioè che il nuovo umanesimo è fondato e scommette sull’uomo come “io-in-relazione”, contrastando la mentalità diffusa che tende a svalutare (per non dire snobbare) le grandi tradizioni, portando ciascuno a rinchiudersi nel proprio “io” narcisistico. Il nuovo umanesimo infatti non potrà essere che quello del “dono di sé”.

    Un secondo spunto il Cardinale lo ha ricavato da un passaggio del discorso di Papa Francesco al Parlamento europeo, dove il successore di Pietro fa notare che – di fronte alla crisi – si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico. Dove cioè al centro ci sono questi meccanismi tecnico-economici e non il valore e la centralità della persona umana, quasi fosse anch’essa un bene di consumo. E’ da qui che scaturisce quella che egli chiama la ‘cultura dello scarto’. Ovviamente queste osservazioni riguardano più direttamente coloro che sono al timone degli stati e dei governi nazionali (e oltre), ma credo sia bene tenerne conto anche a livello locale.

    Un richiamo e un paio di appelli

    Per quanto riguarda l’anno che sta per iniziare, vorrei ricordare che con il 1° gennaio prende l’avvio la Città Metropolitana: guardando a Desio in questo contesto più ampio, c’è da augurarsi che la nostra città trovi un suo ruolo non marginale e riesca anche a far valere alcune sue particolarità e potenzialità specifiche. Tra queste – anche se non può essere conside-rata la caratteristica centrale – penso sareb-be bene, proprio in occasione dell’EXPO, cercare di mettere in luce e valorizzare il fatto – che siamo una città “papale” (nel senso di luogo di nascita di un Pontefice).

    Tra le tre città lombarde che hanno dato i natali a un Papa, siamo oltretutto la più vicina a Milano, e questo potrebbe anche costituire una risorsa da non trascurare, che potrebbe dare origine a qualche iniziativa o percorso fruibile anche da un pubblico più vasto.

    Come invito alla cittadinanza, desidero segnalare un’emergenza che sta assumendo proporzioni preoccupanti: in seguito alla crisi e all’aumento della disoccupazione, anche a livello statistico si registra un incremento notevole di sfratti, di persone cioè che perdono la casa, perché non sono più in grado di pagare l’affitto, o le rate del mutuo. Poiché è noto che in città ci sono molti locali sfitti, sarebbe un gesto di vera generosità quello di chi fosse disposto – per lo meno – a dare in affitto l’abitazione di proprietà (finora inutilizzata) a un canone che sia alla portata anche di chi ha un proprietà (finora inutilizzata) a un canone che sia alla portata anche di chi ha un reddito ridotto. Certo per evitare spiacevoli sorprese si dovrebbero attivare anche forme di accompagnamento che assicurino un uso corretto del bene. E’ un gesto certamente impegnativo, ma la Parola del Signore ci invita molte volte ad andare al di là della semplice elemosina occasionale.

    Concludo con uno stimolo un po’ inconsueto: al di là dei problemi di ciascuno, dei crucci e delle fatiche, penso dovremmo chiedere il dono di un po’ di fantasia e di creatività, altrimenti rischiamo di lasciarci attaccare addosso (nell’animo intendo) un certo grigiore e quella rassegnazione che ci tarpa le ali e blocca ogni slancio. Nella benedizione che abbiamo ascoltato e che invocheremo insieme al termine di questa celebrazione, può trovare posto senz’altro anche questa richiesta, che ci consenta una speranza più viva e costante.

  • Marcia della Pace decanato di Desio a Muggiò

    Parrocchie di Desio, Bovisio M., Nova M. e Muggiò

    Lunedì 19 Gennaio 2015
    ore 21:00
    MARCIA DELLA PACE
    Muggiò

    NON PIU SCHIAVI MA FRATELLI

    “Purtroppo, la sempre diffusa piaga dello sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo ferisce gravemente la vita di comunione e la vocazione a tessere relazioni interpersonali improntate a rispetto, giustizia e carità.         Papa Francesco

    Partenza alle ore 21:00
    dalla Chiesa di San Francesco in via Battisti
    e conclusione nella piazza della Chiesa dei San Pietro e Paolo a Muggiò

    Volantino

  • Intervista al Vicario Generale mons. Delpini

    1-Vicario generale, questo sconosciuto; può aiutarci a capire questa figura? Qual è il suo ruolo ed i suoi compiti?

    È giusto che il Vicario Generale sia sconosciuto. Infatti esiste per aiutare il cardinale Arcivescovo in ogni cosa (= generale). I suoi compiti sono quelli di fare quello che l’Arcivescovo gli dice, talvolta anche sostituendolo quando l’Arcivescovo non può essere presente. Non ho quindi un mio lavoro e compiti miei: perciò è tanto facile!
    2-Lei vive a stretto contatto col nostro card. Angelo Scola, come lo può descrivere ai fedeli della diocesi ambrosiana? Quali sono i tratti più interessanti del suo carattere?

