Categoria: News

  • Fondo San Giuseppe

    Uno spazio capace di ricostruire legami e di aiutare le persone a vedere un futuro concreto.

    Ha scritto il nostro Arcivescovo: “Ciò che rende insopportabile la vita non è la povertà, ma il sentirsi abbandonati”.

    Con questi sentimenti un anno fa, nel pieno della prima emergenza Covid, su iniziativa dell’Arcivescovo Mario Delpini, nasceva il Fondo diocesano San Giuseppe con lo scopo di aiutare quanti, a causa dell’emergenza, hanno drasticamente ridotto il proprio reddito da lavoro.

    • Sino ad oggi sono stati donati al Fondo più di 8 milioni di euro, dei quali più di 5 milioni erogati a 2.454 persone e famiglie della nostra Diocesi. Ai 4 milioni di euro iniziali (offerti in parti uguli dalla Diocesi e dal Comune di Milano) si sono aggiunte donazioni da parte di singoli cittadini (70%) e di imprese (30%), segno di generosità diffusa, e di quella cultura della cura indicata da Papa Francesco, capace di seminare speranza.
    • I beneficiari sono sia italiani che stranieri. Per accedere al Fondo occorre presentare la domanda o attraverso il Centro di Ascolto Caritas o direttamente al Fondo. Va dimostrato di avere subito una sensibile riduzione del reddito familiare dal marzo 2020 e non avere entrate superiori a 400 euro mensili a persona. La richiesta di contributo viene valutata dal consiglio di gestione del Fondo che decide anche l’entità del contributo (variabile tra i 400 e gli 800 euro al mese per 3 mesi), tenendo conto del numero dei componenti della famiglia.
    • Nella nostra Comunità Pastorale desiana sino ad oggi sono state accolte dal Fondo Diocesano 20 domande di contributo e l’importo complessivo erogato ad oggi è di 35mila euro.
    • Quest’anno il Fondo ha consentito di dare un immediato sollievo alle famiglie che hanno perso o ridotto il lavoro. Come ha detto il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, si è rivelato un segno profetico che consente di redistribuire reddito, tra chi ha risorse e chi le cerca, in modo gratuito e aperto e tutti. Inoltre vuole essere uno spazio capace di ricostruire legami tessendo reti di fraternità capaci di aiutare le persone a vedere un futuro concreto.

    Rita Galimberti e Vito Bellofatto

  • Cupola, al via i lavori di restauro

    Mons. Gianni Cesena con una porzione della nuova copertura della cupola

    Sabato 22 maggio verrà posizionata la gru e si aprirà il cantiere che rimarrà attivo per circa nove mesi

    La data annunciata è quella di sabato 22 maggio 2021: il centro storico sarà pressoché blindato per consentire il passaggio e il posizionamento della gru che verrà elevata fino agli oltre 60 metri di altezza della cupola della basilica dei SS. Siro e Materno. Siamo dunque vicini all’inaugurazione del cantiere nel quale per circa nove mesi decine di operai si prenderanno cura della copertura in ardesia del simbolo della città di Desio, ammalorata dal tempo e dagli agenti atmosferici.


    Da sx: Massimo Brioschi, Marco Sala, Luigi Losa, Marta Petenzi, Roberto Corti, Mons. Gianni Cesena e Gianluca Gatto

    Nella suggestiva cornice di un altro luogo simbolo desiano, la Sala delle colonne di Villa Tittoni, lunedì 10 maggio si sono riuniti i principali attori del progetto di recupero: Mons. Gianni Cesena, parroco di SS. Siro e Materno e responsabile della Comunità Pastorale cittadina; Roberto Corti, sindaco di Desio; Marta Petenzi e Luigi Losa, rispettivamente segretario generale e vicepresidente di Fondazione della Comunità Monza Brianza onlus; Gianluca Gatto, progettista e direttore lavori; Massimo Brioschi, storico; Marco Sala, coordinatore del gruppo di lavoro ‘Salviamo la cupola’; Elia Ranza, titolare di Caliber srl, impresa esecutrice dei lavori.

    “La parrocchia si rivolge a tutti i cittadini desiani e non solo – ha detto ha detto Mons. Gianni Cesena -. Facciamo un appello alle donne e agli uomini di buona volontà perché questo intervento possa essere portato a termine con successo e la città stessa possa ritrovarsi attorno alla sua basilica con un’identità più forte”. L’obiettivo è quello di sostituire le 28 mila scandole che ricoprono la cupola, costruita nel 1895: “Questo intervento – ha continuato il parroco – ha una molteplicità di significati. Il più immediato è quello della tutela di un bene artistico che è importante per tutta la città. Ma questo monumento è anche una chiesa, dove ogni giorno si celebrano importanti funzioni che riguardano la vita delle singole persone. E’ la casa di una comunità cristiana che si inserisce nella storia della città, per i servizi che intende continuare a svolgere nel campo religioso, ma anche in quello educativo e sociale, con l’attenzione ai poveri e alle situazioni di bisogno. Non dimentichiamo poi il carattere spirituale di questo luogo, che vogliamo tutelare: ogni chiesa è un richiamo all’interiorità dell’uomo. L’ho definita un’oasi di pace, di riflessione e di preghiera. In questo caso non si rinnova solo un rivestimento: si deve rinnovare anche il cuore interiore della città, la sua identità, il suo sguardo sul futuro”.

