Categoria: News

  • Vide la grazia di Dio e se ne rallegrò

    Vide la grazia di Dio e se ne rallegrò

    Racconti e riflessioni per uno stile di Chiesa sinodale e missionaria

    «Il ramo di mandorlo» è il titolo di una serie di incontri in presenza e in diretta web che la Formazione permanente del Clero, la Consulta diocesana della Chiesa dalle genti e Azione Cattolica Ambrosiana, dal 16 gennaio all’8 febbraio offre a tutti – laici, consacrati, clero – e in particolare ai Consigli pastorali delle parrocchie e delle Comunità pastorali, ai Gruppi Barnaba, alle associazioni, ai movimenti e ai gruppi
    ecclesiali.

    L’itinerario di quest’anno – dal titolo «Vide la Grazia di Dio e se ne rallegrò. Racconti e riflessioni per uno stile di Chiesa sinodale e missionaria» – prevede cinque appuntamenti zonali con inizio alle 20.45, in presenza e in streaming su www.chiesadimilano.it, tutti con la partecipazione dell’Arcivescovo. Gli appuntamenti zonali sono proposti appunto «per imparare a rallegrarsi della grazia di Dio che rende sempre possibile la missione della Chiesa, per imparare a pensare insieme e a discernere secondo lo Spirito i passi della Chiesa, per imparare a perseverare con fiducia e speranza nelle scelte di comunione, di fraternità e di servizio al Vangelo».

    • Per la Zona V l’incontro è mercoledì 8 febbraio, presso il Cinema Teatro San Giuseppe a Brugherio (via Italia 76): «Storie da raccontare»; racconto del Gruppo Barnaba del Decanato di Carate Brianza, riflessione di Miriam Giovanzana.
    • Gli incontri si possono seguire in diretta streaming alle 20,45 sul portale della Diocesi www.chiesadimilano.it Alla fine del percorso formativo saranno resi disponibili i video e le relazioni sempre sul portale della Diocesi.
  • Sulla “Candelora”

    Sulla “Candelora”

    CENNI SULLA “CANDELORA”

    Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

    La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto
    40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

    Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania). La denominazione di “Candelora” data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza con l’antico rito dei romani detto Lucernare e con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

    Durante il suo episcopato (tra il 492 e il 496 d.C.), il pontefice Gelasio ottenne dal Senato l’abolizione dei Lupercali, ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora. Nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.

  • Domenica della Parola di Dio

    Domenica della Parola di Dio

    In tutta la Chiesa Cattolica si celebra domenica 22 gennaio 2023 la “Giornata della Parola di Dio”, fortemente voluta e istituita da papa Francesco, e che quest’anno ha come tema l’espressione tratta dalla lettera di Giovanni “Vi annuncio ciò che abbiamo veduto” (1Gv 1,3).

    Nel 2019 papa Francesco istituisce nella terza Domenica del tempo ordinario la Giornata della Parola di Dio, intesa come un giorno da vivere in modo solenne per riscoprire il senso pasquale e salvifico della Parola di Dio che spinge in modo sempre rinnovato ad uscire dall’individualismo per rinascere nella carità.
    L’autore della lettera di Giovanni richiama la stretta connessione dell’annuncio della Parola con l’esperienza viva e personale del mistero pasquale.

    Egli non porta solo un insegnamento, ma testimonia la presenza viva del Risorto dentro di sé. In questo senso il Vangelo è la partecipazione alla vita nuova del Signore Risorto, richiamata – soprattutto negli scritti di Paolo e in quelli di Giovanni − dalle ripetute espressioni che delineano la vita “in Cristo”.

    Nell’esperienza cristiana c’è un momento dove tutto questo è vissuto in modo pieno: la celebrazione eucaristica. Non è un caso che suor Marie Paul Farran (Gerusalemme) amava ripetere che “sulla strada da Gerusalemme a Emmaus è stata aperta la prima scuola della Parola, allestita direttamente dal Risorto”.

    E non a caso la narrazione del percorso di Emmaus termina con il riconoscimento pieno di Gesù da parte dei discepoli nel momento in cui a tavola Egli spezza il pane: Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico.

    Guido Feltrin

  • I ragazzi scelgono, i genitori affidano, gli educatori accompagnano

    Mettete 80 ragazzi, 160 genitori, un prete, un’ausiliaria, una mamma e 18 educatori in basilica domenica 15 gennaio…
    Chi sono? Che cosa ci fanno?

    Sono i ragazzi, supportati da famiglie ed educatori, che hanno aderito alla proposta di un cammino di fede che faccia da raccordo tra la Cresima e la Professione di fede.

    Si tratta di ragazzi che, non più di quattro mesi fa, si sono trovati davanti a un passaggio di vita e di fede: l’ingresso nella scuola secondaria e l’aver ricevuto tutti i Sacramenti dell’iniziazione cristiana.

