Non è di certo mancata la gioia al termine della festa patronale di San Pio X, non solo per la festa, ma anche perché nelle tre serate e nella giornata di domenica si è registrata grande affluenza. Riviviamo insieme alcuni momenti di questa festa patronale.
Per l’apertura della festa il coro degli alpini insieme alla coraledi S. Pio X e al coro dei ragazzi si sono esibiti in chiesa parrocchiale la sera di giovedì 8 settembre. Si sono poi susseguite le tradizionali serate di venerdì e sabato con la cucina aperta e la possibilità di cenare in oratorio.
Domenica la festa si è protratta per tutta la giornata: iniziata con la celebrazione eucaristica, prima del pranzo delle famiglie poi nel pomeriggio i giochi e la cena serale.
Lunedì 12 la conclusione, con la tradizionale S. Messa per i defunti dell’anno. Tanti sono stati i volontari, che “sempre con il sorriso”, motto della cucina, hanno realizzato questa festa.
Il 17 settembre entrerà nel protomonastero di Santa Chiara, ad Assisi, la sangiorgina Chiara Galbiati.
Una vocazione così grande dalla comunità più piccola della città: è quella della 36enne di San Giorgio Chiara Galbiati, instancabile educatrice dell’oratorio “oltre il ponte” che entrerà nel monastero di clausura.
Sabato 2 settembre è stata celebrata la Messa alla quale hanno partecipato tanti amici, parenti, ma anche figure come don Renato Bacchetta, don Giuseppe Maggioni e don Giacomo Trevisan che hanno fatto parte della vita di Chiara e della comunità desiana in questi anni e che ora sono stati destinati in altri luoghi. Presente anche il prevosto, don Gianni, i diaconi Fabrizio Santantonio e Stefano Orfei, don Alberto Barlassina, don Marco Albertoni e don Pietro Cibra.
“Grazie Chiara per averci convocato stasera – ha esordito subito il prevosto – Lo spettacolo che mi si prospetta davanti è di un variegato gruppo che esprime lo stare insieme di Gesù, di una comunità che si sente orgogliosa di vedere una vocazione così, monastica e claustrale”.
Il cammino di discernimento di Chiara è stato lungo, ma l’ha portata a comprendere come la sua via fosse quella nel protomonastero di Santa Chiara ad Assisi. Ha predicato durante l’omelia un emozionato don Giuseppe, che ha detto: “Tu Chiara ci hai convocati per l’incontro con Gesù perché ti ha toccata realmente, ti ha parlato molto e con i tuoi gesti ci stai dicendo di seguire Gesù incondizionatamente. Non contano le parole in questo caso, ma la testimonianza di vita che ci stai dando. Così facendo ci richiami a fissare lo sguardo su di Lui. Non andrai in un convento che non ti chiude, che ti toglie libertà, ma anzi, al contrario, che ti aprirà uno sguardo grande. Cara Chiara, per quello che ti conosco, sei una persona che ha sempre cercato la bellezza e la pienezza della vita. Per te una volta là sarà tutto nuovo, ma lo è nuovo solo per il contesto, non è nuovo l’Amore che ti accompagna, sai che la santità di vita è gioia, vita e amore. Per noi che rimaniamo a casa siamo chiamati a custodire la bellezza di Gesù nei nostri giorni. Ci insegni che la pienezza è andare in profondità con uno sguardo che riesce a cambiare il mondo. Si sa che solo chi lascia qualcosa conosce la bellezza di qualcosa di nuovo e grande.
È stupefacente che dalla più piccola comunità della città il Signore faccia cose così grandi”. Si è aggiunto anche il ringraziamento a nome della comunità di Valeriana Galimberti, ausiliaria diocesana a San Giorgio: “La comunità prega per te Chiara. Grazie per la tua scelta e la tua testimonianza e buon cammino”. È seguito un rinfresco per tutti i presenti. Dei parrocchiani andranno anche a presenziare all’ingresso di chiara al monastero di Assisi il 17 settembre dopo la Messa alle 7 di mattina.