    Particolare dell’attuale copertura della cupola

    Il sindaco di Desio Roberto Corti ha ricordato come l’amministrazione comunale intenda sempre “mettersi al fianco di chi nella città si occupa degli altri. Nel caso specifico la Basilica è uno dei simboli della città, insieme al suo campanile e a Villa Tittoni. Tutti ci sentiamo corresponsabili del mantenimento di quello che è un bene storico, simbolo di fede, ma anche simbolo laico, visto che il cuore della città è costruito proprio attorno a questo edificio”.

    Secondo Massimo Brioschi, uno dei maggiori esperti delle vicende storiche desiane, quando “si arriva sotto la cupola si viene catapultati nel tempo alla fine dell’Ottocento, in un mondo di valori completamente diverso da quello attuale”. “La cupola non è solo il tetto di un edificio sacro – ha detto Brioschi -, è una creazione anomala, tanto è vero che quando sono stati avviati i lavori non era prevista. E’ nata durante l’esecuzione dei vari progetti. In quest’opera c’è di tutto: l’orgoglio campanilistico, le tensioni sociali, le ambizioni di avere una cosa fuori dall’ordinario, i tentativi di coordinare tutta la realtà cittadina intorno ad un unico progetto. Alla fine dell’Ottocento Desio stava uscendo dal ‘suo’ Medioevo: cessava di essere una realtà contadina e cominciava ad entrare in contatto con una realtà sociale, economica, produttiva complessa, che la proiettava in ambiti sempre più grandiosi”.

    Brioschi ha raccontato un episodio che spiega “il tentativo di convogliare tutte le tensioni dell’epoca in un progetto che doveva catalizzare tutte le forze cittadine. Quando iniziarono i lavori c’era il problema di posizionare e movimentare i materiali in arrivo via ferrovia. Non c’era lo spazio fisico per muoversi. Venne ideato un progetto di una complessità incredibile. Venne demolita l’abside della vecchia basilica. I cittadini desiani, gratuitamente, con la loro carriola, si presentarono tutti i sabati e le domeniche: caricavano la carriola di macerie, la portavano alla stazione, creando la rampa che sale alla stazione, fatta praticamente di cocci della vecchia basilica. Nel frattempo la fabbriceria comprò un terreno di fianco alla stazione da cui cavare sabbia. In questo modo i desiani, dopo aver portato i cocci alla stazione, tornavano in centro con la carriola piena di sabbia, utile per la costruzione della nuova basilica. Questo sistema è andato avanti per quattro anni. E’ un lavoro colossale, in gran parte collettivo. Qui non c’è di mezzo il tetto di un edificio di culto, c’è di mezzo l’identità desiana. Lasciarla andare vuol dire mandare in pezzi il nostro essere desiani”.

    A pochi passi dalla croce sommitale

    Per sostenere l’ambizioso impegno la Parrocchia SS. Siro e Materno ha attivato anche un Fondo presso la Fondazione per la Comunità Monza Brianza onlus. Il segretario generale Marta Petenzi ha affermato che “le due parole chiave sono comunità e solidarietà. Questo si coniuga bene con l’attività della Fondazione, che opera da oltre vent’anni sul territorio, sostenendo progetti in ambito sociale, culturale e ambientale. Per lo specifico progetto relativo alla cupola desiana è stato attivato un fondo solidale, aperto a tutti, per consentire a tutti, cittadini e imprese, di contribuire con una donazione”. Tutte le indicazioni per devolvere un sostegno economico si trovano nella pagina del sito internet della Fondazione dedicata al progetto ‘Salviamo la cupola’.

    Luigi Losa, vicepresidente della Fondazione, ha sottolineato “quanto questo bene sia ben più di una cupola, sia per quello che è stato vissuto dalla comunità che l’ha realizzata, sia per quello che rappresenta soprattutto oggi, in un momento di disorientamento, di stanchezza e di sfiducia”. Secondo Losa “queste operazioni possono rappresentare un motivo in più per ritrovarsi attorno a elementi che non sono solo simbolici, sono qualcosa di necessario e utile alla propria vita personale e comunitaria. La Fondazione non è solo un ente erogatore, ha il ruolo di stare al fianco delle comunità per aumentare questo spirito di appartenenza e di salvaguardia di un’identità”.

    La comunità parrocchiale sta proponendo una serie di iniziative per sensibilizzare fedeli e cittadini. E’ nato un gruppo di lavoro, coordinato da Marco Sala: “C’è una domanda di fondo: ma in un momento come questo è giusto chiedere alle persone di contribuire ad un’opera così costosa? Rispondo di si – ha detto -. E’ il momento giusto per riprendere con gli investimenti. Se riusciamo a coinvolgere le persone attorno a questo progetto stimoliamo anche la generosità delle persone. Chiediamo alle persone che in questo periodo non sono state colpite dal Covid di essere generose, per ridare fiato e speranza a tante altre persone che hanno avuto un periodo più difficile”.

