Categoria: News

  • Un piccolo gesto settimanale: la raccolta del pane invenduto che può fare la differenza

    Un piccolo gesto settimanale: la raccolta del pane invenduto che può fare la differenza

    È nato tutto per cercare di dare un piccolo contributo ai più bisognosi durante i mesi della pandemia. Oggi è diventato l’appuntamento fisso del Mercoledì dalla sig.ra Margherita (panificio Di Vara). È da lei infatti che mi reco una volta a settimana per ritirare ciò che non è stato venduto durante la giornata. Si tratta perlopiù di pane e brioches. Talvolta, quando si è più fortunati, anche di pizzette e focaccine. Con l’aiuto di Eleonora e Riccardo, lo portiamo al centro Caritas di San Giovanni Battista dove Guido e la sig.ra Lella ci attendono sempre puntuali. Sono loro infatti che ci aprono le porte della chiesa, dove disponiamo quanto recuperato poco prima in panificio. Gli stessi alimenti saranno distribuiti alle famiglie in difficoltà il giorno successivo. Personalmente, ritengo che si tratti di un gesto doppiamente utile: da una parte serve per ridurre gli sprechi alimentari, dall’altro dona un piccolo contributo alle persone più fragili. Pur nella sua semplicità, sappiamo che può fare la differenza per chi non può permettersi di avere il pane in tavola ogni giorno. Dopotutto, fare la carità è un atto d’amore verso il prossimo, nonché la nostra possibiltà di mettere in atto quanto scritto nei Vangeli. Come dice Papà Francesco: “Prendersi cura di una persona significa abbracciare tutta la sua condizione e aiutarla a liberarsi da ciò che più la opprime e nega i suoi diritti”. Anche se noi volontari non conosciamo direttamente le famiglie a cui è destinato questo servizio, vogliamo metterci in gioco per loro perché sappiamo che purtroppo, specialmente negli ultimi anni, c’è tanto bisogno. Non basterà forse per risolvere tutti i loro problemi, ma se solo servisse ad alleviare le loro fatiche, allora possiamo ritenerci soddisfatti. Desidero, dunque, ringraziare la Caritas per avermi dato questa possibilità. Estendo i ringraziamenti anche alla panetteria Di Vara e di nuovo alla sig.ra Margherita senza la quale tutti ciò non sarebbe possibile. In ultima istanza, vorrei lanciare un appello: se qualcuno volesse unirsi a noi è certamente ben accetto; sono molte le attività in cui la Caritas è attiva e le sfide lanciate dalla nostra società diventano sempre più complesse. Non resta che raccoglierle e scendere in campo. Talvolta, basta davvero poco: qualche sacco di pane e un paio di amici…

    Davide Spagnolo

  • Dopo la vacanzina di quest’estate insieme: lasciamo camminare i ragazzi

    Dopo la vacanzina di quest’estate insieme: lasciamo camminare i ragazzi

    Capirò quando sarò più
    grande, ne sono sicura

    Lucy Pevensie

    Frase molto semplice che spesso anche i grandi si ripetono. I ragazzi degli oratori della città l’hanno sentita pronunciare da Lucy, protagonista insieme ai suoi fratelli ne “Le cronache di Narnia”, durante la vacanzina a Spiazzi di Gromo, dal 16 al 24 luglio.

    Insieme ai loro educatori, don Pietro, don Gianni, (suor) Barbara e qualche genitore, seguendo questa storia fantasy i ragazzi dalla 5^ elementare alla 3^ media hanno cercato di capire quali valori possono essere coltivati per ‘diventare grandi’, senza aspettare di diventare troppo grandi per capire quale importanza può avere l’amicizia, il coraggio, la fede ma anche lo smarrimento, il tradimento, la paura.

    La domanda più ricorrente riguardo alla proposta estiva che ogni anno gli oratori propongono è
    “chissà cosa vivranno i ragazzi, chissà se torneranno con qualcosa in più nel cuore e nella testa?” Da genitore quante volte me la sono ripetuta, ma ad essere lì in vacanzina, con i ragazzi, ci si rende conto che qualcosa in più lo danno loro a noi. Dai più piccoli alle prese con i primi tentativi di un’autonomia fuori casa, ai più grandi alle prese con un’adolescenza che li vuole protagonisti
    di scelte e relazioni importanti, tutti (educatori compresi) sanno regalare uno sguardo sul mondo,
    sulle cose, sugli affetti e sulla fede che è in grado Aspettando il festival della missione a Milano
    29 settembre – 2 ottobre di suscitare domande anche in noi adulti….basta saper ascoltare.

