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  • DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    Storie particolari di scelta di libertà e vita
    14 maggio 2021 ore 21:00

    La Comunità pastorale propone in ripresa della festa per la vita dello scorso 7 febbraio un incontro per condividere testimonianze di scelte che promuovono la vita dal suo concepimento

    Saranno ospiti la Prof.ssa Patrizia Vergani, direttore di Area Ostetrica, Ospedale S. Gerardo, Monza; e la Sig.ra Elena Galbiati, responsabile Centro Aiuto alla Vita CAV, Seregno.

    L’incontro si svolgerà in modalità online
    su piattaforma Zoom.

    Per partecipare scrivi una mail a:
    commissionefamigliadesio@gmail.com
    oppure invia un messaggio WhatsApp con il tuo nome e cognome a 338 4507346 o 340 7384763

  • Un colpo di fulmine?

    Un colpo di fulmine?

    La giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, celebrata domenica scorsa, ci ha offerto l’opportunità di pregare e riflettere e approfondire il dono e il mistero della chiamata di Gesù a seguirlo in un affascinante cammino evangelico che si fa missione per la chiesa e per il mondo.

    Nella nostra Comunità il 23enne Edoardo Mauri, della parrocchia di San Pio X (desiano doc), studia al seminario di Venegono da tre anni, e sta seguendo il percorso di formazione per diventare sacerdote. Lo abbiamo intervistato e lui ci ha raccontato come è nata la sua vocazione.

    Edoardo, come è nata la tua vocazione? Hai sempre saputo che avresti voluto fare il prete?
    No, non ho avuto nessuna illuminazione, nessun colpo di fulmine, diciamo che è nata come una scintilla. Un’intuizione dentro di me è sbocciata nel 2017, mentre facevo un ritiro quaresimale con il gruppo Samuele, dove ho fatto vera esperienza dell’amore di Dio, meditando il brano della pesca miracolosa del vangelo di Luca 5,1-11. Gesù vede tornare i discepoli a mani vuote, gli dice di ritornare a pescare, benché essi non fossero d’accordo, poi però pescano pesci in grande quantità. Pietro allora davanti al suo errore capisce di aver sbagliato a non essersi fidato subito di Gesù, è un peccatore e si sente tale. Ma invece di allontanarsi Gesù, in maniera semplice, gli dice: “Non temere”. Perché mi ha fatto effetto? In quel momento mi sentivo lontano da Dio, non capivo cosa volesse dalla mia vita, come si sarebbe potuta concretizzare la mia vocazione. Era frustrante. Ripetere però quel “Non temere” è stata una vera chiave di volta. Ad aprile 2018 ho scelto di entrare in seminario e l’ho fatto davanti al crocefisso del venerdì santo. Ero stato confortato ancora una volta dal brano di vangelo dove Pietro rinnega Gesù (si legge il giovedì santo) e, in particolare, lo sguardo che Gesù ha avuto su di lui ha sollevato anche me.
    Cosa diresti ai giovani che hanno dubbi sulla loro vocazione?
    Facciamo prima una premessa sul significato del termine vocazione. Non vuol dire essere prete, suora e basta. Io questo l’ho capito solo strada facendo, la vocazione in realtà è solo una: quella alla vita cristiana. La vocazione si manifesta solo in questo modo, quando rispondi alla domanda: come ti senti più in grado di amare l’altro? Per chi si sta interrogando, dico che non deve precludersi nulla: è bene restare aperti e liberi a tutte le opportunità. Vuol dire sapersi voler bene e da un certo punto di vista essere “egoisti”, nel senso che sto facendo una scelta sulla mia vita, quindi prendersi del tempo per stare soli con sé stessi. Senza pensare troppo alle aspettative che gli altri hanno di noi. Bisogna sapersi fidare del Signore e dei suoi tempi, senza darsi delle scadenze. C’è sempre l’opzione B! Noi non conosciamo i suoi tempi.
    Forse questa riflessione potrebbe fungere da guida: Dove ti senti più amato da Dio?
    Com’è la vita in seminario?
    Il primo impatto con il seminario è stato di stupore: è davvero un bel luogo, ma ho capito di essere in seminario solo durante le prime vacanze di Natale. È una comunità chiusa con giovani della mia età (23 anni, ndr), e pertanto le relazioni che si vivono sono amplificate e vissute in maniera forte, molto diversa rispetto a quando si è fuori.
    Un’esperienza che non vedo l’ora di ripetere è la settimana di silenzio che viene proposta in quaresima. Ero terrorizzato, invece è stato bellissimo: ti stacchi da tutto per 6 giorni e trovi tempo per Dio e te e nient’altro. Alla fine ti rigeneri spiritualmente e come essere umano.
    La parrocchia è però il mio ambiente prediletto, ora sono a Cassina de’ Pecchi nei fine settimana, mentre la domenica pomeriggio del triennio sono stato a Busto Arsizio.
    Da ultimo devo dire che l’abito fa la sua parte nel comporre la figura del seminarista in quanto tale: un giovane che fa un certo cammino, può aiutare i giovani e i ragazzi a una relazione più facile e a confidarsi sui dubbi di fede.
    Come ti immagini tra a 5 anni? E ti saresti visto così solo 5 anni fa?
    Cinque anni fa, nel 2016 ho partecipato alla giornata mondiale della gioventù (GMG) a Cracovia. Avevo paura di capire e mettere a fuoco la mia vita a livello di fede e, visto che la GMG è famosa per aver acceso numerose vocazioni, ero sospettoso. Però dopo la veglia al campus misericordiae con papa Francesco mi sono chiesto: perché tutti questi giovani sono qui a pregare? Riflettendoci sono arrivato dove sono oggi.
    Tra 5 anni spero di essere prete (a Dio e rettore permettendo, scherza, ndr), vorrei essere un uomo di comunione. Vorrei essere una guida e una figura di riferimento nella mia parrocchia. Vorrei essere in grado di mettere in pratica gli insegnamenti del seminario cercando di mantenere equilibrio tra preghiera e lavoro. So che sarà un passaggio delicato, ma ci proverò. Inoltre mi auguro di saper ascoltare.