    Il rifacimento della copertura della cupola richiede una spesa di 800.000 euro. Regione Lombardia e Comune di Desio hanno concesso un contributo di circa 200.000 euro. Servono dunque circa 600.000 euro. E’ stato ottenuto un finanziamento, che rappresenta una rete di protezione: “L’importante è coprire questo investimento in pochi anni – ha aggiunto Sala -, altrimenti bloccheremmo tutto quello che la parrocchia vuole fare anche per altre situazioni non meno importanti. Don Gianni ha ricordato più volte che la parrocchia non vuole venire meno, nonostante questo impegno di emergenza, a tutte le iniziative sociali che svolge”.

    Immagine mozzafiato dalla cima della lanterna

    Gianluca Gatto è l’architetto che sta seguendo la progettazione e la direzione lavori: “Ho inizialmente cercato di raccogliere documentazione, volendo innanzitutto capire che tipo di intervento fosse stato fatto nel 1976 – ha dichiarato -. In quell’occasione è stata cambiata una parte della sottostruttura lignea per quasi 40 mc, oltre a tutte le parti esterne in ardesia, che è arrivata dalla Liguria. Questo lavoro di studio è stato prezioso e mi ha permesso di comprendere spessori, dimensionamento e trattamento delle scandole, il tipo di chiodi in acciaio inox utilizzati e via discorrendo. Ci stiamo ora adoperando, attraverso tutta una serie di rilievi e di studi, di realizzare un’opera che possa durare nel tempo. L’ardesia arriverà dalla valle di Fontanabuona, vicino a Genova”. L’azienda incaricata per i lavori è Caliber srl, con sede in Val Seriana, nella bergamasca. Il titolare Elia Ranza si è detto “orgoglioso” di poter effettuare questo lavoro: “Ci teniamo tantissimo, lavoriamo da sempre con passione. Lo faremo anche questa volta, in un’opera così importante per la città di Desio” – ha concluso.

  • La devozione mariana e le chiese a Lei dedicate

    La devozione mariana non è soltanto un elemento costante della vita della Chiesa: essa può essere considerata come un punto di osservazione dello spirito ecclesiale, dei suoi sviluppi e delle sue involuzioni.
    Maria, infatti, è l’immagine e il modello della Chiesa.
    Una riflessione di storia generale della Chiesa, sia pure in forma di estrema sintesi, è utile per collocare le espressioni locali della devozione mariana, i santuari, le chiese e le cappelle votive a Lei dedicate. Storia locale e storia generale, infatti, si integrano e si illuminano l’un l’altra.

    Nei secoli iniziali della vita della Chiesa le rarissime testimonianze ci delineano una posizione di Maria nella Chiesa caratterizzata da estrema sobrietà: né chiese dedicate a lei, né feste particolari. Non che ella non sia presente, nella devozione, tra il popolo cristiano. Fin dal II secolo, nelle catacombe romane di Santa Priscilla, compare l’immagine di Maria che, con il bambino, accoglie i Magi.

    All’inizio del IV secolo, ebbe origine una prima forma di “cristianità”, ossia quel complesso sistema di concezione ideale e di organizzazione politica della società che delinea come un tutt’uno il regno terreno – affidato ad un sovrano cristiano – e l’istituzione ecclesiastica, e l’uno e l’altra insieme quale anticipo e inizio del regno di Dio. È una visione per sua natura universale che comprende non soltanto tutta l’umanità storica, bensì anche la comunità dei santi; non solo la terra, ma anche, in anticipo e promessa, il cielo.

    Si evidenzia dunque, uno spazio di mediazione, tra cielo e terra; ed è in questo contesto che va collocato l’intensificarsi della devozione mariana che accompagna e segue la dichiarazione solenne di “Maria madre di Dio” fatta al concilio di Efeso (anno 431). La Vergine – a un tempo creatura umana ma ricolmata dei più grandi favori divini – si staglia come la figura che identifica quel nuovo spazio di connessione fra cielo e terra. Ella si pone come immagine ideale dell’universo cristiano.
    La diffusione del culto mariano è costituita, innanzitutto, dal moltiplicarsi delle feste in suo onore. Tra le prime chiese che iniziano a sorgere – espressione di un cristianesimo ormai assunto a religione pubblica e universale – molte vengono dedicate a Maria. Anche a Roma sorgono le prime basiliche dedicate alla Vergine, prima e più famosa delle quali è quella di Santa Maria Maggiore voluta da Sisto III (V secolo).

    È attraverso il canale monastico che, insieme alla riforma, si diffonde in tutto l’Occidente la devozione mariana. Le prime cattedrali gotiche, edificate in Francia verso la metà del XII secolo, sono dedicate a “Nôtre Dame” (Chartres, Paris, Reims).

    La dedicazione mariana della chiesa-madre (nel senso di edificio) sottolinea e rafforza il già richiamato e tradizionale legame tra Maria e la Chiesa: la comunità ecclesiale si fa Corpo di Cristo in quel luogo dove si raccoglie e attinge alla vita del Figlio di Dio, offerto al mondo da Maria.