    I nostri ragazzi, complicati e fragili per certi punti di vista, hanno in realtà delle belle risorse emotive. È stato interessante sentirli alle prese con domande sul sé e su quello che vivono; aiutati dagli educatori hanno avuto lo sprono e la volontà di andare un po’ oltre la superficie e lasciarsi toccare in profondità, facendo della vacanzina un tempo dedicato anche alla crescita e non solo allo svago.

    Il mondo degli adulti è spesso fatto di cervellotici ragionamenti e ponderate scelte, ed invece in
    quella settimana ho assaporato lo slancio e la freschezza del lasciarsi un po’ andare, gustando
    il tempo e quello che sa regalare, dalla semplice chiaccherata al momento più impegnato dell’incontro formativo. I ragazzi in questo hanno da insegnare e vederli alle prese con il loro vivere, mette tenerezza e gioia.

    Anche nella fatica del cammino mi hanno insegnato qualcosa: la capacità di lasciarsi condurre. Qualcuno per nulla abituato alla montagna stava dietro con me e don Gianni oppure con
    me e Alberto o Luigi o Giambattista; con passo lento ma costante, tra un incitamento e l’altro,
    si condividevano episodi vi vita quotidiana, gusti e preferenze, progetti futuri e preoccupazioni
    presenti, sogni: insomma, un pezzettino di vita.

    Io, nel momento della fatica, mi lascerei condurre da un altro con la stessa spontaneità? Scambiando un pezzettino di vita?

    Quel rallentare per arrivare tutti, e nel mentre riuscire ad incontrare l’altro, mi ha suscitato diversi interrogativi sulla frenesia quotidiana che spesso noi adulti, genitori e lavoratori, siamo costretti a subire.

    Altra sorpresa (o conferma) è stata la passione ed il desiderio con cui gli educatori hanno cercato di affiancarsi ai ragazzi. Anche loro in crescita ed alle prese con un’identità ancora in formazione, mi hanno fatto vibrare il cuore con i loro tentativi di avvicinamento e conoscenza dei più piccoli, tentativi caratterizzati da tenerezza e affetto, tra una risata e un abbraccio, una consolazione ed una prima impronta di autorevolezza. Oppure la volontà dei più grandi di farsi amico, prossimo, confidente, consigliere, nella consapevolezza che quei pre-adolescenti non sono lì per caso, sono affidati anche a loro. E così davanti agli occhi di noi adulti si è dischiusa la meraviglia di chi vuol provare a farsi ‘prossimo’ di qualcun altro, vuole provare a capire cosa sia il voler bene cristiano, che nulla desidera in cambio, vuole provare a vivere sulla propria pelle quel “siete miei amici” che Gesù ripete ai discepoli.

    Tentativi, certo, che ancora molta strada devono fare, ma comunque vivi, ardenti. Abbiamo una comunità composta da tanti bambini e ragazzi, belli nel loro volerci provare, più consapevoli e desiderosi di quello che immaginiamo, anche più bisognosi di riferimenti di quel che pensiamo: sapremo essere credili nel nostro esserci? Sapremo insinuare in loro le giuste domande, quelle che consentono di diventare adulti? Sapremo dare loro la giusta fiducia? La vacanzina a Spiazzi di Gromo è stato un bel primo passo, ora non resta che camminare.

    Betty Veronese

  • Aspettando il festival della missione a Milano

    Aspettando il festival della missione a Milano

    29 settembre – 2 ottobre

    Dal 29 settembre al 2 ottobre si terrà a Milano il festival della missione. E’ alla seconda edizione, la prima è stata fatta nel 2017 a Brescia. Ma i preparativi per questo festival sono iniziati nell’autunno 2021, coinvolgendo scuole, alcune università, Centri missionari, Istituti missionari, gruppi missionari, associazioni laiche di volontariato, alcune carceri e monasteri. Per tenervi aggiornati sui vari cambiamenti e i sui testimoni che parteciperanno potete iscrivervi al sito www.festivaldellamissione.it.