È nato tutto per cercare di dare un piccolo contributo ai più bisognosi durante i mesi della pandemia. Oggi è diventato l’appuntamento fisso del Mercoledì dalla sig.ra Margherita (panificio Di Vara). È da lei infatti che mi reco una volta a settimana per ritirare ciò che non è stato venduto durante la giornata. Si tratta perlopiù di pane e brioches. Talvolta, quando si è più fortunati, anche di pizzette e focaccine. Con l’aiuto di Eleonora e Riccardo, lo portiamo al centro Caritas di San Giovanni Battista dove Guido e la sig.ra Lella ci attendono sempre puntuali. Sono loro infatti che ci aprono le porte della chiesa, dove disponiamo quanto recuperato poco prima in panificio. Gli stessi alimenti saranno distribuiti alle famiglie in difficoltà il giorno successivo. Personalmente, ritengo che si tratti di un gesto doppiamente utile: da una parte serve per ridurre gli sprechi alimentari, dall’altro dona un piccolo contributo alle persone più fragili. Pur nella sua semplicità, sappiamo che può fare la differenza per chi non può permettersi di avere il pane in tavola ogni giorno. Dopotutto, fare la carità è un atto d’amore verso il prossimo, nonché la nostra possibiltà di mettere in atto quanto scritto nei Vangeli. Come dice Papà Francesco: “Prendersi cura di una persona significa abbracciare tutta la sua condizione e aiutarla a liberarsi da ciò che più la opprime e nega i suoi diritti”. Anche se noi volontari non conosciamo direttamente le famiglie a cui è destinato questo servizio, vogliamo metterci in gioco per loro perché sappiamo che purtroppo, specialmente negli ultimi anni, c’è tanto bisogno. Non basterà forse per risolvere tutti i loro problemi, ma se solo servisse ad alleviare le loro fatiche, allora possiamo ritenerci soddisfatti. Desidero, dunque, ringraziare la Caritas per avermi dato questa possibilità. Estendo i ringraziamenti anche alla panetteria Di Vara e di nuovo alla sig.ra Margherita senza la quale tutti ciò non sarebbe possibile. In ultima istanza, vorrei lanciare un appello: se qualcuno volesse unirsi a noi è certamente ben accetto; sono molte le attività in cui la Caritas è attiva e le sfide lanciate dalla nostra società diventano sempre più complesse. Non resta che raccoglierle e scendere in campo. Talvolta, basta davvero poco: qualche sacco di pane e un paio di amici…
Frase molto semplice che spesso anche i grandi si ripetono. I ragazzi degli oratori della città l’hanno sentita pronunciare da Lucy, protagonista insieme ai suoi fratelli ne “Le cronache di Narnia”, durante la vacanzina a Spiazzi di Gromo, dal 16 al 24 luglio.
Insieme ai loro educatori, don Pietro, don Gianni, (suor) Barbara e qualche genitore, seguendo questa storia fantasy i ragazzi dalla 5^ elementare alla 3^ media hanno cercato di capire quali valori possono essere coltivati per ‘diventare grandi’, senza aspettare di diventare troppo grandi per capire quale importanza può avere l’amicizia, il coraggio, la fede ma anche lo smarrimento, il tradimento, la paura.
La domanda più ricorrente riguardo alla proposta estiva che ogni anno gli oratori propongono è “chissà cosa vivranno i ragazzi, chissà se torneranno con qualcosa in più nel cuore e nella testa?” Da genitore quante volte me la sono ripetuta, ma ad essere lì in vacanzina, con i ragazzi, ci si rende conto che qualcosa in più lo danno loro a noi. Dai più piccoli alle prese con i primi tentativi di un’autonomia fuori casa, ai più grandi alle prese con un’adolescenza che li vuole protagonisti di scelte e relazioni importanti, tutti (educatori compresi) sanno regalare uno sguardo sul mondo, sulle cose, sugli affetti e sulla fede che è in grado Aspettando il festival della missione a Milano 29 settembre – 2 ottobre di suscitare domande anche in noi adulti….basta saper ascoltare.
I nostri ragazzi, complicati e fragili per certi punti di vista, hanno in realtà delle belle risorse emotive. È stato interessante sentirli alle prese con domande sul sé e su quello che vivono; aiutati dagli educatori hanno avuto lo sprono e la volontà di andare un po’ oltre la superficie e lasciarsi toccare in profondità, facendo della vacanzina un tempo dedicato anche alla crescita e non solo allo svago.
Il mondo degli adulti è spesso fatto di cervellotici ragionamenti e ponderate scelte, ed invece in quella settimana ho assaporato lo slancio e la freschezza del lasciarsi un po’ andare, gustando il tempo e quello che sa regalare, dalla semplice chiaccherata al momento più impegnato dell’incontro formativo. I ragazzi in questo hanno da insegnare e vederli alle prese con il loro vivere, mette tenerezza e gioia.
Anche nella fatica del cammino mi hanno insegnato qualcosa: la capacità di lasciarsi condurre. Qualcuno per nulla abituato alla montagna stava dietro con me e don Gianni oppure con me e Alberto o Luigi o Giambattista; con passo lento ma costante, tra un incitamento e l’altro, si condividevano episodi vi vita quotidiana, gusti e preferenze, progetti futuri e preoccupazioni presenti, sogni: insomma, un pezzettino di vita.