    Eleonora Murero

  • «Lavoro, scriviamo una pagina nuova»

    «Lavoro, scriviamo una pagina nuova»

    È la promessa di monsignor Delpini basata su valori quali «fiducia», «solidarietà», «alleanza», «buon vicinato», «carità» e «preghiera», affidata all’intercessione di Maria e alla protezione di San Giuseppe per la festa del 1° maggio

    Non viene spontaneo quest’anno chiamare “festa del lavoro” o “festa dei lavoratori” il Primo Maggio. Troppe incertezze, troppe tensioni, troppi problemi complicati.
    Rispettando l’origine laica della festa, e proprio per onorarne l’identità profonda, se toccasse a me proporrei piuttosto di intitolare questa giornata: “promessa di una pagina nuova per il lavoro e i lavoratori”

    Il patrocinio di san Giuseppe, operaio di Nazaret, uomo di fatti e di fede, ci aiuti a vivere quest’anno a lui dedicato da papa Francesco, anche nell’ambito del lavoro e delle condizioni dei lavoratori, con opere di fatti e di fede

    Scriveremo in questa pagina in primo luogo “fiducia”
    Confidiamo nella provvidenza di Dio, siamo coscienti delle nostre possibilità, abbiamo stima di noi stessi, senza presunzione, non siamo inclini al lamento sterile né al pessimismo, sappiamo delle risorse di intraprendenza ed efficienza del nostro territorio, siamo fieri di rimboccarci le maniche e metterci all’opera.
    Scriveremo “solidarietà”

    La forza dei lavoratori è quella di essere uniti. In questa pagina nuova scriveremo non “uniti contro” qualcuno, ma “uniti per” scrivere una storia nuova.
    Le organizzazioni sindacali e la sensibilità maturata in questa tragedia impegnano a non essere uniti solo per categorie a difendere posizioni, ma uniti per difendere tutti: uomini e donne, occupati e disoccupati, giovani e adulti, garantiti e non garantiti, italiani e non italiani. Nessuno deve rimanere escluso. Nessuno si salva da solo.
    Scriveremo “alleanza”

    Tutti i soggetti, tutti i corpi sociali sono chiamati a stringere alleanza per affrontare l’emergenza ed essere protagonisti di percorsi inediti.

