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  • ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    ALBERTO E VERONICA: UNA STORIA D’AMORE, FEDE, CONFRONTO, COMPRENSIONE E CRESCITA, INSIEME

    La storia di Alberto Sesta e Veronica Pagani è una testimonianza vivida dell’amore coniugale, della Fede e della crescita personale che possono derivare da un impegno matrimoniale profondo, senza che sia una decisione fatta “alla leggera”. Questa coppia di novelli sposi ha deciso di condividere la propria esperienza per ispirare e aiutare altre coppie a rafforzare i legami che le uniscono.

    Da quanto tempo vi siete conosciuti?

    “Siamo insieme da sei anni, dal settembre del 2017, e abbiamo convissuto a Seveso per tre anni prima di trasferirci a Muggiò nell’agosto successivo. È stato in quel periodo, nell’ottobre del 2021, che abbiamo
    preso la decisione di sposarci a San Giovanni Battista, la parrocchia di origine di Veronica”.

    Sono sposati da settembre 2022 e ora sono guida per i cosi di preparazione al matrimonio della città di Desio.

    Cosa ha significato per voi il corso fidanzati e il confronto che ne scaturisce?

    Per Alberto: “Uno dei momenti chiave della nostra storia è stato il corso fidanzati che abbiamo seguito l’anno scorso a Desio, è stato illuminante. Inizialmente, pensavamo che fosse quasi un percorso scontato, invece ci siamo presto resi conto che si trattava di un confronto aperto e reciproco, che ci ha
    permesso di scoprire aspetti di noi stessi e della nostra relazione che prima erano rimasti nascosti”.

    Per Veronica: “Da qui è nato anche il nostro desiderio di diventare coppie guida. Anche dalla nostra esperienza abbiamo notato quanto spesso le relazioni di coppia si vivono in isolamento. Raramente si ha l’opportunità di confrontarsi in modo così approfondito con altre persone, di discutere apertamente dei problemi che affliggono la coppia e di scoprire che non si è soli. Questo senso di appartenenza e condivisione è di valore inestimabile per tutti”.

    L’esperienza famigliare e della comunità nella quale si è inseriti gioca un ruolo importante… “Il matrimonio è un impegno che si prende sul serio”, afferma Alberto. Dopo esserci sposati, tutto è cambiato. Alberto sente l’importanza del simbolo dell’anello al dito e tutto sembra dare alla loro vita di coppia più senso e anche più legittimità. Contrariamente all’idea diffusa che tutto sia uguale e
    che non faccia differenza vivere da sposati o meno, Alberto sottolinea che molti hanno segretamente paura di impegnarsi in una relazione di tale entità “per noi invece era importante fare questo passo”.

    La fede e la fiducia in Dio giocano un ruolo centrale nella vita della coppia. “Ci affidiamo a Dio e preghiamo sperando che il nostro cammino condiviso sia benedetto”, afferma Alberto, che è nato nel 1981 in Sicilia. Per lui i suoi genitori sono stati un faro, un esempio di una vita coniugale solida. Dopo cinquanta anni di matrimonio e sei figli, i suoi genitori rappresentano per lui una legittimazione della sua stessa vita, non come un traguardo finale, ma come un punto di partenza per la sua vita matrimoniale.

    Veronica Pagani, nata nel 1992 a Desio ha detto che avrebbe sempre sognato di sposarsi da bambina “poi ho iniziato ad avere un altro tipo di visione e per me era diventata solo una formalità. Convivere per
    me equivaleva all’essere sposati”. Invece poi Alberto le ha fatto cambiare idea, insieme: “Dipende davvero molto dalla persona con la quale stai e sposare chi amo era diventato molto importante per me”. Lei si era allontanata dalla vita cristiana per dei trascorsi personali: “Pian piano sto riscoprendo questo mondo e mi sento riaccolta. Ho superato una visione che era stereotipata della vita cristiana. Sentire un confronto con gli altri anche per affrontare determinate situazioni o passi nella vita è stata per me illuminante. Non mi sono sentita fuori luogo rispetto a quando l’ho iniziato”.