Io, nel momento della fatica, mi lascerei condurre da un altro con la stessa spontaneità? Scambiando un pezzettino di vita?
Quel rallentare per arrivare tutti, e nel mentre riuscire ad incontrare l’altro, mi ha suscitato diversi interrogativi sulla frenesia quotidiana che spesso noi adulti, genitori e lavoratori, siamo costretti a subire.
Altra sorpresa (o conferma) è stata la passione ed il desiderio con cui gli educatori hanno cercato di affiancarsi ai ragazzi. Anche loro in crescita ed alle prese con un’identità ancora in formazione, mi hanno fatto vibrare il cuore con i loro tentativi di avvicinamento e conoscenza dei più piccoli, tentativi caratterizzati da tenerezza e affetto, tra una risata e un abbraccio, una consolazione ed una prima impronta di autorevolezza. Oppure la volontà dei più grandi di farsi amico, prossimo, confidente, consigliere, nella consapevolezza che quei pre-adolescenti non sono lì per caso, sono affidati anche a loro. E così davanti agli occhi di noi adulti si è dischiusa la meraviglia di chi vuol provare a farsi ‘prossimo’ di qualcun altro, vuole provare a capire cosa sia il voler bene cristiano, che nulla desidera in cambio, vuole provare a vivere sulla propria pelle quel “siete miei amici” che Gesù ripete ai discepoli.
Tentativi, certo, che ancora molta strada devono fare, ma comunque vivi, ardenti. Abbiamo una comunità composta da tanti bambini e ragazzi, belli nel loro volerci provare, più consapevoli e desiderosi di quello che immaginiamo, anche più bisognosi di riferimenti di quel che pensiamo: sapremo essere credili nel nostro esserci? Sapremo insinuare in loro le giuste domande, quelle che consentono di diventare adulti? Sapremo dare loro la giusta fiducia? La vacanzina a Spiazzi di Gromo è stato un bel primo passo, ora non resta che camminare.
Dal 29 settembre al 2 ottobre si terrà a Milano il festival della missione. E’ alla seconda edizione, la prima è stata fatta nel 2017 a Brescia. Ma i preparativi per questo festival sono iniziati nell’autunno 2021, coinvolgendo scuole, alcune università, Centri missionari, Istituti missionari, gruppi missionari, associazioni laiche di volontariato, alcune carceri e monasteri. Per tenervi aggiornati sui vari cambiamenti e i sui testimoni che parteciperanno potete iscrivervi al sito www.festivaldellamissione.it.
L’iscrizione è gratuita e necessaria per accedere ai convegni, presentazioni e spettacoli inoltre si avrà diritto a sconti e convenzioni (bar, ristoranti,musei ecc.), Bisogna accogliere chi parteciperà agli eventi e perciò si cercano alloggi, stanze, dormitori, sale, palestre, appartamenti disponibili a Milano o nelle vicinanze (se serviti da treni o metropolitana). Inoltre se si hanno più di 18 anni si può diventare volontari del Festival per i tanti compiti utili per aiutare lo svolgimento dell’evento. I luoghi dove si svolgeranno gli eventi saranno diversi: Duomo, Colonne di San Lorenzo, Basilica Sant’Eustorgio, casa circondariale San Vittore, Università Cattolica del Sacro Cuore, Piazza Vetra, Museo Diocesano. Gli ospiti che parteciperanno ai vari incontri sono talmente tanti che vi suggerisco di vedere sul sito e saprete dove e quando poterli ascoltare e incontrare. Vi consiglio anche di crearvi un vostro programma personale perché le occasioni sono così tante e non so se si potrà partecipare a tutte, a meno che qualcuno di noi non abbia il dono dell’ubiquità. Vi chiederete perché si fa questo festival: per contribuire alla rigenerazione di un “nuovomondo” fondato sulla fratellanza e sulla cura del creato, per aiutare ognuno di noi ad essere attento a tutte le persone che la vita ci fa incontrare e renderci conto di come le nostre vite sono così intrecciate con gli altri e con il mondo e la natura. Vi suggerisco di leggere anche il mensile di agosto/settembre dei Missionari Saveriani che ha dedicato la pagina centrale proprio al Festival della missione. Lì troverete molte informazioni in merito e soprattutto vi invito a partecipare numerosi ad almeno una giornata del Festival, scegliendo i temi e i relatori che più vi piacciono. A presto e arrivederci al Festival.
Nella nostra città l’associazione UNITALSI è nata nel 1942. Dalla sua fondazione sono trascorsi 80 anni, che verranno celebrati domenica 11 settembre, durante la S. Messa delle ore 11.30 in basilica.
