➜ Dal 26 febbraio torna l’appuntamento quotidiano con monsignor Delpini «Kyrie, Signore!». Un appello a tutti i fedeli per una Quaresima di preghiera, penitenza e conversione al Vangelo per invocare e promuovere la pace nelle nostre relazioni e nel mondo.
➜ «Kyrie, Signore! In preghiera per la pace con l’Arcivescovo, ogni giorno di Quaresima» sono il titolo e il sottotitolo di una proposta a cui sarà possibile rispondere già a partire dal mattino: dalle 6.40 la meditazione sarà disponibile sul portale diocesano www.chiesadimilano.it e sui social (e sarà poi ovviamente fruibile in qualunque momento della giornata); alla stessa ora sarà trasmessa su Radio Marconi (con replica alle 20.30), mentre alle 7.55 dei giorni feriali e alle 9.25 della domenica verrà trasmessa su Telenova (canale 18 del digitale terrestre).
In questa Quaresima, il gruppo RnS Gesù Misericordioso invita tutti alla celebrazione del primo venerdì del mese il 3 marzo alle ore 21 nella Chiesa del Sacro Cuore in via Segantini.
Seguendo la liturgia ambrosiana, non celebreremo l’Eucaristia ma vivremo un tempo di contemplazione davanti alla Croce di Gesù, che “è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio”.
Esaltiamo con la Chiesa il Signore Gesù, che per mezzo della croce è diventato per noi e per tutti Sapienza, Giustizia, Santificazione e Redenzione.
Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo!
Prima comunicazione, pomeriggio di lunedì scorso: «La situazione di ora in ora è sempre più drammatica. Si attendono nuove scosse forti. Cattedrale Iskenderun crollata. Edifici episcopio e accoglienza devastati. Vescovo e collaboratori tutti vivi. Ma migliaia di morti nelle città della zona. Ospedali crollati o inagibili. Manca elettricità e quindi pochi collegamenti telefonici o via Internet. Grazie per la vostra preghiera e aiuto» scrive il vescovo dell’Anatolia, con sede a Iskenderun, mons. Paolo Bizzeti.
A una sessantina di chilometri dalla città c’è Antiochia, dove Pietro ha sostato sulla via di Roma, dove Paolo ha iniziato la sua vita apostolica, dove anche Maria e Giovanni hanno vissuto per qualche tempo.
Qui per la prima volta si coniò il termine “cristiani”.
A un centinaio di chilometri a est c’è Aleppo, città martire della guerra in Siria, sede tutt’oggi di una vivace comunità cattolica.
Il terremoto mette le dita nelle piaghe più vive del nostro tempo: guerre senza fine, profughi in enormi quantità, poveri che pagano le politiche criminali di pochi potenti privi di scrupoli; la prevenzione sprecata con la guerra (quante risorse bruciate in Ucraina) invece che con lungimiranti progetti di salute, educazione, urbanizzazione. E anche le memorie cristiane distrutte: perché essere cristiani non esime dall’essere umani, con i rischi e le sofferenze conseguenti. «Grazie per la vostra preghiera e aiuto» dice il Vescovo. Diamoci da fare in entrambe le direzioni.
Dalla lettera pastorale di quest’anno tre proposte d’incontro per animatori liturgici per imparare a pregare
Sabato 4 febbraio si è svolto il primo di tre incontri voluti dal Servizio di Pastorale Liturgica della Diocesi, destinati agli operatori di Pastorale Liturgica, a cui è possibile ancora iscriversi gratuitamente ad uno o più incontri attraverso il sito della diocesi: https://www.chiesadimilano.it/servizioperlapastoraleliturgica/
Sono occasioni di ascolto e riflessione in tre città della Diocesi: Tradate, Erba, Milano, destinati a tutti i i fedeli e, in particolare, a chi anima la liturgia, lettori, animatori musicali, cantori, ministri straordinari della comunione eucaristica… L’idea è nata partendo dalla lettera pastorale di quest’anno, ed in particolare dalle domande che emergono dal testo dell’Arcivescovo: Come pregheranno se nessuno lo insegna? Come lo insegneranno se non pregano?
Ed è lui che, partecipando ed affiancando ogni volta i diversi relatori, risponderà a queste domande. Le tre parole che intitolano la lettera pastorale, che recitiamo tantissime volte nella liturgia, rischiano di essere indebolite nel loro forte significato, dalla nostra abitudine alla ripetizione. Per questo motivo è importante riscoprirle e pronunciarle con uno spirito nuovo: “queste parole misteriose invitano a umili, costanti percorsi di apprendistato e di disponibilità alla potenza dello Spirito, sono principio di inesauribile stupore, gratitudine e intimo desiderio di conversione” .