    Hanno raccontato di quando hanno realizzato questo desiderio di eternità nella loro coppia… Veronica si è resa conto che Alberto poteva effettivamente essere “la mia persona”: “Mi sono sorpresa della reazione che ha avuto di fronte a quello che io pensavo che fosse il mio peggiore difetto. Ha cercato di farmi capire insieme il mio errore e mi ha fatto ragionare sulla reazione rispetto all’entità frivola del fatto. Nelle precedenti esperienze questo capitava, ma si litigava ancora di più. Quindi io da Alberto ho avuto comprensione e fiducia”.

    Anche per Alberto il momento nel quale ha realizzato che l’avrebbe voluta per sempre al suo fianco è arrivato dalle mani di Veronica, in un modo inaspettato: “Una volta Veronica ha riparato un oggetto che si era rotto e l’ha fatto con le sue mani, senza comprarne un altro”. L’oggetto di per sé non aveva particolare valore “Veronica però ha intuito quanto per me fosse importante e questa riparazione l’ho vista piena di carichi simbolici: lavorare per riparare qualcosa insieme. E in quel preciso momento avevo capito che sarebbe diventata mia moglie.”

    E la loro storia è solo all’inizio, di un grande percorso che è impostato nella costruzione della casa sulla roccia, come ricorda il brano del Vangelo di Matteo 7,21.24-27: Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Alla luce della parola di Dio nella loro vita.

    Eleonora Murero

  • San Giovanni Battista (Colui che battezza)Detto anche: Il Precursore

    San Giovanni Battista (Colui che battezza)
    Detto anche: Il Precursore

    l 24 giugno la Chiesa celebra la festa della nascita di San Giovanni Battista che secondo la tradizione avvenne ad Ain Karim a circa sette km ad Ovest di Gerusalemme. È una delle uniche tre natività
    che vengono ricordate nella liturgia cristiana. Le altre due nascite ricordate oltre a quella del Precursore, sono quella di Cristo e quella della Madonna. Per tutti gli altri Santi, infatti, si festeggia non la loro nascita nella carne, bensì la loro entrata nel Cielo. Questo fatto indica quanto la figura di questo santo sia importante per la storia della Chiesa e non solo di quella cattolica, essendo venerato da tutte le Chiese cristiane e considerato santo da tutte quelle che ammettono il culto dei santi. Difatti è proprio Gesù nel vangelo che lo indica come: “Il più grande tra i nati di donna” Mt 11,11a. Nella scrittura la figura di Giovanni Battista funge da collegamento tra il vecchio ed il nuovo testamento. Egli rappresenta con la sua figura austera e inflessibile, con i gesti che accompagnano il suo concepimento e la sua nascita, il nuovo Elia, come lo definisce Gesù nello stesso capitolo di Matteo 11,10, che doveva anticipare la venuta del Messia, del liberatore del popolo d’Israele. Ed è lui che indicherà ai suoi discepoli al Giordano il Messia, dopo avere visto discendere lo spirito di Dio su Gesù: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me…Gv 1, 29-30. Ma cosa può dire a noi dopo due millenni di storia cristiana, la figura di Giovanni Battista? Perché se non ci chiediamo questo, corriamo il rischio di celebrare la memoria di un fatto avvenuto nel passato, che seppure importante allora, oggi non ci coinvolge per nulla. Credo che diverse ragioni possano far riflettere anche noi su come quest’uomo ha accolto la sua chiamata a servire Dio, ad essere testimone=Martire. Sicuramente, superando le false giustificazioni a cui spesso ci aggrappiamo, la prima domanda che mi pongo è: Cosa significa per me essere testimone reale, credibile? E da questa apparentemente semplice domanda e la sua eventuale risposta, la seguente è: Ma Giovanni per accogliere la voce di Dio ha scelto di vivere nel deserto, in un luogo dove il frastuono quotidiano non
    lo avrebbe distratto da ciò che riteneva essenziale, e noi in un’epoca dove spesso il primo gesto del mattino è osservare cosa viene pubblicato dai social, o alla televisione, come penso di riuscire ad
    ascoltare Dio che mi parla ogni giorno, ma che forse non riesco a sentire? E ancora: Giovanni ha avuto il coraggio di difendere ciò che riteneva vero, davanti a tutti anche ai potenti del tempo, io mi
    chiedo quando faccio solamente un segno di croce fuori dalla chiesa, mi vergogno o lo faccio furtivamente di modo da non essere troppo notato? Ecco, allora scopro solo da questo come è vero che la voce del Battista anche oggi non smette di gridare nel deserto, in quel luogo arido che spesso cerca di occupare anche il mio cuore.

