Categoria: News

  • Iskenderun

    Iskenderun

    Prima comunicazione, pomeriggio di lunedì scorso: «La situazione di ora in ora è sempre più drammatica. Si attendono nuove scosse forti. Cattedrale Iskenderun crollata. Edifici episcopio e accoglienza devastati. Vescovo e collaboratori tutti vivi. Ma migliaia di morti nelle città della zona. Ospedali crollati o inagibili. Manca elettricità e quindi pochi collegamenti telefonici o via Internet. Grazie per la vostra preghiera e aiuto» scrive il vescovo dell’Anatolia, con sede a Iskenderun, mons. Paolo Bizzeti.

    A una sessantina di chilometri dalla città c’è Antiochia, dove Pietro ha sostato sulla via di Roma, dove Paolo ha iniziato la sua vita apostolica, dove anche Maria e Giovanni hanno vissuto per qualche tempo.

    Qui per la prima volta si coniò il termine “cristiani”.

    A un centinaio di chilometri a est c’è Aleppo, città martire della guerra in Siria, sede tutt’oggi di una vivace comunità cattolica.

    Il terremoto mette le dita nelle piaghe più vive del nostro tempo: guerre senza fine, profughi in enormi quantità, poveri che pagano le politiche criminali di pochi potenti privi di scrupoli; la prevenzione sprecata con la guerra (quante risorse bruciate in Ucraina) invece che con lungimiranti progetti di salute, educazione, urbanizzazione. E anche le memorie cristiane distrutte: perché essere cristiani non esime dall’essere umani, con i rischi e le sofferenze conseguenti. «Grazie per la vostra preghiera e aiuto» dice il Vescovo. Diamoci da fare in entrambe le direzioni.

    don Gianni

  • Kyrie, Alleluia, Amen

    Dalla lettera pastorale di quest’anno tre proposte d’incontro per animatori liturgici per imparare a pregare

    Sabato 4 febbraio si è svolto il primo di tre incontri voluti dal Servizio di Pastorale Liturgica della Diocesi, destinati agli operatori di Pastorale Liturgica, a cui è possibile ancora iscriversi gratuitamente ad uno o più incontri attraverso il sito della diocesi: https://www.chiesadimilano.it/servizioperlapastoraleliturgica/

    Sono occasioni di ascolto e riflessione in tre città della Diocesi: Tradate, Erba, Milano, destinati a tutti i i fedeli e, in particolare, a chi anima la liturgia, lettori, animatori musicali, cantori, ministri straordinari della comunione eucaristica… L’idea è nata partendo dalla lettera pastorale di quest’anno, ed in particolare dalle domande che emergono dal testo dell’Arcivescovo: Come pregheranno se nessuno lo insegna? Come lo insegneranno se non pregano?

    Nella foto, un momento dell’incontro tenuto a Tradate, sabato 4 febbraio. Da sinistra padre Adalberto Pirovano monaco di Dumenza docente di Liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale S.Giustina di Padova, al centro l’Arcivescovo Mario Delpini, a destra Mons. Fausto Gilardi Responsabile Servizio di Pastorale Liturgica della Diocesi.

    Ed è lui che, partecipando ed affiancando ogni volta i diversi relatori, risponderà a queste domande. Le tre parole che intitolano la lettera pastorale, che recitiamo tantissime volte nella liturgia, rischiano di essere indebolite nel loro forte significato, dalla nostra abitudine alla ripetizione. Per questo motivo è importante riscoprirle e pronunciarle con uno spirito nuovo: “queste parole misteriose invitano a umili, costanti percorsi di apprendistato e di disponibilità alla potenza dello Spirito, sono principio di inesauribile stupore, gratitudine e intimo desiderio di conversione” .

    • A Tradate padre Adalberto Pirovano, monaco e insegnante di liturgia, ha proposto una riflessione sul rapporto tra preghiera liturgica e preghiera personale.
    • A Erba don Giovanni Cavagnoli, parroco della diocesi di Cremona e docente all’Istituto di liturgia pastorale di S. Giustina a Padova, parlerà del ruolo degli animatori della preghiera della comunità.
    • A Milano mons. Franco Magnani, già direttore dell’ufficio liturgico della CEI e sacerdote della diocesi di Mantova, interverrà sul rito, la sua comprensione come “grazia di entrare nel mistero come popolo santo di Dio”.