A Tradate padre Adalberto Pirovano, monaco e insegnante di liturgia, ha proposto una riflessione sul rapporto tra preghiera liturgica e preghiera personale.
A Erba don Giovanni Cavagnoli, parroco della diocesi di Cremona e docente all’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina a Padova, parlerà del ruolo degli animatori della preghiera della comunità.
A Milano mons. Franco Magnani, già direttore dell’ufficio liturgico della CEI e sacerdote della diocesi di Mantova, interverrà sul rito, la sua comprensione come “grazia di entrare nel mistero come popolo santo di Dio”.
Il vivere più intensamente, in maniera consapevole e attiva la nostra partecipazione alla preghiera della Chiesa è necessario, per trovare in essa la fonte e lo stile della nostra preghiera familiare, di gruppo e individuale; solo così è possibile, di conseguenza, animare e rendere più viva anche la liturgia nelle nostre parrocchie Fabrizio Zo
Incontro con Sergio Galbiati, presidente di Regala un Sorriso, l’associazione desiana che da 18 anni si occupa di donare un sorriso a bambini e famiglie dell’Ucraina
Come e perchè è nata Regala un Sorriso?
È nata nel 2004, grazie a un progetto promosso dal Comune di Desio e dai ministeri dell’Ucraina, per garantire supporto e accoglienza temporanea a bambini ucraini nel periodo post Chernobil, dove nel 1986 era esplosa la centrale nucleare. Nel giro di pochi anni siamo arrivati ad avere circa 40 famiglie desiane che periodicamente accoglievano, per circa 2 mesi, bimbi e ragazzi dai 6 ai 17 anni provenienti da orfanotrofi che, oltre al tetto e al cibo, avevano bisogno di affetto e di calore umano.
I bambini accolti come reagivano?
Dopo un iniziale ambientamento tutti i bambini si trovavano a loro agio nel contesto famigliare, potevano avere contatti e relazioni con gli oratori e la città, fare gite e vivere con serenità il loro soggiorno. Quando poi i ragazzi rientravano in patria le famiglie desiane mantenevano contatti con loro e magari l’anno seguente li riaccoglievano per un nuovo periodo. Abbiamo visto crescere molti bambini che, ritrovati ai nostri giorni, sono diventati adulti e genitori di altri bambini.
E le vostre iniziative crescevano con loro…
Sì, abbiamo fatto nascere eventi come “la pentola della solidarietà” che dopo 18 anni sono diventati un appuntamento fisso per i desiani, che non finiremo mai di ringraziare per il loro sostegno in questi anni. Abbiamo anche aperto una casa di accoglienza, si chiama Nash-Dim (Casa Nostra) nella zona di Chernigov, a nord di Kiev, utilissima per i ragazzi che uscendo dall’orfanotrofio potevano inserirsi nel contesto sociale. I nostri volontari, con diversi viaggi da Desio, davano loro assistenza oltre a tenere rapporti con gli enti locali.
Fino ad arrivare alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022…
Una emergenza che ci ha mobilitato in prima persona. Nel marzo scorso abbiamo accolto 8 famiglie con 19 persone e, grazie anche alla rete di associazioni coinvolte dai servizi sociali comunali per l’emergenza Ucraina, abbiamo condiviso con loro il dramma che vivevano: mariti o parenti in patria a rischio della vita, case e città distrutte. Ferite soprattutto interiori, le più difficili da rimarginare, ma almeno i bambini non vivevano l’incubo delle sirene e delle bombe. Sono ritornati tutti in patria nello scorso luglio, volevano rientrare là dove sono nati e hanno la loro vita…
È una vita dignitosa quella che vediamo nei TG, senza luce, gas, nei bunker?
No, non lo è. Noi abbiamo fatto quello che potevamo, abbiamo raccolto vestiario, alimenti, medicine grazie alla generosità dei desiani, e ora, da poco, abbiamo fornito loro dei generatori. Ogni viaggio da 2000Km circa comporta ingenti spese però abbiamo fatto sentire loro la nostra vicinanza. Chi vuole può aiutarvi in qualsiasi momento… Ora raccogliamo fondi che vengono trasferiti ai nostri referenti al confine polacco per rifornirsi dei generi di prima necessità. E collaborando con altre associazioni ci siamo impegnati ad allestire ambulanze dismesse che vengono inviate nelle zone di guerra.