    L’iscrizione è gratuita e necessaria per accedere ai convegni, presentazioni e spettacoli inoltre si avrà diritto a sconti e convenzioni (bar, ristoranti,musei ecc.), Bisogna accogliere chi parteciperà agli eventi e perciò si cercano alloggi, stanze, dormitori, sale, palestre, appartamenti disponibili a Milano o nelle vicinanze (se serviti da treni o metropolitana). Inoltre se si hanno più di 18 anni si può diventare volontari del Festival per i tanti compiti utili per aiutare lo svolgimento dell’evento. I luoghi dove si svolgeranno gli eventi saranno diversi: Duomo, Colonne di San Lorenzo, Basilica Sant’Eustorgio, casa circondariale San Vittore, Università Cattolica del Sacro Cuore, Piazza Vetra, Museo Diocesano. Gli ospiti che parteciperanno ai vari incontri sono talmente tanti che vi suggerisco di vedere sul sito e saprete dove e quando poterli ascoltare e incontrare. Vi consiglio anche di crearvi un vostro programma personale perché le occasioni sono così tante e non so se si potrà partecipare a tutte, a meno che qualcuno di noi non abbia il dono dell’ubiquità. Vi chiederete perché si fa questo festival: per contribuire alla rigenerazione di un “nuovomondo” fondato sulla fratellanza e sulla cura del creato, per aiutare ognuno di noi ad essere attento a tutte le persone che la vita ci fa incontrare e renderci conto di come le nostre vite sono così intrecciate con gli altri e con il mondo e la natura. Vi suggerisco di leggere anche il mensile di agosto/settembre dei Missionari Saveriani che ha dedicato la pagina centrale proprio al Festival della missione. Lì troverete molte informazioni in merito e soprattutto vi invito a partecipare numerosi ad almeno una giornata del Festival, scegliendo i temi e i relatori che più vi piacciono. A presto e arrivederci al Festival.

    Germana Cattazzo

  • DRITTI AL CUORE DELL’UNITALSI DESIANA

    DRITTI AL CUORE DELL’UNITALSI DESIANA

    Nella nostra città l’associazione UNITALSI è nata nel 1942. Dalla sua fondazione sono trascorsi 80 anni, che verranno celebrati domenica 11 settembre, durante la S. Messa delle ore 11.30 in basilica.

    Ho incontrato il responsabile cittadino, che coordina le iniziative locali.

    Quando è sorta questa associazione?

    “Storicamente l’UNITALSI è nata a Roma all’inizio del Novecento. A Desio venne fondata nel 1942, per intervenire ad aiutare in ospedale quando imperversava la Seconda guerra mondiale.”

    Cosa significa per lei partecipare ai pellegrinaggi?

    “Ho bisogno di quello stimolo necessario spirituale, perché mi ricarica. La mia professione era molto stressante, senza orari. Il pellegrinaggio mi serve per ritrovare quella spinta necessaria ad affrontare le difficoltà quotidiane. Aiutare i malati ripaga sempre tanto.”

    Cosa ricorda in particolare?

    “Una volta, a bordo di un treno “bianco”, ad una malata disabile, mentre mangiava, era andato di traverso qualcosa, tanto da andare in arresto cardiaco. Ricordo che, insieme ad un volontario infermiere della Croce Rossa, abbiamo fatto le manovre rianimatorie. Dopo un quarto d’ora di tentativi di rianimazione stavo quasi desistendo, ma l’infermiere ha insistito e alla fine l’abbiamo
    rianimata”.

    Momenti che fanno venire la pelle d’oca …

    “Certo, ma la cura e il rispetto dei malati dona tanta gratificazione a chi li assiste.”

    Nel 2020 e 2021 non siete riusciti a fare i pellegrinaggi a causa della pandemia …

    “Esatto. Ci siamo fermati ed è stata dura! Quest’anno andrò a settembre al pellegrinaggio a Lourdes in aereo. Non vedo l’ora.”

    Certo è che, dopo aver visto la nascita dell’UNITALSI, è più difficile constatare come oggi si faccia fatica a trovare nuove aderenti.

