Categoria: News

  • Le donne della Passione

    I nomi propri femminili che troviamo nei Vangeli sono pochissimi. Sono però tante le donne menzionate, pur non avendo un nome proprio. Queste le percentuali di figure femminili presenti nei Vangeli canonici: 40% in Luca, il 30 % in Marco, il 25% in Matteo e il 25% in Giovanni

    Senza limitare la riflessione sulle donne in genere nel vangelo, per cui rimanderei al libro di CHRISTINE PEDOTTI, Gesù, l’uomo che preferiva le donne, Traduzione italiana di Andrea Zucchetti, spenderei due parole sulla settimana della passione, quasi come dei piccoli fotogrammi.

    L’unzione di Gesù a Betania da parte di una donna anonima

    (Mt 14,3-9 e Mc 26,6-13)
    Un racconto straordinario che i due evangelisti collocano all’inizio del racconto della passione di Gesù.

    Quello compiuto dalla donna – versare sul capo di Gesù un intero vasetto di alabastro, pieno di profumo di nardo di grande valore – «è un gesto di alta levatura spirituale e teologica: pone una donna più vicina che mai al disvelamento del senso della morte di Gesù». Mentre i  discepoli sembrano incapaci di comprendere ciò che sta per accadere a Gesù, è una donna
    che ne profetizza la morte. Non potendolo fare a parole, lo fa compiendo un gesto molto eloquente riservato normalmente ai morti.

    Le donne accanto alla croce

    Sotto la croce una presenza, articolata e cospicua, di donne: la Madonna e la sorella, Maria di Magdàla, Maria madre Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo (Mt), Salome (Mc)
    Giovanna moglie dell’amministratore di Cusa (Lc), Maria di Cleofa (Gv). Non solo «rappresentano anche tutte le donne gravate, nei secoli, dal peso delle sventure che hanno travolto i loro figli e i loro mariti», ma rivelano anche «pienamente il ruolo sociologico di chi deve rassegnarsi a subire, senza poter agire».

    Le donne al sepolcro

    Secondo tutte le testimonianze evangeliche, le donne discepole hanno sempre seguito Gesù con continuità e perseveranza, a differenza dei discepoli che lo hanno abbandonato nel
    momento dell’arresto al Getsemani.

    Alla sua morte in croce erano presenti e dunque testimoni. Al momento della sepoltura avevano osservato dove Gesù era stato posto da Giuseppe d’Arimatea e da Nicodemo.Di alcune conosciamo anche i nomi: Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Giuseppe, la madre dei figli di Zebedeo, Salome…

    Di fronte al dolore esse sanno rimanere fedeli, accompagnare, con discrezione, in silenzio.
    Continuano a servire Gesù con la loro presenza e lì rimangono, “inutilmente”. A loro sarà affidato il compito più bello: il loro Gesù, Cristo, è risorto come aveva promesso.

    don Flavio

  • LE SETTE PAROLE DI NOSTRO SIGNORE SULLA CROCE

    1. Lc 23, 34: Padre, perdonali perché non sanno quello
      che fanno.
    2. Lc 23, 43: In verità ti dico, oggi sarai con me in Paradiso
    3. Gv 19, 26-27: Donna ecco tuo figlio… ecco tua Madre
    4. Mt 27, 46: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
    5. Gv 19, 28: Ho sete
    6. Gv 19, 30: È compiuto
    7. Lc 23, 45: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito

    Nei vangeli della Passione ci viene raccontato come Gesù raramente parla durante il processo davanti a Pilato o mentre viene torturato e beffeggiato. Ma sulla croce parla senza timore, perché in quel momento si rende necessario parlare, per amore nostro, a nostro vantaggio e per la nostra salvezza. Ogni parola ha uno scopo ed ha un effetto.

    Ancora una volta un dono. Stupisce il pensiero che mentre é appeso a una croce, Egli é ancora colui che dona… Fino a che punto si spinge l’amore folle di un Dio per la sua crea-
    tura?

    • Dona misericordia ai suoi persecutori
    • Il Paradiso al ladrone alla sua destra
    • Un figlio spirituale a sua madre, e a lei sollecitudine e attenzione, a Giovanni la benedizione di ricevere Maria nella propria casa
    • Al Padre rende l’obbedienza filiale, com’era stabilito
    • All’umanità dona espiazione e perdono

    A ciascuno dà la sua parte, ma a lui nessuno dà nulla, se non fiele e aceto. Le sue parole sono di benedizione e grazia. Egli parla in questo modo della Misericordia, della redenzione e della vita eterna. Sulla croce non condanna nessuno, non punisce nessuno nonostante quello che patisce.