Grazie Sergio, a te e a tutti i volontari: con il vostro impegno mettete in pratica il comando evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Venerdì 17 febbraio alle 21 presso la parrocchia di San Giovanni Battista si terrà l’ultimo incontro del ciclo di quest’anno de “il sicomoro” con la presenza di Orietta Strazzanti che ci parlerà della Scuola di Italiano per Stranieri e sul valore delle relazioni con persone lontane dalla nostra cultura e che non parlano la nostra lingua.
Questa preghiera, composta da Orietta, ci introduce al tema della serata
Preghiera per il coraggio dell’accoglienza
Signore Gesù, illumina la nostra mente e riscalda il nostro cuore affinché possiamo vincere la paura del diverso.
Aiutaci a riconoscere l’umanità che c’è in ogni straniero.
Fa’ che, attingendo alla tua Parola, possiamo sognare il Regno di Dio nella fraternità e realizzarlo
diventando attenti a tutte le fragilità degli stranieri con animo compassionevole.
Rendici capaci di creare ponti, di accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
Fa’ che dai nostri gesti di accoglienza, inclusione e cura dell’altro facciamo trasparire un raggio che testimoni la luce e il calore del tuo immenso amore.
Ti ringraziamo, Signore, per tutte le occasioni di fare del bene che ci dai quotidianamente.
Amen
La rete internazionale Caritas, e in essa Caritas Italiana, con le sue articolazioni diocesane, si è attivata per predisporre aiuti a favore delle popolazioni della Turchia sud-orientale e della Siria settentrionale, duramente colpite dal catastrofico terremoto dei giorni scorsi. La Chiesa italiana, tramite la Conferenza episcopale, ha stanziato 500 mila euro per gli aiuti immediati.
Per fronteggiare le prime, impellenti necessità di aiuto, Caritas Ambrosiana mette a disposizione 20 mila euro, e lancia una raccolta fondi, il cui ricavato sarà destinato a finanziare interventi d’urgenza. Caritas Ambrosiana ha predisposto una pagina internet dedicata, finalizzata a illustrare e aggiornare le modalità di donazione e il contenuto degli aiuti a questo link: https://www.caritasambrosiana.it/area-per-la-stampa/approfondimenti-area-per-la-stampa/turchia-e-siria-sconvolte-dal-sisma
Nelle chiese di Desio si attiveranno raccolte dedicate di contributi in denaro (altre forme sono sconsigliate perché irrealizzabili sotto il profilo pratico) da consegnare a Caritas Ambrosiana. Chi desidera può inviare contributi propri seguendo le indicazioni riportate sul sito sopra citato
Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebra il 5 febbraio 2023. L’invito a rinnovare lo slancio per “promuovere azioni concrete a difesa della vita”
“La morte non è mai una soluzione. ‘Dio ha creato tutte le cose perché esistano: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14)”. È incentrata su questo tema la 45.ma Giornata nazionale per la Vita. Nel messaggio dei vescovi si sottolinea che “in questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una ‘soluzione’ drammatica: dare la morte”.
Il diffondersi di una “cultura di morte”
“Dietro questa soluzione – si legge nel documento – è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto”. “Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto”. “Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel suicidio assistito”. “Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta”. Così, poco a poco, si diffonde “la cultura della morte”.
Per una “cultura di vita”
Nel messaggio si sottolinea che “Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita”. “Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri”.
Dare la morte funziona davvero?
“È anche doveroso chiedersi – si legge nel messaggio preparato dal Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana – se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace”. “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso?
Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”
Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?”.
Una questione etica
“Dare la morte come soluzione – si legge infine nel messaggio – pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine”.
“La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al ‘Vangelo della vita’, l’impegno a smascherare la ‘cultura di morte’, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando sempre maggiori energie e risorse”.
Come ogni anno la comunità pastorale attraverso la Commissione Famiglia cittadina propone il consueto appuntamento di raccolta fondi a favore del Centro Aiuto alla Vita tramite la vendita delle primule.
La nostra comunità pastorale ha sempre risposto benevolmente all’invocazione di aiuto degli operatori del bene del CAV (presente anche sul nostra città tramite lo sportello presso la Chiesa di San Giovanni Battista) che sostiene tante mamme.
Richiamando le parole del Papa «nessuno si salva da solo, ci si può salvare unicamente insieme», i vescovi ci ricordano: «Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione».
E quindi in occasione delle messe di sabato 4 e domenica 5 febbraio potremo portare a casa un cestino di gioiose primule e così compiere un gesto semplice e al contempo prezioso per sostenere la VITA nascente.
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