    “C’è la necessità di nuove forze, di grandi idee, di giovani intraprendenti, per essere in grado di offrire più attività a servizio dei più bisognosi. Certo è che, ogni volta che si arriva a Lourdes, vedere tutt’oggi tanti gruppi di giovani generosi, scalda il cuore e ci dà speranza.”

    Come assistente spirituale c’è don Sandro Mottadelli. Che significato ha per lei questo incarico?

    “Cerco di favorire la formazione dei volontari dell’UNITALSI, che desiderano accogliere ed aiutare gli ammalati. Al di là del momento aggregativo, l’aspetto religioso è centrale nel pellegrinaggio, perchè ci permette di vedere dove la Madonna appare. Poi durante l’anno ci sono altri incontri a Desio, per coltivare i rapporti tra ammalati e volontari che si sono instaurati durante il pellegrinaggio.

    L’UNITALSI è un’associazione che fa un servizio a chi ha bisogno di percepire la vicinanza della Chiesa durante la sofferenza e per approfondire la propria spiritualità.”

    Nel 1992, in occasione del 50° anniversario di fondazione dell’UNITALSI di Desio, l’allora prevosto Mons. Piero Galli ricordava che: “La storia della società scorre veloce e dei grandi fatti che hanno segnato la vita di grandi persone non rimane che un ricordo (…), ma le vere opere sono quelle che non si cancellano mai, sono quelle che sono scritte nella vita della gente (…).

    Il Signore Gesù dice che, qualunque cosa noi facciamo ad uno dei fratelli in necessità, lo ritiene fatto a Sé! (…) Dico grazie a tutti coloro che operano in questa associazione e invito a non lasciar spegnere questo fuoco di bontà.”

    Un invito, che ancora oggi, a 80 anni dalla fondazione, chiede di essere accolto e vissuto.

    Eleonora Murero

  • GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

    GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

    MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO

    Giovedì 1° settembre, Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato, apre il periodo ecumenico per la Cura del Creato che si concluderà il 4 ottobre. In queste poche righe riassumiamo il messaggio che il Santo Padre ha rivolto all’umanità.

    “Ascolta la voce del Creato” con queste parole il Santo Padre inizia la lettera di apertura del periodo ecumenico per la cura del creato: “un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune”.

    Il papa sottolinea la dissonanza nella voce del creato: da un lato “un dolce canto che loda il nostro amato Creatore”, un invito a praticare una “spiritualità ecologica”, “attenta alla presenza di Dio nel mondo naturale”, ricordandoci che non siamo separati dalle altre creature, ma in comunione universale; dall’altro lato, “un grido amaro”, che proviene dalla madre Terra, abusata e distrutta dall’uomo, “alla mercé di un antropocentrismo dispotico.”

    Le grida di sofferenza devono essere monito per cambiare i nostri stili di vita; il degrado della Terra, la “nostra casa comune”, “merita la stessa attenzione di altre sfide globali”: noi cristiani non possiamo essere inermi. Ma non è solamente il singolo, ci vuole una “conversione comunitaria”, “anche la comunità delle nazioni è chiamata a impegnarsi, specialmente negli incontri delle Nazioni Unite dedicati alla questione ambientale, con spirito di massima cooperazione”. Il papa sottolinea l’importazione dei prossimi incontri internazionali, il vertice COP27 sul clima e il vertice COP15 sulla biodiversità ed esorta alla preghiera, perché “possano unire la famiglia umana per affrontare la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità”.

    Alessio Malberti

    La versione integrale del messaggio del papa è disponibile sul sito del Vaticano www.vatican.va

  • 8 Settembre
    Festa di Maria che nasce

    8 Settembre
    Festa di Maria che nasce
    Festa del Duomo cattedrale di Milano, a Lei dedicato

    Come quasi tutte le solennità principali di Maria, anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa latina l’avrebbe introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII.

    L’8 settembre, quindi, le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita della Vergine, madre del Signore. Nascita anch’essa, come quella di Cristo, annunciata dall’angelo mandato da Dio. Per la Chiesa è l’inizio della redenzione della natura umana, che finalmente il Signore ha voluto incontrare, mettendo in contatto le cose celesti con quelle terrene.

    La fonte primaria da cui si trae il racconto riguardante la Natività della Vergine Maria, è un testo apocrifo: il Protovangelo di Giacomo, secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna lontani discendenti di Davide. Qui nel IV secolo venne edificata l’attuale basilica di sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa viene poi introdotta a Costantinopoli nel VI secolo durante il regno di Giustiniano I e nella locale Chiesa bizantina.