    Egli viene non a condannare, ma a salvare il mondo (Gv 12, 47).

    Il signore Gesù flagellato, inchiodato alla croce, con le spine che gli trafiggono il capo, pronuncia come prima parola: “Perdonali…” A lui importa dei suoi nemici, persecutori, del malfattore accanto a lui, di ognuno di noi… E non solo ha chiesto e chiede ancora di perdonarli, ma li giustifica, ci giustifica…: “ Perché non sanno quello che fanno”. Non cerca la vendetta, non vuole essere ripagato, ma difende la loro e la nostra causa davanti al Padre celeste. Aveva detto: “Amate i vostri nemici… pregate per i vostri persecutori…”. Ora lui per primo compie ciò che aveva comandato ai suoi discepoli. Per invocare Dio come Padre, bisogna sentirsi figli, come Gesù, il primogenito, lui che ci ha mostrato il volto del Padre, la sua Misericordia, parola che in ebraico rappresenta le viscere, l’utero della madre, che accoglie e protegge la vita. Che sarebbe di ognuno di noi senza quelle parole di Gesù al Padre? “Perdonali…perché il male è più forte di loro e non sanno quello che fanno…”. Per questo ha dato la sua vita, si è offerto per noi, perché da qui all’eternità nessuno possa sentirsi escluso dalla possibilità di sentirsi di nuovo accolto nel grembo della Misericordia divina e rinascere a vita nuova. Buona Pasqua.

    Fabrizio Zo

  • Emergenza Ucraina – Posteria sociale

    Per sostenere la Posteria Sociale di Desio e le famiglie ucraine accolte sul territorio, si organizza una colletta alimentare straordinaria davanti a Esselunga, Coop e Unes Desio sabato 9 e domenica 10 aprile.
    Se volete dare la vostra disponibilità, chiamate Veronica al 3403413287.
    Grazie!

  • Laudato sì

    Laudato sì

    L’Azione Cattolica del Decanato di Desio propone una serata di musica, immagini e poesia per riflettere sulla Enciclica “Laudato si” di papa Francesco

    Lo spettacolo, presentato dal gruppo NoteConLode, con le musiche di Maurizio Guarnaschelli e la regia di Francesco Tandoi, propone un percorso che si snoda tra citazioni dall’Enciclica e canzoni appositamente scritte ed eseguite dal vivo.

    Le immagini didascaliche ai testi del Papa, proiettate su uno schermo, sono una collezione di scatti fotografici donati al gruppo dal fotografo internazionale Carlo Borlenghi.

    La proposta si presenta come una riflessione personale e collettiva sulla condizione del pianeta e sulle responsabilità a cui siamo richiamati dalle accorate parole di Papa Francesco.

    MERCOLEDÌ 6 APRILE – ore 21.00

    Auditorium, piazza del Burghett – Muggiò

  • La testimonianza dei preti FIDEI DONUM in missione in Perù

    Siamo don Luca, don Silvio, don Tommaso, don Gregorio, Giacomo e Silvia. Viviamo a Pucallpa una città di 650mila abitanti nell’Amazzonia Peruviana. Siamo missionari “Fidei Donum”. Siamo cioè missionari inviati in questa terra dal nostro Arcivescovo Mario con il compito preciso di metterci a servizio di una chiesa sorella per un tempo determinato. Siamo sostanzialmente “inviati in prestito” alla Chiesa di Pucallpa. Il nostro compito principale è quello di metterci a servizio di questa Chiesa nelle varie mansioni che il Vescovo affida ad ognuno. Ognuno di noi, infatti, ha un compito: don Luca è parroco della Parrocchia San Francisco de Asís e delle parrocchie di Iparía e Galilea (due comunità sul fiume a 7 ore di barca dalla città), don Silvio è Direttore della sede propedeutica del Seminario Intervicariale Amazzonico, don Tommaso è parroco della parrocchia San Martin de Porres, don Gregorio è membro dell’equipe vicariale di pastorale giovanile insieme a don Tommaso e a Giacomo. Silvia invece, oltre ad essere mamma a tempo pieno, si occupa di collaborare con la Caritas del vicariato promuovendone le varie iniziative. La nostra missione è vivere in comunione con la chiesa locale, con la gente condividendone la quotidianità della vita. La nostra speranza è di essere piccole scintille in grado di promuovere ed avviare processi che annuncino la gioia del Vangelo e che edifichino questa chiesa molto giovane (ha appena 62 anni!). Anche noi, cerchiamo di vivere il nostro mandato qui in Perù assumendo lo stile della sinodalità e della fraternità indicatoci da Papa Francesco.