    Fabrizio Zo

  • Gesù non smette di offrirci l’Amore del suo Cuore

    Gesù non smette di offrirci l’Amore del suo Cuore

    Nella basilica di Desio, sopra la porta della sacrestia, vi è un affresco di Ponziano Loverini, del 1898, che rappresenta Gesù mentre mostra il suo Sacro Cuore a S. Margherita Maria Alacoque in estasi. Ci ricorda che il mese di giugno è dedicato alla devozione del Sacro Cuore, festa istituita nel 1672 in Francia e divenuta universale per la Chiesa cattolica nel 1856. Le origini della devozione al Sacro Cuore di Gesù risalgono al 1200, tuttavia l’affermazione della devozione si ebbe nel corso del XVII secolo, in particolare per le rivelazioni private avute da Suor Margherita Maria Alacoque, diffuse da Claude de la Colombière suo confessore e direttore spirituale e dai suoi confratelli della Compagnia di Gesù. Tre encicliche, Annum Sacrum di Leone XIII, Miserentissimus Redemptor di Pio XI e soprattutto Haurietis Aquas di Pio XII, sono dedicate allo sviluppo di questa devozione che è stata chiesta espressamente dal Signore Gesù a Santa Margherita: «È per questo che ti domando che il primo venerdì dopo l’ottava del Santissimo Sacramento sia dedicato a una festa particolare per onorare il mio Cuore, facendo ad esso riparazione d’onore mediante onorevole ammenda, comunicandosi in quel giorno per riparare le indegnità che esso ha ricevuto mentre veniva esposto sugli altari; e ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per diffondere con abbondanza gli influssi del suo divino amore su quanti gli renderanno questo onore».

    Nella devozione al Sacro Cuore, la Chiesa pone anche attenzione alle promesse che Gesù ha fatto a Santa Margherita qualora si corrisponda alle Sue richieste: «Io Ti prometto, nell’eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno al Primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia del pentimento finale, quindi essi non moriranno nella mia disgrazia, né senza ricevere i Santi Sacramenti, e il mio Cuore in quell’ora estrema sarà il loro rifugio più sicuro».

    Quando leggo di rivelazioni private che la Chiesa riconosce come vere, il pensiero più ricorrente nella mia mente è: “Cristo davvero ci ama e ci vuole tutti in Paradiso… e non sa più cosa inventarsi per averci con lui!”.

  • PRONTI? …VIA!

    PRONTI? …VIA!

    A poche ore dall’inizio dell’Oratorio Estivo 2023, Alice, educatrice e pedagogista, ci racconta la sua esperienza e la scelta di occuparsi dei ragazzi adolescenti, insicuri o spavaldi ma sempre ansiosi di costruirsi una propria identità

    Eccomi!
    Quando la Cooperativa Sociale Pepita mi ha proposto il coordinamento dell’oratorio di Desio spiegandomi la scelta di suddividere per fasce di età, ho sentito immediatamente un richiamo per l’oratorio dei santi Pietro e Paolo e per i suoi preadolescenti.

    Sì, avete capito bene. Immagino le vostre facce perplesse; so che qualcuno preferisce gestire i bambini e le bambine, perché i preadolescenti danno “preoccupazioni”, mentre se siete genitori sapete bene le sfide quotidiane che vi portano. Io invece ne sono affascinata perché è l’età dell’inizio dei grandi cambiamenti, perché portano il desiderio di diventare grandi, di allontanarsi pian piano dal nido famigliare costruendo una propria identità. Siccome è l’età della sfida, proprio per questo, mi piacciono così tanto.

    Quando sono arrivata in oratorio mi sono sentita subito accolta e ad istinto ho avuto la conferma di aver fatto la scelta giusta, anche se la vera prova sarà lunedì 12 giugno.

    L’ incontro con gli e le adolescenti che hanno dato la loro disponibilità a fare da animatori per questo oratorio estivo è stato un momento emozionante. In cerchio era palpabile l’energia e l’entusiasmo, alcuni molto sicuri di sé altri più imbarazzati, come è giusto che sia, è la varietà del gruppo che fa la forza. Divisi in gruppi hanno pensato ai giochi, imparato i balli, preparato i cartelloni. Cosa ho visto? Cura, passione, competenza, gioia, attenzione ai dettagli, il desiderio di poter ridare alla loro comunità quello che hanno ricevuto da piccoli. Ma soprattutto ho visto quella forza che solo gli e le adolescenti hanno, la voglia di esserci, di stare bene e divertirsi; una programmazione fatta anche di svago e leggerezza.