    Alleanza tra le istituzioni. Viene il tempo opportuno perché le Istituzioni pubbliche recuperino credibilità e si confermino a servizio del bene comune e dello sviluppo del paese. Meno burocrazia e più lungimiranza!

    Alleanza tra istituti di credito e imprenditori: condividere una idea di responsabilità sociale, per cui i soldi non servono per far soldi, ma per favorire intraprendenza operosa e promettente.
    Alleanza tra mondo del lavoro e mondo della scuola, perché la formazione e la motivazione sono essenziali per nuovi inizi.

    Scriveremo “buon vicinato”

    Ogni persona, ogni famiglia avverte una fraternità che pratica il prendersi cura ordinario, con il gesto minimo che giunge anche là dove le istituzioni non sanno, non possono giungere.

    Ci sono povertà nascoste, ci sono solitudini desolate: chi abita nella porta accanto può riconoscerne i segni e tendere una mano.

    Scriveremo “carità”
    La nostra terra è, per così dire, marchiata da una predisposizione alla carità. Perciò in tutto il territorio sono presenti forme di aiuto immediato e discreto.

    Nessuno deve disperare.

    Non possiamo risolvere tutti i problemi ma per tamponare un’emergenza, per attraversare un momento di coincidenze avverse, le comunità cristiane e le tante realtà ecclesiali sono pronte e disponibili a fornire il proprio contributo. Ricordo a titolo esemplificativo il Fondo San Giuseppe. La Chiesa ambrosiana intende restare al fianco dei tanti soggetti che sanno sviluppare cooperazione e solidarietà (consorzi, associazioni, singoli imprenditori) in un momento di così grande fragilità.

    Tutte queste realtà, per poter sostenere, chiedono a loro volta di essere sostenute. Soltanto così si potrà continuare a trovare risposta per bisogni alimentari, per affrontare il sovra-indebitamento, per impegni e scadenze incombenti, per essere accompagnati e formati nella ricerca di un nuovo lavoro.

    Scriveremo “preghiera”

    Possiamo fare molto con la grazia di Dio. Preghiamo per coloro che sul lavoro hanno trovato la morte; preghiamo per le loro famiglie.

    Preghiamo perché ciascuno maturi la coscienza che deve rispondere di fronte a Dio delle sue scelte; tutti: responsabili delle istituzioni, imprenditori, lavoratori, ricchi, poveri, fedeli cattolici e di ogni credo. Preghiamo per la conversione di coloro che si arricchiscono impoverendo gli altri, che fanno soldi e potere rovinando vite: anche loro devono rispondere di fronte a Dio, oltre che di fronte alla giustizia degli uomini.
    Chiediamo l’intercessione di Maria, all’inizio del mese di maggio; chiediamo la protezione di san Giuseppe, in questo anno a lui dedicato.

    Monsignor Mario Delpini
    Arcivescovo di Milano

  • GRATITUDINE E IMPEGNO

    A motivo dei bisogni crescenti determinati dalla crisi che ancora continua ad aggredire i più deboli, i membri della Conferenza episcopale lombarda invitano i fedeli a contribuire al “flusso di bene” attivato dall’8xmille alla Chiesa cattolica ma il numero di persone che nella dichiarazione Irpef esprime la propria preferenza per la Chiesa cattolica sta calando: nasce da questo contesto l’appello rivolto ai fedeli dai vescovi delle 10 diocesi lombarde.

    Abbiamo vissuto mesi difficili. Molte famiglie sono state provate da sofferenze e lutti.

    Anche diverse Comunità cristiane hanno perso i propri sacerdoti a causa del Coronavirus che ha lasciato cicatrici dolorose nelle persone e nelle comunità. È in questo contesto che si colloca, il 2 maggio, l’annuale Giornata nazionale del «Sovvenire». Un giorno per ringraziare tutti coloro che, con la loro scelta, hanno permesso alla Chiesa cattolica di aiutare a prendersi cura di molte persone e di situazioni di emergenza.