  • Faremo insieme un grande Oratorio Feriale

    Faremo insieme un grande Oratorio Feriale

    La bella esperienza dell’oratorio feriale 2021 ha permesso di scoprire nuovi modi di fare le attività estive: ciò che è stato imparato lo si vuole mettere nuovamente in pratica quest’anno, allargando gli spazi e le opportunità. Circa una cinquantina di persone maggiorenni hanno risposto al sondaggio proposto, rendendosi disponibili per aiutare in estate. Con la bella stagione alle porte è quasi ora di tirare le somme.

    Immaginiamo per un minuto di tornare al pomeriggio del 25 giugno del 2019, un martedì di inizio
    estate, una giornata soleggiata. Qualcuno magari si ricorda quel giorno per un avvenimento particolare, altri magari non rammentano cosa hanno fatto, forse una semplice giornata di lavoro, non diversa da altre. Ma proviamo ad immaginare di essere passati in oratorio, lascio al lettore scegliere quale, intorno alle 16 del pomeriggio, staremmo vedendo decine, forse centinaia, di bambini giocare e divertirsi, senza mascherina, con gli animatori e forse uno o due adulti.

    Torniamo al presente, sono passati ormai 3 anni, è iniziata la pandemia, qualcosa è cambiato, non possiamo di certo ancora tornare al passato, ma vogliamo, o almeno ci proviamo a far vivere ai ragazzi la bella esperienza estiva di giocare insieme, di potersi conoscere, divertire.

    L’anno scorso l’obiettivo è stato raggiunto, non come si sarebbe fatto prima, si sono dovuti limitare i ragazzi, gli spazi (l’oratorio BVI e S Pietro e Paolo); tutto questo è stato reso possibile grazie e soprattutto all’aiuto di volontari adulti. Quest’anno, visto che la situazione sembra essere migliore, l’obiettivo è un oratorio “un po’ in grande” e andando a raddoppiare gli spazi ed aumentare i ragazzi. Non tutto però è stato negativo, nella difficoltà si sono scoperti nuovi modi di vivere l’oratorio, i ragazzi, pur venendo da realtà diverse, si sono uniti e formato legami, si è scoperto l’importanza di avere delle persone adulte che affiancano i ragazzi e il lavorare in piccoli gruppi ha permesso di sopperire alle problematiche dovute alla pandemia. Quello che abbiamo imparato non vogliamo perderlo. Da qui nasce l’idea di fare un oratorio a livello di Comunità, farlo divisi per fasce d’età, sfruttando gli spazi dei vari oratori, aiutandoci tutti insieme.

    Ma l’oratorio è basato sul volontariato di coloro che donano gratuitamente il tempo per far star
    bene la collettività e tutti gli altri, senza dei quali non potremmo fare nulla. Un mese fa circa, l’equipe di pastorale giovanile, che si occupa di organizzare le attività dei ragazzi, ha chiesto tramite un sondaggio la disponibilità di persone maggiorenni, perché con l’auto di tutti, si può fare qualcosa di davvero bello e grande per i nostri ragazzi. Il sondaggio si è concluso il 20 marzo, circa cinquanta persone si sono rese disponibili, ma basteranno per seguire il sogno
    di fare l’oratorio in quattro oratori? Forse la risposta è no, ma c’è anche fiducia, che tanti che non hanno risposto, si uniranno.

    Non tutto è perduto, nelle prossime settimane ci sarà ancora modo di dare la propria adesione.
    Grazie al tuo aiuto si potrà far vivere un’emozione grandissima a più bambini. L’oratorio ha anche
    bisogno di te!