Ho incontrato il responsabile cittadino, che coordina le iniziative locali.
Quando è sorta questa associazione?
“Storicamente l’UNITALSI è nata a Roma all’inizio del Novecento. A Desio venne fondata nel 1942, per intervenire ad aiutare in ospedale quando imperversava la Seconda guerra mondiale.”
Cosa significa per lei partecipare ai pellegrinaggi?
“Ho bisogno di quello stimolo necessario spirituale, perché mi ricarica. La mia professione era molto stressante, senza orari. Il pellegrinaggio mi serve per ritrovare quella spinta necessaria ad affrontare le difficoltà quotidiane. Aiutare i malati ripaga sempre tanto.”
Cosa ricorda in particolare?
“Una volta, a bordo di un treno “bianco”, ad una malata disabile, mentre mangiava, era andato di traverso qualcosa, tanto da andare in arresto cardiaco. Ricordo che, insieme ad un volontario infermiere della Croce Rossa, abbiamo fatto le manovre rianimatorie. Dopo un quarto d’ora di tentativi di rianimazione stavo quasi desistendo, ma l’infermiere ha insistito e alla fine l’abbiamo rianimata”.
Momenti che fanno venire la pelle d’oca …
“Certo, ma la cura e il rispetto dei malati dona tanta gratificazione a chi li assiste.”
Nel 2020 e 2021 non siete riusciti a fare i pellegrinaggi a causa della pandemia …
“Esatto. Ci siamo fermati ed è stata dura! Quest’anno andrò a settembre al pellegrinaggio a Lourdes in aereo. Non vedo l’ora.”
Certo è che, dopo aver visto la nascita dell’UNITALSI, è più difficile constatare come oggi si faccia fatica a trovare nuove aderenti.
“C’è la necessità di nuove forze, di grandi idee, di giovani intraprendenti, per essere in grado di offrire più attività a servizio dei più bisognosi. Certo è che, ogni volta che si arriva a Lourdes, vedere tutt’oggi tanti gruppi di giovani generosi, scalda il cuore e ci dà speranza.”
Come assistente spirituale c’è don Sandro Mottadelli. Che significato ha per lei questo incarico?
“Cerco di favorire la formazione dei volontari dell’UNITALSI, che desiderano accogliere ed aiutare gli ammalati. Al di là del momento aggregativo, l’aspetto religioso è centrale nel pellegrinaggio, perchè ci permette di vedere dove la Madonna appare. Poi durante l’anno ci sono altri incontri a Desio, per coltivare i rapporti tra ammalati e volontari che si sono instaurati durante il pellegrinaggio.
L’UNITALSI è un’associazione che fa un servizio a chi ha bisogno di percepire la vicinanza della Chiesa durante la sofferenza e per approfondire la propria spiritualità.”
Nel 1992, in occasione del 50° anniversario di fondazione dell’UNITALSI di Desio, l’allora prevosto Mons. Piero Galli ricordava che: “La storia della società scorre veloce e dei grandi fatti che hanno segnato la vita di grandi persone non rimane che un ricordo (…), ma le vere opere sono quelle che non si cancellano mai, sono quelle che sono scritte nella vita della gente (…).
Il Signore Gesù dice che, qualunque cosa noi facciamo ad uno dei fratelli in necessità, lo ritiene fatto a Sé! (…) Dico grazie a tutti coloro che operano in questa associazione e invito a non lasciar spegnere questo fuoco di bontà.”
Un invito, che ancora oggi, a 80 anni dalla fondazione, chiede di essere accolto e vissuto.
MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA CURA DEL CREATO
Giovedì 1° settembre, Giornata Mondiale di preghiera per la cura del Creato, apre il periodo ecumenico per la Cura del Creato che si concluderà il 4 ottobre. In queste poche righe riassumiamo il messaggio che il Santo Padre ha rivolto all’umanità.
“Ascolta la voce del Creato” con queste parole il Santo Padre inizia la lettera di apertura del periodo ecumenico per la cura del creato: “un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune”.
Il papa sottolinea la dissonanza nella voce del creato: da un lato “un dolce canto che loda il nostro amato Creatore”, un invito a praticare una “spiritualità ecologica”, “attenta alla presenza di Dio nel mondo naturale”, ricordandoci che non siamo separati dalle altre creature, ma in comunione universale; dall’altro lato, “un grido amaro”, che proviene dalla madre Terra, abusata e distrutta dall’uomo, “alla mercé di un antropocentrismo dispotico.”