    Dopo la Cresima i ragazzi hanno avuto la possibilità di decidere se fermarsi nel cammino di fede o continuarlo, se scartare i doni dello Spirito Santo o metterli in un cassetto. Quelli presenti hanno deciso di continuarlo e di permettere allo Spirito di agire in loro.

    La proposta è stata fatta in tre oratori, Beata Vergine Immacolata, SS. Pietro e Paolo e San Pio X, dove si riuniscono ragazzi provenienti da varie parrocchie.
    I ragazzi hanno scelto a quale gruppo unirsi per comodità di luogo e orario o, semplicemente, per i nuovi amici che hanno incontrato a scuola.

    Gli educatori dei cinque oratori si sono messi a servizio mescolandosi fra loro e, come già avvenuto per le esperienze estive, proponendo un orizzonte profetico di comunione.

    Tra ottobre e novembre la catechesi si è concentrata su due grandi temi: la scelta di vivere da cristiani e il gruppo come supporto alle esperienze di vita e di fede.

    A dicembre si sono preparati al Natale, riflettendo sul fatto che occorre decidere da che parte stare davanti a Gesù, esattamente come hanno fatto i personaggi del Vangelo.

    Hanno poi vissuto l’esperienza del “RitirONE”, con uno sguardo sul mondo e coinvolgendosi in prima persona per i suoi bisogni. Ogni ragazzo e famiglia ha donato una coppia di asciugamani per gli ospiti della Casa della Carità di Milano, che ha risposto con i ringraziamenti e un insegnamento tratto dalla vita che lì si svolge quotidianamente.

    Ora, dopo i primi “esperimenti” da preadolescenti, si tratta di consolidare il cammino con una scelta da dichiarare davanti alla Comunità cristiana: continuare il percorso di catechesi, non più come “piccoli” ma responsabili in prima persona, identificandosi con Gesù dodicenne nel Tempio.

    Ed ecco che domenica alla Messa ragazzi e genitori si siedono insieme sulla stessa panca simbolicamente per “l’ultima volta”.

    I genitori accompagnano la scelta dei ragazzi “consegnandoli” alla guida di fratelli più grandi: gli educatori. Sono ragazzi 18enni che stanno facendo il proprio cammino di fede e si rendono disponibili per fare un tratto di strada insieme ai più piccoli. Non tanto come esempi di vita già matura ma come amici e compagni di strada che, avendo vissuto le stesse esperienze, possono aiutare nel cammino.
    Da qui, si entra ufficialmente a far parte del gruppo Preadolescenti, di coloro che si preparano alla Professione di fede.

    Ai nuovi preadolescenti, alle famiglie, agli educatori va il nostro augurio perché possano crescere nella santità quotidiana.

    Alla comunità cristiana chiediamo il sostegno con la preghiera.

    Barbara, ausiliaria diocesana
    Referente per la Pastorale giovanile Preadolescenti 1

  • «Com’è bello!»

    «Com’è bello!»

    «Com’è bello!» è lo slogan per celebrare la Festa della Famiglia che festeggeremo domenica 29 gennaio.

    Il tema diocesano riprende l’«Invio missionario delle famiglie» che Papa Francesco ha rivolto a tutti a conclusione del X Incontro mondiale delle famiglie (che si è svolto nel giugno scorso): «Annunciate con gioia la bellezza dell’essere famiglia!».

    Questo è quindi l’invito che facciamo a tutte le famiglie della comunità. Vogliamo dimostrare «com’è bello» vivere insieme in famiglia, nonostante tante difficoltà, tensioni, preoccupazioni. La forza della famiglia sta proprio nella sua capacità di vivere con gioia la sua bellezza, fino in fondo e allora in questa occasione prendiamoci il tempo per riflettere: quali sono i punti di forza che ogni famiglia ha trovato al suo interno?

    Scrivi un pensiero e portalo in chiesa domenica, troverai un cartellone che aspetta solo di essere riempito.

  • Festa della Famiglia

    La commissione famiglia cittadina propone:

    Famiglie missionarie a km zero

    Chi sono? Vieni a scoprirlo

    Incontriamo Erika e Matteo testimoni di un nuovo modo di “abitare annunciando il Vangelo con la vita”

    Sabato 28 gennaio 2023 – ore 21,00
    Sala Castelli “Il Centro”- Via Conciliazione 15, Desio

  • Un impegno di giustizia

    ALLA CURA DEGLI ULTIMI DEGLI ULTIMI

    Tre domande a Fiorenzo De Molli , responsabile del Settore Ospitalità della Casa della Carità a Milano, che sarà con noi a Desio nell’incontro del “Il Sicomoro” del prossimo 20 gennaio.

    Come opera questa realtà verso gli ultimi?