    Un grazie ai credenti e ai non credenti

    Se abbiamo potuto aiutare molti, lo dobbiamo a quei cittadini – credenti e non – che negli ultimi trent’anni hanno scelto di destinare alla Chiesa Cattolica l’8xmille dell’imposta IRPEF.
    A quanti hanno firmato il modello della dichiarazione dei redditi va il nostro grazie.
    Con i fondi dell’8xmille, la Chiesa cattolica ha potuto concorrere alla salute e alla promozione del bene comune in Italia e all’estero.
    Lo scorso anno la Chiesa italiana ha destinato 235 milioni e 300 mila euro del proprio budget solo per la voce «Coronavirus».

    Tra la fiducia e il pregiudizio

    Le più recenti dichiarazioni dei redditi segnalano, purtroppo, una riduzione delle firme. I motivi sono molteplici: si va dall’astensione fino all’introduzione dei modelli precompilati. Alcune scelte però, sono talora motivate anche da condizionamenti derivanti da una informazione che spesso scredita la Chiesa e che alimenta pregiudizi, dimenticando il volto di una Chiesa che cerca di vivere in semplicità e povertà, impegnandosi ad aiutare bisognosi e poveri, come si è sperimentato nel corso del 2020.

    Il binomio descritto – pregiudizio/fiducia – chiede oggi, alla Comunità dei fedeli, una maggiore assunzione di impegno. Scrivevano i Vescovi italiani già nel 1988 che «Sovvenire alle necessità della Chiesa chiede la corresponsabilità e la convinta partecipazione dei fedeli». Avvertendo, però, che questa non è solo una questione economica, ma un evidente e incisivo atto di comunione ecclesiale da promuovere. Molti fedeli, già, sono a servizio della Comunità e della Chiesa nella sua missione di evangelizzazione e di carità. A tutti loro diciamo grazie. E lo anticipiamo anche a chi vorrà disporsi a questa generosità.

    Con umiltà, chiediamo aiuto

    Insieme con il grazie, chiediamo un vostro aiuto. Chiediamo aiuto a quanti lasciano libera, nella propria dichiarazione dei redditi, la casella 8×1000. Si lascino invece coinvolgere dal flusso di bene che può derivare da una firma.
    Chiediamo aiuto, affinché siano le singole Comunità a garantire il sostentamento ai loro presbiteri, anche con le «Offerte deducibili», compito e dovere proprio dei battezzati.
    Chiediamo aiuto, perché le Parrocchie continuino a perseguire i criteri irrinunciabili del buon amministratore, con l’accortezza nella gestione, l’osservanza delle norme, la trasparenza e l’affidabilità che dipende dalla limpidezza e dalla libertà spirituale derivanti dal non cercare il proprio interesse, ma il bene comune.
    Chiediamo aiuto nell’individuare – all’interno del Consiglio parrocchiale per gli affari economici – un referente del Sovvenire.
    Chiediamo aiuto, per la formazione di tutti i fedeli. Affinché abbiano coscienza del dovere dei battezzati di sovvenire alle necessità della Chiesa. Chiediamo aiuto, perché il cuore prenda i confini del mondo. Una delle voci d’uscita, previste dall’8×1000, riguarda proprio la carità in Italia e nei Paesi poveri.

    Motivi spirituali ed ecclesiali

    Facciamo nostre le motivazioni spirituali ed ecclesiali per vivere forme di condivisione anche economica. E fra questi motivi – come ricorda san Paolo – ci sono la Grazia, la condivisione, il servizio, l’amore che vede in azione la generosità e la fantasia dello Spirito santo.
    Ora è il tempo nel quale lo Spirito ci chiede un maggior impegno per orientare il mondo al bene ed alla solidarietà. Da donne e uomini benedetti dal Signore, diventiamo volto e segno di benedizione in questi giorni.

  • Cresima adulti 2021

    Cresima adulti 2021

    Con la Cresima inizia il tempo della vita cristiana professata e testimoniata nella comunità. É il tempo della missione: col dono dello Spirito si è pronti a “prendere il largo”, ad uscire, a rendere ragione della fede ricevuta. I cresimati sono i nuovi “discepoli-missionari”, «viandanti della fede, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!» in famiglia, sul posto di lavoro e nella società, per una vita di fede che si apre al mondo.