    Il vivere più intensamente, in maniera consapevole e attiva la nostra partecipazione alla preghiera della Chiesa è necessario, per trovare in essa la fonte e lo stile della nostra preghiera familiare, di gruppo e individuale; solo così è possibile, di conseguenza, animare e rendere più viva anche la liturgia nelle nostre parrocchie
    Fabrizio Zo

  • Operatori di pace con un sorriso

    Operatori di pace con un sorriso

    Incontro con Sergio Galbiati, presidente di Regala un Sorriso, l’associazione desiana che da 18 anni si occupa di donare un sorriso a bambini e famiglie dell’Ucraina

    Come e perchè è nata Regala un Sorriso?

    È nata nel 2004, grazie a un progetto promosso dal Comune di Desio e dai ministeri dell’Ucraina, per garantire supporto e accoglienza temporanea a bambini ucraini nel periodo post Chernobil, dove nel 1986 era esplosa la centrale nucleare. Nel giro di pochi anni siamo arrivati ad avere circa 40 famiglie desiane che periodicamente accoglievano, per circa 2 mesi, bimbi e ragazzi dai 6 ai 17 anni provenienti da orfanotrofi che, oltre al tetto e al cibo, avevano bisogno di affetto e di calore umano.

    I bambini accolti come reagivano?

    Dopo un iniziale ambientamento tutti i bambini si trovavano a loro agio nel contesto famigliare, potevano avere contatti e relazioni con gli oratori e la città, fare gite e vivere con serenità il loro soggiorno. Quando poi i ragazzi rientravano in patria le famiglie desiane mantenevano contatti con loro e magari l’anno seguente li riaccoglievano per un nuovo periodo. Abbiamo visto crescere molti bambini che, ritrovati ai nostri giorni, sono diventati adulti e genitori di altri bambini.

    E le vostre iniziative crescevano con loro…

    Sì, abbiamo fatto nascere eventi come “la pentola della solidarietà” che dopo 18 anni sono diventati un appuntamento fisso per i desiani, che non finiremo mai di ringraziare per il loro sostegno in questi anni. Abbiamo anche aperto una casa di accoglienza, si chiama Nash-Dim (Casa Nostra) nella zona di Chernigov, a nord di Kiev, utilissima per i ragazzi che uscendo dall’orfanotrofio potevano inserirsi nel contesto sociale. I nostri volontari, con diversi viaggi da Desio, davano loro assistenza oltre a tenere rapporti con gli enti locali.

    Fino ad arrivare alla guerra iniziata il 24 febbraio 2022…

    Una emergenza che ci ha mobilitato in prima persona. Nel marzo scorso abbiamo accolto 8 famiglie con 19 persone e, grazie anche alla rete di associazioni coinvolte dai servizi sociali comunali per l’emergenza Ucraina, abbiamo condiviso con loro il dramma che vivevano: mariti o parenti in patria a rischio della vita, case e città distrutte. Ferite soprattutto interiori, le più difficili da rimarginare, ma almeno i bambini non vivevano l’incubo delle sirene e delle bombe. Sono ritornati tutti in patria nello scorso luglio, volevano rientrare là dove sono nati e hanno la loro vita…

    È una vita dignitosa quella che vediamo nei TG, senza luce, gas, nei bunker?

    No, non lo è. Noi abbiamo fatto quello che potevamo, abbiamo raccolto vestiario, alimenti, medicine grazie alla generosità dei desiani, e ora, da poco, abbiamo fornito loro dei generatori. Ogni viaggio da 2000Km circa comporta ingenti spese però abbiamo fatto sentire loro la nostra vicinanza.
    Chi vuole può aiutarvi in qualsiasi momento… Ora raccogliamo fondi che vengono trasferiti ai nostri referenti al confine polacco per rifornirsi dei generi di prima necessità. E collaborando con altre associazioni ci siamo impegnati ad allestire ambulanze dismesse che vengono inviate nelle zone di guerra.