    Dagli Ordini religiosi la devozione mariana trapassa e si diffonde tra le popolazioni. Ancor più, il diretto contatto con la gente, esplicitamente ricercato dai Mendicanti, e attuato soprattutto con la predicazione, il ministero del confessionale, l’istituzione di confraternite, l’apertura di chiese frequentatissime in ogni città, moltiplica in proporzione tale influsso sulla religiosità popolare.

    Ed ecco apparire nuove pratiche devozionali. Prima di esse, per la diffusione e la fortuna durevole di cui godrà, è certamente il rosario. Esso nasce in ambiente monastico, con l’intento di sostituire la lettura dei 150 salmi mediante la recita delle 150 Ave Maria; il nome stesso con cui tale pratica viene inizialmente propagandata è quello di Psalterium Beatae Mariae Virginis.

    È mio personale convincimento che nessuno possa giungere ad
    un’intima unione con Nostro Signore e ad una perfetta fedeltà allo Spirito Santo, senza una grandissima unione con la
    Vergine santa ed una grande dipendenza dal suo soccorso.

    San Luigi Maria Grignion de Montfort
    da Trattato della Vera Devozione a Maria

    Quella fra Tre e Cinquecento è un’epoca ricchissima di raffigurazioni mariane, da quelle di sommo livello artistico, dove più forte è la tendenza ad esaltare nella bellezza la figura femminile di Maria, a quelle più modeste, significativamente presenti in ogni angolo di vita quotidiana, dalla casa alla campagna, dai palazzi pubblici alle strade.

    Localmente sono numerosissime le raffigurazioni di Maria nelle chiese, ma anche sulle case o in cappelle rurali. Tra le più frequenti, quelle legate appunto all’umanità di Gesù: dunque la madre con il bambino sulle braccia o al seno, l’Addolorata con in grembo il Cristo morto. Si intuisce come, in queste raffigurazioni, si potesse esprimere ed accrescere al meglio la devozione popolare, unendo alla venerazione della Vergine e alla contemplazione dei suoi misteri la consolante possibilità di rispecchiarsi con la propria stentata vita, dalla culla alla tomba, nella sua vita e in quella di suo Figlio.

  • DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    DAL BUIO DEL DOLORE ALLA SPERANZA DELL’AMORE

    Storie particolari di scelta di libertà e vita
    14 maggio 2021 ore 21:00

    La Comunità pastorale propone in ripresa della festa per la vita dello scorso 7 febbraio un incontro per condividere testimonianze di scelte che promuovono la vita dal suo concepimento

    Saranno ospiti la Prof.ssa Patrizia Vergani, direttore di Area Ostetrica, Ospedale S. Gerardo, Monza; e la Sig.ra Elena Galbiati, responsabile Centro Aiuto alla Vita CAV, Seregno.

    L’incontro si svolgerà in modalità online
    su piattaforma Zoom.

    Per partecipare scrivi una mail a:
    commissionefamigliadesio@gmail.com
    oppure invia un messaggio WhatsApp con il tuo nome e cognome a 338 4507346 o 340 7384763

  • Un colpo di fulmine?

    Un colpo di fulmine?

    La giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, celebrata domenica scorsa, ci ha offerto l’opportunità di pregare e riflettere e approfondire il dono e il mistero della chiamata di Gesù a seguirlo in un affascinante cammino evangelico che si fa missione per la chiesa e per il mondo.

    Nella nostra Comunità il 23enne Edoardo Mauri, della parrocchia di San Pio X (desiano doc), studia al seminario di Venegono da tre anni, e sta seguendo il percorso di formazione per diventare sacerdote. Lo abbiamo intervistato e lui ci ha raccontato come è nata la sua vocazione.