    La Casa della Carità promuove accoglienza e cultura, insieme. Con le attività sociali dell’Accoglienza, ci prendiamo cura delle persone: bambini, donne e uomini, persone senza dimora, migranti, disabili, famiglie che si trovano in gravi difficoltà e hanno più problemi sulle loro spalle. Sono “gli ultimi degli ultimi”, per usare le parole del cardinale Carlo Maria Martini, che ha voluto la nostra Fondazione nel 2002. Dalla relazione con loro, nascono le attività dell’Accademia della Carità: iniziative culturali dedicate a tutta la cittadinanza, per accrescere la coesione sociale e attività pensate con e rivolte agli ospiti di questa grande casa alla periferia di Milano. A volere questo doppio impegno, accogliere e promuovere cultura, è stato proprio il cardinal Martini,
    che ha scelto don Virginio Colmegna come presidente, fin dalla nascitadella Fondazione.

    Quale stile è assunto verso gli ultimi?

    Lo stile della Casa della Carità è laico, inclusivo e basato sul dialogo. È ispirato dal Vangelo e dalla lettera Farsi Prossimo del cardinal Martini. Le persone in difficoltà non sono semplici destinatari delle nostre buone azioni, ma sono protagonisti con cui creare relazioni e condivisione, con reciprocità. La Casa della Carità crede nella dignità e unicità di ogni persona, nel valore dell’ascolto e della relazione, contrastando quella che papa Francesco chiama cultura dello scarto, che danneggia le persone e l’ambiente. Per contrastarla bisogna praticare l’ecologia integrale,
    un altro tema affrontato dal Papa nella “Laudato Si’”. L’idea è che giustizia sociale e giustizia ambientale sono strettamente connesse e possono essere promosse solo attraverso solidarietà, responsabilità, cura per sé stessi, per gli altri e per il pianeta. Siamo convinti che prendersi cura
    di chi è escluso generi benessere e coesione sociale, per tutti. Per questo motivo, lavoriamo ogni giorno per accogliere chi è stato rifiutato, per affrontare le emergenze metropolitane e sperimentare nuove soluzioni.

    Come ripartire dopo l’emergenza COVID-19?

    Sono stati mesi lunghi, attraversati da stati d’animo differenti. All’inizio c’era tanto disorientamento, perché non si capiva che cosa bisognava fare. Poi ho vissuto il timore per la mia salute… e ho visto morire anche alcune persone conosciute e questo ha generato un po’ di paura.
    Ho vissuto mesi con molta angoscia per chi abbiamo dovuto lasciare fuori, penso ai senza dimora ospiti delle docce, che non hanno nessuno. Mi sono domandato tante volte: è corretto? Ma questa è stata per noi un’emergenza diversa dalle altre, perché tutta la Casa si è fermata: per usare una metafora calcistica, abbiamo fatto catenaccio per difendere i nostri ospiti e ha funzionato. Certe cose potremo ancora farle come prima, altre dovranno essere pensate diversamente. Anche questa situazione ci servirà a crescere, se riusciremo a lasciarci modellare dai nuovi bisogni, e se sapremo trovare nuove risposte da mettere in campo nei prossimi anni, che si prospettano difficili.

    Vito e Norma

  • I magi a SS. Pietro e Paolo

    Venerdì 6 gennaio, giorno dell’Epifania, a SS. Pietro e Paolo è stato fatto un corteo con i Magi prima della S. Messa. Riviviamo insieme il momento con alcune foto.

  • Preghiera per l’unità dei cristiani

    “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Is 1, 17). È questa perentoria affermazione
    del profeta Isaia che le sorelle e i fratelli del Minnesota (USA) pongono alla nostra riflessione per la preghiera comune di quest’anno.

    È un ammonimento che riceviamo, da comprendere anzitutto nel contesto più generale
    del linguaggio profetico. Il pensiero 693 del filosofo francese Blaise Pascal ci esorta: “senza la voce dei profeti, non sapremmo chi ci ha messo in quest’angolo di universo, che cosa siamo venuti a fare e che cosa diventeremo morendo”. Niente meno di questo ci pone sotto gli occhi la pagina profetica che ci guiderà nella preghiera quest’anno.

    Pregare insieme per l’unità dei cristiani ci permette di riflettere su ciò che ci unisce e di impegnarci a combattere l’oppressione e la divisione della famiglia umana.

    don Flavio

    Signore Gesù,
    che alla vigilia di morire per noi
    hai pregato affinché tutti i tuoi discepoli
    fossero perfettamente uno,
    come Tu nel Padre tuo
    e il Padre tuo in Te,
    facci provare dolorosamente l’infedeltà
    delle nostre disunioni.
    Donaci la lealtà di riconoscere
    e il coraggio di rigettare
    quanto si nasconde in noi
    di indifferenza, di sfiducia
    e perfino di reciproca ostilità.
    Concedici di ritrovarci tutti in Te,
    affinché, dai nostri cuori
    e dalle nostre labbra,
    salga incessantemente la tua preghiera
    per l’unità dei cristiani, quale Tu la vuoi,
    con i mezzi che Tu vuoi.
    In Te che sei la carità perfetta,
    facci trovare la via che conduce all’unità,
    nell’obbedienza al tuo amore
    e alla tua verità.
    Amen!
    Paul Couturier