    Grazie Sergio, a te e a tutti i volontari: con il vostro impegno mettete in pratica il comando evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

    Vito Bellofatto

  • Il sicomoro – Venerdì 17 febbraio

    Il sicomoro – Venerdì 17 febbraio

    Venerdì 17 febbraio alle 21 presso la parrocchia di San Giovanni Battista si terrà l’ultimo incontro del ciclo di quest’anno de “il sicomoro” con la presenza di Orietta Strazzanti che ci parlerà della Scuola di Italiano per Stranieri e sul valore delle relazioni con persone lontane dalla nostra cultura e che non parlano la nostra lingua.

    Questa preghiera, composta da Orietta, ci introduce al tema della serata

    Preghiera per il coraggio dell’accoglienza

    Signore Gesù, illumina la nostra mente e riscalda il nostro cuore affinché possiamo vincere la paura del diverso.
    Aiutaci a riconoscere l’umanità che c’è in ogni straniero.
    Fa’ che, attingendo alla tua Parola, possiamo sognare il Regno di Dio nella fraternità e realizzarlo 
    diventando attenti  a tutte le fragilità degli stranieri con animo compassionevole.
    Rendici capaci di creare ponti, di accogliere, proteggere, promuovere e integrare.
    Fa’ che dai nostri gesti di accoglienza, inclusione e cura dell’altro facciamo trasparire un raggio che testimoni la luce e il calore del tuo immenso amore.
    Ti ringraziamo, Signore, per tutte le occasioni di fare del bene che ci dai quotidianamente. 
    Amen
    
  • Turchia e Siria sconvolte dal sisma

    Turchia e Siria sconvolte dal sisma

    La rete internazionale Caritas, e in essa Caritas Italiana, con le sue articolazioni diocesane, si è attivata per predisporre aiuti a favore delle popolazioni della Turchia sud-orientale e della Siria settentrionale, duramente colpite dal catastrofico terremoto dei giorni scorsi. La Chiesa italiana, tramite la Conferenza episcopale, ha stanziato 500 mila euro per gli aiuti immediati.

    Per fronteggiare le prime, impellenti necessità di aiuto, Caritas Ambrosiana mette a disposizione 20 mila euro, e lancia una raccolta fondi, il cui ricavato sarà destinato a finanziare interventi d’urgenza. Caritas Ambrosiana ha predisposto una pagina internet dedicata, finalizzata a illustrare e aggiornare le modalità di donazione e il contenuto degli aiuti a questo link: https://www.caritasambrosiana.it/area-per-la-stampa/approfondimenti-area-per-la-stampa/turchia-e-siria-sconvolte-dal-sisma

    Nelle chiese di Desio si attiveranno raccolte dedicate di contributi in denaro (altre forme sono sconsigliate perché irrealizzabili sotto il profilo pratico) da consegnare a Caritas Ambrosiana. Chi desidera può inviare contributi propri seguendo le indicazioni riportate sul sito sopra citato

  • La Cei: “No a una cultura di morte alimentata da ideologie e interessi economici”

    Messaggio della Conferenza Episcopale Italiana per la 45ª Giornata Nazionale per la Vita, che si celebra il 5 febbraio 2023. L’invito a rinnovare lo slancio per “promuovere azioni concrete a difesa della vita”

    “La morte non è mai una soluzione. ‘Dio ha creato tutte le cose perché esistano: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte’ (Sap 1,14)”. È incentrata su questo tema la 45.ma Giornata nazionale per la Vita. Nel messaggio dei vescovi si sottolinea che “in questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una ‘soluzione’ drammatica: dare la morte”.

    Il diffondersi di una “cultura di morte”

    “Dietro questa soluzione – si legge nel documento – è possibile riconoscere importanti interessi economici e ideologie che si spacciano per ragionevoli e misericordiose, mentre non lo sono affatto”. “Quando un figlio non lo posso mantenere, non l’ho voluto, quando so che nascerà disabile o credo che limiterà la mia libertà o metterà a rischio la mia vita… la soluzione è spesso l’aborto”. “Quando una malattia non la posso sopportare, quando rimango solo, quando perdo la speranza, quando vengono a mancare le cure palliative, quando non sopporto veder soffrire una persona cara… la via d’uscita può consistere nell’eutanasia o nel suicidio assistito”. “Quando l’accoglienza e l’integrazione di chi fugge dalla guerra o dalla miseria comportano problemi economici, culturali e sociali… si preferisce abbandonare le persone al loro destino, condannandole di fatto a una morte ingiusta”. Così, poco a poco, si diffonde “la cultura della morte”.