    Edoardo, come è nata la tua vocazione? Hai sempre saputo che avresti voluto fare il prete?
    No, non ho avuto nessuna illuminazione, nessun colpo di fulmine, diciamo che è nata come una scintilla. Un’intuizione dentro di me è sbocciata nel 2017, mentre facevo un ritiro quaresimale con il gruppo Samuele, dove ho fatto vera esperienza dell’amore di Dio, meditando il brano della pesca miracolosa del vangelo di Luca 5,1-11. Gesù vede tornare i discepoli a mani vuote, gli dice di ritornare a pescare, benché essi non fossero d’accordo, poi però pescano pesci in grande quantità. Pietro allora davanti al suo errore capisce di aver sbagliato a non essersi fidato subito di Gesù, è un peccatore e si sente tale. Ma invece di allontanarsi Gesù, in maniera semplice, gli dice: “Non temere”. Perché mi ha fatto effetto? In quel momento mi sentivo lontano da Dio, non capivo cosa volesse dalla mia vita, come si sarebbe potuta concretizzare la mia vocazione. Era frustrante. Ripetere però quel “Non temere” è stata una vera chiave di volta. Ad aprile 2018 ho scelto di entrare in seminario e l’ho fatto davanti al crocefisso del venerdì santo. Ero stato confortato ancora una volta dal brano di vangelo dove Pietro rinnega Gesù (si legge il giovedì santo) e, in particolare, lo sguardo che Gesù ha avuto su di lui ha sollevato anche me.
    Cosa diresti ai giovani che hanno dubbi sulla loro vocazione?
    Facciamo prima una premessa sul significato del termine vocazione. Non vuol dire essere prete, suora e basta. Io questo l’ho capito solo strada facendo, la vocazione in realtà è solo una: quella alla vita cristiana. La vocazione si manifesta solo in questo modo, quando rispondi alla domanda: come ti senti più in grado di amare l’altro? Per chi si sta interrogando, dico che non deve precludersi nulla: è bene restare aperti e liberi a tutte le opportunità. Vuol dire sapersi voler bene e da un certo punto di vista essere “egoisti”, nel senso che sto facendo una scelta sulla mia vita, quindi prendersi del tempo per stare soli con sé stessi. Senza pensare troppo alle aspettative che gli altri hanno di noi. Bisogna sapersi fidare del Signore e dei suoi tempi, senza darsi delle scadenze. C’è sempre l’opzione B! Noi non conosciamo i suoi tempi.
    Forse questa riflessione potrebbe fungere da guida: Dove ti senti più amato da Dio?
    Com’è la vita in seminario?
    Il primo impatto con il seminario è stato di stupore: è davvero un bel luogo, ma ho capito di essere in seminario solo durante le prime vacanze di Natale. È una comunità chiusa con giovani della mia età (23 anni, ndr), e pertanto le relazioni che si vivono sono amplificate e vissute in maniera forte, molto diversa rispetto a quando si è fuori.
    Un’esperienza che non vedo l’ora di ripetere è la settimana di silenzio che viene proposta in quaresima. Ero terrorizzato, invece è stato bellissimo: ti stacchi da tutto per 6 giorni e trovi tempo per Dio e te e nient’altro. Alla fine ti rigeneri spiritualmente e come essere umano.
    La parrocchia è però il mio ambiente prediletto, ora sono a Cassina de’ Pecchi nei fine settimana, mentre la domenica pomeriggio del triennio sono stato a Busto Arsizio.
    Da ultimo devo dire che l’abito fa la sua parte nel comporre la figura del seminarista in quanto tale: un giovane che fa un certo cammino, può aiutare i giovani e i ragazzi a una relazione più facile e a confidarsi sui dubbi di fede.
    Come ti immagini tra a 5 anni? E ti saresti visto così solo 5 anni fa?
    Cinque anni fa, nel 2016 ho partecipato alla giornata mondiale della gioventù (GMG) a Cracovia. Avevo paura di capire e mettere a fuoco la mia vita a livello di fede e, visto che la GMG è famosa per aver acceso numerose vocazioni, ero sospettoso. Però dopo la veglia al campus misericordiae con papa Francesco mi sono chiesto: perché tutti questi giovani sono qui a pregare? Riflettendoci sono arrivato dove sono oggi.
    Tra 5 anni spero di essere prete (a Dio e rettore permettendo, scherza, ndr), vorrei essere un uomo di comunione. Vorrei essere una guida e una figura di riferimento nella mia parrocchia. Vorrei essere in grado di mettere in pratica gli insegnamenti del seminario cercando di mantenere equilibrio tra preghiera e lavoro. So che sarà un passaggio delicato, ma ci proverò. Inoltre mi auguro di saper ascoltare.

    Eleonora Murero

  • «Lavoro, scriviamo una pagina nuova»

    «Lavoro, scriviamo una pagina nuova»

    È la promessa di monsignor Delpini basata su valori quali «fiducia», «solidarietà», «alleanza», «buon vicinato», «carità» e «preghiera», affidata all’intercessione di Maria e alla protezione di San Giuseppe per la festa del 1° maggio

    Non viene spontaneo quest’anno chiamare “festa del lavoro” o “festa dei lavoratori” il Primo Maggio. Troppe incertezze, troppe tensioni, troppi problemi complicati.
    Rispettando l’origine laica della festa, e proprio per onorarne l’identità profonda, se toccasse a me proporrei piuttosto di intitolare questa giornata: “promessa di una pagina nuova per il lavoro e i lavoratori”

    Il patrocinio di san Giuseppe, operaio di Nazaret, uomo di fatti e di fede, ci aiuti a vivere quest’anno a lui dedicato da papa Francesco, anche nell’ambito del lavoro e delle condizioni dei lavoratori, con opere di fatti e di fede

    Scriveremo in questa pagina in primo luogo “fiducia”
    Confidiamo nella provvidenza di Dio, siamo coscienti delle nostre possibilità, abbiamo stima di noi stessi, senza presunzione, non siamo inclini al lamento sterile né al pessimismo, sappiamo delle risorse di intraprendenza ed efficienza del nostro territorio, siamo fieri di rimboccarci le maniche e metterci all’opera.
    Scriveremo “solidarietà”

    La forza dei lavoratori è quella di essere uniti. In questa pagina nuova scriveremo non “uniti contro” qualcuno, ma “uniti per” scrivere una storia nuova.
    Le organizzazioni sindacali e la sensibilità maturata in questa tragedia impegnano a non essere uniti solo per categorie a difendere posizioni, ma uniti per difendere tutti: uomini e donne, occupati e disoccupati, giovani e adulti, garantiti e non garantiti, italiani e non italiani. Nessuno deve rimanere escluso. Nessuno si salva da solo.
    Scriveremo “alleanza”

    Tutti i soggetti, tutti i corpi sociali sono chiamati a stringere alleanza per affrontare l’emergenza ed essere protagonisti di percorsi inediti.