    Alessio Malberti

  • Il Diacono Cesare Bidinotto: quale scelta

    Il Diacono Cesare Bidinotto: quale scelta

    Cesare Bidinotto vive a Desio, coniugato con Cristina, è diacono permanente dal 2005 e svolge il suo ministero nella cappellania dell’Istituto “Corberi” di Limbiate. Abbiamo chiesto a lui una testimonianza sul suo ministero e sulla sua esperienza di fede a contatto con gli ammalati, spesso gravi e dimenticati.

    “L’immagine che mi è venuta in mente quando entrai al Corberi per la prima volta è quella del quadro di Munch intitolato “Il grido” dove viene espressa la disperazione, la paura, lo smarrimento, l’angoscia, il senso di solitudine dell’uomo, dato che questo è un luogo di sofferenza, fragilità, emarginazione,
    “Tu che Sei Chiesa, cosa fai per noi?” – “Se il tuo Dio è così buono, perché non fa qualcosa per mio figlio?” – “io in Chiesa non ci verrò mai e so io il perché” – “che fede vuoi che io abbia?” – “non venire da me a parlarmi di fede, di preghiera o di Dio, perché io con Dio e con la Chiesa sono arrabbiato. Non sempre
    vengo accolto con amore dalla mia comunità parrocchiale, vista la mia situazione complicata”. Queste sono alcune provocazioni con le quali fui accolto al mio arrivo quale assistente spirituale presso il Presidio Neuropsichiatrico Corberi in Limbiate diciassette anni fa, subito dopo l’ordinazione. Si tratta
    di alcuni genitori e familiari dei malati che risiedono in questo luogo. Mi sono chiesto: come accompagnare questi “fratelli” con così profonde ferite attraverso la fase di disperazione espressa dall’acclamazione “Dio mio Dio mio perchè mi hai abbandonato?” verso la speranza che viene ponendo fiducia in Dio e che fa invece dire: “Tu Signore non stare lontano”? come accompagnarli all’incontro con Cristo Gesù ? E’ vero che io sono lì accanto a loro con la mia presenza, prego per loro e li ascolto con pazienza, ma come Chiesa cosa possiamo fare di più?

    In questa comunità, anche se piccola, mi pare di cogliere le medesime dinamiche esistenti nelle Parrocchie e nella Chiesa in generale. Anziché trovarsi di fronte ad un “campo” con diverse tipologie di terreno che potrebbero dare molteplici frutti per il bene di tutti, il più delle volte si ha l’impatto con “piccoli
    orti” con recinti e presidi che impediscono di accedere e condividerne vicendevolmente i frutti. Sono consapevole che il nemico è sempre pronto a seminare “zizzania”. Il lavoro più oneroso e sfibrante per me fin da subito è stato quello di abbattere le mura esterne del Presidio, (Fare conoscere alla società che
    esistono anche gli “invisibili”) ma soprattutto quello di cercare di demolire gli steccati interni degli orticelli che impediscono la Comunicazione (Spirito di Auto- referenzialità – Mancanza di Relazione – Narcisismo). È molto difficile raggiungere, ma soprattutto mantenere la comunione tra le diverse presenze (Dirigenza di Presidio, Associazioni di Volontariato con differenti finalità, volontari “senza alcuna etichetta”, genitori e familiari, operatori).

    Mi domando spesso come far sì che la pluriformità nell’unità sia veramente tale e non motivo di divisione col pretesto di difendere una propria identità ed un determinato posto fisso “tipo cariatide”.

    Nonostante ciò, e pur essendo luogo abitato dalla tribolazione e dalla sofferenza, il Corberi è anche luogo dell’incontro con Dio, dove Dio è presente nei malati, si fa vicino e si fa scorgere attraverso gli sguardi, gli abbracci, le mani, le carezze, i bacetti che questi malati donano a chi è disposto ad accoglierli come persone nella loro interezza e non solo come utenti destinatari di cure. È anche luogo di conversione dei cuori, che favorisce una revisione delle priorità, un cambiamento di stile di vita, e questo è attestato dalle diverse testimonianze raccolte negli anni.

    Da Marzo 2020, a causa della pandemia, purtroppo è stato possibile accedere solo saltuariamente alla struttura che è tra l’altro oggetto di ristrutturazione e trasformazione in “cittadella della fragilità” la quale
    comprenderà anche un Hospice. Intravvedo quindi nuove vie di servizio da percorrere nel prossimo futuro che la provvidenza sta preparando.

    Diacono Cesare Bidinotto