    Per una “cultura di vita”

    Nel messaggio si sottolinea che “Il Signore crocifisso e risorto – ma anche la retta ragione – ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita”. “Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore
    anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa. Ci aiuta ad accogliere la drammatica prepotenza della malattia e il lento venire della morte, schiudendo il mistero dell’origine e della fine. Ci insegna a condividere le stagioni difficili della sofferenza, della malattia devastante, delle gravidanze che mettono a soqquadro progetti ed equilibri”.

    Dare la morte funziona davvero?

    “È anche doveroso chiedersi – si legge nel messaggio preparato dal Consiglio episcopale permanente della Conferenza episcopale italiana – se il tentativo di risolvere i problemi eliminando le persone sia davvero efficace”. “Siamo sicuri che la banalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza elimini la ferita profonda che genera nell’animo di molte donne che vi hanno fatto ricorso?

    Siamo sicuri che il suicidio assistito o l’eutanasia rispettino fino in fondo la libertà di chi li sceglie – spesso sfinito dalla carenza di cure e relazioni – e manifestino vero e responsabile affetto da parte di chi li accompagna a morire? Siamo sicuri che dietro il crescente fenomeno dei suicidi, anche giovanili, non ci sia l’idea che “la vita è mia e ne faccio quello che voglio?”

    Siamo sicuri che la chiusura verso i migranti e i rifugiati e l’indifferenza per le cause che li muovono siano la strategia più efficace e dignitosa per gestire quella che non è più solo un’emergenza?”.

    Una questione etica

    “Dare la morte come soluzione – si legge infine nel messaggio – pone una seria questione etica, poiché mette in discussione il valore della vita e della persona umana. Alla fondamentale fiducia nella vita e nella sua bontà – per i credenti radicata nella fede – che spinge a scorgere possibilità e valori in ogni condizione dell’esistenza, si sostituisce la superbia di giudicare se e quando una vita, foss’anche la propria, risulti degna di essere vissuta, arrogandosi il diritto di porle fine”.

    “La Giornata per la vita rinnovi l’adesione dei cattolici al ‘Vangelo della vita’, l’impegno a smascherare la ‘cultura di morte’, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando
    sempre maggiori energie e risorse”.

    tratto da Vatican News

  • Sostieni le attività del Centro di Aiuto alla Vita di Seregno

    Sostieni le attività del Centro di Aiuto alla Vita di Seregno

    Sabato 4 e domenica 5 febbraio

    Come ogni anno la comunità pastorale attraverso la Commissione Famiglia cittadina propone il consueto appuntamento di raccolta fondi a favore del Centro Aiuto alla Vita tramite la vendita delle primule.

    La nostra comunità pastorale ha sempre risposto benevolmente all’invocazione di aiuto degli operatori del bene del CAV (presente anche sul nostra città tramite lo sportello presso la Chiesa di San Giovanni Battista) che
    sostiene tante mamme.

    Richiamando le parole del Papa «nessuno si salva da solo, ci si può salvare unicamente insieme», i vescovi ci ricordano: «Ciascuno ha bisogno che qualcun altro si prenda cura di lui, che custodisca la sua vita dal male, dal bisogno, dalla solitudine, dalla disperazione».

    E quindi in occasione delle messe di sabato 4 e domenica 5 febbraio potremo portare a casa un cestino di gioiose primule e così compiere un gesto semplice e al contempo prezioso per sostenere la VITA nascente.

  • Vide la grazia di Dio e se ne rallegrò

    Vide la grazia di Dio e se ne rallegrò

    Racconti e riflessioni per uno stile di Chiesa sinodale e missionaria

    «Il ramo di mandorlo» è il titolo di una serie di incontri in presenza e in diretta web che la Formazione permanente del Clero, la Consulta diocesana della Chiesa dalle genti e Azione Cattolica Ambrosiana, dal 16 gennaio all’8 febbraio offre a tutti – laici, consacrati, clero – e in particolare ai Consigli pastorali delle parrocchie e delle Comunità pastorali, ai Gruppi Barnaba, alle associazioni, ai movimenti e ai gruppi
    ecclesiali.