    Alleanza tra le istituzioni. Viene il tempo opportuno perché le Istituzioni pubbliche recuperino credibilità e si confermino a servizio del bene comune e dello sviluppo del paese. Meno burocrazia e più lungimiranza!

    Alleanza tra istituti di credito e imprenditori: condividere una idea di responsabilità sociale, per cui i soldi non servono per far soldi, ma per favorire intraprendenza operosa e promettente.
    Alleanza tra mondo del lavoro e mondo della scuola, perché la formazione e la motivazione sono essenziali per nuovi inizi.

    Scriveremo “buon vicinato”

    Ogni persona, ogni famiglia avverte una fraternità che pratica il prendersi cura ordinario, con il gesto minimo che giunge anche là dove le istituzioni non sanno, non possono giungere.

    Ci sono povertà nascoste, ci sono solitudini desolate: chi abita nella porta accanto può riconoscerne i segni e tendere una mano.

    Scriveremo “carità”
    La nostra terra è, per così dire, marchiata da una predisposizione alla carità. Perciò in tutto il territorio sono presenti forme di aiuto immediato e discreto.

    Nessuno deve disperare.

    Non possiamo risolvere tutti i problemi ma per tamponare un’emergenza, per attraversare un momento di coincidenze avverse, le comunità cristiane e le tante realtà ecclesiali sono pronte e disponibili a fornire il proprio contributo. Ricordo a titolo esemplificativo il Fondo San Giuseppe. La Chiesa ambrosiana intende restare al fianco dei tanti soggetti che sanno sviluppare cooperazione e solidarietà (consorzi, associazioni, singoli imprenditori) in un momento di così grande fragilità.

    Tutte queste realtà, per poter sostenere, chiedono a loro volta di essere sostenute. Soltanto così si potrà continuare a trovare risposta per bisogni alimentari, per affrontare il sovra-indebitamento, per impegni e scadenze incombenti, per essere accompagnati e formati nella ricerca di un nuovo lavoro.

    Scriveremo “preghiera”

    Possiamo fare molto con la grazia di Dio. Preghiamo per coloro che sul lavoro hanno trovato la morte; preghiamo per le loro famiglie.

    Preghiamo perché ciascuno maturi la coscienza che deve rispondere di fronte a Dio delle sue scelte; tutti: responsabili delle istituzioni, imprenditori, lavoratori, ricchi, poveri, fedeli cattolici e di ogni credo. Preghiamo per la conversione di coloro che si arricchiscono impoverendo gli altri, che fanno soldi e potere rovinando vite: anche loro devono rispondere di fronte a Dio, oltre che di fronte alla giustizia degli uomini.
    Chiediamo l’intercessione di Maria, all’inizio del mese di maggio; chiediamo la protezione di san Giuseppe, in questo anno a lui dedicato.

    Monsignor Mario Delpini
    Arcivescovo di Milano

  • GRATITUDINE E IMPEGNO

    A motivo dei bisogni crescenti determinati dalla crisi che ancora continua ad aggredire i più deboli, i membri della Conferenza episcopale lombarda invitano i fedeli a contribuire al “flusso di bene” attivato dall’8xmille alla Chiesa cattolica ma il numero di persone che nella dichiarazione Irpef esprime la propria preferenza per la Chiesa cattolica sta calando: nasce da questo contesto l’appello rivolto ai fedeli dai vescovi delle 10 diocesi lombarde.

    Abbiamo vissuto mesi difficili. Molte famiglie sono state provate da sofferenze e lutti.

    Anche diverse Comunità cristiane hanno perso i propri sacerdoti a causa del Coronavirus che ha lasciato cicatrici dolorose nelle persone e nelle comunità. È in questo contesto che si colloca, il 2 maggio, l’annuale Giornata nazionale del «Sovvenire». Un giorno per ringraziare tutti coloro che, con la loro scelta, hanno permesso alla Chiesa cattolica di aiutare a prendersi cura di molte persone e di situazioni di emergenza.

    Un grazie ai credenti e ai non credenti

    Se abbiamo potuto aiutare molti, lo dobbiamo a quei cittadini – credenti e non – che negli ultimi trent’anni hanno scelto di destinare alla Chiesa Cattolica l’8xmille dell’imposta IRPEF.
    A quanti hanno firmato il modello della dichiarazione dei redditi va il nostro grazie.
    Con i fondi dell’8xmille, la Chiesa cattolica ha potuto concorrere alla salute e alla promozione del bene comune in Italia e all’estero.
    Lo scorso anno la Chiesa italiana ha destinato 235 milioni e 300 mila euro del proprio budget solo per la voce «Coronavirus».