    • 6 maggio: “Che cosa cercate?”
    • 13 maggio: “Il lieto annuncio della pace
      per mezzo di Gesù Cristo”
    • 20 maggio: “Gesù affronta e vince la tentazione”
    • 27 maggio: “Gesù annuncia il Regno di Dio”
    • 3 giugno: “Gesù e Zaccheo: un incontro rivelatore”
    • 10 giugno: “Pietro professa la sua fede”
    • 17 giugno: “I due discepoli di Emmaus”
    • 24 giugno: “Rito”

    Celebrazione della Cresima Domenica 4 luglio a Nova Milanese, Parrocchia Sant’Antonino M. ore 18.00
    Per info: telefonare al 349 8248638 Cosimo Iodice

    Calendario-corso-di-cresima-adulti-2020-2021

  • Volontariato: il volto bello della vita

    Vogliamo in questo spazio dare visibilità al servizio del volontariato che non si limita a dare del tempo, ma offre luce e, spesso, speranza a situazioni complicate che rendono, a molte persone, una vita difficile da vivere.

    Compito del volontario è dire, ma, ancor più testimoniare che la vita va vissuta con coraggio e orgoglio. Nella sua complessa dignità e nel grande mare dei diversi campi in cui opera.

    Il volontariato è sempre esistito. Con la legge quadro del 1991 ha acquisito il diritto di presenza, negli ambiti della vita civile sociale politica, ad affermare il valore aggiunto della gratuità.

    Non così scontato come la disponibilità di cuore.

    Basta osservare l’atteggiamento abituale del nostro tempo, dove prevale l’affermazione delle proprie libertà individuali, dove ha il sopravvento il ruolo, la difesa dei propri diritti.

    Il volontario, invece, dovrebbe mediare tra diritto e dovere. La dissennata pretesa del proprio diritto può generare pigrizia, superficialità, insoddisfazione.

    L’Arcivescovo nella lettera pastorale di inizio anno a questo proposito suggerisce un esempio inattaccabile: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,5-7).
    È la strada maestra per vivere un volontariato autentico che non si limita a dare del tempo, ma offre luminosità a situazioni buie.

    «La vita è bella, non perché tu hai ma perché tu dai»

    Con questo numero vi proponiamo tre realtà che operano sul nostro territorio. Nei prossimi notiziari vi presenteremo altre organizzazioni di volontari che col loro tempo e la loro disponibilità ci aiutano a superare problemi di tipo sociale, di relazione o sanitari.

    CENTRO D’ASCOLTO: il servizio
    della Caritas per l’accoglienza

    Il Centro di Ascolto è un servizio promosso dalla Caritas locale attraverso cui la comunità cristiana sperimenta la dimensione dell’accoglienza. È un luogo dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari disponibili ad ascoltarle e aiutarle ad affrontare la propria situazione.

    Il Centro di Ascolto è utile a tutte le persone che si trovano in difficoltà, che si sentono sole e non sanno a chi rivolgersi.
    A Desio operano due Centri di Ascolto:

    • Centro di Ascolto della Basilica (riferimento per tutte le parrocchie esclusa quella di S. Giovanni Battista)
      Via Conciliazione, 15 – Tel. 0362 303977
      Orario apertura: da lunedì a sabato ore 10.00 – 12.00 su appuntamento
    • Centro di Ascolto parrocchia di S. Giovanni Battista
      Via G. di Vittorio, 18 – Tel. 3209562452
      Orari di apertura: lunedì ore 18 – 19,30
      e giovedì ore 17.30 – 18.30 su appuntamento

    AUSER: l’orecchio teso sugli anziani
    di Monza e Brianza

    Auser è un’associazione di volontariato che promuove l’invecchiamento attivo. Che cosa significa? Auser non vuole lasciare che gli anziani si chiudano in una bolla di autoisolamento, che può avvenire per le più svariate ragioni, in particolare acuite dal periodo di pandemia.

    Si sono prodigati in molteplici attività ed iniziative soprattutto con l’avvento del lockdown: portano la spesa a chi ne ha bisogno, collaborando con la Croce Rossa di Desio.