    Nella tradizione bizantina, la Natività della Vergine è la prima festa dell’anno liturgico (che come l’anno civile ha inizio a settembre) che si conclude poi con la Dormizione di Maria.

    Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell’uomo-Dio sulla terra, fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli. Credere nei preparativi dell’incarnazione significa credere nella realtà dell’incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell’uomo all’attuazione della salvezza del mondo.

    La vera devozione a Maria conduce sempre a Gesù: ogni celebrazione mariana culmina nella Messa. La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento.

    Fabrizio Zo

    “Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla.

    S. Pier Damiani
  • Festa Patronale S. Pio X

    Festa Patronale
    9-12 settembre

    “La vigna del Signore è il suo popolo” (Sal 79)

    Giovedì 8 settembre
    LA PREGHIERA

    • Ore 16:00 S. Rosario meditato per la terza età, organizzato dal gruppo simpatia.
    • Ore 21:00 In chiesa parrocchiale, riflessione musicale con la partecipazione del coro degli alpini di Desio, la corale e il coretto dei ragazzi di S. Pio X.

    Venerdì 9 settembre
    I GIOVANI

    • Apertura della cucina Ore 19:30
    • Serata Disco Giovani Ore 21:30

    Sabato 10 settembre
    LA FESTA

    • Ore 17:30 S. Messa vigiliare
    • Ore 19:00 Apertura della cucina
    • Ore 21:00 Intrattenimento musicale con “Batterissima in Tour” e “Lakeshore”

    Domenica 11 settembre
    LA COMUNITÀ

    • S. Messa Ore 8:00
    • S. Messa Solenne Ore 10:30
    • Pranzo in oratorio per le Famiglie Ore 12:30
    • S. Messa Ore 18:30
    • Apertura della cucina Ore 19:00
    • Intrattenimento musicale Ore 21:00 con Antonella Russo

    Lunedì 12 settembre

    Nei giorni che precedono la festa patronale di S.Pio, BARBARA OLIVATO, Ausiliaria Diocesana, si
    trasferirà a Cinisello Balsamo, dove le parrocchie di S. Eusebio e S. Giuseppe costituiranno una nuova comunità pastorale e quattro Ausiliarie sono state chiamate ad aprire lì una fraternità.

    Fra queste, la nostra Barbara, che continuerà il suo servizio a Desio nella comunità cittadina, specialmente a S. Pio X, e nell’insegnamento a scuola.

    La sosteniamo e le auguriamo un buon inizio.

    • Apertura della cucina Ore 19:00
    • Intrattenimento musicale Ore 21:00
    • Ore 20:30 S. Messa in memoria dei Defunti dell’anno passato

    Durante la festa sarà possibile sostenere le opere parrocchiali attraverso il banco Di vendita e la pesca di beneficienza

  • Kyrie, Alleluia, Amen

    Kyrie, Alleluia, Amen

    Proposta pastorale dell’Arcivescovo 2022-2023

    L’Arcivescovo mons. Mario Delpini ha pubblicato la “proposta pastorale 2022-2023”. Il testo Kyrie, Alleluia, Amen. Pregare per vivere, nella Chiesa come discepoli di Gesù è acquistabile in alcune chiese o presso La libreria di Desio (via Garibaldi 34).

    Ecco un piccolo stralcio dell’Introduzione.

    Abbiamo bisogno di pregare, di imparare a pregare, di insegnare a pregare, perché la grazia di Dio operi e sia anima della missione, della carità, dell’impegno a vivere nel mondo, per il mondo, senza diventare sale insipido, presenza insignificante.

    Abbiamo bisogno di pregare per attingere ogni giorno, insieme e personalmente, a un principio di pace e di fortezza. È un bisogno presente in tutte le culture e in tutte le epoche. «Senza la preghiera sarei impazzito più volte» scriveva Gandhi.

    Forse qualche aspetto del disagio sociale, delle patologie che affliggono tante persone, in questa stentata e lenta uscita dalla pandemia, ha una radice anche nel fatto che la nostra società ha censurato la preghiera, dichiarandone l’inutilità e confinandola in un privato eventuale e quasi imbarazzante.