    Tra la fiducia e il pregiudizio

    Le più recenti dichiarazioni dei redditi segnalano, purtroppo, una riduzione delle firme. I motivi sono molteplici: si va dall’astensione fino all’introduzione dei modelli precompilati. Alcune scelte però, sono talora motivate anche da condizionamenti derivanti da una informazione che spesso scredita la Chiesa e che alimenta pregiudizi, dimenticando il volto di una Chiesa che cerca di vivere in semplicità e povertà, impegnandosi ad aiutare bisognosi e poveri, come si è sperimentato nel corso del 2020.

    Il binomio descritto – pregiudizio/fiducia – chiede oggi, alla Comunità dei fedeli, una maggiore assunzione di impegno. Scrivevano i Vescovi italiani già nel 1988 che «Sovvenire alle necessità della Chiesa chiede la corresponsabilità e la convinta partecipazione dei fedeli». Avvertendo, però, che questa non è solo una questione economica, ma un evidente e incisivo atto di comunione ecclesiale da promuovere. Molti fedeli, già, sono a servizio della Comunità e della Chiesa nella sua missione di evangelizzazione e di carità. A tutti loro diciamo grazie. E lo anticipiamo anche a chi vorrà disporsi a questa generosità.

    Con umiltà, chiediamo aiuto

    Insieme con il grazie, chiediamo un vostro aiuto. Chiediamo aiuto a quanti lasciano libera, nella propria dichiarazione dei redditi, la casella 8×1000. Si lascino invece coinvolgere dal flusso di bene che può derivare da una firma.
    Chiediamo aiuto, affinché siano le singole Comunità a garantire il sostentamento ai loro presbiteri, anche con le «Offerte deducibili», compito e dovere proprio dei battezzati.
    Chiediamo aiuto, perché le Parrocchie continuino a perseguire i criteri irrinunciabili del buon amministratore, con l’accortezza nella gestione, l’osservanza delle norme, la trasparenza e l’affidabilità che dipende dalla limpidezza e dalla libertà spirituale derivanti dal non cercare il proprio interesse, ma il bene comune.
    Chiediamo aiuto nell’individuare – all’interno del Consiglio parrocchiale per gli affari economici – un referente del Sovvenire.
    Chiediamo aiuto, per la formazione di tutti i fedeli. Affinché abbiano coscienza del dovere dei battezzati di sovvenire alle necessità della Chiesa. Chiediamo aiuto, perché il cuore prenda i confini del mondo. Una delle voci d’uscita, previste dall’8×1000, riguarda proprio la carità in Italia e nei Paesi poveri.

    Motivi spirituali ed ecclesiali

    Facciamo nostre le motivazioni spirituali ed ecclesiali per vivere forme di condivisione anche economica. E fra questi motivi – come ricorda san Paolo – ci sono la Grazia, la condivisione, il servizio, l’amore che vede in azione la generosità e la fantasia dello Spirito santo.
    Ora è il tempo nel quale lo Spirito ci chiede un maggior impegno per orientare il mondo al bene ed alla solidarietà. Da donne e uomini benedetti dal Signore, diventiamo volto e segno di benedizione in questi giorni.

  • Cresima adulti 2021

    Cresima adulti 2021

    Con la Cresima inizia il tempo della vita cristiana professata e testimoniata nella comunità. É il tempo della missione: col dono dello Spirito si è pronti a “prendere il largo”, ad uscire, a rendere ragione della fede ricevuta. I cresimati sono i nuovi “discepoli-missionari”, «viandanti della fede, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!» in famiglia, sul posto di lavoro e nella società, per una vita di fede che si apre al mondo.

    • 6 maggio: “Che cosa cercate?”
    • 13 maggio: “Il lieto annuncio della pace
      per mezzo di Gesù Cristo”
    • 20 maggio: “Gesù affronta e vince la tentazione”
    • 27 maggio: “Gesù annuncia il Regno di Dio”
    • 3 giugno: “Gesù e Zaccheo: un incontro rivelatore”
    • 10 giugno: “Pietro professa la sua fede”
    • 17 giugno: “I due discepoli di Emmaus”
    • 24 giugno: “Rito”

    Celebrazione della Cresima Domenica 4 luglio a Nova Milanese, Parrocchia Sant’Antonino M. ore 18.00
    Per info: telefonare al 349 8248638 Cosimo Iodice

    Calendario-corso-di-cresima-adulti-2020-2021

  • Volontariato: il volto bello della vita

    Vogliamo in questo spazio dare visibilità al servizio del volontariato che non si limita a dare del tempo, ma offre luce e, spesso, speranza a situazioni complicate che rendono, a molte persone, una vita difficile da vivere.

    Compito del volontario è dire, ma, ancor più testimoniare che la vita va vissuta con coraggio e orgoglio. Nella sua complessa dignità e nel grande mare dei diversi campi in cui opera.

    Il volontariato è sempre esistito. Con la legge quadro del 1991 ha acquisito il diritto di presenza, negli ambiti della vita civile sociale politica, ad affermare il valore aggiunto della gratuità.

    Non così scontato come la disponibilità di cuore.

    Basta osservare l’atteggiamento abituale del nostro tempo, dove prevale l’affermazione delle proprie libertà individuali, dove ha il sopravvento il ruolo, la difesa dei propri diritti.