    Infine due parole su di me prima di conoscerci di persona.

    Chi sono? Mi chiamo Alice, da qualche anno sono educatrice e pedagogista, ho avuto parecchie esperienze con i gruppi di differenti fasce di età, ma soprattutto preadolescenti ed adolescenti; continuo a non rimanerne delusa e continuo a ricercarne la presenza. Quest’estate affiancherò le tante persone che renderanno possibile l’oratorio che sta per iniziare, giovani ed adulti che donano il loro tempo per rendere speciali le settimane delle ragazze e dei ragazzi che parteciperanno. Perché la bellezza di un oratorio è anche questa ed è il motivo per cui scelgo questo lavoro. Io sono pronta, e voi?

    Ci vediamo il 12 giugno!

  • Don Tonino, poeta di Dio

    Don Tonino, poeta di Dio

    Primavera 1991. Ero al quarto anno delle superiori, in quel paesino del profondo sud, nel tacco d’Italia. Ci avevano preannunciato giorni prima che un vescovo sarebbe passato in tutte le aule a salutare gli studenti. Quella mattina come al solito ero davanti all’ingresso dell’istituto scolastico con i miei amici, prima dell’inizio delle lezioni.

    Poco prima delle 8 arriva una Fiat 500 e posteggia proprio davanti all’ingresso della scuola. Si apre la portiera, scende un uomo elegante vestito con il clergy, e una bella croce di legno sul petto. Deve usare tutta la sua forza per richiudere la portiera della 500, tanto che a noi studenti strappa una risata. Si avvia nella scuola, incontra il preside, che subito comincia a chiamare tutti gli studenti invitandoli ad entrare. “È già arrivato il vescovo, presto, entrate in aula!”.

    Ma chi sarà mai questo vescovo poi?? Lui sembra mettere da parte il preside, comincia a incrociare gli sguardi degli studenti, a qualcuno regala un sorriso, ad altri una pacca sulla spalla.
    Poi inizia il giro delle aule. La mia aula era molto piccola, tanto che il mio banchetto era praticamente attaccato alla cattedra del professore. Lui entra in aula, si posiziona davanti al mio banchetto, dice qualche parola di saluto che ora nemmeno ricordo bene. Poi finito, mi fissa negli occhi, perché ero proprio davanti a lui, e appoggia la sua mano sulla mia spalla. “Forza e coraggio” mi dice.

    E oggi, a 30 anni dalla sua salita in cielo, ho capito di aver incontrato una persona straordinaria e profonda. Mons. Antonio Bello continuava a farsi chiamare don Tonino, perché così era nato e così voleva essere ricordato.

    E don Tonino resta sempre così nel mio cuore, perché non bastano poche battute di un articolo per conoscerlo: bisogna leggere i suoi pensieri, dall’amore per la Vergine Maria al suo impegno per la pace, dal suo amore per gli ultimi alla sua rivoluzionaria visione di una Chiesa con il grembiule, operosa, che ama i poveri, che vive in un mondo migliore, senza ipocrisia.

    Diac. Fabrizio Santantonio

  • TEMPO DI PARTENZE E … DI ARRIVI

    TEMPO DI PARTENZE E … DI ARRIVI

    Come avete letto nella Lettera dal Vicario Episcopale con il mese di settembre Mons. Gianni Cesena, don Flavio Speroni e suor Barbara Olivato lasciano questa Comunità Pastorale, perché chiamati dall’Arcivescovo a nuovi incarichi di grande responsabilità nella realtà pastorale della Diocesi ambrosiana. A tutti loro, la Comunità delle cinque parrocchie in Desio esprime una grande e sincera riconoscenza per il proficuo lavoro svolto in tanti anni, augurando al contempo un “buon cammino” nell’opera di evangelizzazione che continueranno a svolgere con entusiasmo e dedizione. Nell’accompagnare con la preghiera quanti vanno, la Comunità accoglie con gioia e disponibilità collaborativa coloro che giungeranno al loro posto, facendo sempre crescere quello spirito collegiale e pastorale che caratterizza la Comunità di Santa Teresa di Gesù Bambino in Desio.

    La redazione e la Comunità Pastorale