Le grida di sofferenza devono essere monito per cambiare i nostri stili di vita; il degrado della Terra, la “nostra casa comune”, “merita la stessa attenzione di altre sfide globali”: noi cristiani non possiamo essere inermi. Ma non è solamente il singolo, ci vuole una “conversione comunitaria”, “anche la comunità delle nazioni è chiamata a impegnarsi, specialmente negli incontri delle Nazioni Unite dedicati alla questione ambientale, con spirito di massima cooperazione”. Il papa sottolinea l’importazione dei prossimi incontri internazionali, il vertice COP27 sul clima e il vertice COP15 sulla biodiversità ed esorta alla preghiera, perché “possano unire la famiglia umana per affrontare la doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità”.
8 Settembre Festa di Maria che nasce Festa del Duomo cattedrale di Milano, a Lei dedicato
Come quasi tutte le solennità principali di Maria, anche la Natività è di origine orientale. Nella Chiesa latina l’avrebbe introdotta il papa orientale san Sergio I alla fine del sec. VII.
L’8 settembre, quindi, le chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano la nascita della Vergine, madre del Signore. Nascita anch’essa, come quella di Cristo, annunciata dall’angelo mandato da Dio. Per la Chiesa è l’inizio della redenzione della natura umana, che finalmente il Signore ha voluto incontrare, mettendo in contatto le cose celesti con quelle terrene.
La fonte primaria da cui si trae il racconto riguardante la Natività della Vergine Maria, è un testo apocrifo: il Protovangelo di Giacomo, secondo il quale Maria nacque a Gerusalemme nella casa di Gioacchino ed Anna lontani discendenti di Davide. Qui nel IV secolo venne edificata l’attuale basilica di sant’Anna e nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata la natività della Madre di Dio. La festa viene poi introdotta a Costantinopoli nel VI secolo durante il regno di Giustiniano I e nella locale Chiesa bizantina.
Nella tradizione bizantina, la Natività della Vergine è la prima festa dell’anno liturgico (che come l’anno civile ha inizio a settembre) che si conclude poi con la Dormizione di Maria.
Occorre cercare in questo culto della Natività di Maria una profonda verità: la venuta dell’uomo-Dio sulla terra, fu lungamente preparata dal Padre nel corso dei secoli. Credere nei preparativi dell’incarnazione significa credere nella realtà dell’incarnazione e riconoscere la necessità della collaborazione dell’uomo all’attuazione della salvezza del mondo.
La vera devozione a Maria conduce sempre a Gesù: ogni celebrazione mariana culmina nella Messa. La celebrazione odierna onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio. La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento.
Fabrizio Zo
“Oggi è il giorno in cui Dio comincia a mettere in pratica il suo piano eterno, poiché era necessario che si costruisse la casa, prima che il Re scendesse ad abitarla.
Ore 16:00 S. Rosario meditato per la terza età, organizzato dal gruppo simpatia.
Ore 21:00 In chiesa parrocchiale, riflessione musicale con la partecipazione del coro degli alpini di Desio, la corale e il coretto dei ragazzi di S. Pio X.
Venerdì 9 settembre I GIOVANI
Apertura della cucina Ore 19:30
Serata Disco Giovani Ore 21:30
Sabato 10 settembre LA FESTA
Ore 17:30 S. Messa vigiliare
Ore 19:00 Apertura della cucina
Ore 21:00 Intrattenimento musicale con “Batterissima in Tour” e “Lakeshore”
Domenica 11 settembre LA COMUNITÀ
S. Messa Ore 8:00
S. Messa Solenne Ore 10:30
Pranzo in oratorio per le Famiglie Ore 12:30
S. Messa Ore 18:30
Apertura della cucina Ore 19:00
Intrattenimento musicale Ore 21:00 con Antonella Russo
Lunedì 12 settembre
Nei giorni che precedono la festa patronale di S.Pio, BARBARA OLIVATO, Ausiliaria Diocesana, si trasferirà a Cinisello Balsamo, dove le parrocchie di S. Eusebio e S. Giuseppe costituiranno una nuova comunità pastorale e quattro Ausiliarie sono state chiamate ad aprire lì una fraternità.
Fra queste, la nostra Barbara, che continuerà il suo servizio a Desio nella comunità cittadina, specialmente a S. Pio X, e nell’insegnamento a scuola.
La sosteniamo e le auguriamo un buon inizio.
Apertura della cucina Ore 19:00
Intrattenimento musicale Ore 21:00
Ore 20:30 S. Messa in memoria dei Defunti dell’anno passato
Durante la festa sarà possibile sostenere le opere parrocchiali attraverso il banco Di vendita e la pesca di beneficienza
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