    Il volontario, invece, dovrebbe mediare tra diritto e dovere. La dissennata pretesa del proprio diritto può generare pigrizia, superficialità, insoddisfazione.

    L’Arcivescovo nella lettera pastorale di inizio anno a questo proposito suggerisce un esempio inattaccabile: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,5-7).
    È la strada maestra per vivere un volontariato autentico che non si limita a dare del tempo, ma offre luminosità a situazioni buie.

    «La vita è bella, non perché tu hai ma perché tu dai»

    Con questo numero vi proponiamo tre realtà che operano sul nostro territorio. Nei prossimi notiziari vi presenteremo altre organizzazioni di volontari che col loro tempo e la loro disponibilità ci aiutano a superare problemi di tipo sociale, di relazione o sanitari.

    CENTRO D’ASCOLTO: il servizio
    della Caritas per l’accoglienza

    Il Centro di Ascolto è un servizio promosso dalla Caritas locale attraverso cui la comunità cristiana sperimenta la dimensione dell’accoglienza. È un luogo dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari disponibili ad ascoltarle e aiutarle ad affrontare la propria situazione.

    Il Centro di Ascolto è utile a tutte le persone che si trovano in difficoltà, che si sentono sole e non sanno a chi rivolgersi.
    A Desio operano due Centri di Ascolto:

    • Centro di Ascolto della Basilica (riferimento per tutte le parrocchie esclusa quella di S. Giovanni Battista)
      Via Conciliazione, 15 – Tel. 0362 303977
      Orario apertura: da lunedì a sabato ore 10.00 – 12.00 su appuntamento
    • Centro di Ascolto parrocchia di S. Giovanni Battista
      Via G. di Vittorio, 18 – Tel. 3209562452
      Orari di apertura: lunedì ore 18 – 19,30
      e giovedì ore 17.30 – 18.30 su appuntamento

    AUSER: l’orecchio teso sugli anziani
    di Monza e Brianza

    Auser è un’associazione di volontariato che promuove l’invecchiamento attivo. Che cosa significa? Auser non vuole lasciare che gli anziani si chiudano in una bolla di autoisolamento, che può avvenire per le più svariate ragioni, in particolare acuite dal periodo di pandemia.

    Si sono prodigati in molteplici attività ed iniziative soprattutto con l’avvento del lockdown: portano la spesa a chi ne ha bisogno, collaborando con la Croce Rossa di Desio.

    Il loro servizio più conosciuto è però quello della telefonia sociale: un volontario chiama degli anziani con cadenza settimanale per raccontarsi del più e del meno e tenersi compagnia. È diffusa su tutto il territorio brianzolo. Come è nata questa associazione?

    È stata fondata nel 1989, la sede di Desio c’è dal 2005 perché è stata voluta da Bruno Trentin, che era allora sottosegretario della Cgil.

    Si trova in Via F.lli Cervi 25 – Tel. 0362 622016

    Il presidente per la zona di Desio è Danilo Remigi.

    Fondazione Edith Stein: i consultori per i problemi della famiglia

    La Fondazione per la famiglia Edith Stein, attraverso i suoi quattro Consultori di ispirazione cristiana accreditati con Regione Lombardia inseriti nei territori di Desio, Seregno, Cinisello e Bresso, si occupa delle cura dei legami familiari con servizi e interventi di accoglienza e sostegno rivolti al singolo (bambino, adolescente, adulto), alla coppia e alle famiglie, con lo scopo di promuoverne il benessere e la salute.

    I Consultori della Fondazione svolgono il loro servizio con funzione di ascolto, accoglienza, accompagnamento, cura della persona e presa in carico di tutte le problematiche riguardanti la famiglia e i suoi membri nelle varie fasi della vita e nei momenti di cambiamento, di difficoltà e di conflittualità. Offrono servizi e interventi in grado di accogliere le domande e i bisogni più diversi, ascoltandoli, riformulandoli e, quando necessario, orientandoli verso altri servizi specialistici del territorio in un lavoro di rete con tutte le risorse della comunità.

    Tale lavoro di rete vede la Fondazione e i Consultori impegnati all’interno della realtà territoriale in una partecipazione attiva anche attraverso azioni progettuali con Enti pubblici e privati. Questi servizi si realizzano attraverso attività di consulenza, iniziative di formazione volte alla prevenzione, percorsi psico-sociali interni al consultorio, percorsi tematici nelle scuole e percorsi specialistici e di accompagnamento in ambito sanitario.

    L’accesso ai servizi è aperto a tutti senza limitazione territoriale, culturale, sociale e religiosa.

    I consultori si trovano a:

  • L’intera Comunità pastorale, preti, diacono, ausiliarie diocesane, seminaristi e fedeli è vicina a don Sandro Mottadelli per la perdita della mamma ANTONIETTA BARTESAGHI. La nostra preghiera accompagni don Sandro e i suoi familiari in questo difficile momento e sia per tutti occasione per rinnovare la fede nel Signore Gesù Risorto che dona la vita eterna a chi ha creduto in Lui.