    Il loro servizio più conosciuto è però quello della telefonia sociale: un volontario chiama degli anziani con cadenza settimanale per raccontarsi del più e del meno e tenersi compagnia. È diffusa su tutto il territorio brianzolo. Come è nata questa associazione?

    È stata fondata nel 1989, la sede di Desio c’è dal 2005 perché è stata voluta da Bruno Trentin, che era allora sottosegretario della Cgil.

    Si trova in Via F.lli Cervi 25 – Tel. 0362 622016

    Il presidente per la zona di Desio è Danilo Remigi.

    Fondazione Edith Stein: i consultori per i problemi della famiglia

    La Fondazione per la famiglia Edith Stein, attraverso i suoi quattro Consultori di ispirazione cristiana accreditati con Regione Lombardia inseriti nei territori di Desio, Seregno, Cinisello e Bresso, si occupa delle cura dei legami familiari con servizi e interventi di accoglienza e sostegno rivolti al singolo (bambino, adolescente, adulto), alla coppia e alle famiglie, con lo scopo di promuoverne il benessere e la salute.

    I Consultori della Fondazione svolgono il loro servizio con funzione di ascolto, accoglienza, accompagnamento, cura della persona e presa in carico di tutte le problematiche riguardanti la famiglia e i suoi membri nelle varie fasi della vita e nei momenti di cambiamento, di difficoltà e di conflittualità. Offrono servizi e interventi in grado di accogliere le domande e i bisogni più diversi, ascoltandoli, riformulandoli e, quando necessario, orientandoli verso altri servizi specialistici del territorio in un lavoro di rete con tutte le risorse della comunità.

    Tale lavoro di rete vede la Fondazione e i Consultori impegnati all’interno della realtà territoriale in una partecipazione attiva anche attraverso azioni progettuali con Enti pubblici e privati. Questi servizi si realizzano attraverso attività di consulenza, iniziative di formazione volte alla prevenzione, percorsi psico-sociali interni al consultorio, percorsi tematici nelle scuole e percorsi specialistici e di accompagnamento in ambito sanitario.

    L’accesso ai servizi è aperto a tutti senza limitazione territoriale, culturale, sociale e religiosa.

    I consultori si trovano a:

  • L’intera Comunità pastorale, preti, diacono, ausiliarie diocesane, seminaristi e fedeli è vicina a don Sandro Mottadelli per la perdita della mamma ANTONIETTA BARTESAGHI. La nostra preghiera accompagni don Sandro e i suoi familiari in questo difficile momento e sia per tutti occasione per rinnovare la fede nel Signore Gesù Risorto che dona la vita eterna a chi ha creduto in Lui.

  • Scuola chiusa e Dad Come possiamo aiutare i nostri ragazzi?

    Scuola chiusa e Dad Come possiamo aiutare i nostri ragazzi?

    La scuola è ripartita ma le chiusure dei mesi scorsi a causa della pandemia hanno fatto emergere tutta la fatica della didattica a distanza e della restrizione fisica e psicologica, in una fase in cui
    i nostri ragazzi e, in particolare gli adolescenti, hanno bisogno di fare gruppo, di comunicare.
    Due insegnanti ci aiutano a capire le loro difficoltà e come li possiamo aiutare.

    Ptof, Invalsi, Dad, Bes, Dsa… il mondo della scuola è ormai invaso da un’infinita serie di acronimi. Solo uno di questi però provoca un certo senso di malessere, di fastidio, e può arrivare a scatenare crisi di ansia e vero panico: la DAD!

    Ebbene sì, la Didattica a Distanza – significato della spaventosa abbreviazione – si è trasformata nell’incubo più ricorrente delle famiglie e dei docenti italiani. Gli insegnanti si sono ritrovati immersi nei corsi di aggiornamento, pardon, Webinar, su ZOOM, Meet, Google Classroom, GSuite, e chi più ne ha più ne metta; le famiglie hanno compiuto tripli salti mortali per gestire a casa le lezioni di due, tre, quattro figli contemporaneamente.

    L’ultimo anno scolastico homemade ha messo in luce problemi logistici (“Mio figlio non può stare a casa da solo”), tecnologici (“Prof, non la vedo… non la sento…”), economici (“Non ho quattro pc…”), ma, soprattutto, sociali.

