Un cammino comune per la promozione della libertà religiosa
La lectio a due voci tra il cardinale Scola e il Patriarca Bartolomeo culmine delle celebrazioni dei 1700 anni dall’Editto di Costantino. Papa Francesco: «Sia ovunque rispettato il diritto all’espressione pubblica della propria fede»
di Filippo MAGNI
Una «storica decisione» che «aprì nuove strade al Vangelo e contribuì in maniera decisiva alla nascita della civiltà europea». È questo, nelle parole di Papa Francesco, il significato del-l’Editto di Milano con il quale l’im-peratore Costantino decretò nel 313 d.C. il diritto alla libertà religiosa.
Le parole del Pontefice introducono e arricchiscono la lectio che celebra i 1700 anni dalla pubblicazione dell’Edit-to. Nella sala delle cariatidi di Palazzo Reale, nel centro della Milano che fu sede della pubblicazione del decreto, il cardinale Angelo Scola e il Patriarca ecumenico Bartolomeo dialogano sul versetto del Vangelo secondo Giovanni “Conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Ascoltano con attenzione le parole di Papa Francesco quando, per voce del vicario diocesano mons. Luca Bressan lettore del mes-saggio papale, auspica «che la comune testimonianza dei cristiani di Oriente e di Occidente, sorretta dallo Spirito del Risorto, concorra alla diffusione del messaggio di salvezza in Europa e nel mondo intero». Il Santo Padre guarda al presente e si rivolge con chiarezza alla politica quando si augura che «grazie alla lungimiranza delle autorità civili sia ovunque rispettato il diritto all’espres-sione pubblica della propria fede e sia accolto senza pregiudizi il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla cultura e alla società del nostro tempo».
Lo ascolta seduto in prima fila il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che porge poi il suo saluto esprimendo «emo-zione» per la visita di Bartolomeo. «Milano – afferma – dà oggi prova della sua capacità di essere al centro del dialogo. È dall’incontro tra le diversità che nasce la speranza», aggiunge. Rivendicando l’ospitalità della città «per credenti di tutte le fedi, per non creden-ti, per persone provenienti da tutte le culture del mondo».
L’incontro tra il cardinale Scola e il Patriarca Bartolomeo è un «momento di speranza» anche nell’intervento di s. ecc. Brian Farrel, segretario del Pon-tificio consiglio per l’unità dei cristiani, che aggiunge quanto sia «difficile esagerare l’importanza dell’Editto di Milano». Una «tappa fondamentale nella storia dell’umanità», lo definisce il Patriarca Bartolomeo. Ma cosa si può definire libertyà? si chiede ”E’ la mancanza di arroganza e vanità”, secondo il Santo Crisostomo». Un «profondo,eterno,incomprensibile mi-stero» donato da Dio all’uomo». Ma «questa libertà prosegue -, essendo spesso separata dal suo Datore primo», viene «isolata, divinizzata, acquista un carattere antropocentrico, diventa onnipotente, causando grandi crimini». […]
Bartolomeo afferma che la libertà «non può esistere senza Croce»…«si trova nell’amore, nella nostra sottomissione, nel nostro servizio per gli altri». Con questi presupposti, aggiunge, «non sussistono motivi religiosi per un violento scontro tra le culture e i principi di Cristianesimo e Islamismo». Ma piuttosto, aggiunge, «le guerre e tutti gli atti di inimicizia tra gli appartenenti alla medesima religione e alle sue varia-zioni» sono «riferibili ad altre questioni pratiche» e non religiose. Il modo per appianare i conflitti è «lo sviluppo di dialoghi seri e in buona fede». […]
L’appello conclusivo di Bartolomeo è dunque per tutti, «affinché prevalga la pace e la sicurezza tanto nel Medio Oriente…quanto in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni econo-miche e in molti altri modi. Situazioni che si correggono solo con personali autocritiche, con la Grazia dello Spirito Santo».
La libertà «è l’anelito più profondo che qualifica da sempre il cuore dell’uomo», esordisce il cardinale Angelo Scola. E il diritto alla libertà religiosa, aggiunge, è il più alto gradino della scala dei diritti, senza il quale tutti gli altri sono destinati a crollare, «perché permette all’uomo di interrogarsi sul senso stesso dell’esistenza». Ripercorrendo il valore storico dell’Editto, l’Arcivescovo di Milano ne sugge-risce l’importanza oggi, nella società plurale. «Il riconoscimento del bene della differenza» che deriva dalla contemplazione della Trinità «permette di combattere l’utopia del collettivismo in cui l’uomo si dissolve nello Stato».
In particolare Milano e la Lombardia, prosegue Scola, «Sono chiamate a mostrare la capacità di rinnovare il corpo ecclesiale e quella di edificare un buon tessuto sociale, rispettoso della libertà di tutti. Consegneranno in tal modo alle nuove generazioni, nell’es-ercizio di una memoria viva, la fede operosa dei padri e, in solidale filìa con tutti, l’eccellente esperienza civica delle terre ambrosiane».
Perché «le parrocchie, le associazioni, i movimenti sono consapevoli che per i cristiani non ci sono bastioni da difendere, ma vie da percorrere per documentare che Cristo è l’Evangelo dell’umano».
In conclusione, prima di annunciare che il prossimo 31 gennaio verrà resa la cortesia della visita con un viaggio del cardinale Scola a Costantinopoli da Bartolomeo, l’Arcivescovo di Milano auspica un «cammino comune» delle Chiese per la «promozione della libertà religiosa in Oriente e in Occidente». Un dovere, conclude Scola, «che la Chiesa di Milano non intende disertare».
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