    La sollecitudine per la preghiera è una forma di carità e ogni fratello e sorella dovrebbe prendersi cura anche della preghiera degli altri. I preti devono chiedere alla gente: come pregate? Quando pregate? In che modo posso aiutarvi a pregare? E la gente deve chiedere ai preti: come pregate? Quando pregate? In che modo possiamo aiutarvi a pregare? Infatti nessuno – neppure i preti, neppure i cristiani impegnati, neppure i consacrati e le consacrate – è al riparo dalla tentazione di trascurare la preghiera, cioè quel dimorare in Gesù che è la condizione irrinunciabile per portare molto frutto, secondo i criteri di Dio.

  • Il Papa alle famiglie: «La Chiesa è in voi»

    Il Papa alle famiglie: «La Chiesa è in voi»

    «Non c’è cosa più incoraggiante per i figli che vedere i propri genitori vivere il matrimonio e la famiglia come una missione»: così il Santo Padre nell’omelia della Messa per il X Incontro mondiale.

    «Care famiglie, anche voi siete invitate a non avere altre priorità, a “non volgervi indietro”, cioè a non rimpiangere la vita di prima, la libertà di prima, con le sue ingannevoli illusioni: la vita si fossilizza quando non accoglie la novità della chiamata di Dio, rimpiangendo il passato. Quando Gesù chiama, anche al matrimonio e alla famiglia, chiede di guardare avanti e sempre ci precede nel cammino, sempre ci precede nell’amore e nel servizio. Chi lo segue non rimane deluso!»: lo ha detto il Papa nella parte finale dell’omelia della Messa celebrata in San Pietro per il X Incontro
    mondiale delle famiglie.

    «L’amore che vivete tra voi sia sempre aperto, estroverso, capace di “toccare” i più deboli e i feriti che incontrate lungo la strada: fragili nel corpo e fragili nell’anima. L’amore, infatti, anche quello familiare – ha concluso Francesco -, si purifica e si rafforza quando viene donato. La Chiesa è con voi, anzi, la Chiesa è invoi! La Chiesa, infatti, è nata da una Famiglia, quella di Nazaret, ed è fatta principalmente di famiglie».

    I «veleni»: egoismo, individualismo e cultura dell’indifferenza

    «La libertà è uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo. Tutti desiderano essere liberi, non avere condizionamenti, non essere limitati, e perciò aspirano ad affrancarsi da ogni tipo di “prigione”: culturale, sociale, economica. Eppure, quante persone mancano della libertà più grande: quella interiore!»: così il Pontefice in un altro passaggio dell’omelia.

    “La famiglia è il luogo dell’incontro, della condivisione, dell’uscire da sé stessi per accogliere l’altro e stargli vicino. È il primo luogo dove si impara ad amare». E proprio «mentre affermiamo la bellezza della famiglia – ha ribadito il Santo Padre – sentiamo più che mai che dobbiamo difenderla. Non lasciamo che venga inquinata dai veleni dell’egoismo, dell’individualismo, dalla
    cultura dell’indifferenza e dello scarto, e perda così il suo “dna” che è l’accoglienza e lo spirito di servizio».

    «Accendere nei figli il desiderio di trovare la loro vocazione»

    «I genitori temono che i figli non siano in grado di orientarsi nella complessità e nella confusione delle nostre società, dove tutto sembra caotico e precario, e che alla fine smarriscano la loro strada. Questa paura rende alcuni genitori ansiosi, altri iperprotettivi, e a volte finisce persino per bloccare il desiderio di mettere al mondo nuove vite» ammonisce del Papa.

    Per il Santo Padre, la Parola di Dio mostra la strada: «Non preservare i figli da ogni minimo disagio e sofferenza, ma cercare di trasmettere loro la passione per la vita, di accendere in essi il desiderio di trovare la loro vocazione e di abbracciare la missione grande che Dio ha pensato per loro». E «per un educatore, il modo migliore di aiutare un altro a seguire la sua vocazione è di abbracciare con amore fedele la propria. Non c’è cosa più incoraggiante per i figli che vedere i propri genitori vivere il matrimonio e la famiglia come una missione, con fedeltà e pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi e le prove», ha aggiunto Francesco.

    da AGENSIR