    L’itinerario di quest’anno – dal titolo «Vide la Grazia di Dio e se ne rallegrò. Racconti e riflessioni per uno stile di Chiesa sinodale e missionaria» – prevede cinque appuntamenti zonali con inizio alle 20.45, in presenza e in streaming su www.chiesadimilano.it, tutti con la partecipazione dell’Arcivescovo. Gli appuntamenti zonali sono proposti appunto «per imparare a rallegrarsi della grazia di Dio che rende sempre possibile la missione della Chiesa, per imparare a pensare insieme e a discernere secondo lo Spirito i passi della Chiesa, per imparare a perseverare con fiducia e speranza nelle scelte di comunione, di fraternità e di servizio al Vangelo».

    • Per la Zona V l’incontro è mercoledì 8 febbraio, presso il Cinema Teatro San Giuseppe a Brugherio (via Italia 76): «Storie da raccontare»; racconto del Gruppo Barnaba del Decanato di Carate Brianza, riflessione di Miriam Giovanzana.
    • Gli incontri si possono seguire in diretta streaming alle 20,45 sul portale della Diocesi www.chiesadimilano.it Alla fine del percorso formativo saranno resi disponibili i video e le relazioni sempre sul portale della Diocesi.
  • Sulla “Candelora”

    Sulla “Candelora”

    CENNI SULLA “CANDELORA”

    Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica celebra la Presentazione del Signore, popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”, come il bambino Gesù venne chiamato dal vecchio Simeone al momento della presentazione al Tempio di Gerusalemme, che era prescritta dalla Legge giudaica per i primogeniti maschi.

    La festa è anche detta della Purificazione di Maria, perché, secondo l’usanza ebraica, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraio cade appunto
    40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù.

    Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l’Epifania). La denominazione di “Candelora” data popolarmente alla festa deriva dalla somiglianza con l’antico rito dei romani detto Lucernare e con le antiche fiaccolate rituali che si facevano nei Lupercali (antichissima festività romana che si celebrava proprio a metà febbraio).

    Durante il suo episcopato (tra il 492 e il 496 d.C.), il pontefice Gelasio ottenne dal Senato l’abolizione dei Lupercali, ai quali fu sostituita nella devozione popolare la festa appunto della Candelora. Nel VI secolo la ricorrenza fu anticipata da Giustiniano al 2 febbraio, data in cui si festeggia ancora oggi.

  • Domenica della Parola di Dio

    Domenica della Parola di Dio

    In tutta la Chiesa Cattolica si celebra domenica 22 gennaio 2023 la “Giornata della Parola di Dio”, fortemente voluta e istituita da papa Francesco, e che quest’anno ha come tema l’espressione tratta dalla lettera di Giovanni “Vi annuncio ciò che abbiamo veduto” (1Gv 1,3).

    Nel 2019 papa Francesco istituisce nella terza Domenica del tempo ordinario la Giornata della Parola di Dio, intesa come un giorno da vivere in modo solenne per riscoprire il senso pasquale e salvifico della Parola di Dio che spinge in modo sempre rinnovato ad uscire dall’individualismo per rinascere nella carità.
    L’autore della lettera di Giovanni richiama la stretta connessione dell’annuncio della Parola con l’esperienza viva e personale del mistero pasquale.

    Egli non porta solo un insegnamento, ma testimonia la presenza viva del Risorto dentro di sé. In questo senso il Vangelo è la partecipazione alla vita nuova del Signore Risorto, richiamata – soprattutto negli scritti di Paolo e in quelli di Giovanni − dalle ripetute espressioni che delineano la vita “in Cristo”.

    Nell’esperienza cristiana c’è un momento dove tutto questo è vissuto in modo pieno: la celebrazione eucaristica. Non è un caso che suor Marie Paul Farran (Gerusalemme) amava ripetere che “sulla strada da Gerusalemme a Emmaus è stata aperta la prima scuola della Parola, allestita direttamente dal Risorto”.

    E non a caso la narrazione del percorso di Emmaus termina con il riconoscimento pieno di Gesù da parte dei discepoli nel momento in cui a tavola Egli spezza il pane: Parola ed Eucaristia si appartengono così intimamente da non poter essere comprese l’una senza l’altra: la Parola di Dio si fa carne sacramentale nell’evento eucaristico.

    Guido Feltrin