    Se esistesse un foglietto illustrativo della DAD, ci sarebbe sicuramente scritto: “Non assumere a dosi eccessive, può provocare isolamento, apatia e solitudine”.

    Tra tutti, quello della carenza di socialità è di certo il problema più preoccupante scaturito dalle lezioni a distanza e non deve assolutamente passare inosservato.

    Un ragazzino di 13 anni non può essere apatico.
    Può essere arrabbiato, triste, malinconico, ma apatico no. Una ragazzina di 12 anni che rimane passiva e indifferente a qualunque stimolo le venga proposto è un importante campanello d’allarme non solo per la scuola o la famiglia, ma per tutta la società.

    La DAD ci ha trovati a marzo 2020 totalmente impreparati e inadeguati, e dura ormai da troppo tempo. Ha portato via la classe, che, per un adolescente, non è solo un luogo fisico ma quasi un surrogato della famiglia. Senza SCUOLA manca il rapporto diretto con il docente, elemento essenziale e imprescindibile dell’insegnamento e dell’apprendimento. Sono venute meno le discussioni, i lavori di gruppo, i cartelloni pieni di glitter e di amichevoli litigi per chi deve colorare la scritta principale, tutte le attività pomeridiane extrascolastiche che diventavano posto di ritrovo e aggregazione.

    Noi docenti guardiamo tutte le mattine nel nostro schermo cercando ancora un lampo di energia e positività negli occhi dei ragazzi, ma sappiamo che trovarlo è cosa assai rara. Si fanno i compiti perché si deve, ci si connette nella classe virtuale perché è obbligatorio, ma è davvero difficile vedere dell’entusiasmo, soprattutto nei volti degli studenti in piena fase adolescenziale.
    Noi “grandi” abbiamo quindi un compito essenziale, che è anche un dovere morale: dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a riappropriarsi delle emozioni perdute. Insegniamo loro la resilienza e la tenacia, ricordiamo che i nostri amici sono là fuori e aspettano solo di poterci riabbracciare. Sosteniamoli sempre e ricominciamo anche a usare un vecchio acronimo, che tanto piaceva e che, chissà perché, ora non si sente più: TVB (Ti Voglio Bene).

    Laura Zappa
    insegnante di scuola media


    Una premessa: non tutti gli insegnanti e non tutti i genitori sono uguali. Quello che vi racconto oggi è quindi la mia esperienza di mamma ed insegnante, criticabile… ma autentica.

    In questi prolungati mesi di DAD ogni docente appassionato ed innamorato dei suoi alunni ha inevitabilmente cambiato il suo metodo di insegnamento, ogni genitore ha riorganizzato tempi e spazi domestici, come un camaleonte ci siamo tutti adeguati alla situazione cercando di rispondere ai nuovi stimoli.

    Quello che è mancato a tanti studenti non credo quindi essere stato il non potere imparare. Guardo i miei colleghi e gli insegnanti dei miei figli e vedo lezioni davvero stimolanti: la perdita maggiore è stata, senza dubbio, l’assenza della relazione tra pari e con il docente, la mancanza fisica di qualcuno che si prendesse realmente cura di te e camminasse al tuo fianco.

    È un tale vuoto che, come docente e genitore, ho cercato di colmare imparando a svestirmi della mia ansia da valutazione, e mettermi più in ascolto di quelle che sono le esigenze dei miei alunni, ad adeguarmi maggiormente ai loro tempi che spesso non coincidono con i miei che per natura sono un treno ad alta velocità. Ho capito, proprio in questo presente traballante, quanto per loro fosse importante una scuola che sostenesse invece la loro esigenza di guardare il futuro, che insegnasse loro a non aver paura di sognare.

    Una studentessa di una delle mie quinte liceo mi scrive: ‘’L’esperienza di DAD è abbastanza positiva. Riesco a stare nella mia stanza in silenzio e ho sempre il p.c. a disposizione. È comunque più faticoso perché è facile distrarsi e non hai un professore che ti motivi. Io preferisco mille volte fare una didattica a distanza che andare in presenza rischiando di diffondere ancora il virus.’’