    È un uomo di grande fede. Ogni problema e ogni confronto finisce sempre con un atto di fiducia: “preghiamo la Madonna che ci aiuti”. Del resto vive proprio sotto la Madonnina del duomo!

    È un studioso che si è interessato di molti argomenti e ha scritto una tale quantità di libri e di articoli che io, che ci metto delle ore per scrivere poche righe, ne sono rimasto impressionato.

    È un vescovo che vorrebbe vedere i cristiani della diocesi contenti, pronti, incisivi; vorrebbe contare su collaboratori, come i preti e i diaconi, liberi, lieti e disponibili per l’opera comune;  vorrebbe vedere il mondo trasformato in un campo in cui il buon seme produce molto frutto. Francamente io ho l’impressione che le sue aspettative siano in gran parte esaudite.

    Ecco. È un cristiano benedetto da Dio.
    3-Ha ricoperto per diversi anni il ruolo di rettore maggiore del seminario diocesano, quindi conosce molto bene buona parte del clero giovane; secondo lei i giovani preti hanno saputo fare tesoro degli insegnamenti acquisiti durante gli anni di formazione?

    Quando racconto i miei anni di seminario devo in genere raccontare una storia di fallimenti. Però devo dire che i giovani preti hanno saputo non solo accogliere le proposte del seminario e sorridere con un po’ di compatimento delle mie proposte personali: sono stati molto più bravi. Hanno infatti accolto anche l’insegnamento offerto dall’esempio di preti più grandi, hanno accolto come insegnamento le attese e le pretese della gente. Insomma hanno accolto molto di più di quanto io abbia insegnato.

    Mi sono reso conto, con il tempo, che le mie proposte personali erano un po’  strampalate. Per esempio: finire la giornata alle 22,30; radersi ogni giorno; arrivare in orario agli appuntamenti;  non lamentarsi mai; non dichiararsi mai stanchi; evitare di usare la parola “vacanze”; lasciare il telefonino nel comodino: non vi sembrano cose bizzarre?
    4-Milano ospiterà EXPO 2015, come si sta preparando la Chiesa Ambrosiana a vivere i giorni degli eventi ad esso collegati? Ci sono progetti particolari pensati per quei giorni in cui Milano sarà appieno un vero e proprio “melting-pot”?

    Dicono che arriveranno venti milioni di visitatori! La Chiesa Ambrosiana si sta preparando collaborando con la Santa Sede che gestirà il padiglione come Stato ospite. Il tema  di EXPO 2015 è : “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” è molto interessante e la Chiesa ha molto da dire e fa molto per questo. Quindi si stanno preparando materiali, idee, eventi per illustrare il punto di vista della Chiesa e le opere delle comunità cristiane di tutto il  mondo per nutrire uomini e donne non solo con il pane materiale, ma anche con una parola che offra un significato alla vita, anche con un pane di vita eterna, anche con un pane condiviso perché non ci sia chi muore di indigestione e chi muore di fame. Dicono poi che anche Papa Francesco potrebbe visitare Milano in occasione di EXPO 2015: speriamo! Ad ogni modo sarà un evento eccezionale: fortunati noi se ci saremo!

     

     

  • QUATTRO PAROLE SULL’AZIONE CATTOLICA

    AC Azione CattolicaQUATTRO PAROLE SULL’AZIONE CATTOLICA

    Associazione di  laici cristiani di tutte le età

    che servono la Chiesa

    testimoniando il Vangelo con la vita.

     

    1. SPIRITUALITÀ

    coltivazione profonda del rapporto con Dio

    • Preghiera personale e comunitaria
    • Frequenza ai sacramenti: Messa e confessione
    • Ascolto della Parola di Dio (Lectio Divina, ritiri, esercizi spirituali…)
    • Liturgia delle Ore (Lodi, Vespri)

    2. FORMAZIONE, cura appassionata della propria coscienza

    • Catechesi
    • Vita associativa di gruppo
    • Letture, conferenze, convegni
    • Relazioni personali significative

    3. LAICITÀConsapevolezza della propria vocazione ecclesiale (laikòs = del popolo, quindi non appartenente a un ordine religioso o al clero “FARE TUTTO BENE”(P.G. Frassati) lo studio, la professione (con competenza, dedizione, generosità), la famiglia, l’impegno culturale-sociale-politico, il tempo libero, la sobrietà nel gestire i soldi, i rapporti con le persone (credenti e non)

    4. PASSIONE ECCLESIALE coltivazione profonda dell’amore alla Chiesa condivisione della responsabilità di costruire la comunità

    • con i sacerdoti e il vescovo (pensare insieme la pastorale)
    • impegno nella chiesa locale (parrocchia, città, decanato, diocesi)
    • sia attraverso l’azione che attraverso la riflessione

    (altro…)