    Ed un suo compagno sottolinea: ‘’Dopo più di un anno di DAD in molti hanno capito quanto sia importante la scuola e quanto si impegnino i nostri professori per insegnarci ad affrontare a testa alta le difficoltà che incontreremo. La DAD non è così terribile, anzi ha aiutato molte persone a capire le proprie passioni, le materie che si preferiscono e quelle che proprio non si sopportano.’’
    A loro rispondo citando versi di una poesia di Tognolini ‘’A casa io sono, a scuola io divento, a casa c’è il nido, a scuola c’è il mondo’’.
    Come si fa a trovare la propria strada stando in una stanza? Quindi buon cammino ragazzi verso lezioni di vita in presenza nella nostra scuola o dovunque sarete il prossimo anno.

    Francesca Lissoni,
    insegnante alla scuola superiore

  • Giornata dell’Università Cattolica – 18 aprile 2021

    Giornata dell’Università Cattolica – 18 aprile 2021

    Quasi un secolo di storia: quest’anno, il 18 aprile, ricorre la 97esima giornata dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
    Perché la si celebra? È un modo per richiamare l’attenzione delle comunità cristiane italiane, delle componenti sociali e culturali sull’impegnativo ruolo che questa istituzione svolge. “In questo senso l’Università Cattolica, testimoniando il valore di una cultura tesa alla ricerca della verità e alimentata dalla fede, rivendica il ruolo della ragione e il valore di un sapere plurale (purché fondato) come fattori di crescita e libertà personale e comunitaria. E lo fa promuovendo un’idea integrale della persona e delle sue relazioni con l’ambiente quale presupposto indispensabile per costruire una società e un’economia rispettose della dignità di ogni essere umano e dell’intero creato”. Sono state le parole usate dal Rettore, Franco Anelli, per descrivere questo impegno.

    Eleonora Murero

  • Salviamo la cupola

    Salviamo la cupola

    Nell’ambito del progetto Salviamo la cupola si è dato l’avvio a concorsi, differenziati in base alle fasce di età, per promuovere e sensibilizzare le capacità e la fantasia dei più giovani in un’ottica di crescita umana con scambi interpersonali tra i ragazzi, tra gli insegnanti, tra i dirigenti scolastici e tutta l’intera comunità.

    • Le bambine e i bambini più piccoli che frequentano le scuole dell’infanzia utilizzeranno materiali di riciclo per realizzare il plastico
      della loro città ideale attorno al simbolo della cupola.
    • Le ragazze e i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado saranno invece chiamati a descrivere i luoghi desiani attraverso disegni e pitture: non solo un concorso, bensì un vero
      e proprio modo di condividere sapere e creatività.
    • Gli adolescenti e i giovani sono un serbatoio di autentica vitalità e positività. Anche a loro si chiede di dimostrare amore nei confronti della città, attraverso l’utilizzo degli strumenti e dei canali multimediali a loro tanto familiari. Potranno proporre videoclip, post, messaggi, interviste strutturate, registrazioni in genere: sarà un video contest che verrà poi ampiamente condiviso sui social media.

    COME CONTRIBUIRE AL PROGETTO SALVIAMO LA CUPOLA

    Bonifico intestato a Fondazione della Comunità di Monza e Brianza
    Iban: IT03Q0503420408000000029299
    Causale: Cupola Basilica Desio – Le donazioni alla Fondazione permettono di usufruire delle agevolazioni fiscali per le Onlus, previste dalle norme vigenti.
    Se ti serve la ricevuta fiscale invia i tuoi dati a segreteria@fondazionemonzabrianza.org
    OPPURE • Bonifico intestato a Parrocchia SS. Siro e Materno
    Iban IT54N0344033100000000286300 oppure
    Iban IT70Y0503433101000000001821
    Causale: Cupola Basilica Desio – Le donazioni sono deducibili/detraibili (per godere dell’agevolazione fiscale, si raccomanda di contattare la Segreteria Parrocchiale prima di effettuare il bonifico)

    INFO Segreteria Parrocchiale
    da Lunedì a Venerdì, ore 9.00 – 12.00 – Telefono: 0362.621678 – E-mail: basilica.desio@tiscali.it